La galleria dei ricordi rossoneri

 

Le conquiste da sogno! (capitolo IX)

 

Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare (Jim Morrison)

 

Siamo arrivati alla fine della nostra rassegna con gli ultimi 5 profili descritti chiudendo questo 9° e ultimo capitolo. I giocatori inclusi in queste ultime pagine sono: Tassotti, Trapattoni, Van Basten, Virdis e Weah. Ognuno di loro ha vinto almeno 2 scudetti tranne Virdis che ne ha vinto 1 solo. Visitando ogni quadro d'autore riprodotto in questa galleria dei ricordi rossoneri, sono stati sviluppati i profili dei 72 grandi giocatori che hanno indossato onorevolmente la maglia rossonera. Sono tutti giocatori che ho avuto il privilegio di veder giocare personalmente sul campo di gioco. Sono orgoglioso ed emozionato per aver raccontato le loro gesta che sono ancora vive nella mia memoria e a tale proposito invio a tutti quei giocatori rossoneri il mio accorato ringraziamento per tutto ciò che essi hanno dato al MILAN. Per molti di loro penso che le loro imprese saranno irripetibili, a coloro i quali ci hanno lasciato per sempre vada il mio affettuoso ricordo tramandando le loro gesta ai giovani che non hanno avuto la mia stessa fortuna di poterli ammirare dal vivo, ma con la speranza e l'augurio che essi potranno conoscere futuri campioni in grado di continuare a tenere alto il blasone e la tradizione della grande Società MILAN, come fecero, per esempio, sei fra i più grandi eroi rossoneri che conquistarono 8 palloni d'oro: RIVERAGULLITVAN BASTEN (3) – WEAHSHEVCHENKO - KAKA'

 

I tifosi rossoneri mi perdoneranno se, involontariamente oppure a ragion veduta, ho tralasciato di inserire alcuni profili che avrebbero ugualmente meritato far parte integrante di questa rassegna dei ricordi rossoneri. Qualora qualche lettore ritenesse opportuno di propormi la stesura di giocatori esclusi, senza alcun dubbio non meno meritevoli dei 72 già citati, sarò ben lieto e disponibile per evidenziarne le caratteristiche tecniche e le prerogative umane che li hanno ben contraddistinti agli occhi della tifoseria rossonera e a tutti gli sportivi appassionati di calcio. Mi preme sottolineare che la loro non menzione in questa faticosa rassegna, non potrà mai escluderli tra i ricordi custoditi per sempre dentro i nostri cuori.

 

Al termine della descrizione dei profili ho chiuso tutta la rassegna, indirizzando qui di seguito una lettera aperta a Ivan Gazidis. Ho ritenuto necessario scriverla rivendicando le ragioni che mi hanno spinto a farlo. Invito pertanto i tifosi rossoneri a leggerla, sperando che possa essere letta anche dallo stesso Gazidis magari facendosela tradurre in inglese da una delle sue segretarie, visto che dopo circa 2 anni di permanenza a Milano non ha ancora imparato un parola di italiano!..

 

 

