Non è certo un caso che alla vigilia della cruciale trasferta di Newcastle si stia innescando, a mio avviso, il classico meccanismo del “capro espiatorio”. Andrea Longoni lo evidenzia più o meno consapevolmente nel suo recente intervento, ma è pure comprensibile e logico. Afferma che in fondo “la vera colpa è aver tenuto Pioli”. Fortunatamente dice “vera” e non “unica” e quindi attenua quello che però è il classico meccanismo della concentrazione su un singolo personaggio delle colpe o delle responsabilità di tutti. Il “capro espiatorio”, appunto. E' un fenomeno che va quasi sempre, anche psicologicamente, in maniera bidirezionale.
Dai grandi eventi della storia, come l'antisemistismo giustificativo di ogni male fino alle conseguenze di cui vediamo ancora oggi i disastrosi effetti, al piccolo, ma non così tale, mondo del calcio sia per la sua natura ampiamente sociale e mediatica e sia come lo sport più ampiamente rappresentato e raccontato. Salvo improvvise fiammate di breve concentrazione mediatica in altri sport, dove si conquistano premi e trofei. Bidirezionale perché chi finisce nella figura del capro espiatorio sembra essere quasi sempre proclive anche ad assumerne il ruolo. Così facendo entra a fare parte di un meccanismo in cui il capro, solitamente prima anche capo, fa proprio di tutto per assumerne la veste. C'è una variante molto usata anche in aziende normali, che si evidenzia nel classico “promoveatur ut amoveatur”, sicuramente sistema molto soffice di eliminare dei personaggi scomodi, ma pure per identificarli nella loro dichiarata e raggiunta assenza di vera funzionalità dirigenziale come, in fondo, degli addolciti capro espiatori pure essi. E' comunque un meccanismo salvifico per chi può tranquillamente scaricare le proprie colpe su un personaggio che finisce quasi inconsapevolmente per accettarle.
Uscire da questo perverso gioco che si rivolge non solo a singoli, ma addirittura a gruppi, se non a popoli e nazioni, di assunzione di responsabilità “allargate” non è certo semplice. Mentre magari nel mondo generico aziendale può avere delle vie di uscita mantenendo una coerenza di comportamenti, nel calcio non c'è proprio tradizionalmente alcuna via di scampo. Sembra proprio di queste ore la chiusura della telenovela Ibra del no, del nì e del sospirato sì. Quale sia l'ovvio ridimensionamento tecnico di Pioli con l'ingresso di un personaggio molto pesante in termini seppure ancora piuttosto indistinti tra esercizio di reali poteri oppure di “superconsigli” rende la situazione un poco a mezzo tra commedia e tragedia. Con contorni vagamente amletici pure per lo stesso Pioli. Super su cosa e su chi? E comunque una bella tensione mediatica alla vigilia di una partita cruciale. Ibra parla questa volta esplicitamente di attività di investimento, di attività mediatica, di attività sportiva e di attività di intrattenimento. Un discorso a 360 gradi molto politico che dice tutto o niente. Molto superistituzionale però. Magari qualcuno lo spiegherà ai tifosi tra i quali comincia a serpeggiare il malcontento e poi si vedrà fattualmente che cosa porta Ibra.
Di una cosa c'è sicuramente bisogno: che almeno un “super” sia dirigente in pectore, oppure in consulenza, dia ai fondamentali media qualcosa di diverso dai discorsi kafkiani pre o post partita del nostro allenatore. Poi per il resto si vedrà.

Ritornando a Pioli, le critiche sono piovute sempre più copiose anche da una certa stampa che lo ha sempre difeso. La pressione mediatica si è pure concretizzata addirittura in un TG nazionale, dove un Sacchi di aria francamente mefistofelica in sconvolgente primo piano lo difendeva giustificando una tautologia sui presunti danni di una grande presenza di  giocatori stranieri dimenticando forse che i giocatori stranieri li aveva scelti proprio lui Pioli, direi anche proprio tutti stranieri, visto che uno italiano lo aveva mandato via, Gabbia.
Ma al guru di Fusignano mediaticamente presente soprattutto nelle esternazioni di cose piuttosto ovvie, anche in palese contraddizione, per la verità, non posso che perdonare tutto, anche inquietanti apparizioni in stile Halloween.
Tornando al capro, non più capo, evidentemente, visto che finalmente sembra che sia la volta buona di Ibra, ma solo ridimensionato allenatore, forse nemmeno più “head coach”, ma solo e semplicemente “coach”, che gli succede se buca, come è ormai nelle previsioni, la trasferta di Newcastle?
