Tutta la nostra vita è una lotta ininterrotta con ostacoli, che alla fine riportano la vittoria” (Arthur Schopenhauer)

 

In questo ottavo capitolo sono descritti i profili di giocatori abituati sempre a lottare per conquistare la vittoria. Il loro carattere, i loro comportamenti in campo e le loro caratteristiche tecniche, hanno contribuito a rafforzare quella mentalità vincente, comunque sempre esistita nel DNA rossonero. Essi lottarono per raggiungere un unico obiettivo: VINCERE!
E vinsero regalando emozioni ai tifosi che, esultando con loro, issarono sempre più in alto i gloriosi vessilli rossoneri.
Rispettando la sequenza in ordine alfabetico i profili dei giocatori descritti di seguito sono quelli di: Schnellinger, Seedorf, Serginho, Thiago Silva, Simone e Sormani.

SCHNELLINGER Karl Heinz
Spesso guardando giocare il biondo tedesco quando partiva a lunghe e veloci falcate, dalla sua posizione di terzino sinistro, ebbi la netta sensazione di paragonare le sue cavalcate a quelle di Sigfrido, il guerriero dei Nibelunghi che, nella mitologia germanica, combatté e uccise il drago nemico mostrando il coraggio di un invincibile eroe. Schnellinger, classe 1939 non si arrese mai, la sua grinta di gioco si manifestò in modo particolare interrompendo le azioni avversarie e lottando sempre su tutti i palloni. Ebbe doti eccelse nel recupero di palloni perduti rilanciando a sua volta l'azione a grandi falcate verso il reparto avanzato. Difensore ben dotato tecnicamente e fisicamente, si impose sempre sugli avversari svettando in alto per colpire imperiosamente di testa i palloni spioventi che minacciarono la sua area di rigore. La tifoseria lo soprannominò affettuosamente “Volkswagen” in virtù della sua continuità di rendimento e per la sicurezza evidenziata nei suoi provvidenziali interventi. Egli, capace di ricoprire tutti i ruoli della difesa, ma particolarmente il ruolo del terzino sinistro intervenne spesso in “tackle scivolato” favorito dalle lunghe leve delle sue gambe. Fu proprio in scivolata che Schnellinger, durante la semifinale Italia Germania al mondiale di Messico '70, riuscì a trovare il goal del pareggio tedesco proprio allo scadere dei 90 minuti regolamentari di quella partita, obbligando le due squadre a ricorrere all'over time per disputare la finale contro il Brasile. Fu proprio per quei tempi supplementari, assistendo ai momenti esaltanti vissuti con estrema emozione tramite continui capovolgimenti di fronte e l'incessante alternanza di punteggio terminato 4-3 a favore degli azzurri, che tutti decisero all'unanimità di considerare quella gara come l'incontro del secolo. A tale proposito infatti, fu appositamente affissa una targa all'esterno dell'ingresso allo stadio Azteca di Città del Messico richiamando l'attenzione a imperitura memoria di quello straordinario evento, eccezionalmente denominato con l'appellativo del “partido del siglo”.
