Sabato scorso, Stefano Pioli in versione Hyde era stato bocciato all'esame di Italiano. Ieri sera, al New White Hart Lane di Londra, Stefano Pioli in versione Jeckyll ha superato a pieni voti e magna cum laude l'esame di inglese. Il Milan, pertanto, è approdato ai quarti di finale della Champions League 2022-23.

Ricordo il film "Roadie - Le vie del rock", una pellicola che ormai ha superato le quaranta primavere. Il protagonista era interpretato da Meat Loaf e, se la memoria non mi tradisce, aveva un parente che riparava elettrodomestici. Il motto di questo signore era che tutto funziona... a patto che tu lo faccia funzionare.

Tutto si può fare, in sostanza, ma non perché lo si vuole, bensì solo a patto di mettersi in condizione di farlo. E ieri Pioli ha creato molte delle condizioni necessarie perché i rossoneri tornassero nelle prime 8 squadre della competizione. Il passaggio del turno va ascritto in gran parte alla preparazione e gestione del match da parte del tecnico rossonero.

I rossoneri si sono potuti permettere anche il lusso di sbagliare sotto porta, commettendo i famosi errori individuali, che avrebbero prodotto effetti catastrofici se la partita fosse stata preparata e condotta male. Gli effetti negativi degli errori possono essere ammortizzati o annullati. Se così non fosse, il calcio professionistico non sarebbe diverso da quello dei ragazzini che tirano calci a un pallone sulla spiaggia.

Pioli, di nuovo in versione virtuosa, era consapevole che Conte non si fa sorprendere due volte di seguito dallo stesso avversario, quindi non ha puntato a sorprenderlo. Ci ha rinunciato affidandosi, di fatto, alla squadra del match di andata (Messias aveva comunque giocato mezz'ora) e allo stesso assetto tattico. E se si trattava di scelte già sgamate, quindi leggibili da parte di Conte, erano almeno soluzioni assimilate dai ragazzi. Dopo Firenze, era opportuno evirare cervellotici salti nel buio in una partita nella quale sarebbe stato pericoloso confondere la testa dei giocatori contro avversari della fascia alta di Premier.

Pioli-Jeckyll, inoltre, non ha ascoltato le sirene che, tramite le maggiori testate d'informazione, parlavano di un Milan intenzionato a non fare calcoli. I calcoli li ha fatti e doveva farli, come qualsiasi buon generale. Tottenham-Milan era proprio una partita da calcoli, visto che il primo a farli è stato il rivale.

Nei primi minuti, gli Spurs hanno provato a sorprendere il Diavolo con un lancio lungo nella zona di Messias e, poco dopo, con un pressing altissimo sul brasiliano, andato in chiara difficoltà. Era evidente che Conte considerava Messias un punto debole del Milan. Una spizzata a centrocampo di Skipp, poi, ha fatto correre la sfera rapida e lunga verso la destra, dove si era fiondato Kane. Era un Milan guardingo, però, pronto a ricevere a colpi del genere e li ha ammortizzati bene.

Conte ha preso atto che la sorpresa non era più tale e, pur dovendo recuperare, ha scelto di far avanzare il Milan per colpirlo con le sue ripartenze manovrate. Lo aveva fatto nel derby di ritorno del 2020-21, quando i rossoneri si erano trovati nella condizione di dover rimontare in classifica dopo la sconfitta di La Spezia. Il Milan offrì intere praterie al miglior Lukaku della carriera, finendone punito.

Le ripartenze di Conte sono molto diverse da quelle di Inzaghi o Spalletti. Una ripartenza prevede sempre un repentino rovesciamento di fronte, ma Inzaghi e Spalletti aggirano l'avversario sulle fasce mentre un uomo attacca il centro e, almeno nel caso di Inzaghi, un altro segue l'azione in posizione arretrata a formare un rombo con gli altri tre compagni. Dal canto suo, Conte riparte con una catena di scambi bassi di prima nella quale contano la rapidità e la capacità di trovarsi a memoria. Parliamo di  schemi e movimento senza palla che rendono tale soluzione letale. L'avversario si accorge troppo tardi di quanti metri e spazio ha quadagnato la squadra di Conte.

Forte del vantaggio iniziale, Pioli si è guardato bene dal farsi trarre in inganno. 

Il Milan, in realtà, avrebbe voluto infilare Conte con la velocità di Leao, ma Conte aveva predisposto per gli attaccanti rossoneri una gabbia che ha funzionato finché il Tottenham si è potuto permettere il lusso di attendere. Quanto, infatti, Leao, Giroud e Diaz erano a centrocampo, avevano sempre due uomini davanti e uno alle spalle, in maniera da essere circondati.

Al minuto 7, si notava che le formazioni erano racchiuse a centrocampo in circa 30 metri e sistemate in maniera quasi speculare. Come conseguenza, l'unica palla gol del primo tempo è stata quella di Messias, tirata malamente fuori, ma col piede sbagliato, il destro.

Nella ripresa... ecco, parlando di ripresa, bisogna parlare di Diaz. Non va commesso l'errore di giudicare la partita di Diaz sulla base dell'ottima prestazione sciorinata a partire dal 46°. Nella prima fase lo spagnolo era stato nullo, pur impegnandosi molto. Aveva corso a vuoto in fase di non possesso palla e aveva sofferto la gabbia di Conte quando aveva la sfera. La sensazione è che Pioli-Jeckyll, evitando di essere troppo paterno, abbia strigliato il ragazzo nell'intervallo. Sul ragazzo ci  stava mettendo la faccia. E per 20 minuti della ripresa Diaz ha giocato un po' più alto mettendo in evidenza ottime cose.

