E' il titolo del romanzo autobiografico di Ernest Hemingway. Lo scrittore statunitense trasferisce nei panni del protagonista Robert Jordan l'avventura intrapresa in Spagna come inviato giornalista e come volontario per abbracciare la causa antifranchista. Hemingway al di là del mero aspetto dell'avventura romanzata si ispira a un sermone famoso del poeta saggista religioso John Donne, vissuto tra il '500 e il '600, il quale secondo il concetto che nessun uomo è un'isola affermò: “Non chiederti mai per chi suona la campana. Essa suona per te”. Hemingway pertanto, attraverso la trama del romanzo, intende evidenziare il tema della morte inteso come la morale naturale che il destino riserva inevitabilmente a ogni uomo.

Nasce dunque spontaneo il desiderio di trasferire questa frase nel linguaggio corrente dettato dal nostro campionato di calcio, mi sento di proferire questa domanda chiedendo a ogni squadra del nostro campionato se l'epilogo finale potrà essere per loro favorevole oppure negativo. Appunto “per chi suona la campana?” annunciando il fallimento della stagione al di là dell'evento drammatico causato dalla pandemia. Con la Coppa Italia si sono preannunciati eventi futuri non proprio rassicuranti riguardo le due big: la Juventus e l'Inter chiamate alla prova in occasione della prima partita post-sosta calcistica. Queste due squadre pare che abbiano accusato una preparazione in forte ritardo fisico-atletico, ma ci si chiede quale potrà essere l'effetto psicologico sul morale dei singoli giocatori. Abbiamo rivisto le due squadre impegnate a dare una replica più convincente in occasione della ripresa del campionato: l'Inter contro la Sampdoria domenica sera nel recupero dell'incontro che fu rinviato alla 26a giornata, mentre la Juventus impegnata nella difficile trasferta di Bologna lunedì sera. Per entrambe, al di là di ogni considerazione di carattere tecnico, prevale il motivo agonistico che appassiona le due tifoserie, accomunate nel desiderio di rivalsa portando al termine con successo l'obiettivo prefissato. I nerazzurri, giocando con il lutto al braccio per la morte del compianto Mario Corso, hanno disputato un primo tempo scoppiettante e gradevole che ha evidenziato azioni di pregevole fattura e di ottime trame tecniche. I due goal realizzati infatti hanno confermato la bontà delle trame di gioco volute da Conte alla luce dell'inserimento in squadra del recente acquisto di Eriksen. Il danese è stato l'ispiratore delle manovre dell'Inter suggerendo in modo decisivo le conclusioni finali, come ad esempio l'azione che ha generato il primo goal, frutto di una triangolazione corale che ha visto impegnati Lautaro Martinez con un fine colpo di tacco verso Lukaku il quale ha richiesto la triangolazione al danese. L'ex giocatore degli “Spurs” ha restituito prontamente la palla con un tocco di prima intenzione e Lukaku non ha avuto difficoltà a superare il portiere avversario blucerchiato. Molto simile l'azione del raddoppio che ha chiamato in causa l'apporto di Candreva dialogando con Lukaku e facendo giungere il pallone al centro area sui piedi di Lautaro. Tiro preciso e raddoppio dell'Inter che non ha lasciato dubbi sulla prova decisiva della compagine nerazzurra, sicuramente in progresso rispetto alla prima uscita in Coppa Italia. Il secondo tempo dell'Inter è stato meno brillante offrendo l'opportunità alla Sampdoria di riaprire la gara con un goal che ha mostrato una velata distrazione da parte dei difensori interisti. Alla fine però l'incontro si è concluso con la vittoria dell'Inter per 2 – 1 permettendo ai nerazzurri di occupare saldamente il terzo posto in classifica a 6 punti dalla Juventus e a 5 dalla Lazio. Per l'Inter dunque non si può dire che la lotta per la conquista dello scudetto sia finita. La strada da percorrere è ancora molto lunga, le sorprese sono nascoste dietro l'angolo e il doppio impegno settimanale con il caldo imminente alle porte lascia presupporre interessanti risvolti e impensabili conclusioni di esiti finali.