Schnellinger, agli inizi della carriera, dopo l'esordio al Colonia appena ventenne, si fece notare per la sicurezza dei suoi interventi e per le sue prestazioni tecnico-atletiche che furono decisive per conquistare nel 1961 il suo primo titolo di campione di Germania. Fu acquistato dalla Roma nel 1963 e i dirigenti giallorossi pensarono di posteggiarlo in prestito al Mantova per una stagione, allo scopo di inserirlo nella mentalità degli schemi difensivi del calcio italiano. In quel primo anno però il tedesco convinse subito tutti segnando 2 goal e distribuendo preziosi assist durante le 33 partite disputate, dimostrando di saper svolgere in modo eccellente il ruolo di difensore pur senza disdegnare rapide ed efficaci incursioni in avanti sul fronte sinistro del terreno di gioco. Pertanto il biondo tedesco ritornò tra i capitolini, disputando una stagione ad alto livello e ricoprendo parecchi ruoli della difesa giallorossa. Il Milan, che da tempo lo teneva sotto mira, si decise ad acquistarlo nella stagione successiva 1965/66 e in maglia rossonera, Schnellinger giocò costantemente fino alla tarda età di 35 anni, disputando 9 campionati consecutivi oltre a disputare tutte le partite delle coppe internazionali e mondiali. Egli fu uno dei condottieri invincibili che formarono la famosa “difesa di ferro” rossonera formata assieme agli altri suoi compagni di reparto Cudicini, Anquilletti, Malatrasi, Rosato e Trapattoni. Infatti in quella difesa, agli ordini di Nereo Rocco, Schnellinger conquistò parecchi trofei contribuendo efficacemente ad arricchire la preziosa bacheca rossonera. Il giocatore tedesco fu molto amareggiato per quello scudetto perso nella partita della “fatal Verona” disputata nel maggio del 1973, schierandosi a spada tratta in difesa del suo compagno Gianni Rivera. Il capitano accusò fortemente il potere politico del calcio instaurato presso la Federazione e anche presso la Lega. Rivera infatti ritenne i dirigenti federali rei di avere adottato misure poco ortodosse, per il tramite della classe arbitrale, nei confronti del Milan in quel particolare periodo storico del campionato italiano. Il biondo tedesco disputò l'ultimo campionato in maglia rossonera nel 1974, terminando la sua carriera rossonera per ritornare in Germania dove disputò la sua ultima stagione all'età di 36 anni presso il Te Be Berlino.
Il suo palmares in maglia rossonera registra 9 stagioni disputate giocando 334 partite con 3 goal. Egli conquistò: 1 Scudetto, 3 Coppe Italia, 1 Coppa dei Campioni, 2 Coppe delle Coppe, e 1 Coppa Intercontinentale.
La corona della vittoria non si promette se non a coloro che combattono” (S.Agostino d'Ippona).

SEEDORF Clarence Clyde
Nato in Suriname nel 1976, Seedorf porta quel cognome poiché il suo bisnonno, schiavo, essendo stato liberato dal suo padrone tedesco, ne assunse il cognome generando poi tutti i suoi discendenti Seedorf. E Clarence ha onorato nel migliore dei modi la memoria del suo avo facendosi ammirare e stimare non solo per le sue imprese sportive, ma soprattutto per le iniziative umanitarie che tuttora gli fanno molto onore e sono motivo di orgoglio per tutti noi. Egli fondò l'Associazione “Champions for Children” per promuovere l'educazione attraverso lo sport nelle aree del mondo dove i bambini vivono situazioni di disagio. Per questo motivo gli fu assegnato nel 2001 il premio della 15a edizione di “Campioni per l'infanzia – l'Altropallone” istituito a Milano. Nel 2014 venne nominato dall'Uefa “Ambasciatore Globale Uefa per la diversità e il cambiamento”. Seedorf è un'altra storica maglia rossonera numero 10 che ha lottato per vincere e per il quale i milanisti di tutto il mondo possono andarne fieri. Clarence è l'unico calciatore al mondo che può vantare di aver conquistato la Champions League con 3 squadre diverse ed esattamente con Ajax, Real Madrid e Milan, collezionando in totale 4 di questi trofei, poiché col Milan ne ha vinto due. Egli fu un centrocampista completo capace di adattarsi in tutti i ruoli nelle strategie di centrocampo, difendendo e attaccando con la medesima efficacia, in virtù di un bagaglio tecnico di alto valore ricco di dribbling, visione di gioco e tiro forte da lontano con estrema precisione.
