A sessantasei anni riesco ancora a soffrire talmente tanto per prestazioni sconfortanti del Milan, come se non ci fossero cose più serie ed importanti a cui dare importanza. Un mio limite, una debolezza, che evidenzia il mio essere tifoso, ma ne amplifica l'incapacità di relegarlo al solo ruolo di passione o passatempo.

Non è semplicemente una questione di risultati, anzi, lo Sport e il Calcio mi hanno insegnato i valori cardine che li regolano, ma vedere comportamenti superficiali, o peggio, non degni dell'affetto che milioni di tifosi, riversano sulla squadra che tanto amano è assurdo ed avvilente, al punto di mutare il mio "amore", in tutt'altro.  Ho già analizzato il pareggio di Lecce, indicando in Mister Pioli il colpevole per la vittoria buttata via. Ma vorrei fare alcune considerazioni più specifiche.

1- Pareggiare a Lecce, dopo le fatiche di Champions, contro una squadra che corre e gioca sempre a ritmi sostenuti. Allenata ottimamente da Mister Daversa, oltretutto reduce dalla sconfitta immeritata di Roma, concretizzatasi nei minuti finali, poteva essere ampiamente preventivato prima del fischio iniziale. 2- Gli infortuni che perseguitano il Milan, da quando Mister Pioli ne è alla guida, sono il dato più inquietante a cui non si riesce a dare una risposta o peggio, una soluzione. Se poi si aggiunge che la Società ha giustamente ridotto il numero di giocatori a disposizione dell'allenatore, ecco che il termine EMERGENZA, diventa una costante nello stilare la formazione, che troppo spesso non è certamente, la migliore o quella che la dirigenza voleva mettere a disposizione di tecnico e tifosi. 3- L'allenatore, non è ne il proprietario della squadra, ne l'unico responsabile di eventuali insuccessi. Non è necessario che piaccia a tutti i tifosi, cosa pressochè impossibile, specialmente se lo si valuta esclusivamente in base ai risultati, ma su un unico punto non può avere giustificazioni, cercare soluzioni incomprensibili a chiunque abbia conoscenza del Calcio, giocato, praticato o parlato.

Mister Pioli si presentava alla partita contro il Lecce, con una formazione alquanto rimaneggiata. Alle prolungate assenze dei vari Kalulu, Caldara, Pellegrino e Bennacer, vanno aggiunte quelle di Pulisic e Loftus Cheek, mentre la rinuncia di Adlì e Musah è una scelta tecnica, che non condividevo. La contemporanea presenza in campo di Pobega, quasi mai utilizzato in questo inizio campionato, Krunic, reduce da un infortunio e ancora troppo lento e bloccato e un Chucuweze non ancora inserito nel gioco della squadra e lontano dalla sua migliore condizione, aumentavano notevolmente le difficoltà di una trasferta già insidiosa di suo. La ciliegina sulla torta, volendo cercare di sdrammatizzare, si materializzava al minuto nove quando su un passaggio filtrante di Pobega, Leao bloccava la sua corsa, toccandosi la coscia e indicando alla panchina la sostituzione. Entrava Okafor mostrando subito le sue qualità e mostrandosi, come già in passato, pronto per l'utilizzo.

Ci sono allenatori, anche più esperti di Mister Pioli, che riempiono block-notes di appunti, al fine di sapere dove intervenire per migliorare la squadra. Che l'allenatore del Milan, come moltissimi altri, non lo faccia, non è certamente una colpa. Lo è invece non saper applicare anche i correttivi più elementari per aiutare la squadra. Così all'intervallo, al rientro negli spogliatoi dello Stadio Ettore Giardiniero di Via del Mare, in vantaggio di due gol a zero, anche grazie a Maignan che aveva compiuto un vero miracolo, tenendo la porta inviolata, speravo che il tecnico rossonero sapesse intervenire con semplici correzioni.
A mio modesto parere, constatata l'impossibilità di Calabria di proseguire la partita doveva inserire Florenzi, suo sostituto naturale, rafforzare il centrocampo inserendo Musah, anche per aiutare nei raddoppi sulla fascia destra e riproponendo Adlì per un Krunic, in formato fantasma, affidarsi anche ai suoi lanci, spesso precisi, per far correre più la palla dei giocatori. Nella chiaccherata di rito, prassi di ogni spogliatoio, avrei chiesto a Theo di dedicarsi più alla fase difensiva che alla ricerca del gol personale, indicando alla squadra attenzione e un posizionamento sotto palla per ripartire in contropiede. Un 4-3-1-2 dove in realtà il solo Giroud restava come riferimento avanzato con Okafor a svariare su tutto il fronte d'attacco. Quindi : Maignan, Florenzi, Thiaw, Tomori, Theo, Musah, Adlì, Pobega, Rejnders, Okafor, Giroud.
Troppo difficile ? Probabilmente sì, ma certamente molto meno "cervellotica" della soluzione proposta da Pioli, con Musah al posto di Calabria.

Ora, anche volendo giustificare la scelta del tecnico, rivolta a marcare il loro attaccante, molto veloce e pericoloso, dal giocatore ai suoi occhi più adatto, erano bastati pochi minuti per vedere che il nostro americano era troppo leggero, non in grado di ricoprire quel ruolo e il tentativo tecnico era fallito. NO, Mister Pioli ha voluto aspettare di prendere il gol del 2 a 1, per insistere ancora nello sbaglio, così da vedersi raggiunti sul 2 a 2 e inserire Florenzi, dove ? A terzino destro. Dalle mie parti si dice : "Fatti vedere, sì, ma da uno bravo ". L'inserimento al minuto 79 di Jovic, con Giroud dolorante alla caviglia che si avvia ad uscire, mentre era obbligato a restare in campo perchè era Chucu a prendere la via degli spogliatoi, fotografa perfettamente la situazione.

Vedete, non è questione di Pioli-Out. Che l'allenatore non venga allontanato, per motivi prettamente economici, lo sappiamo perfettamente, ma constatare che nel Pioli-In (confusione) l'ipotetico arrivo di Ibra, così come il ritornello musicale cancellato da San Siro, abbiano già fatto vacillare le sue poche certezze, con esiti catastrofici. A Lecce, Furlani e Moncada non erano presenti e l'umore generale a fine partita non deve certo essere stato dei migliori. Ad inizio ripresa le azioni partivano sempre con la palla ai due centrali, Krunic e Pobega non si smarcavano e l'unico a correre sempre era Rejnders, poi aiutato da Musah, quando era ormai tardi. La squadra era lunga e incapace di contrastare l'avversario, con la stanchezza della partita giocata contro i francesi a farsi sentire. L'espulsione di Giroud, per proteste, è la quarta in dodici giornate, un ulteriore segnale da non sottovalutare.

Infortuni, nervosismo, sbagli tecnici, chi pensa che il Milan non sia in grado di competere per lo scudetto e la campagna acquisti sia stata fallimentare è totalmente fuori strada.
Spero tanto di sbagliarmi, ma Ibra non è Maldini e richiamarlo ha già avuto l'effetto di delegittimare Pioli.