Domenica alle 19.30 si è cimentata pure l'Atalanta in questo che sembra ormai essere un mini campionato aggiunto a quello finora disputato e interrotto. Gli orobici di Gasperini hanno affrontato con grande impegno il Sassuolo ben guidato da De Zerbi, dimostrando di essere in ottime condizioni per proseguire il percorso del campionato con grande autorità e con i numeri dalla loro parte. I bergamaschi vincendo per 4 – 1 hanno offerto una dimostrazione di forza confermando per l'ennesima volta la loro eccelsa qualità di andare a rete. Infatti constatando i numeri della classifica balza all'occhio l'impressionante performance dei goal realizzati: ben 74 in 26 partite, un dato esaltante a conferma della dottrina di Gasperini protesa a incentivare il gioco d'attacco della sua formazione. Lo stesso modulo infatti basato sul 3-4-1-2 e a volte 3-4-3 induce a credere che dopo la cura continua da parte di Gasperini, questo possa essere il modulo più consono per ottenere risultati esaltanti. La squadra orobica ha collezionato finora una media goal realizzati di quasi 3 goal a partita e c'è da pensare che mercoledì 24 giugno a Bergamo andrà in scena un incontro tra Atalanta e Lazio che promette scintille, peccato non ci sarà la presenza in panchina di Gasperini espulso dall'arbitro durante lo svolgimento dell'incontro tra l'Atalanta e il Sassuolo. Sarà un incontro decisamente emozionante, poiché ci dirà dire con ogni probabilità quanto siano credibili le velleità di scudetto avanzate finora dai bianco azzurri laziali.

La Juventus impegnata nel mettere a tacere voci contrastanti, polemiche e malumori riscontrati a seguito delle due uscite poco convincenti durante il torneo di Coppa Italia, ha affrontato con grande impegno il pericoloso confronto in trasferta con la squadra diretta da Mihailovic. I felsinei hanno dato prova del loro valore tecnico profondendo tutte le proprie energie ben sapendo di affrontare una squadra fortissima come la Juventus. L'incontro è stato molto combattuto e il risultato finale ha visto prevalere i bianconeri per 2 – 0 con le reti di Ronaldo su rigore e un bel goal di Dybala. La Juventus dunque getta acqua sul fuoco delle polemiche divampate in questi giorni, mettendo a tacere anche i più scettici nel dimostrare i progressi fatti rispetto alle prime uscite e inviando un chiaro messaggio alle dirette concorrenti, evidenziando il puntiglio di squadra vincente e mai doma a mollare le intenzioni bellicose.