TASSOTTI Mauro

Nato a Roma nel 1960, durante lo scorso mese di gennaio Mauro Tassotti ha compiuto 60 anni. Eppure sembra ancora ieri quando Mauro vestì la maglia rossonera per la prima volta, successe nel 1980 quando il Milan lo rilevò dalla Lazio. Tassotti giunse al Milan ancora grezzo con la fama di un difensore arcigno e attaccabrighe. La sua tecnica di gioco rude mostrò una capacità di marcare l'avversario con la caratteristica di commettere falli e senza manifestare trucchi da professionista un po' smaliziato. In quella stagione 1980/81 c'era Liedholm ad allenare i rossoneri e “il barone” fece quasi l'impossibile per affinare la tecnica del gioco difensivo del ragazzo romano. Malgrado i progressi compiuti, Tassotti durante la stagione successiva giocò ancora trascinandosi i postumi della tecnica irruenta ereditata negli anni precedenti, infatti durante un derby del 1981 colpì involontariamente Oriali con un'entrata in gioco pericoloso nei confronti di Oriali. Il nerazzurro fu colpito al volto, tanto da subire un intervento con parecchi punti di sutura che lo tennero lontano per qualche settimana dai terreni di gioco. Dopo questo spiacevole episodio Tassotti dimostrò di essere in grado di assorbire i consigli di Liedholm, continuando ad affinare la tecnica dei suoi interventi e la strategia di gioco. Già dopo un paio d'anni divenne un giocatore molto più elegante e raffinato nel tocco di palla e tramite i suoi interventi puliti fu paragonato al terzino Djalma Santos del Brasile campione del mondo nel 1958 e nel 1962. Poi con l'arrivo di Sacchi schierato a destra della difesa a zona già impostata negli anni precedenti dall'allenatore svedese, Tassotti fu promosso vice capitano della squadra costituendo assieme a Filippo Galli in alternanza con Costacurta, Baresi e Maldini la difesa impenetrabile che vinse il suo primo scudetto nel 1988. Furono tempi gloriosamente storici quelli vissuti dal ragazzo romano, ormai diventato uno dei pilastri importanti della difesa rossonera e uno dei difensori più forti ed eleganti del panorama calcistico mondiale. Fu uno dei tanti miracoli prodotti dal pianeta rossonero, infatti Tassotti da quel momento collezionò una serie continua di successi che suggellarono 17 anni di carriera a coronamento della sua lunga permanenza nel Milan. Mauro vinse tutto in quel Milan invincibile, alzando al cielo Coppe e trofei, persino la Champions del 1994 con la fascia da capitano indossata al posto dello squalificato Baresi in quella mitica finale di Atene contro il Barcellona quando i rossoneri vinsero con l'esaltante punteggio di 4 – 0 lasciando muto e annichilito il loro allenatore Johan Cruijff. Egli commise l'errore convincendosi di fare un sol boccone dei rossoneri, tanto sicuro che organizzò in anticipo una cerimonia di festeggiamenti assieme ai giocatori, non appena sarebbero tornati in albergo. Ricordo ancora nitidamente l'espressione di stupore e di incredulità dipinta sul volto di Cruijff nel momento in cui le telecamere lo inquadrarono al fischio finale dell'arbitro. Ebbene, a me in quel preciso istante mi venne in mente la famosa frase pronunciata da Napoleone prima di iniziare la fatidica battaglia di Waterloo, combattuta nel 1815 tra le forze Inglesi e le forze imperiali francesi. Napoleone, rivolgendosi al suo entourage di collaboratori, affermò testualmente:

Wellington è un pessimo generale. Prevedo la vittoria entro l’ora di pranzo”

Ma per Tassotti non fu l'ultima conquista in maglia rossonera, egli vinse un altro scudetto nel 1996 ritirandosi l'anno successivo all'età di 37 anni, tre mesi dopo aver perso sua moglie Antonella di 32 anni per un tumore devastante. Mauro cercò di mitigare quel suo grande dolore dedicandosi alla carriera di allenatore. Gli venne affidata la squadra della Primavera che egli guidò dal 1997 al 2001 e da grande professionista quale egli dimostrò di essere, conquistò 2 tornei di Viareggio. Nel mese di marzo 2001 a seguito dell'esonero di Zaccheroni, venne affiancato a Cesare Maldini per portare al termine la stagione dei rossoneri in attesa dell'arrivo di Ancelotti, quando Tassotti divenne allenatore in seconda per un lungo periodo di otto anni condividendone i compiti e conquistando titoli e trofei prestigiosi. Il suo inimitabile senso di umiltà lo portò successivamente ad accettare sempre il ruolo di vice allenatore con gli altri allenatori successivi ovvero: Leonardo, Allegri, Seedorf e Filippo Inzaghi, ma Tassotti interpretò sempre la vera anima rossonera fungendo da autentico collante tra lo spogliatoio e la dirigenza. Con l'avvento di Sinisa Mihajlovic Mauro fu costretto a dedicarsi al ruolo di osservatore dei giovani, ma l'anno successivo 2016 rescisse il contratto in modo consensuale, lasciando il Milan dopo 36 anni per seguire Shevchenko alla Nazionale Ucraina e svolgendo sempre il ruolo di vice allenatore che tuttora ricopre egregiamente.

Il Palmares di Tassotti nelle 17 stagioni vissute in maglia rossonera si avvale di 583 presenze con 10 goal conquistando: 5 Scudetti, 4 Supercoppe Italiane, 1 Coppa Mitropa, 3 Coppe dei Campioni, 3 Supercoppe Uefa, 2 Coppe Intercontinentali.

Grazie Mauro per tutte le emozioni che ci hai regalato. La tua umiltà e la tua discrezione hanno caratterizzato il tuo modo di essere rossonero che è rimasto ben custodito nei nostri cuori . Nelle 36 stagioni vissute assieme hai migliorato il nostro modo di essere Milanisti. Grazie anche per questo insegnamento. Grazie per aver fatto parte della grande Famiglia rossonera e speriamo che un giorno Tu possa ritornare ancora a casa tua!

 

TRAPATTONI Giovanni

Giovanni Trapattoni classe 1939, Ha compiuto 81 anni nel mese di marzo, ma non dimostra affatto quell'età essendo ancora particolarmente attivo. Il “Trap” come affettuosamente è chiamato dagli sportivi e dai media, fu l'indomabile mediano difensore che seppe cimentarsi in un ruolo dalla doppia funzione ovvero mediano difensore e attivo mediano di centrocampo. Egli seppe interpretare il suo ruolo magistralmente come l'esigenza richiese in quel Milan degli anni '60 ben guidato dal grande Nero Rocco allenatore dal quale Trapattoni ereditò le scaltrezze tattiche e il bonario metodo umano di condurre una squadra dopo che a fine carriera intraprese il cammino di allenatore.

