La galleria dei ricordi rossoneri
Gli eroi invincibili e le imprese impossibili (VII° capitolo)

In questo settimo capitolo sono presenti parecchi fuoriclasse. Essi appartengono a una categoria di giocatori che hanno fatto la storia del calcio, capaci di imprese esaltanti e indimenticabili. Nella storia del sodalizio rossonero hanno giocato parecchi calciatori provenienti da ogni regione d'Italia, da ogni Stato europeo e da ogni parte del mondo. Io personalmente, in 70 anni di calcio vissuto da inguaribile innamorato, ho ammirato parecchi fuoriclasse vestire la maglia rossonera. Ognuno di loro ha lasciato un'orma che nessuna vicenda negativa nel futuro rossonero potrà mai cancellare. L'orma indelebile che hanno lasciato gli eroi descritti in questo capitolo conferma le grandi imprese da essi compiute, le quali faranno parte per sempre della gloriosa storia rossonera.

ROSATO Roberto
Nato il 18 agosto 1943, per una coincidenza imperscrutabile del destino, lo stesso giorno, lo stesso mese e lo stesso anno di nascita del suo inseparabile amico Gianni Rivera. Rosato si formò eccelso difensore centrale tra le giovanili del Torino in cui crebbe calcisticamente fino ad esordire nel 1960. Egli giocò titolare in maglia granata per sei stagioni approdando in rossonero nel 1966.
Fu Nereo Rocco a caldeggiare il suo acquisto in quanto la difesa rossonera abbisognava di un rinforzo qualitativamente di alto livello e Roberto, giovane ormai affermato in maglia granata, giunse al Milan vincendo subito Coppa Italia e scudetto a cui seguirono altri futuri successi. Da quel momento si affermò come uno tra i più forti difensori italiani di tutti i tempi. Fu soprannominato dai tifosi “faccia d'angelo” per via dei fini lineamenti del suo viso, ma senza nascondere la sua grinta e i suoi contrasti arcigni nell'affrontare gli avversari. Rosato fu un muro invalicabile per tutti gli attaccanti avversari che egli incontrò, facilitato in questo compito dai compagni della difesa assieme ai quali formò la famosa “difesa di ferro” tra le più forti di tutti i tempi, costituita da Cudicini portiere, dal terzino destro Anquilletti, terzino sinistro Schnellinger e da Trapattoni. Si guadagnò l'appellativo di “martello di Amburgo” quando affrontando i tedeschi risolse situazioni intricate in difesa compiendo interventi difficili al limite dell'impossibile e con particolare ardore agonistico. Rosato fu determinante nel ruolo di stopper anche in Nazionale, costituendo in quegli anni un punto di riferimento insostituibile. Nel 1968 vinse il titolo europeo e nel '70 fu vice-campione del mondo. Nel 1973 si trasferì al Genoa dove chiuse la sua carriera ufficialmente nel 1977.
Il suo palmares al Milan in cui disputò 7 stagioni collezionando 269 presenze e 8 goal:
1 Scudetto, 3 Coppe Italia, 1 Coppa Campioni, 2 Coppe Coppe, 1 Coppa Intercontinentale.
Fu un eroe che vinse tante battaglie,
ma perse la più importante, quella che egli combattè contro il cancro, lottando per 10 anni in un crescendo di sofferenze fisiche. Roberto Rosato morì nel 2010, ma ancora oggi è compianto da tutti coloro che gli vollero bene.

