Pioli mi dà l'idea di una persona che è convinta di poter sfondare la Grande Muraglia a capocciate. Al primo tentativo si rompe la testa, ma quando guarisce, ritenta convinto che il fallimento sia da attribuire al caso. Si rompe per la seconda volta la testa, ma sempre convinto che l'esito negativo vada attribuito al caso, ritenta e si rompe il capo una seconda volta. Si riprende e continua a tentare all'infinito con una rabbia che cresce dopo ogni fallimento.

Credo che Stefano Pioli non riesca a distinguere la fede nelle proprie idee dalla testardaggine e dall'ostinazione. L'anno scorso aveva decretato che Diaz era un giocatore che poteva giocare in mezzo al campo da solo, alla Rijkaard, e ha riproposto tale soluzione ogni volta che ha potuto, rimediando risultati barbini. Per giunta, si era convinto che Krunic, remissivo panchinaro, fosse il giocatore ideale, da difendere e confermare. Ne ha bloccato la vendita e ieri, dopo le nefandezze del Mestalla, gli ha concesso la passerella di titolare contro il Real.

Ora, tutti siamo andati a scuola e abbiamo incontrato professori che portavano sulla palma della mano un paio di compagni, additandoli ad esempio e elargendo loro voti che sembravano troppo alti. A volta ciò avveniva per evidente simpatia, altre volte invece accadeva perché i ragazzi in questione recitavano la lezione a memoria e, soprattutto, non si distaccavano mai dall'interpretazione che ne dava il docente.

Diaz è un ragazzo di talento, ma scompare se chi è a destra e a sinistra non si accentra gli sta a pochi metri. In quella maniera il giocatore non è obbligato a coprire, cosa che non sa fare, né deve percorrere tratti lunghissimi col passo vorticoso ma cortissimo. Krunic è un ragazzo serio che nel Venezia sarebbe una risorsa, ma in una squadra con le esigenze del Milan può essere solo una terza scelta, a stento una seconda. Ebbene Pioli ha mandato entrambi allo sbaraglio a braccetto in una squadra in cui le distanze erano dilatate a dismisura e in cui il talento privo di fisicità di Diaz, avrebbe dovuto trovare come unico appoggio il meschinello Krunic. E' sembrato quasi che si trattasse di una sfida ai tifosi che avevano chiesto a gran voce la cessione del bosniaco dopo la serataccia di Valencia. La solita sfida al mondo per dimostrare che lui, Stefano Pioli, è un grande e se è convinto che Krunic sia un fenomeno, Krunic è un fenomeno... cribbio!

La squadra ha retto, ma solo perché la difesa era in grande spolvero ed è stata ben protetta da un Tonali in posizione da centromediano. Saelemaekers ha arrancato nelle immensità sterminate delle praterie avanzate, ma in mediana era decoroso. Leao ha provato a difendere per un po', ma poi ha mostrato limiti in copertura. In avanti i rossoneri hanno messo sul piatto solo un'azione personale di Hernandez, con annesso legno, e un tiro da fuori area di Diaz, più spettacolare che pericoloso, scoccato per rabbiosa frustrazione.

In un contesto in cui fra Tonali e Diaz c'era solo il modesto Krunic, con Saelemaekers e Leao larghissimi, come volevate che arrivassero palle a Giroud? Infatti non ne sono arrivate.

Lo stesso Real Madrid è apparso più interessato a mettere in vetrina qualche esubero che a voler vincere il match a tutti i costi. Contro il Nizza e il Valencia, per capirci, la musica sarebbe stata diversa.

La morale della favola è il messaggio che Stefano Pioli ha mandato a tutti ovvero che, se decide che le mutande e la canotta vanno portate sul pantaloncini e la maglietta, che Maignan deve giocare ala sinistra e Leao in porta, così si deve fare. E dispiace che, facendo notare gli aspetti positivi del suo lavoro, si finisca sempre per mettere una pezza su questo eterno ritorno del mister sul luogo del delitto. Gli fai un complimento? Noti che qualcosa funzione? Bene, il tecnico si sente infallibile e ripropone anche gli errori.

Le amichevoli con Nizza e Valencia avevano mostrato un Milan più compatto, con gli spazi un po' più densi e con un Diaz supportato, cosa che non danneggiava nessuno dei giocatori, tantomeno lo spagnolo. Ma se lo scopo di una squadra non è migliorare, bensì dimostrare che il suo allenatore ha ragione anche contro l'evidenza e la logica, non si va da nessuna parte e ci sarà da temere anche per i miglioramenti, perché potrebbero autorizzare Stefano Pioli a tornare sui suoi passi e riproporre progetti falliti.

Hauge andrà via dopo aver visto il campo l'ultima volta contro la Sampdoria con un gol spettacolare e preziosissimo. Forse Krunic sarebbe stato valorizzato di più dopo un errore clamoroso. Il calcio come la vita è così, ma non è affatto una cosa bella. Non per me.