Potrà sembrare piuttosto strano ai pochi che hanno letto i miei interventi che io mi erga a difensore del nostro allenatore.
I capri espiatori mi hanno sempre infastidito, perché anche se subiscono una situazione in cui se la sono francamente cercata, alla fine si prendono un fardello di colpe che non sono le loro. Poiché, a mio avviso, tutte le responsabilità si ricercano a monte, sono oggi francamente stupito che i “Soloni di Harvard” incorrano in errori di pura grossolanità manageriale. Errori che sono fortemente sicuro, mai potrebbero commettere nelle aziende in cui possano aver avuto compiti manageriali di un certo livello. Purché però non siano Società di calcio dove invece questi errori si commettono, semplicemente perché se agisci da tifoso o appassionato, prima di essere un manager sei un tifoso e quindi commetti sbagli grossolani, trascurando i più elementari dettami di gestione e soprattutto di gestione delle persone, cosa molto particolare, lo riconosco, nel mondo del calcio. In una Società di calcio è sicuramente difficile pensare con lucidità soprattutto per via della pressione che si esercita al di fuori, pure amplificata dall'ambaradan mediatico che seppur in altre forme ci è sempre stato.
Oggi questo abbraccio mediatico è solamente diversamente articolato ma la sua pressione è identica a quanto avveniva nel passato. Dopo aver elevato Pioli a una posizione superiore, eliminando sostanzialmente la figura singola di un direttore tecnico di spessore, sostituendola con una per me ridicola, managerialmente parlando, gestione “collegiale” dove, inevitabilmente con l'andare del tempo non si sa bene chi faccia cosa oppure chi decida cosa, ecco che oggi sembra che la panacea dei mali o presunti tali del Milan sia rappresentata da Ibra, i cui compiti assumono per me francamente i toni del ridicolo, infatti come non si sa bene addirittura tutor di Pioli, magari tenendolo per mano all'ingresso in campo, oppure, cosa ancora più ridicola, assumendo una piuttosto inquietante figura, da Cardinale Richelieu, come consulente personale del Proprietario Cardinale, quando poi il vero Proprietario, a tutti gli effetti di conduzione manageriale rimane il Fondo Speculativo di Elliot a cui Cardinale, in una strana operazione di Vendor Loaning deve comunque il denaro che poi lo faccia effettivamente diventare tale.
Devo dire, che, pur in quanto oppositore di questa Proprietà, ho accolto con molto favore il fatto che Cardinale stia uscendo “de facto” dal Tolosa, in un eclatante conflitto di interessi, mascherato da manovre che dal punto di vista della proprietà effettiva sono totalmente ininfluenti ma che tali non sono considerati dai supremi organi calcistici. Ma che questi organi ormai sorvolino su tante cose, come quello di affidare un Campionato del Mondo ad uno Stato che mette i diritti umani sotto le scarpe, solo e solamente per una mera questione di opportunità di denaro, non è cosa di cui stupirsi più di tanto.
Sono però stupito che un uomo che si dimise dalla Fiorentina, perché le sue qualità non erano giustamente valutate, accetti il pastrocchio Ibra, di fatto venendo declassato da quelle funzioni “aumentate” che gli erano state attribuite. Anzi, che non si accorga che questa situazione lo sta isolando in una tipica posizione di nuovo “capro espiatorio” e che infine gli stia pure bene, augurandola.
Forse è un sospiro di sollievo da una responsabilità, del resto caso unico in Italia, dove gente alla Ferguson, semmai è esistita solo nella figura di Gipo Viani, con livelli operativi diretti e dove quindi gli allenatori allenano ciò che la società mette loro a disposizione. Nella storia del campionato Italiano Pioli compare nel 2014-2015 in un terzo posto come allenatore della Lazio.
Sempre seguendo il mio indice personale di valutazione, quel campionato lo vince Allegri con un ottimo 1,26. Garcia alla Roma arriva secondo con un modesto 0,61 e Pioli invece terzo con un ben più consistente 0,87. Se si segue questo metodo di misura che per ben più dell'80% dei casi rispecchia esattamente la posizione in classifica, non va sicuramente a merito di Pioli non essere arrivato secondo. La sua Lazio, giocava, se ben ricordo, un ottimo calcio ma qualcosa non deve aver funzionato bene per permettere a Garcia di arrivare secondo. Di Pioli in posizioni preminenti, cioè nei primi tre posti, il palmares alla fine è quello che conta come la assoluta aridità dei dati, comunque li si voglia vedere, di Pioli non v'è traccia fino al 2020 2021 dove arriva secondo con il Milan con un buon 0,87, davanti a Gasperini con un 1,13 e anche qui Gasp avrebbe dovuto chiedersi perché non sia arrivato secondo, ma trattandosi della Dea, squadra di scintillante gioco di attacco ma con amnesie letali nelle situazioni più importanti, di ciò si può avere facile spiegazione.
Il suo capolavoro lo ottiene l'anno successivo con la vittoria e con valore di 1,00. Secondo è Inzaghi con un 1,37 e terzo è Spalletti con un 1,17, mentre Spalletti sta evidentemente preparando il suo capolavoro successivo in un Napoli anche lui con le sue amnesie, Inzaghi può sicuramente recriminare di un campionato gettato al vento e regalato a Pioli che ovviamente, suo merito, tiene la barra dritta e il regalo se lo prende più che volentieri realizzando il top della sua carriera.
Nell'anno successivo, sempre rimanendo nelle prime tre posizioni di Pioli non c'è traccia. Anzi il suo valore è decisamente misero, perché comunque realizza un quinto posto sul campo e ottiene solo uno 0,55, con una differenza reti di 21. Lo si accusa di essere un allenatore poco flessibile. Direi proprio il contrario. Vince con un 4231, tenta un 352, propone un 433 su sue scelte personali e stasera addirittura ricorre ad una “brasileiro” 442. Almeno così si annuncia e quindi di certo il coraggio di cambiare non gli manca e per questo, che mi metto a difenderlo, perché, appunto, i “San Sebastiano”, citazione puramente metaforica si intende, malinconicamente trafitti , non mi piacciono affatto anche se magari un poco se lo meritano. Un 442 brasileiro che invece di contare sul classico esterno sinistro tornante, conta su un Musah tornante e non è proprio la stessa cosa. Perché se al posto di Leao a sinistra ci fosse Pulisic, penso che avremmo un altro Milan con un gioco totalmente diverso.

