Mi sembra evidente che Silvio Berlusconi si sente ancora presidente, anzi il Presidente, della società di calcio A.C. Milan. Lo testimonia l'ultima scomunica comminata a Gennaro Gattuso, un anatema che non lascia scampo al povero Rino e che non può essere liquidata come lo sfogo di un anziano tifoso. Sì, perché quando sei stato per più di 30 anni proprietario e presidente di una squadra di calcio, quando rilasci dichiarazioni pesanti sull'allenatore di quella squadra, le tue parole hanno tutto il fumus di una presa di posizione ufficiale.

Silvio Berlusconi non è nuovo alle esternazioni critiche nei confronti dei tecnici rossoneri. Direi perfino che possa essere considerato un autentico divoratore di allenatori, perché se anche ne ha esonerati pochi, li ha trattati spesso e volentieri come autentici zerbini e scendiletto. E questo è in realtà uno dei motivi per i quali, pur nutrendo considerazione nei suoi confronti per le tante vittorie con cui ha arricchito il palmarès del Milan, non riesco ad apprezzarlo al 100%. Credo infatti che se c'è un responsabile tecnico, questi debba lavorare in serenità e che non debba subire pressioni gratuite da parte di chi, per quanto proprietario, in materia tecnica resta un dilettante. Un precetto fondamentale che si ricava dall'opera "L'arte della guerra" di Sun Tzu è che il re non deve interferire con le strategie belliche di un generale, il quale sul campo di battaglia deve poter prendere decisioni anche contrarie al volere del suo signore per raggiungere la vittoria. Ciò perché lo scopo della guerra non è combattere, ma vincere, come lo scopo di una squadra di calcio non è giocare in una certa maniera, ma conseguire il successo.

Rino viene accusato, in particolare, di far giocare Suso largo sulla fascia destra, quando invece, secondo Berlusconi, dovrebbe giocare alla Baggio, un paio di metri indietro rispetto a Higuain. Berlusconi, tuttavia, non tiene conto che già Montella l'anno scorso sprecò tempo prezioso nel far giocare Suso in posizione più centrale e che lo spagnolo soffrì parecchio quel ruolo. Non a caso in difesa di Gattuso è sceso in campo Capello, che negli anni '90 si ritrovò in squadra il mancino talentuoso Savicevic e lo schierò come Suso, largo a destra con licenza di accentrarsi e tirare. In realtà il Savicevic di Capello giocava più avanti, come vera e propria seconda punta, sostanzialmente libero dai compiti di copertura che invece Suso ha nel Milan. E' tuttavia anche vero che il montenegrino (il giocatore che mi sono più divertito a vedere giocare insieme al grande Giorgione Weah) aveva caratteristiche, anche di solidità muscolare, diverse da quelle di Suso e che comunque, seppure avanzato, giocava largo e Berlusconi non sembrava gradire.

A questo punto vediamo di chiarirci e diciamo che non c'è nulla di male ad avere delle idee tattiche proprie, perché il pensiero è libero e se Berlusconi, pur essendo un semplice appassionato di calcio, ritiene che Suso debba giocare come Baggio, ha tutto il diritto di pensarla così. Io per esempio, che amo il calcio quanto lui, ogni volta che vedo giocare lo spagnolo penso al mancino Beccalossi, che giocava da mezza ala tradizionale. E' un'idea personale diversa tanto dalla visione di Gattuso che da quella di Berlusconi. Tutti possiamo divertirci a pensare il calcio a modo nostro. Una squadra professionistica è, tuttavia, un giocattolo delicato, un meccanismo sofisticato cui basta un nonnulla per incepparsi. Non è un trastullo, come può esserlo invece una squadra di dopolavoristi aziendali.

Forse sarebbe bene che qualcuno avvertisse Berlusuconi che non è più né proprietario né presidente del Milan, anche se al vertice della società c'è un suo caro amico. Quindi, dal momento che tifa Milan, lasci Gattuso libero di sbagliare con la sua testa, perché come qualunque essere umano, è perfettamente in grado di farlo da solo senza essere aiutato.