Sembra un argomento attinente alla partita giocata al Palco dei Principi tra Paris St Germain e Manchester City, un derby tra "Emiri", ricordando le proprietà che sovvenzionano le citate squadre. Ma il discorso è più vecchio, e riguarda gli anni di piombo che abbiamo vissuto in un periodo in cui di tutto avevamo bisogno, tranne che di terroristi in casa nostra. 

La nostra amata Italia aveva appena "scollinato" da una situazione di Boom economico degli anni '60 ad una improvvisa crisi petrolifera che aveva fatto emergere tutti i difetti di una politica economica miope, senza la capacità di investire in nuove tecnologie e di governo dell'economia in chiave moderna. Si pensi che allora il debito pubblico era quasi inesistente (agli inizi del 1970) e che si potevano fare politiche espansive. Invece si pensò di "drenare" liquidità, deprimendo la crescita, a fronte di un'inflazione crescente, emettendo titoli di Stato con  alti tassi di interesse, creando una spirale perversa che peggiorava sempre di più la situazione dei conti, dovendo emettere altro debito solo per pagare interessi sul debito esistente.   In tutto questo disordine politico-economico, si era insinuata la piaga del terrorismo, prima di destra e poi di sinistra. Sembrava che ognuno rispondesse all'altro, per dimostrare chi faceva più vittime e chi influiva di più sull'opinione pubblica. Si ricordino le stragi di Piazza Fontana, nella Banca Nazionale dell'Agricoltura, in centro a Milano, con decine di morti e feriti. La strage di Piazza della Loggia a Brescia, durante una manifestazione organizzata per protestare contro il terrorismo neofascista, per poi arrivare alla strage della Stazione di Bologna, del 2 Agosto 1980, con ancora decine di morti e feriti. In tutta questa tragedia di matrice fascista, si erano insinuati i terroristi di sinistra, o comunisti, invocando una vera e propria lotta armata dichiarata, con volantini e propaganda. E questo è il primo punto di differenza con il terrorismo "nero", il quale si muoveva più nell'ombra, colpendo improvvisamnete e nascondendosi, senza rivendicazioni. La vicenda terroristica aveva contribuito a peggiorare anche la parte economica della nostra società, l'incertezza sulla sicurezza dei cittadini non permetteva di crescere con le attività economiche, e gli stessi governi sembravano più orientati alla lotta al terrorismo che alla lotta alla crisi economica. Le Brigate Rosse avevano colpito a Genova, dove in  salita Santa Brigida, una traversa di  via Balbi, zona universitaria della città, il Giudice Francesco Coco fu massacrato insieme alla sua scorta, e il sindacalista Guido Rossa (della Figc) era stato ucciso perchè aveva denunciato le infiltrazioni tra gli operai dei terroristi rossi. Il culmine era arrivato poi a Roma, dove Aldo Moro fu rapito e poi "giustiziato" dalle stesse Brigate Rosse, dopo un giudizio emesso da un loro tribunale in clandestinità.
Ma non ci furono solo le Brigate Rosse, altri nuclei armati proletari avevano portato lutti e lacrime nella nostra società, si veda il caso Calabresi, funzionario di Polizia (padre del giornalista Mario Calabresi) ucciso dai militanti di Lotta Continua, pare per un mai appurato assassinio/suicidio dell'anarchico Giuseppe Pinelli, volato dalle finestre del commissariato di polizia di Milano. Tra gli autori materiali fu individuato Giorgio Pietrostefani, insieme ad Adriano Sofri. Adriano Sofri, fu poi sentenziato e sconta la sua pena, mentre il Pietrostefani, era fuggito a Parigi, dove con altri terroristi dell'epoca ha sempre goduto del "Teorema Mitterrand", che consente a tutti i criminali italiani che hanno chiuso con il passato di potere accedere all'asilo politico, eccetto coloro che avevano sparso sangue. Il dimostrare che non avessero ucciso, poteva essere un problema, ma per ovviare a tale cosa si pensò di estendere la norma in chiave  più a favore dei richiedenti asilo. Per anni molti terroristi e criminali fecero tappa a Parigi, dove ancora oggi vivono con falsi nomi o ricostruindosi una nuova vita. E per anni l'Italia cercò in tutti i modi di riavere questi latitanti, con pene accertate e giunte in giudicato, per consegnarli alle patrie galere e scontare la pena che tutti vorremmo vedere garantita. Ed oggi Macron, dopo una telefonata con Draghi, ha acconsentito all'estradizione dei terroristi colpevoli. Si parla di sette imputati, tra i quali il Pietrostefani, Cappelli e Petrella, Calvitti, Alimonda, Tornaghi e Manenti. Ma si veda il caso Toni Negri, filosofo teorico dell'ideologia marxista, appartenente ai gruppi di Potere Operaio e Autonomia Operaia. Era emigrato in Francia, perché indagato dall'antiterrorismo, ma Marco Pannella ebbe l'idea di iscriverlo nelle liste del partito Radicale, facendolo eleggere alla Camera dei deputati. Questo gli permise di tornare in Italia e godere dell'immunità parlamentare. Ma in seguito fu condannato a 12 anni per azioni eversive, anche se pare non avesse ucciso nessuno. Ma rimane l'affiancamento ideologico a teorie di lotta armata. 