Giovanni si accostò al calcio mettendosi in evidenza nel Cusano Milanino sua cittadina natale alle porte di Milano. Fu notato da Malatesta tecnico esperto delle giovanili del Milan, il quale volle fare un provino per approfondire le qualità tecniche del ragazzo e Trapattoni non lo deluse. Esordì nel 1956 tra i ragazzi e poi, dopo aver vinto il torneo di Viareggio nel 1957, fu lanciato da Bonizzoni in prima squadra giocando alcune gare di Coppa Italia e altri tornei minori. Nel 1960 divenne titolare inamovibile mettendo in luce le sue particolari doti di marcatore asfissiante. Dopo aver vinto il suo primo scudetto con Rocco in panchina nel campionato 1961/62, Trapattoni compì un capolavoro in Coppa dei Campioni, quando in finale a Wembley nel maggio del 1963 contro i favoriti del Benfica, non concesse respiro a quel campione che fu Eusebio, futuro “pallone d'oro” e campione europeo uscente dell'anno precedente. Ci fu infatti un conciliabolo negli spogliatoi, nell'intervallo fra il primo e il secondo tempo, fra Trapattoni con il capitano Cesare Maldini e Nereo Rocco allenatore. Fu presa la decisione di affidare la marcatura della “pantera nera” Eusebio al “Trap”. Egli francobollò la stella portoghese non concedendogli la possibilità di toccare un pallone. Fu la mossa più indovinata che si potesse fare. La difesa rossonera non corse più molti pericoli e poté giocare a più ampio respiro, impostando la manovra con più ordine e minor ansia. Alla fine della partita i rossoneri trionfarono portando in Italia la prima Coppa dei Campioni. Trapattoni conquistò la fama di miglior marcatore europeo fermando i più grandi attaccanti di quel momento, sia nel nostro campionato e sia nei tornei internazionali. Infatti Trapattoni si distinse pure in nazionale dando prova di straordinaria abilità non comune, affrontando i più forti sempre con la consapevolezza dei propri mezzi. La sua carriera in maglia rossonera fu sempre più ricca di successi e soddisfazioni che inorgoglirono la schiera dei tifosi affezionati al suo modo di giocare e alla sua generosità profusa in campo. Con l'arrivo di Lodetti costituì un'ossatura di centrocampo molto solida che portò i rossoneri a un secondo periodo di fulgore con la conquista della Coppa delle Coppe ma soprattutto con la conquista della seconda Coppa dei Campioni preceduta dalla prima Coppa Intercontinentale vinta dai rossoneri nel 1969. Trapattoni completò la sua personale bacheca da giocatore con la conquista della Coppa Italia unico trofeo ancora mancante.

Nel 1971 volle trasferirsi al Varese per contribuire alla salvezza del Club giocando l'ultima stagione della sua carriera da giocatore nel 1972 per dedicarsi alla sua aspirazione di tecnico in panchina. Trapattoni in qualità di allenatore, a tutt'oggi detiene il record invidiabile delle conquiste di scudetti, Coppe e trofei internazionali. La sua carriera di grande allenatore è stata lunga e proficua lasciando un'orma indelebile nella storia del calcio Italiano e in quello europeo. Per amore della statistica è doveroso affermare che il “Trap”, oltre ad aver allenato la Nazionale Italiana e quella Irlandese, conquistò titoli ovunque allenando i club italiani ed Europei più prestigiosi e precisamente: Milan, Inter, Juventus, Fiorentina e Cagliari nel nostro campionato mentre in Europa: Benfica, Stoccarda, Salisburgo e Bayern di Monaco per il cui sodalizio è ancora vivo il ricordo di un suo commento accorato in sala stampa accusando i giocatori tedeschi di scarso impegno, una filippica molto accesa pronunciando il nome di un giocatore che ritenne più meritevole di biasimo rispetto agli altri, ovvero il capitano Strunz. Nel suo atteggiamento di rabbia accalorandosi particolarmente, gridò tre o quattro volte “Strunz....Strunz....Strunz” creando inevitabile ilarità da parte di qualche giornalista italiano presente tra la schiera di giornalisti tedeschi e di altre nazionalità presenti alla conferenza stampa.

Il Palmares di Trapattoni nelle 14 stagioni giocate in maglia rossonera vanta 351 presenze e 6 goal, conquistando: 2 scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Coppe dei Campioni, 1 Coppa delle Coppe, 1 Coppa Intercontinentale

Il palmares da allenatore che raggiunse uno strabiliante record di 1.005 panchine conquistando: il bottino italiano di : 7 Scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Supercoppa Italiana, 1 Coppa dei Campioni, 3 Coppe Uefa, 1 Coppa delle Coppe, 1 Supercoppa Uefa, 1 Coppa Intercontinentale.