Nella ripresa, Conte passava alla seconda parte del piano. Il Milan stava recitando la parte della montagna che non andava incontro a Maometto, per cui doveva essere Conte, come Maometto, ad andare verso la montagna. Il Tottenham saliva, pressava altissimo sulla costruzione dal basso della manovra rossonera e alzava i ritmi.

Ma se i rossoneri soffrivano nell'uscire, quando riuscivano a farlo, trovavano finalmente gli spazi per essere pericolosi. Diaz, nella sua versione migliore, quella offensiva,  si vedeva respingere un tiro ravvicinato a colpo sicuro dal massiccio Forster.

La ripresa era iniziata solo da una decina di minuti, ma Messias si rompeva e questo era il classico incidente che ri risolve in un vantaggio per chi lo subisce. Il Tottenham, infatti, stava percuotendo e l'infortunio del pur bravo brasiliano costringeva Pioli a inserire Saelemaekers, più efficiente in copertura e più muscolare nella melée che si faceva sempre più tosta. Il Tottenham, del resto, aveva picchiato duro fin dal primo tempo e, man mano che l'eliminazione si faceva concreta, diventava sempre più ruvido.

La seconda parte della ripresa torturava i tifosi rossoneri con Diaz che non trasformava un calcio di rigore in movimento, per aggiustarsi la palla sul destro, Sembrava poco lucido. in sostanza, segno che era sulle gambe. Poi, però, alla mezz'ora, Romero falciava Theo con un'entrata da codice penale mentre il francese si involava sulla fascia: espulsione per somma di ammonizioni.

Finita? Neanche per sogno! Il Milan dimostrava di essere una compagine ancora inesperta, perché si faceva prendere dall'ansia e dalla fretta, mentre dovevano essere gli avversari a cadere in questa trappola, in quanto vicini all'eliminazione. 

Pioli toglieva Diaz per Bennacer, che consentiva a un bravo Krunic di avanzare, ma avrebbe dovuto farlo 10 minuti prima, se non un quarto d'ora. Era l'unico errore del tecnico rossonero, un errore inevitabile da parte di un tecnico che farebbe giocare il suo pupillo, per il quale prova grande affetto filiale, anche ingessato. Ed è stato un errore che non è andato a inficiare la grande performance in panchina di Pioli.

Come abbiamo detto, i rossoneri commettevano l'ingenuità di farsi prendere dalla frenesia pure in vantaggio e con l'uomo in più. Perdevano palloni stupidi e, nel recupero, Maignan doveva scattare con riflessi felini per intercettare un colpo di testa insidiosissimo, scoccato nel mischione da una maglia bianca.

Si era in pieno recupero e Origi, entrato come cambio tattico insieme a Rebic, prendeva il palo in contropiede con un tocco di classe. Se non l'avete capito, non è come Giroud, ma a dispetto della stazza, è un piede delicato. 

All'ultimo respiro del match, il braccino corto dei milanisti, regalava un'ultima incursione ai londinesi, ma non era la loro serata.

E qui vediamo di chiarirci, sia perché è sempre meglio evitare equivoci sia perché l'umore è di quelli giusti per prendere le cose in allegria: chi-se-ne-frega se il Milan può o non può vincere la Champions! Il Diavolo non deve lasciarsi intrappolare come un allocco dal gioco al rialzo dell'asticella. Non disputava i quarti di finale dal 2012 e averli raggiunti è di per sé un traguardo. Non mette nulla in bacheca, chiaro, ma sono entrati soldi, visibilità internazionale per la gioia degli sponsor, e punti nel ranking UEFA. 

I rossoneri, inoltre, hanno eliminato un'avversaria che aveva vinto il suo girone e ciò non va sottovalutato. Quando trovi uno che è arrivato primo, non sai quali sono i suoi veri limiti e di cosa può essere capace.

Il Milan non è tornato ancora ad essere una grande società e il processo sarà lungo e laborioso. Non è detto neppure che vada a buon fine.

Ma allora non è una grande società neppure il Psg, che è solo una società ricchissima e potentissima, ma non una grande società. Il Bayern lo è, perché è sempre lì riuscendo a coniugare la serietà contabile con annate importanti dal punto di vista dei risultati. Il Psg è una collezione di figurine che in estate ha comprato giocatori che non servivano, strapagandogli l'ingaggio, solo per dispetto ad altre società. Il caso di Renato Sanches, destinato al Milan, è emblematico

Trovo giusto, allora, che nei quarti ci sia il Diavolo degli scappati di casa, dei miracolati, il nuovo Leicester ecc. , ma non gli spocchiosi e superficiali parigini. 

Pioli-Jeckyll, ieri, è stato pienamente  all'altezza dell'esame di inglese, più ancora che all'andata, non avendo potuto contare sull'effetto sorpresa. Una grande società non può prescindere da un grande tecnico, ma Pioli deve imparare a non perdersi sul più bello cedendo alla tentazione di sfasciare tutto.

Ieri ci sono stati molti errori individuali, prima sotto porta e poi quando è maturata la superiorità numerica. I ragazzi hanno peccato di inesperienza facendosi prendere dall'orgasmo, però la felice preparazione del match e la sua gestione hanno contribuito in maniera decisiva ad annullare gli effetti negativi degli errori. La testa, la freddezza, l'applicazione ecc. sono tutti fattori importanti, ma se il contesto è virtuoso, allora i risultati possono venire anche se si perde qualche palla o si manca qualche gol di troppo.

Ora ci sarà un mese abbondante per lavorare alla qualificazione per la prossima Champions. La posizione in classifica non è bellissima, ma il distacco di punti è irrisorio, per cui ci sono i margini per fare bene.

Ci vorrà Pioli-Jeckyll.