Non è certo più una allenatore di primo pelo, ora più vicino ai 60 che ai 50. Un tempo, più vicino ai 50 che ai 60, il suo ego fu colpito a Firenze, dove uscì sbattendo la porta, poiché le sue prerogative di competenza e di ruolo erano state infrante.
Ora che fa? Accetta la rivoluzione Ibra che non arriva certo a fare gli auguri di Natale, ma forse magari in cuor suo se la augura? Non si rende conto magari di far parte di un possibile rito di eliminazione da capro e poi anche da capo? Oppure si adatta a ridimensionarsi scalando nella graduatoria dei “coaches”, visto che Ibra cita la parola sportiva e in una società di calcio la prestazione sportiva è appunto il calcio e il modo in cui si intende praticarlo.
Dobbiamo riconoscere che questa Proprietà tra i viaggi nei Paesi del Golfo e l'entrata di Ibra dà sicuramente molti spunti per fare previsioni, anche le più fantasiose. Considero, dal mio punto di vista, più terra terra le prestazioni di Pioli, con il mio solito parametro. Pioli nell'anno dello scudetto ha un 1,00 alla 15esima giornata, pur dopo due disastrose sconfitte con la Fiorentina ed il Sassuolo e comunque dopo aver incontrato Lazio, Inter, Juve e Roma. L'anno precedente era addirittura a 1,26 sempre dopo Inter, Roma, Napoli, quindi in paragone di difficoltà assolutamente simile. Nell'anno della cavalcata del Napoli era a un dignitosissimo 0,86, sempre dopo Inter, Napoli, Juve e Fiorentina, quindi forse con difficoltà superiori. 
Oggi, dopo Roma, Inter, Lazio, Juve, Fiorentina e Atalanta, non tanto diversamente che nel passato, si trova a un 0,53 che parla quindi di una vera caduta verticale. Ho sempre preso le sue parti, perché le responsabilità di questa caduta sono per me in gran parte più a monte e continuo a farlo, perché mi sembra di avvertire aria di roghi espiatori nel passaggio da capo a capro. Una caduta verticale anche su sue scelte però, oppure comunque chiaramente da lui avvallate e sulle sue bislacche invenzioni tattiche.
Per citarne alcune: i terzini mediani, il tentativo a 3 in difesa poi ritentato a 3 e ½, i centrocampisti continuamente ondivaghi di posizionamento ma francamente tutti più offensivi che difensivi in assenza del migliore difensivo che abbiamo e che è Bennacer. Il “raca” affibiato a Adli, salvo poi recuperarlo, lo stesso a CDK in chiara antitesi a Maldini che pure lo aveva salvato e lo difende tuttora. La scelta quasi ossessiva su Krunic non certo un fuoriclasse. Mi piacerebbe capire il no a Vrankx e il sì a Musah tra i quali non vedo, se non economicamente, e di tanto, tutta questa differenza, ma pure questa in ottica di antitesi a Paolo e di coincidenza con una proprietà che alla fine lo ha pure promosso.

Insomma, gli argomenti a sua favore non mi sembrano poi così tanti, ma non mi piacciono i capri. Tutto qui. Molto comodi averli, molto facile isolarli e poi chiudere la questione e tutti felici e contenti. Quindi che succederà dopo una probabile caduta a Newcastle e già in presenza di Ibra, almeno per quanto sembra ormai assodato? Ci sarà almeno qualcuno che in caso di uscita dica con chiarezza quale rimane il “vero” obiettivo del Milan 2023/24? Magari, se non si chiede troppo, anche qualcuno che dica, oltre ai giornalisti, se ci sono intenzioni di spendere soldi a gennaio? Al di là di quelli dati per certi e che certi, la lista è lunga, poi non lo sono diventati più? Magari Ibra avrà qualcosa da dire sul clamoroso flop di Chukuwueze, pure il più costoso acquisto della campagna estiva?
Insomma, il Trio Decisionale, Cardinale, Scaroni, il last but not least Singer e infine il superconsulente Ibra costituiscono una bella variante a sette, con l'aggiunta di un bel convitato di pietra, Maldini, dei “Sei personaggi in Cerca di Autore" di Pirandello. Come si sposteranno pirandellianamente gli equilibri e quindi quali parti verranno a recitare è roba per ora da Sibilla Cumana.
Ma in fondo siamo terzi e quindi "Tiremm Innanz"...
Pioli capo sicuramente non lo sarà più, capro forse. E poi chi avrà voglia di prendere la parte del nuovo capro, dopo una eventuale uscita di Pioli? Accusare gli allenatori è il mestiere più facile del mondo del calcio.