Genoa-Milan non è stata una partita di calcio, ma la solita guerra santa che il Grifone scatena quando i rossoneri si presentano a Marassi. Più che voler vincere, il Genoa doveva vincere. E' così da quasi 30 anni, da quando un tifoso del Genoa fu accoltellato a morte da un ultrà rossonero. Solo nel calcio può essere giustificato il perdurare di un odio collettivo simile per un atto criminale individuale.

In effetti, avevo visto giocare il Genoa con grande foga agonistica contro il Napoli e contro la Roma, ma ieri c'era un clima da got mit uns che ha coinvolto anche Gilardino, apparso in panchina come Aguirre Furore di Dio nel film di Herzog. Ci si è messo poi anche il presidente rossoblu Zangrillo, che ha lanciato una personale dottrina: i regolamenti non contano se giochi di fronte a 30000 tifosi di casa che sono contrari alla loro applicazione. Ci sono persone che, per temperamento, dovrebbero prendere parola solo dopo un mese, molto a freddo.

Va detto che al Milan era stata tesa una specie di trappola, quella di sistemargli un match rovente in trasferta al sabato dopo l'impegno di Champions in trasferta del mercoledì. Di peggio era avvenuto solo nel 2021, quando i rossoneri erano tornati in Italia nella notte fra il giovedì e il venerdì da Belgrado per scendere in campo il sabato all'ora di pranzo nel derby della Madonnina, inevitabilmente perso. L'Inter non pagava gli stipendi e lo Scudetto non ne ostacolò certo il salvataggio.

Ieri Gilardino ha varato un modulo che, nei periodi di grande pressione rossonera vedeva 10 difensori. La difesa a 4 iniziale non si limitava ad arricchirsi con un quinto elemento che scalava dal centrocampo, ma diventava a volte una linea a 6 con i residui giocatori che facevano schermo quasi con la schiena appoggiata ai compagni della difesa. Quando poi i grifoni entravano in possesso di palla, si precipitavano in 5 o anche 6 in attacco, ma poiché c'è un limite alle possibilità umane, i loro attacchi sono rimasti quasi sempre sterili.

Non è che i rossoneri abbiano prodotto molto di più fino al minuto 87, quando ha segnato Pulisic. Nel primo tempo Chukwu e Okafor, poi sostituiti da Pulisic e Leao, hanno fatto davvero poco. Quando sono andati sulla fascia hanno sempre servito malissimo il povero Jovic, dando l'impressione di aver sofferto oltre misura il massiccio catenaccio ligure.

Tirando le somme, al momento di andare in vantaggio, il Milan aveva avuto solo un'occasione pulita, quando Martinez aveva tolto dalla porta una schiacciata di testa di Leao, rimbalzata con forza letale sul prato. Dragusin, poco dopo, aveva costretto Maignan agli straordinari con un rasoterra che, per una deviazione, si stava infilando a fil di palo in maniera quasi imparabile. Tutto il resto era stato solo velleità sporca, melmosa, come se ne vede tanta in una partita. 

I giocatori del Milan, in difficoltà per il catenaccio e il ritmo genoano, ma anche per le fatiche mal smaltite di Dortmund, sono stati costretti ad accumulare cartellini gialli. Le difficoltà si sono anche acuite quando il Grifone ha alzato ulteriormente il ritmo nella ripresa. Sempre nella ripresa, Adli si è lasciato prendere dall'ansia di vincere e ha velocizzato troppo l'azione su qualche spunto. Pioli lo ha richiamato alla tranquillità e al raziocinio. Poi però, come un gran numero dei suoi compagni, Adli ha dovuto spendere il cartellino giallo per fermare un avversario che guadagnava pericolosamente metri e subito dopo, trovandosi, nella stessa situazione, si è controllato. Restava il più a rischio degli ammoniti e il tecnico, non ripetendo gli errori di altre occasioni, lo ha sostituito a ragione.

Arrivati a pochi minuti dalla fine, il Milan giocava con i subentrati Leao e Pulisic, più Giroud e Calabria, che avevano dato riposo rispettivamente a Florenzi e Adli.

In realtà, per quanto fossero apparsi più vivi dei predecessori, né Leao né Pulisic avevano rotto l'inerzia dinamica del match. Il problema è che l'ala di ruolo fissa sulla destra sembra rendere più prevedibile il Diavolo. E poi Pulisic, da sempre, va più agevolmente largo sulla mancina che sulla fascia opposta. Sulla destra tende a spegnersi anche lui come Chukwu.