Collezionò altresì titoli europei conquistando: 1 Campionato tedesco, 1 Campionato portoghese, 1 Campionato austriaco, 1 Coppa di Germania e 1 Coppa di Lega tedesca.

Oltre ad aver annoverato come miglior allenatore, trofei, targhe e riconoscimenti vinti sia in ambito nazionale e sia in ambito europeo.

Finché abbiamo fede nella nostra causa e una volontà indomabile di vincere, la vittoria non ci sarà mai negata” (Winston Churchill)

 

VAN BASTEN Marco

Marcel Van Basten detto Marco, nativo di Utrecht nel 1964, fu denominato dai tifosi “ il cigno di Utrecht” per la sua caratteristica eleganza delle movenze in campo, esibendosi in ogni azione a passo di danza nel correre verso l'area avversaria. Persino i rigori da lui trasformati sempre in goal assumevano il tono di un passo di danza, caratterizzati da quel tipico saltellino iniziale come fosse un rito propiziatorio. Ogni goal da lui realizzato era sempre accompagnato da quel radioso e timido sorriso che riusciva a trasformare il suo volto da adulto in un viso da fanciullo.

Van Basten iniziò ad accostarsi al calcio già da ragazzino tra le formazioni giovanili dell'Ajax prendendo come metro di paragone il suo idolo Johan Cruijff dal quale ereditò le stesse prerogative tecniche e lo stesso fiuto del goal. Centravanti di razza, Marco si affermò presto realizzando bellissimi goal in maniera talmente elegante che furono pregevolmente apprezzati dai tecnici del sodalizio olandese. Nacque così una nuova stella destinata a succedere al campione fuoriclasse, suo predecessore Cruijff, come un evento in cui il passaggio di consegne sembrò quasi predestinato. Malgrado la sua altezza di 188 cm, egli esibì un repertorio di interventi rapidi e acrobatici da far esultare spesso gli spettatori appassionati di tutto il mondo. L'olandese segnò i suoi goal con una semplicità e naturalezza talmente disarmante da demoralizzare i suoi avversari pur rendendoli stupiti dopo le realizzazioni di testa, o di piede con il sinistro e con il destro. E fu in questo modo che Van Basten realizzò i goal anche al Milan quando fu acquistato nel 1987, per comporre il famoso trio degli olandesi assieme ai compagni di Nazionale Gullit e Rijkaard. Iniziò pertanto una carriera esaltante ricca di successi conquistati con una progressione costante. Egli vinse tutto quello che c'era da vincere, realizzando goal memorabili sia nel Milan che nella nazionale Olandese. Tutti gli appassionati ricorderanno il bel goal su rovesciata acrobatica segnato dal “cigno” durante la partita di Coppa dei Campioni disputata a S. Siro contro il Goteborg, oppure anche il goal realizzato a Monaco di Baviera nella finale del campionato Europeo del 1988 tra Olanda e Russia, terminata col risultato di 2 – 0 a favore degli “oranges”, quando Marco colpì al volo il pallone crossatogli da Gullit, realizzando un goal con un tiro di rara potenza e precisione all'incrocio dei pali della porta difesa dall'esterrefatto portiere russo Dasayev. La Fifa premiò quella rete come il secondo miglior goal della storia del calcio di tutti i tempi.

Nel Milan Van Basten vinse la classifica dei cannonieri due volte: nel 1990 con 19 goal e nel 1992 con 25 goal. Fu capocannoniere in Coppa dei Campioni segnando 10 goal nell'edizione 1988/89, capocannoniere del campionato Europeo e miglior giocatore in assoluto nell'edizione 1988, Fifa World Player del 1992 e vincitore di tre “Palloni d'oro” nelle edizioni del 1988, 1989 e 1992.