Cresciuto nelle giovanili dell'Ajax, a 16 anni debuttò in prima squadra risultando il più giovane olandese ad aver indossato la maglia dei lancieri. Nel 1995 conquistò il campionato olandese e la Champions League battendo in finale il Milan di Fabio Capello. Inoltre per due anni consecutivi conquistò l'ambito premio del giovane più talentuoso dell'anno assegnatogli dalla federazione del calcio Olandese. Nell'estate del 1995 arrivò alla Sampdoria dove disputò un campionato ad alto livello con 32 presenze nelle quali realizzò 3 goal, ma soprattutto fornendo preziosi assist ai suoi compagni. Furono i dirigenti del Real Madrid a insistere per acquistare l'olandese e così a fine stagione nel luglio del 1996, Seedorf si trasferì nella capitale spagnola trovando Fabio Capello allenatore dei blancos. L'olandese giocando da titolare disputò 38 partite ad alto livello conquistando il titolo di campione di Spagna. Nell'anno successivo Clarence disputò la Champions contribuendo in modo concreto a battere in finale la Juventus. Giocando sempre con il Real Madrid nell'anno successivo conquistò pure la Coppa Intercontinentale. Nel dicembre del 1999 volle proseguire la sua avventura italiana accettando la proposta di giocare nell'Inter. L'esordio avvenne contro il Perugia, partita in cui realizzò un bel goal, ma nei ranghi nerazzurri fu impiegato spesso in un ruolo da esterno non consono alle sue effettive attitudini tecniche. Il suo rendimento pertanto risentì non poco giocando in questo ruolo rimediato tuttavia malgrado ciò, egli disputò una grande partita a S. Siro contro la Juventus, realizzando 2 bellissimi goal da fuori area, uno col destro e l'altro con il sinistro, sufficienti per raggiungere il pareggio con il risultato finale di 2 – 2. Purtroppo gli sfuggì lo scudetto che egli avrebbe meritato di vincere e ciò avvenne all'ultima giornata di campionato quando gli fu strappato via proprio dalla Juventus. Un mese dopo Seedorf venne ceduto dall'Inter al Milan, nell'ambito di un accordo sancito dalle due società che comprese, oltre all'esborso pecuniario da parte della Società rossonera, anche la cessione del terzino Coco trasferito in forma definitiva dal Milan all'Inter.
Al Milan, Seedorf inizialmente fu accolto dai tifosi rossoneri con una sorta di ritrosia per i suoi trascorsi in maglia nerazzurra. Ancelotti però mise in atto il suo progetto che si fondò sull'idea di creare un centrocampo formidabile e ben amalgamato, assegnando il compito di regista arretrato a Pirlo per costruire il gioco, sistemando Gattuso come cursore a tutto campo e infine affidando a Seedorf il compito di suggeritore per il reparto d'attacco. L'olandese guadagnò pertanto la fiducia dei tifosi rossoneri, contribuendo sin dalla prima stagione a conquistare la Coppa Italia,poi la Champions League battendo in finale contro la Juventus e inoltre anche la Supercoppa Uefa. Ormai il ruolo dell'olandese in campo divenne inamovibile e le sue presenze in maglia rossonera furono ritenute sempre più indispensabili. Il biennio 2006/2007 e 2007/2008 registrò il periodo più redditizio per Clarence, infatti egli conquistò un'ulteriore Champions e fu eletto miglior centrocampista del torneo. Conquistò altresì la Supercoppa europea e la Coppa del mondo per club, torneo in cui venne insignito con il premio riconosciuto al miglior secondo giocatore della manifestazione dietro al suo compagno di squadra Kakà. Nella stagione 2010/2011 raggiunse il suggestivo obiettivo che lo promosse quale miglior giocatore straniero in maglia rossonera ad aver raggiunto il maggior numero di presenze, battendo il record di Liedholm, il quale ne aveva collezionate 394. Nel mese di maggio 2011, Seedorf raggiunse altri 2 obiettivi storici: il suo secondo scudetto e festeggiò inoltre in Coppa Italia la sua 400a presenza nella gara contro il Palermo, in concomitanza con il raggiungimento dello stesso obiettivo paritario anche da parte del suo compagno di squadra Pirlo. La conquista della Supercoppa Italiana contro l'Inter conseguita a Pechino nell'agosto 2011 fu l'ultimo trofeo vinto dall'olandese in maglia rossonera. Nel giugno 2012 durante una conferenza stampa, Seedorf annunciò l'addio al Milan dopo 10 anni di grandi soddisfazioni, terminando la sua carriera calcistica presso il club brasiliano del Botafogo dove si fece molto onore raggiungendo importanti traguardi e conquistando premi importanti prima di chiudere ufficialmente la sua fantastica carriera di calciatore. In seguito l'Olandese tentò la via del tecnico in panchina ma purtroppo per lui con poco successo, come con poco successo venne ad allenare il Milan nell'ultimo travagliato periodo berlusconiano.