ROSSI Sebastiano
Classe 1964, Sebastiano Rossi 197cm per 94 kg, fu considerato uno dei più forti portieri della sua generazione. Proveniente dal Cesena, dopo aver fatto una discreta esperienza fra i pali delle porte di Forlì ed Empoli, “Seba” giunse al Milan nel 1990 forte del suo bagaglio tecnico ricco delle migliori risorse in possesso dei grandi numeri uno. Particolarmente abile coi piedi e nei rilanci in avanti, si fece notare anche per i suoi interventi in tuffo tra i pali malgrado la sua notevole stazza fisica.
Estroverso nel carattere, Rossi rimediò cartellini gialli e cartellini rossi che gli valsero l'antipatia di una ristretta parte della tifoseria rossonera. L'episodio più eclatante successe proprio a S. Siro in una partita contro il Perugia nel campionato 1998/99 quando il portiere rossonero subì un goal su calcio di rigore segnato dallo specialista giapponese Hidetoshi Nakata. Quasi allo scadere della partita, vinta dai rossoneri per 2 – 1, il giocatore Bucchi del Perugia si precipitò in fondo alla rete della porta rossonera con l'intento di recuperare in fretta il pallone allo scopo di conseguire una possibile rimonta alla ripresa del gioco. Rossi ostacolando il giocatore perugino lo colpì sferrandogli un pugno sul viso. Questo episodio costò a Rossi l'espulsione e 5 giornate di squalifica. Il portiere però ebbe anche momenti di gloria, conquistando titoli e trofei soprattutto per la collaborazione di una linea di difesa straordinaria che partecipò attivamente alla conquista del record di imbattibilità conquistato da Rossi nel 1994 e determinando l'inviolabilità della sua porta tramite la strabiliante performance di 929 minuti, In quell'occasione crollò il record precedente detenuto da Dino Zoff.
Rossi difese la porta rossonera fino al 2002 e a 38 anni si trasferì a Perugia, dove un anno dopo concluse definitivamente la sua invidiabile carriera.
Il suo ricco palmares in rossonero vanta 330 presenze disputate in 12 stagioni, egli conquistò: 
5 Scudetti, 3 Supercoppe Italiane, 1 Champions League, 2 Supercoppe Uefa, 1 Coppa Intercontinentale

RUI COSTA Manuel
Portoghese nato nel 1972, Manuel Rui Costa è considerato uno dei migliori giocatori di tutto il firmamento calcistico lusitano e tra i migliori trequartisti del mondo che abbiano calcato i terreni di gioco. Fu scoperto sin da ragazzino dal grande Eusebio che fu il suo mentore consigliandolo e guidandolo agli albori della sua carriera iniziata al Benfica.
A 22 anni Manuel accettò di trasferirsi in Italia a Firenze, città che lo prese subito a benvolere per il modo di giocare quasi danzando elegantemente in campo. Nella Fiorentina si distinse particolarmente per le sue doti tecniche sciorinando finissimi dribbling, veroniche, sombreri e altri numeri calcistici che incantarono tutti. Diventò il numero 10 per eccellenza, la spalla ideale per Batistuta, asso argentino lanciato sempre con tocchi intelligenti inventati da Manuel. Infatti il centravanti argentino usufruì della generosità e dell'altruismo del portoghese per andare in rete con facilità tramite i passaggi precisi operati dal fuoriclasse gigliato. In sette stagioni nella squadra viola, Rui Costa vinse 2 Coppe Italia, ma avrebbe meritato di conquistare almeno uno scudetto, cosa che gli riuscì più in avanti giocando tra le file rossonere.
La società gigliata dopo la partenza di Batistuta si trovò a dover risanare un bilancio societario disastrato, pertanto decise di cederlo al Milan nel 2001.
Manuel indossò la maglia numero 10 e la onorò sapendo che quella fu indossata da Schiaffino e poi da Rivera, conquistando trofei e Coppe e vincendo quello scudetto che gli fu impossibile conquistare in maglia viola. Ai tifosi rossoneri Manuel piacque subito, non solo per le sue doti tecniche sopraffine, ma anche per la spiccata dote di assist man che lo consacrò beniamino tra tutti i tifosi. Rui Costa lasciò il Milan nel 2006 sciogliendo il vincolo con la Società in modo consensuale e coronando il desiderio di chiudere l'attività al Benfica, sodalizio nel quale nacque la sua carriera di giocatore.
Il suo palmares rossonero vanta 192 presenze consolidate in 5 stagioni realizzando 11 goal:
1 scudetto, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana, 1 Champions League, 1 Supercoppa Uefa