Si potrebbe dire che, con l'arresto di questi giorni, si sia chiuso il discorso del terrorismo Rosso, come se tutto fosse possibile rinchiuderlo dietro a due sbarre e porti a dimenticare quello che è avvenuto. I terroristi accusati, sono ancora in Francia e, prima che possano venire estradati, si dovrà aspettare il giudizio di diverse corti francesi, compresa la Cassazione. Se tutto va bene, se ne parla tra tre anni. Poi, tre terroristi sono fuggiti altrove, e dove non si sa. E quindi si dovrà fare ancora indagini e pedinamenti, sperando non siano in qualche paese dove gli accordi di estradizione non sono operative con il nostro Paese. Ma manca ancora qualcosa. 
Chi ha permesso a queste persone di fuggire all'estero, e chi ha dato a loro i fondi necessari per vivere e cominciare a fare esperienze lavorative e professionali, dietro le quali si nascondevano insospettabili terroristi, che pare non facessero nessun conto con la loro coscienza? Come mai agivano durante la loro attività eversiva, con "strani" aiuti e connivenze risultate poi agli atti ma mai approfondite? Chi li ha affiancati? E come mai dei terroristi "rossi" si sa quasi tutto, mentre del terrorismo"nero" si brancola ancora nel buio e nelle ipotesi?

Le domande sui fatti di allora sono ancora molte, ed i sospetti ancora di più. Per cominciare, il ruolo dei nostri servizi segreti, sempre  in ritardo sulle tracce dei terroristi, e sempre presi alla sprovvista. E i sospetti sulle loro attività crescono se si valutano alcune situazioni paradossali. Un terrorista era figlio del ministro Donat Cattin, ignaro di quello che combinava, un altro lavorava al bar della Camera dei Deputati, altri avevano allegramente affittato appartamenti a Roma fingendosi conviventi, per non dimenticare le strane inefficienze come quella del covo di via Gradoli.  In quella circostanza, si accavallarono diverse ipotesi. La prima, la famosa seduta spiritica di Prodi ed altri, dove uscì il nome Gradoli. Ebbene, si sa che si può credere ai maghi ed ai veggenti, ma l'ipotesi poi formulata era che negli ambienti della sinistra qualcuno sapeva e le informazioni erano filtrate. La risposta del comune fu incredibile, perché alla domanda se c'era via Gradoli a Roma, gli uffici risposero che nessuna via a Roma era intitolata al paese di Gradoli, indirizzando le indagini al lago della Duchessa, pare con abile depistaggio. Ma il covo in via Gradoli c'era eccome, e non si capisce come mai nessuno ne conoscesse l'esistenza, vista la vicinanza nello stesso palazzo di un appartamento in uso al Sisde, servizio segreto italiano. Ma le incongruenze non finiscono qui, durante il rapimento Moro, ci furono testimoni e persone che fecero anche foto e rilievi informativi. Ma non si sa come, nella stessa giornata gli appartamenti dei testimoni furono perquisiti mentre erano non abitati, e le informazioni consegnate alla Polizia perse non si sa dove. Le brigate Rosse non avevano nè i mezzi nè il tempo per individuare tali soggetti, impegnati come erano a scappare e nascondersi. E non si capisce come mai stragi come Bologna e Piazza Fontana abbiano attraversato processi ed indagini lunghe ed estenuanti, che confluirono a misere condanne di individui connessi con le bande neofaciste, ma sicuramente non colpevoli quanto i mandanti, sempre nell'ombra. E tra i mandanti ci sono forti sospetti che ci siano branche dei servizi segreti deviati, mafia ed anche criminalità di vario tipo. Il processo di Catanzaro, durato per anni, non arrivò ad una chiara sentenza, ma rivelò situazioni assolutamente oscure nei ranghi dei nostri servizi segreti. E la mano della Loggia P2, dell'inquietante Licio Gelli, sembrava allungarsi in quella direzione, insieme al fallito tentato colpo di stato degli anni sessanta operato da Valerio Junio Borghese, ex fascista e iscritto alla P2, intenzionato a restaurare il Regime mussoliniano, architettando lui stesso il rapimento dell'allora Presidente Saragat. Il Borghese, riuscì poi ad emigrare in Spagna, dove poi morì, abbracciato dal regime di Franco. 

Mi auguro che ora Draghi, oltre ad occuparsi dei terroristi "Rossi", veda anche di fare chiarezza dei terroristi "Neri", chiedendo di rivedere i dossier presenti negli archivi, per avere un po' di giustizia storica, e i cittadini italiani abbiano finalmente le risposte da parte di uno Stato veramente di Diritto, ed anche le vittime ed i famigliari dei servitori dello Stato sappiano la verità e non la sistematica presa in giro delle Istituzioni. Viva la Repubblica, ma democratica.