Ma l'attesa dei tifosi rossoneri era tutta dedicata all'atteso incontro tra Lecce e Milan. Infatti da parte della squadra meneghina ci si attendeva una conferma dei progressi riscontrati nella semifinale di Coppa Italia contro la Juventus. Considerando il fermo dei tre mesi, la condizione non troppo esaltante della classifica e le diatribe interne tra la dirigenza amministrativa e Ibrahimovic, si può affermare con certezza che i rossoneri non abbiano risentito delle molteplici voci di mercato che hanno disturbato non poco la serenità dei giocatori e di tutto lo staff tecnico. Pioli è ammirevole nel dichiarare che queste voci non solo non lo disturbano minimamente, ma da professionista serio quale egli è ha affermato che gli importa di lavorare sodo per tutto il periodo che manca alla conclusione di questa travagliata stagione. Un Pioli che ha evidenziato tutta la sua calma da trasmettere ai giocatori con la necessaria determinazione per vincere la partita. E il Milan ha vinto con il risultato tondo di 4 – 1 in cui dopo essere andato in vantaggio con Castillejo, ha subito la rete del pareggio da parte dei salentini che hanno ben reagito guadagnando un calcio di rigore trasformato magistralmente da Mancosu. Sembrava a questo punto che i rossoneri fossero di nuovo ripiombati nella mediocrità che ha sempre contraddistinto la squadra del Milan in questi ultimi tempi. Invece per fortuna c'è stata la reazione immediata che pochi si aspettavano, infatti giusto il tempo di tornare a centrocampo per riprendere il gioco e dopo pochi secondi Bonaventura sempre attento e volitivo ha intercettato una corta respinta del portiere Gabriel depositando il pallone in rete a colpo sicuro. E' stato il colpo del 2 – 1 che avrebbe steso anche un toro, figuriamoci il Lecce di ieri sera apparso carente nella condizione fisico-atletica di tutto il complesso schierato in campo da Liverani. Ma ciò non toglie i meriti a un Milan apparso in discrete condizioni, nella cui formazione non si può assolutamente prescindere dalla presenza in campo di Theo Hernandez. Il terzino rossonero con le sue scorribande continue sulla fascia sinistra ha determinato la differenza fra la prestazione leccese e quella dei rossoneri. La velocità dei suoi rapidi movimenti si è manifestata soprattutto nei recuperi per rintuzzare gli attacchi portati dai salentini in quel settore di campo e Theo soprattutto nel primo tempo è stato insuperabile e troppo prezioso per l'economia organizzativa della squadra, sia in fase difensiva e sia anche per la strategia offensiva messa in atto da Pioli. Infatti i rossoneri orfani di Ibrahimovic hanno dovuto adattare il compito riservato allo svedese alla grinta e alle capacità tecniche del croato Rebic, capace di condurre il gioco in profondità fungendo da distributore alle iniziative di rifinitura da parte di Bonaventura e Calhanoglu. In questo modulo votato a promuovere parecchie iniziative di gioco proiettato in avanti, ha brillato la prestazione convincente di Castillejo. Lo spagnolo ha dato tanto ieri, ha corso incessantemente sacrificandosi in aiuto di Conti tutte le volte in cui l'ex atalantino è parso in serie difficoltà, pertanto fungendo da doppia marcatura degli avversari in quella zona del campo e avviando le ripartenze veloci in cui ha obbligato i salentini al ripiegamento per rafforzare la fascia presenziata sempre da due e a volte anche da tre giocatori. Castillejo è riuscito sempre a contrastare i suoi avversari favorendo le manovre di Bonaventura e Calhanoglu mai refrattari all'invito del fraseggio operato con ordine per tutta la gara. Infine Rebic, non si può ignorare la sua prestazione, non sarebbe giusto. Il croato ha saputo sopperire con intelligenza tattica all'assenza di Ibrahimovic, abbracciando la causa di fungere da “collage” alle manovre di rifinitura finale dei rossoneri. Caparbio e combattivo nel contendere il pallone agli avversari, una volta conquistatolo ha saputo distribuire con sagacia ai compagni buoni inviti per le conclusioni più pericolose. I suoi assist hanno tenuto sempre in apprensione la difesa avversaria non sempre, per la verità, all'altezza della situazione. Meritava il goal il croato e quando il Milan si è trovato contratto e assembrato sulla difensiva per contrastare le manovre offensive dei giallorossi salentini, in un disimpegno operato con ordine Gabbia, allungando il pallone a Rebic bene appostato nel cerchio di centrocampo ha innescato una rincorsa veloce verso la porta avversaria. Il croato ha resistito al ritorno di Saponara mantenendo la palla al piede e presentandosi davanti al portiere Gabriel in condizione ideale per sferrare il tiro risolutore. Rebic, desideroso di farsi perdonare la maldestra “bravata” in Coppa Italia ha preso la mira giusta e con sicurezza ha battuto il portiere del Lecce Gabriel portando a tre il bottino dei goal a favore dei rossoneri. Psicologicamente la partita è finita dopo il 3 – 1 determinando in campo un dominio rossonero già palesemente mostrato fino a quel momento, rendendo vane le iniziative dei padroni di casa, anche se devo aggiungere che nei minuti finali prima del quarto goal segnato da Leao, il Lecce ha tentato una impossibile quanto troppo ardua rimonta. I valori in campo si sono rivelati più profondi di quello che è potuto sembrare. A fine partita ho potuto finalmente stappare la mia bottiglia di Squinzano rosato, messa appositamente in fresco per festeggiare la vittoria. Ho fatto un brindisi alle future vittorie, ma soprattutto al pensiero di trovare un destino futuro migliore rispetto a tanti anni di sofferenze patite.

 

Considerazioni riassuntive finali

I rossoneri sono protesi a conquistare un posto in Europa, pare in modo positivo.

I bianconeri si sono rivelati i soliti mattatori.

L'Atalanta ha confermato di essere lo spauracchio delle prime tre in classifica.

L'Inter ha confermato di non mollare e di essere in buone condizioni per arrivare in fondo con un rinnovato animus pugnandi.

Attendiamo la Lazio a Bergamo in un incontro che ci dirà la verità sulle velleità della compagine di Inzaghi, fermo restando che niente è ancora emerso di nuovo per tutti.Potrà sembrare strano tutto questo, ma ancora non ci sono indicazioni da valutare in maniera definitiva.

Allora per chi suona la campana? Lo sapremo strada facendo...

nostalgico rossonero