Van Basten patì diversi infortuni durante la sua carriera poiché fu preso di mira da tanti difensori arcigni che incontrò su tutti i campi di calcio. Essi lo “picchiarono” reiteratamente, impedendogli di giocare con una certa continuità. Purtroppo, come il prode Achille, mitico eroe dell'Iliade Omerica che ebbe il suo punto debole nel tallone, così il nostro eroe Van Basten ebbe il suo punto debole nella caviglia. Egli come Achille fu il più forte di tutti, ma gli innumerevoli infortuni subiti alla caviglia lo condizionarono troppo e per troppe volte, tanto da obbligarlo a dover subire 4 interventi chirurgici in diversi momenti della sua carriera. Tutto ciò contribuì a condizionare notevolmente il suo rendimento, ma soprattutto a impedirgli di giocare parecchie partite. L'ultimo infortunio subito sempre alla caviglia destra, fu il più grave di tutti e lo costrinse a disertare i campi di gioco per 2 stagioni. Un periodo di assenza talmente lungo, al punto di incidere in modo determinante sul prosieguo dell'attività agonistica, abbreviandogli definitivamente la carriera. Pertanto Marco, dopo aver lottato a lungo con il problema della cartilagine che mai più gli si riformò, fu costretto amaramente a porre fine alle sue sofferenze e alla sua breve carriera di giocatore. Egli lo annunciò in conferenza stampa con una breve ma tagliente dichiarazione: “ Ho deciso di smettere di combattere”. Marco Van Basten lasciò lì per lì tutti attoniti e senza il coraggio di replicare, dando appuntamento a San Siro il giorno dopo, per dare l'addio ai tifosi prima dell'inizio della gara per il Trofeo Luigi Berlusconi. Ricordo che per quell'evento decisi di interrompere le mie vacanze estive anticipando il rientro a Milano di una settimana. Mai avrei potuto perdermi l'addio al calcio di Van Basten. Pensai che egli volesse ringraziare i tifosi salutandoli personalmente dal campo che lo vide esibirsi in più occasioni, ma capii anche che sarebbe stato giusto ringraziare lui salutandolo nel momento del congedo. Il saluto annunciato da Marco ai tifosi avvenne nell'agosto del 1995, un paio di giorni dopo ferragosto. San Siro era gremito in ogni ordine di posto per salutare da vicino il beniamino rossonero Marco Van Basten, eroe di numerose battaglie culminate con grandi vittorie.

In quell'occasione Maradona commentò l'addio prematuro al calcio di Van Basten affermando: ”Se Dio non permette più a Van Basten di giocare è perchè non vuole più che ci siano dei bei goal”

Ricordo ancora nitidamente quella serata di 25 anni fa come fosse ieri. Marco fece il suo ingresso percorrendo il perimetro del campo di gioco in borghese, indossava un paio di jeans e mocassini, la giacchetta leggera di renna sopra una camicia rosa. A passo poco spedito e salutando a braccia alzate, Marco guardò spesso in tribuna e transitando verso la mia direzione fece una breve sosta. Tifosi milanisti e Juventini uniti, applaudirono in piedi a lungo l'eroe olandese. Il suo viso teso stentò a sorridere per l'emozione ricevendo quegli applausi di commiato, fu come se il cigno avesse perso definitivamente la sua maestosità. Sicuramente celò un rigagnolo di pianto, il medesimo che invece io non feci in tempo a trattenere a freno. Piangere fu per me una cosa naturale e inevitabile. Van Basten pose fine alla sua carriera, non solo per smettere di soffrire ulteriormente, ma perchè lui non avvezzo a perdere, mai avrebbe sopportato ciò, visto le sue condizioni fisiche ormai compromesse per sempre.

Solo un campione può avere paura di perdere. Tutti gli altri hanno paura di vincere”

(Billie Jean King)

 

Il Palmares di Marco Van Basten in maglia rossonera per le 6 stagioni giocate (le ultime due non potè mai giocarle) vanta 201 presenze con 125 goal. Egli conquistò: 4 Scudetti, 4 Supercoppe Italiane, 3 Coppe dei Campioni, 2 Supercoppe UEFA, 2 Coppe Intercontinentali.

Marco Van Basten detiene tuttora un record singolare, egli è l'unico giocatore ad aver segnato almeno 1 goal ad ogni squadra di serie A da lui affrontata.

Nell'ottobre di quest'anno, Van Basten compirà 56 anni. Tuttora egli è ambasciatore del calcio per l'UEFA dopo aver già ricoperto il ruolo di Chief Officer for Technical Development” per la FIFA.

 