Il suo palmares in maglia rossonera vanta 433 presenze e 62 goal in 10 stagioni conquistando: 2 scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, 2 Champions League, 2 Supercoppe UEFA, 1 Coppa del Mondo per Club.
Lo sport insegna che per la vittoria non basta il talento, ci vuole il lavoro e il sacrificio quotidiano. Nello sport come nella vita” (Pietro Mennea).

SERGINHO Sergio Claudio dos Santos
Sergio Claudio dos Santos detto Serginho, nato in Brasile nel 1971 si dedicò da ragazzo all'atletica leggera per le sue doti naturali di discreto scattista e prevalendo nelle diverse discipline su pista fino all'età di 21 anni. Forse perchè non ottenne risultati soddisfacenti immediati o forse perchè fu notato da qualche osservatore di calcio, Serginho fu invitato a fare un provino presso la squadra dell'Itaperuna che lo ingaggiò facendolo giocare per 2 anni. Per mezzo dei notevoli progressi ottenuti da terzino e da centrocampista di fascia, passò al Bahia, poi al Flamengo, al Cruzeiro e infine al S. Paolo dove giocò per 3 anni con ottimi risultati. Giunse al Milan nel 1999 quando il brasiliano era già titolare in Nazionale ricoprendo il ruolo sulla fascia sinistra dello schieramento carioca. In maglia rossonera si inserì subito agevolmente negli schemi di Zaccheroni, tornando utile al tridente Shevchenko – Bierhoff – Weah e fornendo loro utilissimi cross di pregevole fattura, soprattutto indirizzandoli a Bierhoff il quale realizzò parecchi goal di testa. Serginho segnò il suo primo goal già alla terza giornata di campionato nella trasferta di Bari. Durante il mese di settembre dello stesso anno potè esordire anche in Champions League fornendo una prova assai convincente contro il Galatasaray a S. Siro. Durante lo svolgimento del campionato nel 2000/2001 segnò i suoi primi goal con una discreta continuità realizzando pure il suo primo goal in Champions contro il Leeds United. In quella stagione il brasiliano fu autore di una grande prestazione nel derby milanese realizzando un gran goal all'Inter ma soprattutto fornendo tre assist decisivi per i suoi compagni di squadra Comandini e Shevchenco i quali completarono il successo segnando gli altri goal decisivi. Quel derby si concluse con il risultato di 6 – 0 a favore dei rossoneri. Nella stagione successiva 2002/2003, Serginho conquistò la Coppa Italia realizzando una doppietta nella finale di andata contro la Roma. Alla fine di maggio vinse la Champions battendo la Juventus in finale, egli realizzò il primo rigore della serie iniziata, contribuendo a conquistare la Coppa dalle grandi orecchie, ulteriore e prezioso cimelio che si aggiunse alla già ricca bacheca rossonera. Nella successiva stagione 2003/2004, il brasiliano conquistò prima lo scudetto e quindi anche la Supercoppa europea battendo i portoghesi del Porto. Nel mese di maggio 2005 il Milan disputò la finale di Champions che perse ai rigori contro il Liverpool, in quella partita in cui gli inglesi operarono l'irripetibile rimonta da 0 – 3 al pareggio per 3 – 3. Non furono sufficienti nemmeno i tempi supplementari per riagguantare la vittoria, pertanto la squadra rossonera accusò il contraccolpo psicologico che si ripercosse sul morale dei giocatori. Infatti dai tiri del dischetto, Serginho sbagliò il suo rigore calciandolo alto sopra la traversa e dando la spinta psicologica ai suoi avversari per aggiudicarsi la Champions. Nella stagione 2005/2006 Ancelotti