C'è una chiara emergenza negli stadi, ma che non viene percepità nè dalla politica nè dalle istituzioni, così. Perchè? E ciò accade in buona parte d'Europa. Violenze che interessano tutte le categorie, le professionistiche e le dilettanti, dall'Olanda, all'Italia, dalla Francia, alla Spagna, dalla Germania, alla Grecia. Violenze a cui sembra di dover assistere impietriti, impotenti, scene che hanno caratterizzato lo scorso secolo soprattutto, scene che si pensavano essere state superate dalla storia, dal progresso, da un calcio inclusivo e tollerante, dal nuovo modello inglese del calcio. Così non è stato, così non è.
La realtà è evidente. Non si tratta più di casi isolati, non si tratta di ira funesta o delirio totale di qualche tifoseria sperduta nel mondo, ma si tratta di scene frequenti che con un qualsiasi pretesto interessano tutti. Vuoi per una retrocessione, vuoi per un festeggiamento nel campo avversario, vuoi per una gestione infelice della partita da parte dell'arbitro, vuoi per invasioni di campo dei tifosi non tollerate, vuoi per menare i giocatori avversari, vuoi per fare un gesto di favore alla tifoseria con cui si è gemellati. Non è da escludere che dietro a tutto ciò possa esserci qualche regia.
Non è da escludersi che possa esserci qualcosa dietro a questa esplosione improvvisa di violenza negli stadi soprattutto in questa stagione calcistica. Non è da escludere che quando la politica, oggi totalmente dormiente su tale fenomeno, deciderà di prendere in mano la situazione, sarà tardi.
E a quel punto, cosa servirà affermare... l'avevamo detto?
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