VIRDIS Pietro Paolo

Antonio Pietro Paolo Virdis, nato nel 1957 in terra di Sardegna, dalla quale assorbì totalmente il carattere e la natura di indomito lottatore, fu un centravanti dotato di particolari doti tecniche e dalla volontà indomabile. Forte di testa e bomber implacabile nel tiro dal dischetto del rigore (nella sua carriera ne fallì soltanto uno), egli iniziò a giocare a sedici anni nella Nuorese distinguendosi presto come un ottimo realizzatore. Dal 1974 al 1977 giocò nel Cagliari senza troppo eccellere ma offrì comunque il suo contributo segnando dei goal importanti, tanto da essere notato da osservatori della Juventus che lo segnalarono in società per farlo acquistare rafforzando il reparto d'attacco con i già presenti Roberto Boninsegna e Roberto Bettega. Tra i bianconeri trovò poco spazio e l'allenatore Trapattoni consigliò di darlo in prestito per 1 anno al Cagliari per tornare nella stagione '81/82 quando segnando 9 reti e giocando tutte le 30 partite di campionato diede il suo discreto contributo per la conquista dello scudetto. L'anno successivo però, per far posto a Paolo Rossi neo acquisto bianconero, fu trasferito all'Udinese dove giocò per 2 stagioni assieme a Franco Causio, a Mauro, Edinho e soprattutto Zico grande fuoriclasse brasiliano. Anche in Friuli Virdis disputò un discreto campionato segnando 10 goal nella stagione '83/84. Dalla stagione 1984 fu acquistato dal Milan, bisognoso di rinforzare l'attacco. Quì l'attaccante sardo trovò Liedholm allenatore il quale seppe inserirlo sfruttando a dovere le sue doti realizzative. Nel Milan Virdis si distinse particolarmente dando il suo discreto contributo nel segnare dei goal decisivi, soprattutto in Coppa Uefa realizzando 8 goal complessivamente nelle 3 edizioni disputate. Fu un record che lo rese il miglior realizzatore rossonero per quella competizione. Nella stagione '86/87 vinse la classifica dei cannonieri del campionato di serie A segnando 17 goal. Nella stagione '87/88 con l'avvento dell'era Berlusconi, l'allenatore Sacchi lo affiancò ai 2 fuoriclasse olandesi Gullit e Van Basten e Virdis segnando una doppietta a Napoli nella partita decisiva del campionato, riuscì a contribuire in modo particolare alla conquista dello scudetto sorpassando in classifica i partenopei. Sacchi lo confermò pure per la stagione successiva e Virdis non deluse le sue aspettative partecipando alla Coppa dei Campioni nella quale segnò 3 reti. Fu presente nel secondo tempo della finale di Barcellona nella quale il Milan battò la Steaua di Bucarest per 4 – 0, vincendo l'ambito trofeo europeo. Nel 1989 venne ceduto al Lecce dove 2 anni dopo concluse la sua carriera. Anche Virdis si dedicò alla carriera di allenatore, ma pur dando dando il massimo del suo impegno non riuscì a emergere particolarmente.

Il suo Palmares in maglia rossonera con la presenza nelle 5 stagioni disputate, vanta 186 presenze e 76 goal, conquistando: 1 Scudetto, 1 Supercoppa Italiana, 1 Coppa dei Campioni.

Il successo non viene solo con la vittoria, ma talvolta anche già col voler vincere”

(Friedrich Nietzsche)

 

WEAH George

Nato a Monrovia in Liberia nel 1966, George Weah, fu un grande centravanti dotato di classe e di raro istinto nel realizzare dei goal con la precisione e la potenza del fuoriclasse di razza. Già dall'inizio degli anni '90 fu considerato tra i più forti centravanti del mondo, capace di essere inarrestabile per la finezza dei suoi dribbling, per la continuità della corsa e per le doti di altruismo verso i compagni. Sfruttando il fisico longilineo, Weah seppe farsi valere anche come realizzatore di testa oltre che con il tiro di potenza sferrato con ambedue i piedi. Fu preso a benvolere nel mondo calcistico per le sue iniziative umanitarie e per la lotta al razzismo che portò avanti con convinzione anche dopo aver cessato la sua carriera di calciatore. Iniziò a giocare nella sua Liberia, poi si trasferì in Camerun dove giocando le 18 partite di campionato realizzò 14 reti tanto da farsi notare da alcuni osservatori di club europei e il Monaco lo acquistò nel 1988. Durante il primo campionato giocato in Francia, Weah realizzò 14 reti in 24 partite, ma a causa di vari infortuni fu costretto a dare forfait nella stagione successiva, esprimendo un rendimento altalenante e discontinuo. Ripresosi nella stagione 1991/92, il liberiano si classificò terzo nella classifica marcatori realizzando 18 goal. A fine stagione fu trasferito al Paris St. Germain dove si confermò grande realizzatore e ribadì le sue doti di bomber irresistibile segnando 18 reti tra campionato e coppa delle coppe. Si riconfermò anche nella stagione successiva con la conquista del campionato francese. Nell'ultima stagione al Paris St. Germain, Weha disputò in modo eccellente le partite di Coppa dei Campioni ma non potè evitare che la sua squadra fosse eliminata dal Milan. A fine stagione nel 1995 venne acquistato proprio dal Milan che pensò di colmare il vuoto lasciato da Van Basten. Il liberiano non deluse le aspettative e inserendosi con eccezionale tempestività negli schemi rossoneri contribuì decisamente alla conquista del 15° scudetto del Milan. Con l'abbattimento delle barriere razziali l'Uefa allargò le candidature per il trofeo del “Pallone d'oro” anche ai giocatori non europei inserendo Weah ed egli fu il primo giocatore non europeo della storia ad ottenere l'ambito trofeo che vinse meritatamente per i suoi trascorsi nel Paris St. Germain e per l'ottimo avvio nel campionato italiano. Emblematico fu quel goal spettacolare che il liberiano realizzò alla prima giornata del campionato 1996/97. A S. Siro si svolse l'incontro tra il Milan e il Verona, Weah intercettando la palla nella propria area rossonera, si invola verso la porta avversaria superando prima due avversari poi il terzo e sempre proseguendo la sua corsa verso l'area di rigore, sferrò un gran tiro che lasciò di stucco il portiere avversario mandando in visibilio gli spettatori ebbri di gioia. Quel goal fu denominato “ goal coast to coast” poiché si svolse in modo che nessun altro toccasse il pallone da un'area di rigore all'altra con una galoppata solitaria di oltre 90 metri di campo. Purtroppo la formazione rossonera di quel periodo non potè garantire un rendimento continuo e il Milan fallì la corsa allo scudetto e la finale di Coppa Italia contro la Lazio in cui Weah realizzò comunque il goal della vittoria nella partita di andata a S.Siro. Nel campionato 1998/1999 il Milan allenato da Zaccheroni vinse lo scudetto del centenario e Weah contribuì efficacemente alla conquista dello storico traguardo segnando una favolosa doppietta a Torino contro la Juventus e fornendo meravigliosi assist ai suoi compagni per tutto il corso del campionato. Lasciò il Milan a 34 anni trasferendosi al Chelsea dove vinse la Coppa d'Inghilterra, dopo sei mesi passò al Manchester City e sei mesi dopo ritornò in Francia per disputare da Gennaio a Giugno il campionato nelle file dell 'Olympique di Marsiglia. Volle provare la sua ultima esperienza presso gli Emirati arabi chiudendo poco dopo la sua carriera a 36 anni.