chiese a Serginho di giocare arretrato nella posizione di terzino, sempre sulla fascia sinistra per consentirgli di adottare il modulo ad albero di Natale 4-3-2-1. Fu una mossa strategica molto indovinata poiché il brasiliano ricoprì stabilmente e con pieno successo quel ruolo, senza mai disdegnare le incursioni in avanti crossando preziosi palloni per i suoi compagni d'attacco. Serginho infatti partendo da quel ruolo arretrato riuscì a dare un rendimento tecnico efficace, sia nei recuperi difensivi e sia nelle incursioni avanzate per vincere la Champions, pertanto nel 2007 battendo in finale il Liverpool consentì al Milan di vendicare la sfortunata sconfitta subita due anni prima. Quell'anno conquistò pure la Coppa del mondo per club. Purtroppo a causa dei continui infortuni patiti, fra cui un'ernia al disco molto fastidiosa, il brasiliano non fu più in condizioni di reggere i ritmi vertiginosi delle gare. Pertanto all'età di 37 anni Serginho assieme a Cafù, nel corso di una trasmissione su Milan Channel nel 2008, decise di annunciare l'addio al Milan che per lui significò anche l'addio definitivo al calcio giocato, mentre per Cafù si trattò di continuare sia pure per poche partite ancora nel campionato brasiliano. Serginho si dedicò al ruolo di osservatore rossonero collaborando per circa 10 anni con la dirigenza tecnica e ponendo fine a questo compito con l'avvento alla presidenza del gruppo angloamericano di proprietà del fondo finanziario Elliott.
Il suo Palmares in maglia rossonera si avvale di un curriculum di tutto rispetto avendo collezionato 281 presenze con 24 goal durante le 9 stagioni di permanenza e conquistando:
1 scudetto, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana, 2 Champions League, 2 Supercoppe UEFA, 1 Coppa del Mondo per Club.
Vince solo chi è convinto di poterlo fare” (Virgilio).

SILVA Thiago Emiliano
Thiago da Silva è nato a Rio de Janeiro nel settembre del 1984. Il brasiliano tuttora in piena attività agonistica (gioca al Paris. St. Germain), egli è considerato uno tra i più forti difensori del mondo. Difensore centrale con caratteristiche tecniche di alto livello basate sull'intervento in anticipo degli avversari ai quali concede pochi palloni da giocare, inoltre si distingue per i discreti disimpegni uscendo dall'area di rigore per contribuire alla costruzione del gioco e appoggiando il pallone ai compagni con interventi veloci e calibrati. Abile colpitore di testa, svetta in alto prevenendo con disinvoltura l'intervento dei suoi avversari. Avendo ormai acquisito una buona esperienza, Thiago Silva e' ancora titolare nella Nazionale Brasiliana (di cui è il capitano) in qualità di difensore centrale adattandosi al ruolo di terzino difensore quando le esigenze tattiche lo richiedono. Thiago ha acquisito molta esperienza giocando prima in Brasile e poi in Europa. Egli ha disputato con la sua Nazionale 3 mondiali, 3 Coppe America e 1Confederations Cup. Si è formato giocatore completo ricoprendo inizialmente il ruolo di mediano centrocampista presso le squadre giovanili del Fluminense e del club RS Futebol, poi essendo stato notato da alcuni osservatori di club che andavano per la maggiore, fu acquistato dalla Juventude che lo fece debuttare nel campionato del Brasileirao. Il giovane Thiago si fece onore giocando belle partite e mostrando la sua indiscutibile tecnica, tanto da essere preso di mira dai maggiori club europei.
