Mancano tre partite alla piccola sosta natalizia e ci sono 9 preziosissimi punti in palio, per cui Pioli ha varato la strategia che dovrà portare i rossoneri alle feste con quanto più bottino riuscirà a raccattare. L'allenatore rossonero ha, in sostanza, deciso di puntare su Piatek e non perchè il polacco sia diventato di nuovo il terrore degli estremi difensori avversari, ma per ragioni tattiche.

Su tale scelta vanno fatti alcuni chiarimenti e considerazioni. La prima è che qualche titolo non sembra essere stato corretto nel riportare quanto detto da Pioli, ovvero che Leao non sarebbe un centravanti. Leggendo, infatti, nel dettaglio le dichiarazioni, Pioli avrebbe invece chiarito che Leao è un centravanti di manovra laddove Piatek lo è da area di rigore. Considerazioni ineccepibili che chiariscono la logica seguita, a torto o a ragione, dal tecnico rossonero. Il Milan, infatti, ha già diversi giocatori decisamente orientati alla manovra (Bennacer, Paquetà, Bonaventura, Chala e Suso) e di essi quattro saranno sempre in campo. Leao al vertice dell'attacco sarebbe un quinto incomodo, mentre Piatek, pur facendo pena, traccia delle linee rette sul prato verde che, comunque, puntano regolarmente alla porta avversaria.

La scelta, quindi, non è affatto una bocciatura del talentuoso, anche se giovane e acerbo, Leao, come non è un'apertura all'arrivo di Ibra, che tra l'altro non è affatto certo. E' semplicemente una valutazione relativa ai prossimi tre match, nei quali Leao potrà tornare utile a partita in corso, qualora ci sia bisogno di un altro elemento che giostra in fase di manovra. In base poi a ciò che porterà l'anno nuovo, tutto potrebbe essere rivisto. Certo, anche se il ragionamento di Pioli non appare campato in aria, ma convincente, i fatti potrebbero bocciare la scelta del tecnico, qualora Piatek continuasse a non vedere la porta neanche col binocolo e a essere anticipato dai difensori 9 volte su dieci. D'altro canto, va dato atto che le dichiarazioni di Pioli sembrano formulate anche per non essere gratuitamente offensive nei confronti di Leao, in quanto spostano le motivazioni della scelta sulle caratteristiche e non sul valore. Non sarebbe stato bello per Leao sentirsi dire di essere inferiore a questo Piatek.

Nella speranza che il polacco finalmente si sblocchi, speriamo già da oggi, Ibra si sta dimostrando, tramite Raiola, troppo irritante. Legittimo, infatti, che lo svedese e il suo procuratore mirino a spuntare il massimo ingaggio possibile, ma il loro sembra il classico gioco delle tre carte, il tira e molla di chi, ogni volta che si sta per concludere, ritira la mano lasciando la controparte con la propria estremità tesa nel vuoto. Tecnicamente uno come lui a questo Milan serve anche a 38 anni, specie considerando che sul mercato non ci sono grossi colpi disponibili a prezzi onesti. Ma il calendario dice 8 dicembre e, a questo, punto, se Ibrahimovic è motivato dall'avventura rossonera accetti, altrimenti dica finalmente di non essere interessato nè dal punto di vista tecnico nè economico.

Il gioco di Raiola e Ibra può significare cose antipatiche. La più banale è che usino il Milan per scaldare il mercato, che forse è freddo verso un 38nne dalle pretese economiche non modeste. Ma potrebbero esserci risvolti più sconcertanti ovvero che il Milan venga tenuto in attesa di Ibra fino al momento di rifilargli il pacchetto Balotelli, in uscita dal Brescia, più Kean, rinomata coppia di flop talentuosi. Entrambi sono della scuderia di Raiola, entrambi sanno giocare a pallone, ma entrambi sono ad altissimo rischio caratteriale, se non costituiscono addirittura una certezza di guai. Conoscendo Raiola, vi stupireste di una strategia del genere?