Il Milan veniva da due scoppole che avrebbero steso anche un elefante africano (più grande e fumino di quello indiano...). La sconfitta contro il Sassuolo era stata un autentico uppercut al mento dei rossoneri, che a Roma contro la Lazio erano apparsi ancora suonati per il knock-down ed erano finiti di nuovo al tappeto (per giunta in maniera ancora più rovinosa che contro gli emiliani). Orsato ci aveva messo del suo, però il Milan aveva lasciato 5-6 palle gol agli aquilotti, oltre ai 3 gol subiti: troppo. Ieri, però, i rossoneri hanno sfruttato al 100% l'occasione che il calendario gli proponeva per rilanciarsi, cioè l'incontro col Benevento di Pippo Inzaghi.

Milan e Benevento hanno una caratteristica in comune, quella di essere squadre lunghe, in qualche modo imparentate con quelle che hanno fatto il calcio fino al Milan di Sacchi. Già negli anni '70 c'erano le squadre belghe che giocavano molto alto per praticare la tattica del fuorigioco, ma nel Milan di Sacchi i reparti si muovevano come componenti di un tutto omogeneo per colonizzare in maniera efficiente gli spazi. Le squadre di Pioli e Inzaghi fanno viaggiare la palla con scambi rapidi e movimenti senza palla, praticando un calcio molto piacevole e anche efficace, quando gli avversari consentono loro di farlo. Nel momento in cui, tuttavia, i reparti delle altre squadre riescono a coprire più zone del campo, creando la superiorità numerica ovunque, il gioco di Pioli e Inzaghi va in difficoltà. Nel caso del Milan le triangolazioni diventano lente, perché non si può fraseggiare in scioltezza in 4-5 contro 8-9. Nel caso del Benevento, invece, le occasioni per gli avversari raddoppiano. Pertanto, giocando con la stessa filosofia, ma con qualità individuale nettamente superiore, il Milan è andato a nozze contro i campani.

Ieri il Milan ha costruito almeno 7-8 palle gol, da aggiungere alle reti di Chala e Hernandez, contro le 4-5 del Benevento, il cui attacco è rimasto a secco. E se il Milan ha lasciato troppo a lungo in vita i sanniti, questa volta non è stato per eccessiva timidezza o attendismo, come in altre partite, bensì per i classici errori di mira. Molto spesso, a mio avviso a torto, Pioli ha attribuito i mancati risultati a errori individuali, ma se ieri il Benevento avesse raggiunto i rossoneri prima che questi raddoppiassero, il tecnico rossonero avrebbe avuto tutte le ragioni per prenderli a calci nel fondoschiena. Come scritto, il Benevento era l'avversario ideale per riprendersi, ma il Milan ha sfruttato in pieno l'occasione e la cosa non era affatto scontata.

In un certo senso, Pioli ha vinto la partita nel momento in cui, senza indugio, ha sostituito Bennacer alla fine della prima frazione. Il giocatore era ammonito e a rischio per il suo modo un po' irruento di giocare. Il tecnico rossonero non è rimasto a metà strada, ma ha subito alternato l'algerino con Tonali. Ibrahimovic, dal canto suo, era un po' sulle gambe, privo di brillantezza nei muscoli per gli infortuni a singhiozzo che lo perseguitano. Si vedeva che correva sulle palme dei piedi, segno evidente che non aveva molta benzina. Si spera, comunque, che i 90 minuti di ieri e gli allenamenti dei prossimi giorni possano rimetterlo a nuovo per il finale.

Nel finale il gioco si farà tosto, molto tosto, e bisognerà applicare la legge di Bluto Blutarski in "Animal House" ovvero che quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Il pareggio del Napoli, non tanto quello dell'Atalanta, rimette in corsa il Milan. La Dea non ha vinto, ma ha disputato una buona fetta di partita in inferiorità numerica senza demeritare e questo è segno di forza. Il Napoli ha perso due punti contro il Cagliari per cui, se prima era il Diavolo il quinto in classifica, ora è il Ciuccio a inseguire, senza dimenticare che la Lazio potrebbe ancora approfittare di eventuali passi falsi altrui. Si tratta, comunque, di un vantaggio esiguo per i rossoneri, che potrebbe rivelarsi prezioso solo se il Milan chiudesse veramente i conti senza farsi venire la tremarella alle gambe.

I rossoneri dovranno assumersi qualche rischio, ma dovranno giocare per vincere le prossime 3 partite, in quanto non devono contare sull'ultima giornata. Incontreranno l'Atalanta, contro la quale hanno visto le streghe in 2 degli ultimi 3 incontri, una statistica che non fa ben sperare. Se, infatti, nessun risultato è scritto in anticipo e ogni match inizia da 0-0, è anche vero che sarebbe molto rischioso dover andare a cercare punti contro una squadra che Guardiola ha paragonato a un appuntamento dal dentista.