Il Porto fu il club che per primo lo acquistò nel 2004 facendolo debuttare subito nel campionato portoghese. Purtroppo Thiago ebbe dei problemi respiratori e venne dato in prestito alla Dinamo di Mosca nel gennaio del 2005. Durante la sua permanenza russa gli fu diagnosticata la tubercolosi e quindi si sottopose urgentemente a un intervento chirurgico per non perdere un polmone. Ritornò in Brasile stando fermo per un lungo periodo di convalescenza e ricominciò a giocare nel Fluminense vincendo nel 2006 il campionato e disputando poi la finale di Coppa Libertadores, persa soltanto ai rigori. Nel club brasiliano Thiago giocò fino al 2008 e fu notato ancora una volta da parecchi club europei che lo richiesero al club brasiliano, ma fra tutti la spuntò il Milan acquistandolo tra la fine del 2008 e l'inizio del 2009, anno in cui debuttò indossando la maglia numero 33. Concluse la sua prima stagione giocando 33 partite e segnando 2 goal. Nella stagione successiva 2010/2011, Thiago Silva vinse lo scudetto e conquistò pure la Supercoppa di Lega. Quando ormai il brasiliano si confermò indispensabile e pedina insostituibile nello schieramento rossonero, una lesione muscolare al bicipite femorale della coscia destra lo obbligò a fermarsi per due mesi, in pratica chiudendo la stagione agonistica.
Il Paris St. Germain in quello stesso anno 2012 presentò, durante il mese di luglio, un'interessante offerta al Milan proponendo un'operazione di 39 milioni di Euro da versare cash nelle casse rossonere. Malgrado Thiago Silva avesse pochi mesi prima rinnovato il contratto, la società milanese non volle farsi sfuggire l'occasione e contenendo le proteste accorate dei tifosi accettò la richiesta del club francese. Pertanto il brasiliano si trasferì definitivamente a Parigi continuando la sua carriera nel club più forte e più potente di Francia. Al Paris St. Germain Thiago Silva trovò Ancelotti allenatore il quale oltre ad affidargli il compito di organizzare la difesa, gli permise di indossare la fascia di capitano. Nel club francese il brasiliano si ambientò subito bene, giocando ad alto livello sia in campionato come pure in Champions. Il suo apporto prezioso continua ancora oggi e Thiago Silva, a 36 anni, è ancora il capitano e il punto di riferimento del club francese dove egli ha già vinto campionati, Coppe di Francia e Supercoppe di Lega francese .
Il suo Palmares tra i rossoneri nelle 3 stagioni disputate registra 119 presenze e 6 goal vincendo: 1 scudetto e 1 Supercoppa Italiana.
Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso” (Ernesto Che Guevara).

SIMONE Marco
Nato nel mese di Gennaio 1969, Marco incominciò a giocare tra le giovanili del Como fino ad esordire in prima squadra nel 1986. Attaccante brevilineo, Marco Simone impostò il suo gioco con le caratteristiche tecniche di una seconda punta, basandosi sullo scatto e sul dribbling stretto per superare gli avversari. Non disdegnò di giocare anche da prima punta pur non possedendo i requisiti del centravanti di sfondamento e l'imperioso stacco aereo dei grandi marcatori di stazza fisica imponente. Il Milan di Sacchi lo acquistò nel 1989 quando Van Basten era già il titolare del ruolo di centravanti e Gullit il titolare come seconda punta. Tuttavia Marco Simone pur occupando la panchina rossonera in pianta stabile, diede il suo contributo ogni volta che venne chiamato in causa fornendo in campo la sua onesta prestazione. Sia pure con il ruolo di riserva fissa, Simone vinse 3 scudetti consecutivi giocando i suoi ritagli di partita in modo convincente. Tra tutte le otto stagioni disputate dal 1989 al 1997, Simone fu particolarmente prolifico in quella del 1994/1995 quando agli ordini di Fabio Capello allenatore riuscì a segnare 17 goal nelle 30 partite disputate, risultando il primo