SANI Dino
Brasiliano Paulista, Dino Sani giunse al Milan nel 1961, consigliato al Milan da Altafini entrambi compagni di nazionale in cui vinsero il mondiale del 1958 in Svezia. Nato nel 1932, portò la sua indiscussa esperienza al servizio della squadra, dopo aver giocato in Brasile imparando la tecnica del centrocampista in cabina di regia. Dotato di un ricco bagaglio tecnico, si avvalse della sua classe nel trattare il pallone tramite passaggi smarcanti per i suoi compagni, dribbling stretti e strategie di gioco dettate dal suo intuito nel trovare il compagno meglio smarcato. Coi rossoneri vinse subito il campionato e ciò gli permise di partecipare alla Coppa dei Campioni edizione 1962/63, al termine della cui edizione Dino Sani conquistò il trofeo disputando una finale combattuta contro la mitica compagine del Benfica campione uscente. Il brasiliano in quella finale si distinse particolarmente contrastando a centrocampo illustri avversari come Coluna e Santana autentiche colonne di quella grande squadra. Dino Sani con il suo stile compassato ebbe l'abilità di distribuire le energie nei 90 minuti dell'incontro risultando tra i migliori protagonisti di quella finale. Nei turni di gioco precedenti della stessa edizione, Dino Sani realizzò anche 2 reti utili per passare al turno successivo.
Nella stagione susseguente 1963/64, il brasiliano accusò fortissimi dolori alla schiena, dovuti all'intemperanza del clima che Dino Sani mal sopportò, tanto da essere costretto a tornare in Brasile per chiudere la carriera. Il suo palmares per le 3 stagioni disputate in maglia rossonera disputando 79 partite con 20 goal segnati è il seguente: 1 scudetto, 1 Coppa dei Campioni

SAVICEVIC Dejan
Nato in Montenegro nel 1966, Dejan Savicevic iniziò a giocare al calcio a certi livelli già dall'età di 16 anni presso la società del Buducnost di Titograd in cui disputò 6 campionati da titolare prima di arrivare nel 1988 alla Stella Rossa di Belgrado, la squadra slava più rappresentativa. Lì Savicevic si fece notare per le sue doti tecniche non comuni e passò ad essere titolare non prima di aver provato una trafila di attese, alternando la sua presenza tra la panchina e la squadra titolare. Dopo aver vinto il campionato si mise in mostra ulteriormente giocando una straordinaria partita in Coppa dei Campioni edizione 1988/89. Quel giorno la Stella Rossa fu opposta al Milan e Savicevic segnò il goal del vantaggio slavo, la partita poi fu sospesa per la nebbia improvvisa. Nella stagione 1990/91 Dejan vinse la Coppa dei Campioni, giunse secondo nel trofeo del Pallone d'oro dietro a Papin e si aggiudicò sempre con la Stella Rossa la Coppa Intercontinentale. Il Milan lo acquistò nel 1992 e Dejan disputò 6 stagioni in cui vinse molto. A causa della Regolamentazione che in quel periodo vietò ai Club di far giocare più di tre elementi stranieri in ogni squadra, Savicevic fu costretto a fare spesso la riserva in panchina a causa della presenza del trio olandese ma nella stagione '93/94 a seguito della partenza di Gullit e Rijkaard, il Montenegrino diventò titolare in pianta stabile riuscendo a esprimersi con continuità dimostrando il suo talentuoso repertorio ricco di dribbling eleganti, disponibilità alla corsa e soprattutto per l'abilità nel dialogare con i compagni e per la dote di assist man. Savicevic si esibì spesso nel mostrare fantasia nelle sue giocate inventando situazioni e goal da tutte le posizioni. Proprio per questo motivo egli si guadagnò l'appellativo “il Genio” da parte dei tifosi dimostrando di meritarlo ampiamente, ad esempio, quando realizzò quel goal memorabile a “palombella” da una posizione impossibile lontano dalla porta, nella finale di coppa dei Campioni nel 1994 ad Atene e dopo che egli stesso fornì l'assist del goal di apertura a Massaro. Oltre a questo, a causa del suo controverso carattere, Dejan si guadagnò parecchie ammonizioni e fu particolarmente polemico nei confronti di arbitri e avversari. Savicevic conquistò parecchi titoli e trofei in maglia rossonera, giocò nel Milan fino al 1998, anno in cui ritornò a Belgrado e in seguito terminando la carriera di calciatore nel 2001 presso il Rapid di Vienna. Oggi “il genio” Savicevic è il presidente della Federazione Gioco Calcio del Montenegro.
Dopo 6 stagioni giocate collezionando 144 presenze e 34 goal il suo palmares può annoverare:
3 scudetti, 3 Supercoppe Italiane, 1 Champions League, 1 Supercoppa Uefa
Gli appassionati ricordano ancora le sue gesta pur se il fuoriclasse montenegrino appartenne alla più classica delle categorie in cui “genio e sregolatezza” si fondono in un binomio unico e inscindibile.