Weah dopo l'addio al calcio, sfruttando la sua laurea in scienze politiche conseguita una dozzina d'anni prima, tentò la carriera politica ed ottenne grosse soddisfazioni. Frequentò nel 2009 un corso di specializzazione per gli studi amministrativi-politici negli Stati uniti e tornò in Liberia per sostenere le iniziative politiche a favore del suo paese. Nel 2014 fu eletto al Senato e due anni dopo volle candidarsi per la Presidenza della Repubblica, ma egli subì uno scontro elettorale durissimo in cui furono riconosciuti dei brogli intesi ad estrometterlo dalla corsa per la candidatura finale, ma nel 2017 la Suprema Corte di Revisione riconobbe i torti subiti da Weha pertanto l'anno dopo vinse la sua personale battaglia trionfando con circa il 65% dei suffragi. Weah divenne il 25° Presidente della Liberia, carica che tuttora assume con grande competenza e responsabilità.

A volte un vincitore è semplicemente un sognatore che non ha mai mollato” (Nelson Mandela)

Il Palmares di George Weah nelle 5 stagioni con la maglia rossonera vanta 147 presenze e 58 goal: Conquistò 2 Scudetti, pallone d'oro 1995.

 

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Terminata la rassegna di tutti i giocatori descritti in questi 9 capitoli, mi preme chiudere la serie della collana “La Galleria dei ricordi rossoneri” con la stesura della seguente lettera aperta inviata all'indirizzo di Ivan Gazidis, esprimendo tutta la rabbia e il dispiacere che noi Milanisti siamo costretti ancora a patire per una durata di tempo indeterminato e proprio per questo motivo ancora più bruciante e irritante.

 

Egregio Mr. Gazidis,

chi le scrive è un tifoso rossonero innamorato immensamente del grande Milan da oltre 70 anni. Facendomi interprete (senza presunzione) della stragrande maggioranza dei tifosi milanisti sparsi nel mondo, spero che lei, in qualità di plenipotenziario attuale, in possesso delle sorti future della storica e grande Società A.C. Milan, abbia la capacità e l'acume necessario per ritrovare i giusti criteri di scelte gestionali. Infatti il suo operato, fino al momento attuale mi trova amareggiato e alquanto deluso, poiché lei finora è stato abile e spietato nell'aver saputo solo distruggere la nostra identità rossonera, quella che per oltre un secolo ha caratterizzato uno stile, tramite un modus vivendi e un modus operandi, che mai ha tradito le nostre tradizioni e la nostra radice più profonda e antica. Oggi la mia anima rossonera, più che mai dilaniata dalle ferite ricevute in questi ultimi anni, si ritrova ancor più sbranata dai potenti morsi inferti dalla sua tagliente strategia distruttrice, capace di assassinare figure dal valore affettivo decisamente immenso per noi tifosi, come lo sono sempre state e tuttora sono le figure di Leonardo, Gattuso, Boban e quindi ora anche Maldini, l'ultimo baluardo del nostro orgoglio rossonero.