marcatore dei rossoneri in quel campionato. Realizzò pure 4 reti in Champions League di cui una doppietta importante nei quarti di finale superando il Benfica per 2 – 0. Nella stagione 1995/1996 il Milan acquistò il centravanti liberiano George Weah dal Paris St.Germain e Simone tornò a giocare nel suo ruolo di seconda punta malgrado la presenza importante del suo più titolato collega Roberto Baggio. Il pallone d'oro fu inviso da Fabio Capello il quale pretese dal fuoriclasse rapidi rientri a centrocampo, la qual cosa non rientrò mai nelle attitudini del divin codino. Capello pertanto diede spazio a Marco Simone in quella stagione e infatti il ragazzo comasco non deluse le aspettative conquistando lo scudetto. Alla fine della stagione successiva Simone fu ceduto, nel giugno del 1997, al Paris St. Germain che versò la cifra di 10 miliardi di Lire, record di acquisto per un giocatore straniero nel mercato calcistico francese. Il Milan non si fece sfuggire l'invitante offerta e Simone si trasferì in terra di Francese affrontando una nuova avventura calcistica. Al Paris St. Germain Simone disputò 2 stagioni ad altissimo livello tanto da essere eletto miglior giocatore del campionato francese oltre ad ottenere il riconoscimento di miglior giocatore straniero nello stesso campionato. Vinse Coppa di Francia e Supercoppa nell'anno successivo, passando poi al Monaco dove con 21 reti segnate contribuì fondamentalmente a vincere lo scudetto di Francia. In quell'occasione Simone fu eletto per la seconda volta come “miglior giocatore straniero” in assoluto del campionato francese. Dopo un altro anno giocato senza lode e senza infamia, Simone venne dato in prestito al Milan nel 2001 dove si adoperò per dare il suo contributo in alcune partite di Coppa Uefa. A San Siro giocò la sua ultima partita in maglia rossonera contro il Borussia Dortmund nell'aprile del 2002. Tornò al Monaco, poi si trasferì al Nizza e infine chiuse la sua carriera di giocatore al Legnano per dedicarsi a quella di allenatore. Ad oggi, Simone è ancora l'allenatore del club marocchino Chabab Mohammedia.
Il suo Palmarès in maglia rossonera, dove disputò 9 stagioni collezionando 260 presenze e 75 goal: 4 Scudetti, 3 Supercoppe Italiane, 2 Coppe Campioni/Champions League, 3 Supercoppe Uefa, 2 Coppe Intercontinentali
Dove non sia forza di carattere, nessuna vittoria è possibile” (Arturo Graf).

SORMANI Angelo Benedicto
Sormani fu un giocatore che dovette lottare molto peregrinando in tante squadre diverse per potersi imporre. Egli lottando alla fine vinse e si guadagnò meritatamente la gloria.
Angelo Benedicto Sormani nato in Brasile nel 1939, si fece le ossa da giovane nel Santos di Pelè e con “o Rey” formò la coppia d'attacco per qualche anno, prima alle giovanili e poi direttamente in prima squadra fino al 1961. Durante una tournée in Europa programmata dal Santos allo scopo di mettere in mostra i propri gioielli nei vari ruoli, Edmondo Fabbri allenatore del Mantova si accorse delle sue qualità e convinse la società ad acquistarlo. Sormani dotato tecnicamente di ottimi colpi riuscì ad impressionare i tecnici per la sua imponenza fisica, malgrado i movimenti in campo fossero piuttosto lenti ma efficaci. Egli pertanto fu nello stesso anno 1961 naturalizzato oriundo italiano poiché i nonni paterni di Angelo originariamente Italiani emigrati in Brasile. I nonni paterni di Sormani provennero dalla Toscana, mentre i nonni materni furono originari dal Veneto. Nei due anni giocati al Mantova, ad alto livello tecnico, Angelo segnò 29 reti in 64 presenze e i tifosi lo soprannominarono il “Pelè bianco” perchè dotato di una straordinaria tecnica basata sul trattamento particolare del pallone e sull'abilità tattica, smistando preziosi assist ai suoi compagni di squadra. Egli tirava