Non ho la competenza dei tanti amici sul forum che ne sanno tatticamente molto più di me, ma personalmente sono arrivato ad alcune conclusioni, ovviamente del tutto personali, per quanto riguarda la situazione tattica e manageriale del Milan.
La prima è di ordine umano. Se un allenatore, e più in generale un “capo” non è capace di “motivare” i suoi, oppure ha bisogno che ci sia qualcuno che dia la scossa o porti “motivazioni” è meglio che cambi mestiere. Sempre in questo ambito se fossi Pioli non accetterei mai che uno venga a motivare nel mio orticello. Ovviamente non sono Pioli e soprattutto non becco 4 milioni all'anno. Se ho dato le dimissioni perché non si credeva nelle mie capacità motivazionali, oggi più che mai dovrei ripeterle. Ma ovviamente io non sono Pioli e soprattutto come sopra.
Da un punto di vista tattico la soluzione 442 è forse, anche per le mie modeste cognizioni, quella migliore che si possa pensare, soprattutto perché può disporre di mediani adatti e di tornanti adatti tra cui includerei lo stesso Calabria, un poco sul crinale tra interditore e propulsore, come recentemente si è visto, Florenzi, uno dei migliori “acquisti” del Milan e Musah. Sicuramente Pulisic come sinistro e non Leao e il misterioso Chukwueze, che in questa ottica, non serve a niente. Magari solo per un 424 a la “muerte”.
Questo può sembrare una bestemmia calcistica, ma è mia impressione che il Milan con gli stessi uomini ma con schemi differenti possa esser meglio di come probabilmente è stato pensato. E soprattutto Leao. Quando mi trovo davanti alle tautologie, cerco sempre di assumere delle posizioni dubitative.

E pongo una semplice domanda, perché la risposta riguarda, a mio avviso, francamente la differenza per il Milan tra essere una squadra per cui almeno un quarto posto è semplicemente un default, oppure una squadra che non è proprio detto che ci arrivi.
Siamo sicuri che Leao sia così indispensabile al Milan? 
Magari stasera il portoghese mi smentirà clamorosamente e quindi mi prendo volentieri lazzi e scherno.
Io personalmente dico che non lo è. Per prima cosa in una squadra non ci devono essere giocatori che ne condizionino fondamentalmente la flessibilità tattica, perché, a mio avviso, non deve esistere una tattica fissa ma una variabile e ho appena concluso, al riguardo, un intervento sul Grande Torino che ante litteram era una squadra camaleontica. In secondo luogo, perché un giocatore che pretende di essere assolutamente condizionante deve esserlo sempre, ovvio si è umani, ma non solo qualche volta. Per me Leao nel 442 non ci sta, magari in una partita offensiva ma sicuramente non in una in cui ci voglia spirito di sacrificio difensivo.
Penso infine che Leao abbia sì le potenzialità tecniche, ma non so fino a quanto caratteriali, ormai non è più un fanciullo, per pretendere di esserlo e che quindi vada venduto almeno finché la sua quotazione mantenga un certo livello.
Sono pronto alla smentita e al lancio di ogni sorta di verdura. Almeno per quel pochissimo che io possa contare.

Per concludere con Pioli, ritengo che ora, non ci siano allenatori che possano fare meglio di lui al Milan, con la esperienza che comunque ha accumulato e che comunque si aspetti a vedere in un tempo più lungo quali sono dei risultati più probanti e magari anche numericamente per giudicare le sue scelte.