Uno dei pochissimi casi accaduti nel mondo del calcio dove un giocatore in piena attività, e dunque non fuori dalla carriera, ha dichiarato la propria omosessualità.
Il caso, perchè purtroppo di caso si deve parlare, di Jankto, ex Udinese e Samp, ha fatto il giro dell'universo sportivo in pochissimo tempo. In una società normale non avrebbe dovuto essere notizia e non ci sarebbe neanche stato il caso di dover fare coming out.
Ma in questo tempo e mondo di normale non c'è assolutamente nulla.
Il perbenismo si scandalizza per un bacio finto, simulato, e dissacrante, tra Fedez e Chemical, teatralità pura, che ricorda un po' quello di Benigni e Baudo, il moralismo da quattro danari va KO per un bacio omosessuale in una fiction televisiva, Un posto al sole, ma non va oltre il solito rituale del bla,bla,bla, quando si verificano casi di razzismo.
Anche io ho amici gay, ma. Anche io ho amici neri, ma. Anche io, ma. E in questo ma, c'è tutto. Nel calcio l'omofobia è una piaga enorme. Siamo abituati ad un concetto di super uomo, di mascolinità perfetta, eroica, che non può permettersi di essere "altro". Lo vediamo nei linguaggi delle telecronache delle partite, spesso. L'omofobia nel calcio è un disastro, non se ne parla, si ha paura. Stiamo andando su Marte e non riusciamo ad accettare l'identità di una persona. Quante volte lo abbiamo detto, letto e ripetuto? Eppure eccoci ancora qua, a parlare delle solite cose.
Servono esempi in questo mondo? Sì. Esempi ma non eroi e neanche di antieroi. Basta semplicemente essere se stessi. Se un calciatore non può dichiararsi gay nel calcio è perchè ha paura delle ritorsioni. Di non essere accettato, di essere rifiutato, bullizzato, discriminato. Di questo stiamo parlando. Ed allora meglio fingersi magari facendosi immortalare in posa accanto ad una strafiga per poi dietro le mura, viversi la propria identità, che essere ciò che si è. Apparire per non essere. Negazione dell'individuo. Negazione dell'essere. La quasi totalità degli sportivi riconoscono che nel mondo dello sport c'è un problema verso l'omosessualità. Una percentuale importante di atleti hanno anche dovuto rinunciare a praticare sport a causa del proprio orientamento sessuale.
Per non parlare di chi è trans. Lì siamo nel campo della tragedia assoluta. Non si riesce a fare squadra, una società cattiva ed ignorante come la nostra continua a percepire l'omosessualità come un crimine, e poi tutti però nel giorno della Memoria a piangere lacrime di coccodrillo, dicendo, mai più.
Perchè non furono solo gli ebrei ad essere deportati, e massacrati, ma anche gli omosessuali, le lesbiche, i trans, considerati come pervertiti, deviati mentalmente, persone da nascondere.
Questo è e questo continua a succedere nel terzo millennio! Eppure non ci vuole molto, servono tutele, serve cultura, servono incentivi, serve protezione, servono sanzioni verso chi discrimina, serve dare un calcio all'omofobia, quello che oggi non si vuole fare.
Manca la volontà, questo è il perchè il problema dell'omofobia ancora c'è ne calcio...