Avevo pensato di boicottare il Mondiale, dedicandomi ad altro, ma il mio senso civico, il rispetto per le vittime sul lavoro o per i diritti umani, poco conosciuti in territori più ricchi di petrolio che di acqua, si è velocemente evaporato, mettendo in risalto tutta la mia dipendenza dal piacere di guardare partite su partite.
In questa "full immersion", dove anche l'assenza della Nazionale Italiana contribuisce ad amplificare quanti e quali sbagli si siano abbattuti sullo sport più amato dagli italiani, diventa fin troppo evidente constatare come quel tentativo di trasformare uno SPORT, in altro, ma specialmente in uno spettacolo, ad uso e consumo di media per creare business, sia stato altamente deleterio.
Non riuscire a capire che l'essenza di tutto è "LA PASSIONE" e che per alimentarla serve incentivare la rivalità sportiva e non certo agevolare "cicli e dislivelli", è stata la colpa più grande di una Federazione ed un sistema che hanno responsabilità ben maggiori di chi ha saputo o voluto trarne vantaggio. Quella "passione" che si può anche cercare di imitare, come i tifosi figuranti, presenti negli stadi del Qatar, ma senza la quale, nel lungo periodo, ci saranno le stesse conseguenze, già fin troppo evidenti nelle categorie minori, vero cuore pulsante del calcio degli anni 80 e 90, ora svuotati, non solo nel numero di spettatori, ma proprio di quella passione e quel senso di appartenenza o campanilismo, che sono stati per decenni il traino di tutto il movimento calcistico. Chi pensa poi che la soluzione sia la Super Lega, un calcio di Elite, per poche piazze e città, è totalmente fuori strada, così come organizzare il Mondiale di Calcio di Qatar, in inverno, è stata solo una scelta mossa da interessi economici e non certo per promozionare e difendere il calcio da quella lenta ed evidente discesa nella classifica del gradimento, specialmente giovanile, che si sta rivolgendo ad altro.

In questo contesto il "caos Juventus", che si abbatte come uno zumami sul nostro campionato, può stupire solo i più distratti, poichè sono cose risapute a cui nessuno, se non la Juventus stessa, nel tentativo di salvare il salvabile e forse sistemare diatribe familiari che vanno oltre al calcio, ha voluto legittimarne la gravità.
Eppure i campanelli di allarme suonavano forti. La cessione fantasiosa di Pjanic, l'esame di italiano di Suarez, gli acquisti di Chiesa e Vlahovic, quando già la pandemia aveva pesato in modo fin troppo pesante su bilanci già gravati da scelte fin troppo rischiose, sorvolando poi sulle cessioni di emeriti sconosciuti a prezzi da campioni. Sia chiaro, non sono quel tipo di tifoso che augura penalizzazioni, retrocessioni o altro, ma non aver tutelato la regolarità del nostro campionato, dopato da dislivelli economici, evidenziati per decenni da tutti, addetti ai lavori e non, che non coinvolgevano solo Juventus, ma un sistema privo di regole e logica è stato un vero suicidio sportivo.
E' questo modo di agire che ha portato ad un lento ed inesorabile declino del calcio italico e di tutto il movimento ad esso collegato. La Juventus ha "regalato" al nostro campionato, Cristiano Ronaldo, oltre a moltissimi altri campioni, ma raccontarci che lo avrebbe pagato con la sola vendita delle magliette era ed è una totale mancanza di rispetto verso tutti. La Juventus è solo la punta di un iceberg calcistico avviato alla deriva e non è esente da colpa, la stampa italiana, collusa nel sorvolare su situazioni e fatti che andavano evidenziati e condannati con tutt'altra tempistica. La credibilità, non è in vendita, così come "i fatti" vanno esposti per quello che sono e non certo per come qualcuno gli dice di raccontarli o per assicurarsi il compiacimento dii squadre e tifoserie.

Sappiamo perfettamente che in tutti gli sport di squadra sia impossibile mettere tutti i partecipanti in una situazione paritaria. Ci sono pesi specifici ed interessi economici troppo diversi, ma almeno rispettare le regole, tentare di creare equità sportiva, è il minimo che si chiedeva per difendere il Calcio e per creare più interesse ed aspettative. Forse pensate che il record di scudetti consecutivi, stabilito dalla Juventus, sia stato positivo per il movimento pedatorio italiano? Bravi loro, certamente, ma il nostro calcio si è appiattito come in tutte quelle nazioni dove il numero di squadre vincenti è limitato, come l'Olanda, la Francia, la Grecia, il Portogallo o la Turchia. Nulla di nuovo all'orizzonte? Solo perchè non si vuole intervenire.
Faccio un esempio. Se le rose delle squadre fossero di soli 22 giocatori, ai quali affiancare solo giovani della squadra primavera e italiani, in un colpo solo avremmo risolto due problemi e per nulla irrilevanti. 1 Bilancio, 2 Sviluppo dei Settori Giovanili. Al contrario si va in tutt'altra direzione, si spinge per le seconde squadre da iscrivere nel campionato di Serie C, per penalizzarlo ulteriormente. Ma sapete i costi della serie C? Avete visto quali e quante squadre ci sono? 
La Serie C avrebbe più bisogno di "gemellarsi" con i club di A, non certo di vedersi privata di piazze e visibilità. Serviva un intervento drastico sui campionati, con due gironi di Serie B, tre di serie C e il resto inserito in un contesto dilettantistico. Solo chiacchere, mentre chiudono le scuole calcio, per il calo delle nascite, i costi eccessivi e la concorrenza di altre discipline, più attente alle esigenze dei giovani e più al passo con i tempi.
Tutti nodi che vengono al pettine. Il calcio moderno premia la fisicità, i nostri bambini e le bambine hanno minor padronanza del proprio corpo rispetto alle generazioni del passato. La strada era la nostra palestra, oggi non è così. Si gioca molte meno ore e i due o tre allenamenti alla settimana non sono sufficienti riuscire ad esprimersi a livelli sempre più competitivi. Il Calcio lentamente è sparito dalle strade, dalle spiagge, dai tornei canicolari, dalle periferie e dalle città più piccole, trasformandosi in tutt'altro, ma anche perdendo milioni di appassionati.

Ribadisco, non è un problema di Inter, Juventus o Milan, citate in ordine alfabetico, è un problema di scelte.
Personalmente preferirei, SEMPRE, puntare sulla passione dei tifosi. Per far questo serve dare a più squadre possibile la possibilità di competere per vincere. Per fare un esempio semplicistico, come nel Fantacalcio, che giocano moltissimi tifosi. Servirebbe lo scudetto a Napoli, a Roma, magari a Firenze o Torino, sponda granata, per accendere quella passione che da anni si è affievolita in troppe piazze. Discorsi da Bar, fra amici, gli unici e forse gli ultimi a sognare ancora un calcio migliore e diverso.