SCHIAFFINO Juan Alberto
Juan Alberto Schiaffino detto “Pepe” fu certamente il più grande giocatore uruguaiano di tutti i tempi e, senza tema di smentite, fu uno dei più grandi giocatori della storia del calcio mondiale. Nato a Montevideo nel 1925, Schiaffino fu l'artefice principale dell'impresa impossibile compiuta al Maracanà di Rio de Janeiro nel 1950 quando sovvertendo tutti i pronostici, “Pepe” riuscì a sconfiggere nel loro tempio i condottieri della favorita nazionale Brasiliana. Schiaffino fu l'autore di un goal e partecipò attivamente all'azione del goal realizzato dal suo compagno Ghiggia trionfando meritatamente e laureando l'Uruguay nazionale campione del mondo.
L'allenatore carioca nel 1950 Flavio Costa circa quella finale ebbe a dichiarare:
Schiaffino fu l'imprevisto che mise a tacere ogni nostra ambizione”
Nel Penarol, club che lo fece crescere tra le giovanili inserendolo poi a 17 anni in prima squadra, “Pepe” vinse campionati e trofei. Osservatori del Milan dopo averlo ammirato al mondiale del 1954 che fu giocato in Svizzera, convinsero la dirigenza ad acquistarlo per l'esosa cifra di 52 milioni di lire che, per quei tempi, fu considerata una vera enormità. Ma “Pepe” non deluse le aspettative mostrando classe sopraffina, tecnica da grande fuoriclasse ma soprattutto una visione di gioco e un intuito unico al mondo. Schiaffino sviluppò uno stile di gioco impostando la manovra in modo intelligente, capace di elaborare le azioni come se fossero inquadrate tramite una veduta panoramica stando seduto su una torretta posta in alto del campo. Abile nell'interrompere le trame avversarie, egli inventò l'intervento del “takle scivolato” strappando il pallone dai piedi avversari senza mai commettere fallo nei loro confronti. Autore di assist effettuati con estremo acume tattico per i suoi compagni, egli si distinse anche nel realizzare dei goal di rara bellezza, accarezzando il pallone al momento del tiro. Memorabile fu la sua prestazione durante la finale di Coppa dei Campioni nel 1958 contro il Real Madrid in cui realizzo un bel goal e dette prova della sua classe giocando con autorità un incontro che seppur giunto ai tempi supplementari premiò gli spagnoli. Schiaffino fu in quell'occasione osannato dagli spettatori e dalla stampa spagnola tanto da essere decretato quale miglior protagonista di quell'incontro di finale.
Egli fu il giocatore che non fece rimpiangere la partenza di Gren, creando un particolare stile di gioco che fu continuato da Rivera quando nel 1960 l'uruguaiano si trasferì alla Roma per terminare la sua carriera. Morì a 77 anni nella sua Montevideo nel 2002 stroncato da un tumore. Quel giorno una luce del calcio si spense per sempre in ricordo delle sue ineguagliabili imprese mostrate sui campi di gioco di tutto il mondo.
Un uomo non muore mai se c'è qualcuno che lo ricorda” (Ugo Foscolo)
Gianni Brera esaltò sempre le qualità tecniche mostrate da Schiaffino, tanto da dichiarare un giorno:
Forse non è mai esistito regista di tanto valore. Schiaffino pareva nascondere torce elettriche nei piedi. Illuminava e inventava gioco con la semplicità che è propria dei grandi. Aveva innato il senso geometrico, trovava la posizione quasi d'istinto“
Il suo palmares in maglia rossonera disputando 171 partite e segnando 60 goal in 6 stagioni:
3 scudetti, 1 Coppa Latina

