Ieri il Milan ha realizzato una quaterna secca sulla ruota di Zagabria, un poker di reti con un clean-sheet che non lo qualifica ancora per gli ottavi di Champions, ma che lo pone nelle migliori condizioni per giocarsi il jackpot contro il Salisburgo. I rossoneri avranno a disposizione 2 risultati su 3, cosa che non costuisce una garanzia assoluta, ma rappresenta lo stesso una buona dote. Se non dovessero essere in grado di metterla a frutto, vorrà dire che il Salisburgo avrebbe meritato il passaggio del turno e amen! Così sia, anzi non sia, ma se dovesse essere, sarebbe così. Se mai, come già segnalato in settimana, per guadagnarsi questa chance importante, il Milan è stato costretto ad accettarre il rischio di disputare i play-off di EL, molto temuti da una parte della tifoseria. La vittoria di ieri, infatti, alla peggio rende i rossoneri matematicamente terzi e, quindi, qualificati per i suddetti play-off.

Poco prima del match di Zagabria, il Chelsea si era fatto un regalo importante e, nello stesso tempo, lo aveva fatto al Milan. Espugnando a fatica il campo di Salisburgo, i londinesi avevano guadagnato la qualificazione agli ottavi con un turno di anticipo, ma avevano messo anche il Milan in condizione di sorpassare il Red Bull se avessero vinto nella capitale croata. Se Chelsea e Salisburgo avessero pareggiato, invece, i rossoneri sarebbero scesi in campo al Maksimir di Zagabria sapendo che, nella migliore delle ipotesi, avrebbero solo potuto raggiungere gli austriaci. E li avrebbero raggiunti, per di più, senza essere certi di aver colmato il pesante gap nella differenza reti causato dai 5 gol contro 0 subiti nel doppio confronto contro il Chelsea.

Pioli ha schierato un 4-2-1-2-1. De Ketalaere aveva la posizione iniziale da uomo di raccordo fra il settore arretrato del centrocampo (Tonali-Bennacer) e il settore avanzato, ma i suoi compiti erano più complessi. Il belga, pur rimanendo in copertura quando avanzano i compagni arretrati, fungeva soprattutto da incursore che partiva da lontano per infilarsi fra le maglie rimaste libere in attacco. Ha il passo per farlo e lo ha fatto. Rebic, da esterno destro,  giocava alla Messias e si è spremuto in un'ottima partita di copertura, sbagliando un po' di ultimi tocchi, in quanto non è agevole cantare e portare la croce. Giroud dava profondità alla squadra e non era solo a riempire l'area, in quanto, con le incursioni di De Keta, c'era sempre un attaccante in più davanti. E ciò senza contare Rebic, che dava l'anima per spingersi fino agli ultimi 16 metri. Leao, a sinistra, era più suggeritore e incrociava la posizione con Hernandez. Cacic aveva stipato la propria area di giocatori, ma aveva predisposto una catena per portare in attacco rapidamente i secchi d'acqua, come si faceva una volta in caso di incendio. Sul centro destra croato agivano Moharrami e Ivanusec, mentre sulla sinistra giustravano Petkovic e Orsic, sui quali Pioli aveva preferito lasciare il mastino Kalulu. Gabbia e Kjaer restavano molto arretrati, a turno oppure in coppia. Il fatto che Cacic abbbia reso densa l'area e non tutta la propria metà campo, serviva con ogni probabilità a far avanzare il Milan per poi sorprenderlo risalendo improvvisi in verticale con rapide triangolazioni. Di fatto, il tecnico croato ha invitato a nozze i rossoneri, che soffrono le squadre corte e dense, ma non quelle svuotano il centrocampo.

In questo confronto tattico e strategico, Pioli ha annullato le mosse di Cacic molto più di quanto sia riuscito a fare Cacic con quelle del collega italiano. I rischi veri per il Milan si sono risolti in un salvataggio di Gabbia sullo 0-0, mentre Tata, guardava impietrito (il numero 1 rossonero è entrato in campo nervosissimo, per poi sciogliersi a poco a poco). Nella ripresa c'è stato un palo sbarbato da Orsic a risultato ormai deciso.

I gol rossoneri ci aiutano a leggere altri aspetti del match, importanti se non decisivi. Il vantaggio milanista, infatti, è nato da un traversone spiovente in area da destra, una scodellata (per dirla alla Pizzul) a scavalcare la difesa croata in direzione del secondo palo. E qui si può notare che i Croati avevano parlato troppo prima della partita e fornito la chiave di lettura al Milan. Avevano dichiarato di avere i volti dei rossoneri stampati in mente e hanno suggerito a Pioli di catapultare in avanti il meno noto, Gabbia, che è spuntato di testa sul traversone e l'ha messa dentro. Nessuno dei croati lo aveva riconosciuto.

