Razzismo o rivalità sportiva?
Proliferano in questi giorni comunicati, caldissimi, da parte di alcune curve, da Udine, a Torino, da Varese a Bergamo, e chissà ancora quante, dove si scrive nettamente che non sono graditi festeggiamenti dello scudetto per il Napoli.

Uno scudetto vinto sul campo dopo tre decenni
, un po' come ha fatto il Liverpool di Klopp, e regala qualche emozione ad una città del Sud che da tempo rincorre questo obiettivo, dopo aver percorso tutti i gironi danteschi possibili ed immaginabili.
Pensiamo ad una regione come il Friuli, che è terra d'emigrazione ed immigrazione. Quando gioca l'Udinese contro certe squadre, Inter, Milan, Roma, Napoli, appunto, lo stadio si riempie di tifosi della squadra avversaria all'Udinese, e l'Udinese paradossalmente gioca fuori casa.
Non vengono dalla Campania, dalla Lombardia, dal Piemonte, ma sono tifosi che vivono qui, in questa regione.
Il problema è a monte, perchè uno stadio come quello dell'Udinese nell'occasione di queste partite si veste di colori tutt'altro che bianconeri. Perchè è così. Negare i festeggiamenti ai tifosi della squadra avversaria è fantascienza e si rischia di cadere nel ridicolo. Non avrebbero chiaramente potuto scrivere qualcosa di diverso da certi ambienti, comprensibile ciò, ma bisogna chiedersi se veramente i colori della città, pensando ad Udine, o a Torino, ad esempio, sono veramente solo bianconeri, granata. Certo che no. Terre d'immigrazione, gente del sud e che proviene da altre parti del mondo, che è libera di tifare per quello che vorrà e come vorrà, che certamente festeggerà il proprio scudetto nella città e terra e stadio che riterrà più opportuno.
Nessuno può impedire a dei tifosi di festeggiare in una città diversa ed in una regione diversa per la propria squadra.
Si dice che si dovrebbe imparare dagli inglesi. Fare l'applauso alla squadra che vince lo scudetto. Non siamo inglesi! E lo sappiamo. Parlare di razzismo, però , potrebbe essere inopportuno, anche se forse qualcuno lo coltiva, rientra più in una casistica propria della rivalità sportiva e di una lettura inapplicabile, forzata della realtà, fuori da ogni concezione delle cose, che può portare a vivere momenti di effettiva tensione. D'altronde l'Italia sta vivendo uno dei suoi periodi più difficili degli ultimi decenni e nulla dovrebbe stupire, neanche il vivere un momento di festa come un momento di scontro, tensione, agitazione.

Tanto di cappello al Napoli per aver vinto sul campo il proprio scudetto, in un campionato mediocre come il nostro, dove ha addirittura mandato all'aria la scaramanzia, con la città già pronta da settimane, e questo è possibile solo perchè questa edizione della SerieA è stata una delle più dequalificanti a livello calcistico di sempre, a partire dalla zona salvezza e con un Napoli, dato da nessuno ad inizio stagione come favorita, che ha dettato legge sul campo.
Sarebbe il caso forse che le tifoserie delle altre squadre iniziassero ad interrogarsi dei problemi in casa propria, di stagioni buttate nel "cesso", perdonate il francesismo, ma ci vuole, piuttosto che perdersi nella banalità di parole scontate ma nello stesso che non potranno aver alcun seguito visto che nessuno potrà impedire ad un tifoso di andare in giro con la bandiera della propria squadra per Udine, Torino, Bergamo, Varese, o dove volete voi. E questo vale per tutti e deve valere per tutti.
Certo, non fa piacere veder vincere lo scudetto in casa propria da parte di una squadra con la quale vi è rivalità, ovvio, come è ovvio che certe reazioni siano scontate, piuttosto si iniziasse a lavorare perchè quando vengono a giocare certe squadre lo stadio non si colori in maggioranza di tinte opposte alla squadra di casa, si lavori per far incrementare il tifo per la squadra locale: questo si dovrebbe fare!