SHEVCHENKO Andrij
“Sheva” come preferirono chiamarlo i tifosi rossoneri, è stato un giocatore rossonero eccezionale. Nato in Ucraina nel 1976, iniziò a giocare al calcio già a 10 anni entrando a far parte delle giovanili della Dinamo di Kiev dove ogni anno si inserì nella squadra della categoria competente prima di arrivare nella squadra maggiore nel 1992. Poichè Andrij si fece notare a suon di goal in vari tornei internazionali della sua categoria vincendo sempre la classifica dei cannonieri, egli trovò lo spazio necessario per essere promosso titolare in virtù delle sue rare doti tecniche. Dotato di un dribbling stretto, corsa veloce, rapidi spostamenti da una parte all'altra del settore di attacco, inserimenti puntuali dettati dal suo fiuto del goal e ottime capacità di calciare da fermo (punizioni e rigori), Shevchenko diventò un cannoniere infallibile segnando sia di testa come anche con entrambi i piedi. E nella Dinamo vinse 5 campionati consecutivamente, 3 coppe d'Ucraina e 3 coppe Internazionali. Si fece notare per i suoi famosi exploit vincendo in Champions League a Barcellona nell'edizione '97/98 segnando una tripletta da fuoriclasse. La Dinamo di Kiev disputò la semifinale di Champions nel 1998/99 perdendo contro il Bayern di Monaco, ma Sheva vinse la classifica dei cannonieri con 8 goal (10 preliminare compreso). Quella stagione gli fruttò il terzo posto per l'assegnazione del Pallone d'oro. Il Milan lo acquistò nel maggio del 1999 e con i rossoneri Sheva vinse tutto confermandosi grande bomber e vincendo l'edizione 2004 del Pallone d'oro.
Nella stagione d'esordio in campionato Andrij realizzò subito un goal contro il Lecce e poi via via altri goal tra cui pure 2 triplette che gli consentirono di vincere la classifica dei cannonieri con 23 goal. I tifosi milanisti lo promossero loro beniamino indiscusso. Da quella stagione in poi, con i suoi goal, l'Ucraino contribuì alla conquista di titoli e coppe ogni anno. Nella stagione 2001/2002 si riconfermò terzo nella speciale classifica del Pallone d'oro, confermando lo stesso piazzamento che già ottenne nel 1999. Realizzò 51 goal in 89 partite nel biennio 2000/2001 e 2001/2002, ma purtroppo fu vittima di un grave infortunio al menisco che lo tenne lontano parecchi mesi dai campi di gioco. Shevchenko rientrò e ricominciò a segnare e a vincere. I rossoneri intrapresero un percorso ricco di vittorie in Champions raggiungendo il culmine in semifinale con la vittoria sull'Inter nel cui incontro Shevchenco realizzò il goal decisivo per superare il turno approdando in finale contro la Juventus. Quella gara si svolse allo stadio dell'Old Trafford di Manchester. Shevchenko realizzò il goal che avrebbe assicurato la vittoria ai rossoneri, ma l'arbitro annullò ingiustamente poiché Rui Costa, trovandosi davanti a Buffon avrebbe, a suo dire, oscurato la visibilità al portiere Buffon. Andrij però si rifece alla fine di una partita combattuta e terminata con il punteggio di zero a zero, realizzando l'ultimo rigore della serie dopo i tempi supplementari e consegnando con pieno merito la vittoria e la Coppa ai rossoneri. Tre giorni dopo, il Milan bissò il successo conquistando la Coppa Italia nella finale dell'Olimpico contro la Roma. La stagione 2003/2004 iniziò subito bene per i rossoneri i quali conquistarono anche la Supercoppa europea ai danni del Porto tramite l'unico goal della partita realizzato di testa proprio da Shevchenko. La stagione poi si concluse felicemente con la conquista dello scudetto vinto dal Milan e con la conquista del primo posto nella classifica dei cannonieri del campionato di serie A, infatti Shevchenko realizzò 24 goal in 32 partite disputate. Pochi mesi dopo l'ucraino ebbe la soddisfazione di vincere anche la Supercoppa Italiana infliggendo una bella tripletta alla Lazio. A fine anno gli fu riconosciuto meritatamente il “pallone d'oro dopo una stagione ricca di grandi successi nazionali e internazionali.
Ci fu poi la sfortunata stagione del 2005 in cui il Milan perse la Champions League a Istanbul contro il Liverpool. In quel malaugurato evento Andrij Shevchenko fu particolarmente bersagliato dalla malasorte. Ricorderanno tutti i tifosi milanisti come Sheva tentò di risolvere l'incontro a favore della squadra rossonera sul finire dell'incontro. Nel secondo tempo supplementare infatti, sul risultato di 3 – 3 egli scagliò con violenza il pallone angolando il tiro nella porta dei “Red devils”. Dudek si oppose compiendo un miracolo incredibile e respingendo in qualche modo il pallone che obbligò le due compagini ad affrontare la lotteria dei calci di rigore. Sheva, forse ancora frastornato per quella fortunata parata effettuata da Dudek, calciò l'ultimo e decisivo rigore a disposizione dei rossoneri, ma il portiere del Liverpool ancora una volta negò il goal all'ucraino. Fu quella l'unica vicenda amara di Shevchenko, che comunque non riuscì a scalfire le sue mirabili imprese. Nella stagione successiva 2005/2006, Sheva continuò a segnare ancora, realizzando la mitica impresa di una quaterna inflitta al Fenerbahce in Champions League, proprio nella stessa località di Istanbul dove sei mesi prima egli subì quell'atroce e immeritata sconfitta contro il Liverpool. In quella stessa stagione 2005/2006 Sheva vinse la classifica dei cannonieri in Champions realizzando 9 goal in 12 partite che sommate alle 19 realizzate nelle 28 partite di campionato determinarono un totale di 28 reti in 40 partite. Ciò gli valse il privilegio di fregiarsi del titolo di secondo miglior marcatore della storia del Milan con 175 reti dietro allo svedese Gunnar Nordahl. Durante quella stagione però Shevchenko subì un serio infortunio tanto da far decidere la società di cederlo al Chelsea. Ci furono enormi proteste da parte della tifoseria rossonera, ma lui stesso dichiarò che la sua partenza non fu dovuta a questioni contrattuali con la Società o a divergenze con i singoli componenti della squadra. Si seppe, tempo dopo, che la sua partenza avvenne per espresso desiderio della moglie, la quale fu interessata al trasferimento nella metropoli inglese per consentire al figlio Jordan avuto dalla coppia, di frequentare le scuole anglosassoni iniziando i suoi studi a Londra. Non è dato sapere se all'attaccante ucraino questa decisione piacque o meno, fatto sta che al Chelsea il suo rendimento non fu più quello che egli ebbe prima alla Dinamo di Kiev e poi al Milan. Nel 2008 ritornò in prestito tra i rossoneri per un anno riprendendo la maglia numero 7 alla quale si sentì tanto affezionato, ma lo stato avanzato dell'età condizionò la sua forma atletica a scapito del suo rendimento. Ritornò così alla Dinamo di Kiev ricominciando ancora a segnare e nel 2012 concluse la sua carriera a 36 anni per intraprendere la carriera di allenatore. Oggi Shevchenko, è il commissario tecnico della nazionale Ucraina, incarico da lui svolto con ottimo successo.
Il suo palmares in rossonero vanta in 8 stagioni disputate, 322 presenze e 175 goal conquistando: 1 scudetto, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana, 1 Champions League, 1 Supercoppa Uefa e numerosi premi e riconoscimenti internazionali a livello individuale, che testimoniano la sua fama di attaccante tra i più forti di tutto il panorama calcistico europeo e mondiale.
Incontrandolo un giorno per caso all'aeroporto della Malpensa, ringraziai Sheva personalmente complimentandomi con lui per averci regalato quella forte emozione in occasione della conquista della Champions di Manchester contro la Juventus. Egli con il suo sorriso da fanciullo educato, mi confermò la sua indole umile e gentile rispondendomi: “Grazie ma il merito è di tutti i miei compagni”.