Guarda caso, la partita si è risolta quando Pulisic si è accentrato (perché glielo ha detto Pioli oppure per disperazione propria) e si è trovato in una posizione da incursore di mezza destra. Stop di petto? Stop con l'avambraccio destro? Di certo il sinistro dell'Amerikano di Dalmazia la metteva bassa e angolata dove neanche Batman ci sarebbe arrivato.

A questo punto si è aperta la questione del VAR, che ha mostrato cose differenti a seconda dell'angolazione delle immagini. A mio avviso, Pulisic è stato di una reattività diabolica nel tirare indietro l'avambraccio, per cui, se anche lo ha toccato con quello, ha lasciato un ragionevole dubbio sull'accaduto. Un po' come fece Maradona con la Mano de Diòs a Mexico 1986. L'accaduto ricorda anche quel famoso film di Lumet "Twelve angry men" (in Italia "La parola ai giurati") in cui Henry Fonda convinceva gli altri membri di una giuria ad assolvere un presunto assassino, perché mancava la certezza priva di dubbi ragionevoli della sua colpevolezza. L'arbitro ha convalidato il gol seguendo il protocollo del VAR, con il quale si può essere in disaccordo quanto si vuole, ma che serve a evitare abusi. Alla fine, come detto, Zangrillo non era d'accordo, ma il problema era e rimane suo.

Finita? Nouuuuu! Seguiamo tutto in diretta.

Ekuban si infila fra Tomori e Calabria i quali non lo stendono subito. Ekuban rischierebbe di entrare in area solo soletto e provocare un rigore o battere a rete a colpo sicuro, per cui è Maignan che spende il suo rosso e salva la partita abbattendo l'avversario. Fallo pesante di gioco ed espulsione corretta, che lascia i rossoneri senza portiere per esaurimento delle sostituzioni. In realtà Zangrillo, presidente del Genoa, avrebbe voluto anche la fucilazione sul posto dell'estremo difensore, ma lasciamo perdere che è meglio. Il problema, come già detto, resta suo.

A questo punto, mettiamola sul lato umoristico, si è realizzato in parte il sogno di Pioli ovvero schierare Giroud in porta e Maignan centravanti. L'espulsione del portiere ha impedito che si realizzasse del tutto. 

La punizione seguita al fallo di Maignan produce una traversa. Sul prosieguo, dal momento che il portiere rossoblu Martinez è andato in attacco per ottimizzare la superiorità numerica, Leao è nella condizione di andarsene solo verso la porta vuota,  ma Piccinini, timido arbitro del match, lo ferma per... espellere Martinez il quale ha commesso fallo in attacco. E' follia pura, degna dell'arbitro Serra in Milan-Spezia, anche perché il Genoa non ha esaurito le sostituzioni e può far entrare un altro portiere. Il Milan non può averne uno e lo 0-2 lo metterebbe al sicuro. Giroud, tuttavia, smanaccia in uscita kamikaze un pallone ben più che rognoso.

Lasciamo perdere il primo posto in classifica, che fa comunque piacere e morale. All'ottava giornata due punti in più o in meno non sono decisivi e la classifica è ancora abbastanza corta e il gruppo davanti è abbastanza compatto.

Se mai, c'è l'impressione che Pioli abbia sacrificato Hernandez di proposito, sapendo che in una partita così calda sarebbe arrivato il cartellino giallo. In questa maniera, ha evitato di fare turnover contro la Juventus in vista del Psg. I fatti diranno se è stato un ragionamento corretto oppure no. Bisogna dire che, ex ante, il ragionamento avrebbe una sua logica. Il Psg è più importante per la brevità del girone di Champions.

Torniamo alla citata Dottrina Zangrillo, secondo la quale, se giochi di fronte a 30000 persone, devi decidere conformemente al volere di quelle 30000 persone, quantomeno per una ragione di buon senso, anche se vai contro protocolli e regolamenti. In tal senso, a chi scrive viene in mente Sordi presidente del Borgorosso o Totò presidente del Cerignola. Il vero torto, alla fin fine, lo hanno subito i rossoneri quando Leao è stato fermato in contropiede con la porta sguarnita, ma poiché i 30000 tifosi del Genoa lo volevano, Piccinini avrebbe fatto bene a decidere così.

Non me ne voglia il presidente del Genoa, ma in certi casi, fa ancora più piacere vincere. Molto più piacere.