Io in qualità di tifoso non le chiedo di rivivere i fasti goduti in passato (almeno non subito o nell'immediato futuro), chiedo invece con decisa fermezza di rivivere quella mentalità vincente e quello stile che ha sempre contraddistinto la mera realtà della nostra identità rossonera, sostenendo che i successi non si affacceranno alla luce del mondo, se non esisterà la fonte gestionale intelligente e oculata tale da poterli proliferare. Pertanto, pur senza provare il dovuto entusiasmo (per quanto mi compete), le auguro di espletare al meglio l'arduo compito che l'attende, soprattutto (e a maggior ragione) alla luce del repulisti generale che lei ha inteso operare con demenziale incoscienza e con piena ed esclusiva irresponsabilità, i cui effetti scaturiranno le inevitabili conseguenze future... E non mi attendo nemmeno miracoli, anche se lei diversi mesi fa giunse presso la Famiglia Rossonera con l'etichetta del ruolo di Messia salvatore di tutti i mali milanisti, alla stregua di un moderno Esculapio. Lei giunse a Casa Milan acclamato (a sproposito) da coloro i quali vollero assegnarle erroneamente il compito di unico e indiscusso factotum. Essi saranno sempre coloro i quali non le perdoneranno in futuro eventuali fallimenti poichè in tal caso, sono convinto che lei dovrà temere sin d'ora questa funesta quanto concreta possibilità, soprattutto alla luce del fatto che ormai, non potrà più pretestuosamente sacrificare futuri capri espiatori.

Io spero molto che lei abbia il tempo, la compiacenza e la volontà di leggere tutti i profili dei 72 giocatori contenuti nei 9 capitoli descritti in questa “Galleria dei ricordi rossoneri”, collana calcistico-letteraria da me portata a termine, ancorché sia intesa a rappresentare un esempio e un monito per coloro i quali vorranno ritenerla tale. Io spero e auspico che lei vorrà leggere questi capitoli Mr. Gazidis, perchè soltanto leggendoli potrà evincere ed apprezzare (almeno così mi auguro) l'essenza e il gusto della nostra Storia Rossonera; la medesima storia nella quale, a torto o a ragione, anche lei ne sta facendo parte da qualche mese ad oggi e chissà altresì per quanto tempo dovrà farne ancora parte. Mi consenta di affermare con tutta sincerità e non con poca acrimonia che, sia lei come pure il suo illustre proprietario “speculatore” non troverete mai posto tra i miei affetti Milanisti, poiché il DNA e la tradizione dei rossoneri me lo vieterebbero rigorosamente!

E' inevitabile dunque, mister Gazidis, che lei prima o poi dovrà andarsene da Casa Milan, magari ancor prima di aver consolidato, comunque vadano le cose, un solo risultato inevitabile e cioè la conseguenza finale positiva oppure quella negativa che sarà scaturita dal suo operato. Pertanto, qualora dovesse verificarsi un risultato positivo, io sarò la prima persona, obtorto collo, a dovermi cospargere il capo di cenere prostrandomi ai suoi piedi, come fece Enrico IV a Canossa. Se invece ne dovesse scaturire un risultato negativo, allora agirò alla stessa stregua di come si comportò Brenno durante l'assedio di Roma, minacciando una rappresaglia e proferendo la famosa frase: “vae victisovvero “guai ai vinti!...

nostalgico rossonero

 

P.S. Copertina gentilmente offerta dall'artista e pittore contemporaneo Calatino-a-Interland, a lui va il mio ringraziamento per il suo nobile e graditissimo gesto di amicizia!

 

 

Memorandum. Nei capitoli precedenti sono stati descritti i profili dei seguenti giocatori:

Capitolo I°: Abbiati, Albertini, Albertosi, Altafini, Ambrosini, Ancelotti, Angelillo, Anquilletti, Baggio, Baresi

Capitolo II°: Benetti, Bierhoff, Bigon, Boban, Buriani, Cafu, Chiarugi, Combin, Costacurta, Cudicini, Desailly, Dida

Capitolo III°: Donnarumma, Donadoni, Evani, Galli Filippo, Galli Giovanni, Gattuso, Ghezzi, Gren, Gullit, Hamrin

Capitolo IV°: Ibrahimovic, Inzaghi, Kakà, Kaladze, Liedholm, Lodetti, Maldera

Capitolo V°: Maldini Cesare, Maldini Paolo, Massaro, Mora, Nesta, Nordahl, Novellino, Papin

Capitolo VI°: Pato, Pirlo, Prati, Rijkaard, Rivera, Ronaldinho, Ronaldo

Capitolo VII°: Rosato, Rossi, Rui Costa, Sani, Savicevic, Schiaffino, Shevchenko

Capitolo VIII°: Schnellinger, Seedorf, Serginho, Silva Thiago, Simone, Sormani