Il ricordo di una forte emozione non può mai svanire. Esso resterà nei nostri cuori per sempre.
nostalgico rossonero


P.S. Copertina gentilmente offerta dall'artista e pittore contemporaneo Calatino-a-Interland, a lui va il mio ringraziamento per il suo nobile e graditissimo gesto di amicizia!

Prossimo appuntamento VIII° capitolo in cui saranno descritti i profili di: Schnellinger, Seedorf , Serginho, Silva Thiago, Simone, Sormani.

Memorandum. Nei capitoli precedenti sono stati descritti i profili dei seguenti giocatori:
Capitolo I°: Abbiati, Albertini, Albertosi, Altafini, Ambrosini, Ancelotti, Angelillo, Anquilletti, Baggio, Baresi
Capitolo II°: Benetti, Bierhoff, Bigon, Boban, Buriani, Cafu, Chiarugi, Combin, Costacurta, Cudicini, Desailly, Dida
Capitolo III°: Donnarumma, Donadoni, Evani, Galli Filippo, Galli Giovanni, Gattuso, Ghezzi, Gren, Gullit, Hamrin
Capitolo IV°: Ibrahimovic, Inzaghi, Kakà, Kaladze, Liedholm, Lodetti, Maldera
Capitolo V°: Maldini Cesare, Maldini Paolo, Massaro, Mora, Nesta, Nordahl, Novellino, Papin
Capitolo VI°: Pato, Pirlo, Prati, Rijkaard, Rivera, Ronaldinho, Ronaldo