di destro e di sinistro, colpiva bene di testa favorito dalla sua stazza fisica e soprattutto distribuiva palloni ai compagni con una tempistica invidiabile. Lo staff dirigenziale della Roma decise di investire 500 milioni di Lire sulle sue potenzialità tattiche, cifra che allora fu ritenuta eccessiva malgrado il particolare momento favorevole propiziato dal boom economico italiano. Nella Roma Sormani giocò una sola stagione dal 1963 al 1964. Il suo gioco di manovra molto lento ma ragionato non fece però fortuna in quel contesto e i giallorossi lo cedettero alla Sampdoria nel 1964. Tra i liguri Sormani non fece presa per la sovrapposizione di ruoli con gli attaccanti Lojacono e Da Silva, pertanto non fu preso nella giusta considerazione che egli avrebbe meritato. Sormani pur vivendo una stagione in ombra, giocò 30 partite segnando 2 goal ma soprattutto fornendo pochi assist ai suoi compagni d'attacco. A fine stagione fu pertanto ceduto al Milan dove Sormani finalmente trovò l'ambiente giusto, la comprensione dei tifosi e soprattutto la stima da parte di Nereo Rocco, il quale seppe sempre valorizzare i giocatori di talento incompresi presso le Società nelle quali essi avevano deluso le aspettative. Rocco infatti apprezzò le qualità di Sormani sfruttando la sua caratteristica di finalizzatore delle trame di gioco, partendo dalle retrovie per servire i compagni di squadra con assist e triangolazioni assai efficaci. La sua mentalità altruista votata al sacrificio, fece breccia nel reparto offensivo dei rossoneri i quali lo ricambiarono segnando molti goal. Egli distribuì palloni interessanti a Rivera, Prati e Hamrin, non disdegnando raramente anche la soluzione personale a rete e segnando dei goal discreti. Sormani pertanto riuscì a integrarsi ottimamente negli schemi rossoneri conquistando titoli e trofei nazionali e internazionali. Dal 1970 fu trasferito per 2 stagioni al Napoli, poi passò un anno alla Fiorentina e quindi dal 1973 al Vicenza, dove giocando da centrocampista impresse un gioco molto tecnico e redditizio alla compagine dei berici. Tra i biancorossi vicentini si distinse pure battendo le punizioni con tiri forti e imparabili. Giocò fino al 1976, anno in cui decise di chiudere la carriera del calcio giocato per dedicarsi all'attività di allenatore distinguendosi particolarmente alla guida delle formazioni giovanili. Fu anche l'allenatore del Napoli, della Roma e infine del Catania.
Il suo Palmares con la maglia rossonera comprende un totale di 180 presenze segnando 65 goal nelle 5 stagioni giocate dal '65 al '70 e nelle quali conquistò: 1 scudetto, 1 Coppa Italia, 1 Coppa dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Intercontinentale.

nostalgico rossonero

P.S. Copertina gentilmente offerta dall'artista e pittore contemporaneo Calatino-a-Interland, a lui va il mio ringraziamento per il suo nobile e graditissimo gesto di amicizia!

Prossimo appuntamento al IX° e ultimo capitolo nel quale saranno descritti i profili di: Tassotti, Trapattoni, Van Basten, Virdis, Weha
Memorandum. Nei capitoli precedenti sono stati descritti i profili dei seguenti giocatori:
Capitolo I°: Abbiati, Albertini, Albertosi, Altafini, Ambrosini, Ancelotti, Angelillo, Anquilletti, Baggio, Baresi
Capitolo II°: Benetti, Bierhoff, Bigon, Boban, Buriani, Cafu, Chiarugi, Combin, Costacurta, Cudicini, Desailly, Dida
Capitolo III°: Donnarumma, Donadoni, Evani, Galli Filippo, Galli Giovanni, Gattuso, Ghezzi, Gren, Gullit, Hamrin
Capitolo IV°: Ibrahimovic, Inzaghi, Kakà, Kaladze, Liedholm, Lodetti, Maldera
Capitolo V°: Maldini Ces., Maldini Paolo, Massaro, Mora, Nesta, Nordahl, Novellino, Papin
Capitolo VI°: Pato, Pirlo, Prati, Rijkaard, Rivera, Ronaldinho, Ronaldo
Capitolo VII°: Rosato, Rossi, Rui Costa, Sani, Savicevic, Schiaffino, Shevchenko