Inoltre, Pioli aveva chiesto ai suoi un movimento stranissimo, ovvero tagliare la strada al compagno quando questi puntava verso la porta. Ciò doveva scompaginare la muraglia dei croati in area di rigore, appiccicosa come se fosse rivestita di carta moschicida. In un paio di casi, quando Rebic si è visto incrociare da Giroud e De Ketalaere da Leao, i milanisti non erano impazziti, anche se hanno dato l'aria di essere imbranati. Nella ripresa è stato Hernandez che ha ripetuto il taglio davanti a Leao, che puntava l'area dal vertice sinistro. A differenza che nei casi precedenti, quando era sembrato che questa mossa fosse più controproducente che utile, Theo si è portato via un uomo e ne ha lasciato in surplace un altro, anticipato in tunnel da Leao che se ne è andato a rete sotto lo sguardo di un Lukacevic, apparso sorpreso a sua volta. Ricordate la rete di Kakà contro il Manchester United nel 2007? Ricordate lo scontro fra i centrali dei Red Devils? Il gol di Leao ha ricordato quella rete per come Kakà mandò in tilt gli inglesi con il suo rientrare repentino, allo stesso modo in cui lo stesso effetto è stato realizzato ieri con un movimento collettivo.

Sul doppio vantaggio per il Milan, Pioli ha rischiato una girandola di cambi, senza alterare, se non nei dettagli, l'assetto di squadra. Ljubicic, esterno sinistro di difesa austro-croato, ha perso la testa e ha causato un rigore cadendo rovinosamente su Tonali, ma ha dato ai rossoneri il gol della quaterna finale con un'autorete che ha chiuso il match. Il croato è arrivato come un treno senza macchinista su un pallone mancato da Giroud.

Per tutta la partita, il centravanti francese, che ha trasformato il rigore procurato da Tonali, ha cercato anche il gol su azione ingaggiando un duello con Lukacevic, che era in palla e gli ha negato questa soddisfazione. Deve far pensare molto il fatto che, in una partita finita 0-4, il migliore degli avversari sia stato, tutto sommato, il portiere. Allo stesso modo, deve far pensare parecchio che, nonostante le varie sostituzioni, i rossoneri hanno realizzato altre 2 reti e continuato a creare occasioni subendone poche. Ciò vuol dire che nessuno ha mollato l'osso fino al 90°, come stava facendo invece il Benfica in contemporanea con la Juventus.

Pioli avrebbe poi dichiarato che il Milan non è una squadra nata per gestire. Verissimo, perché tende ad allungarsi per far salire la palla, più che a tirarsi indietro o compattarsi per far circolare la sfera. Certo, ci sono momenti in cui sa fare muro e fara il torello, ma il suo spirito, la sua filosofia, sta nella tendenza a creare e a mettere in difficoltà gli avversari. Quando il Diavolo si ferma, come del derby ultimo scorso, gli avversari rischiano di prendere il sopravvento. E' bene che Pioli ne sia conscio, così eviterà di farsi beffare dal Salisburgo fra una settimana. La beffa ci fu al ritorno contro il Manchester-United a marzo del 2021, quando i rossoneri persero 0-1 in casa dopo aver pareggiato 1-1 all'Old Trafford. E se vogliamo, nell'ultimo derby di Coppa Italia, l'Inter sorprese il Milan dopo 3 minuti e uno 0-0 all'andata. Un gol rossonero avrebbe avuto doppio peso, ma il Milan entrò in campo, forse, troppo preoccupato di fare le cose con calma, mentre occorreva rischiare qualcosa e segnare per indirizzare la qualificazione. Le parole di Pioli sono incoraggianti in vista della insidiosa partita di mercoledì prossimo.

Va segnalato che, anche quando vince, il Milan deve fare i conti con le critiche alle prestazioni di De Ketalaere. E' un po' come se una società non giocasse per fare risultati, ma per far giocare bene un elemento o l'altro. Il belga ha un difetto che si può eliminare agevolmente, cioè quello di esitare palla al piede ogni volta che cattura una sfera o supera un avversario. Una specie di bambola che lo manda in confusione. Ma non è un limite tecnico o motorio o atletico. E' un modo di approcciarsi che si può correggere. E a questo, dopo 8 gol in due partite, ci si può pensare senza isterismi.

Dedichiamo la copertina a Rebic e Ljubicic. Rebic ha vinto a Zagabria, contro i rivali storici della squadra di Spalato, la sua città, amata un po' in tutta la Dalmazia. Liubicic? Non sottovalutatelo. Non fatelo, perché è un fior di giocatore ed è solo incappato in uno spezzone di partita negativo. Anche Gabbia aveva fatto un'autorete goffa a Verona, mentre ieri è stato un autentico punto di forza dei rossoneri.