La galleria dei ricordi rossoneri

 

Hanno corso insieme, sono andati lontano... (IV° capitolo)

Prendendo lo spunto dal titolo non si può dimenticare che parecchi giocatori elencati in questo capitolo abbiano giocato assieme. E assieme hanno inseguito lo stesso obiettivo: la vittoria da raggiungere a tutti i costi indossando la stessa maglia, la gloriosa divisa rossonera. Loro hanno sempre alimentato la nostra fiducia e noi li abbiamo ricambiati con tanto amore. Ai tifosi delusi come me per la situazione attuale, voglio ricordare che “cadere è permesso, rialzarsi è d'obbligo”. Lo dimostrò Paolo Maldini quando cadde in quella finale contro il Liverpool che parse vinta e invece poi risultò persa, ma lui stesso Paolo, si rialzò e due anni dopo riconquistò con la forza del guerriero vincente ciò che mai aveva perduto: l'amore per la sua maglia. Perchè come la penso io: non amare la maglia del Milan equivale alla stessa stregua di morire.

IBRAHIMOVIC Zlatan
Svedese di nascita (1981), bosniaco di radici paterne e croato da parte di madre, Ibrahimovic rispecchia tutto il carattere slavo che esprime in parecchie delle sue manifestazioni. Facilitato dal suo fisico imponente, Ibra ha tuttora una condizione atletica invidiabile, dovuta all'educazione della cultura fisica praticata giornalmente e che non esclude pure alcuni esercizi di arte marziale.
Ovunque abbia giocato, Ibra ha lasciato il segno. Ha vinto il campionato in ogni paese europeo iniziando dal Malmoe, sua patria natia, poi all'Ajax, quindi Juventus, Inter, Barcellona, Milan, Paris St. Germain, Manchester United e LosAngeles Galaxy (U.S.A.). Notevoli sono state le sue prestazioni in Nazionale svedese, ricordo il goal di tacco rifilato all'Italia nelle qualificazioni ai quarti di finale del campionato europeo 2004.
All'inizio di quest'anno è ritornato al Milan, fortemente voluto dai suoi amici ed ex compagni di squadra Maldini e Boban per risollevare le sorti di una squadra priva del “leader trascinatore”. Pare che ciò sia stata la mossa giusta, infatti lo svedese ha tonificato il morale dei giocatori, la tecnica di gioco, le doti realizzative, l'istinto di lotta in campo e non ultima la reazione positiva di tutta la squadra nel cercare la vittoria scalando la classifica. Questi sono stati gli aspetti positivi che avrebbero potuto rilanciare i rossoneri in una zona di classifica più consona alle reali aspettative della società. Il fermo del campionato, purtroppo, ha arrestato questo processo di crescita ed ora il Milan, come tutte le altre squadre, dovrà attendere gli sviluppi di una situazione che porterà sicuramente delle novità nel prosieguo futuro del calcio in Italia e all'estero. Ricordando Ibrahimovic nelle due stagioni vissute in rossonero dal 2010 al 2012, il suo apporto si rivelò efficace in modo determinante, tanto da conquistare già al primo anno lo scudetto con 21 goal in 41 presenze. A fine stagione conquistò la Supercoppa Italiana battendo l'Inter per 2 – 1 segnando anche uno dei due goal. Durante la stagione successiva segnò 35 goal in 44 partite vincendo la classifica dei cannonieri. Concluse così la sua carriera in 2 stagioni al Milan segnando in totale 56 reti in 85 presenze comprese le competizioni internazionali, prima di trasferirsi al Paris St. Germain nel luglio del 2012. Arricchì il suo già nutrito palmares, aggiungendo ai trofei già conquistati pure quelli vinti in maglia rossonera e cioè: 1 Scudetto e 1 Supercoppa Italiana. Oggi Ibra a quasi 39 anni non accusa il peso dell'età. Il suo contributo alla squadra è ancora valido e decisivo ai fini del risultato finale. Sembrerebbe che il tempo per lui non sia trascorso e ciò mi ispira un pensiero d'amore tutto rossonero: “Amare il Milan è il segreto dell'eterna giovinezza”.

INZAGHI Filippo detto Pippo
Nato nel 1973 e cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Piacenza, Inzaghi si affermò in serie A prima nel Parma, poi nell'Atalanta e quindi nella Juventus dove vinse 1 scudetto e una supercoppa italiana. “SuperPippo” però si consacrò definitivamente campione nel Milan, vincendo tutto in 11 stagioni costellate di successi, dal 2001al 2012. Diversi sono stati gli infortuni patiti da Inzaghi che lo hanno tenuto fermo incidendo in modo negativo sul suo stato di forma. Il primo lo ebbe subito durante il primo anno di Milan nel 2001 e incise parecchio sul rendimento della stagione. L'anno successivo Pippo si rifece abbondantemente segnando 12 goal solo in Champions League. Nelle 2 stagioni successive fu sottoposto a un paio di interventi chirurgici per rimediare agli infortuni occorsi alla caviglia, al ginocchio e alla schiena. La stagione successiva fu decisiva per il suo stato di forma ed egli guadagnò la convocazione al mondiale 2006, vinto in Germania battendo la Francia in finale. La sua caratteristica tecnica è sempre stata quella di segnare dei goal presidiando l'area di rigore avversaria. In quel modo Pippo approfittò sempre degli errori commessi dai difensori avversari trovandosi pronto in ogni momento per sfruttare i palloni vaganti in area. Per definire esattamente le qualità di Inzaghi, autentico “rapace da area di rigore” mi sovviene una frase pronunciata dal compianto Emiliano Mondonico durante una trasmissione televisiva di calcio. Egli durante un commento, come sempre molto apprezzato, rispose all'interlocutore dicendo:
non è Inzaghi ad essere innamorato del goal, ma è il goal ad essere innamorato di Inzaghi”.
SuperPippo fu molto abile nel presidiare la zona in cui sostava l'ultimo difensore al limite del fuorigioco. Non è facile restare in gioco senza essere pescati dall'arbitro più scaltro o vedere sventolare la bandierina del guardalinee più attento. Pippo ci riuscì spesso e quando scattava saltando il difensore per proiettarsi verso la porta avversaria difficilmente sbagliava il goal, con il sinistro, con il destro, oppure colpendo di testa. Poi scattava correndo verso gli spettatori per condividere la gioia assieme ad essi, in attesa di ricevere l'abbraccio dei compagni.
Sono proprio questi episodi che ci inducono a non dimenticare mai questi nostri cari ricordi.
Anche in Nazionale Pippo si distinse particolarmente segnando sempre goal importanti e decisivi. Con la maglia azzurra vinse il mondiale di Germania nel 2006 e si piazzò al secondo posto nell'Europeo del 2000 disputato in Olanda e Belgio, con l'under 21 invece vinse il titolo Europeo nel 1994 in Francia. Diverse sono le onorificenze che guadagnò durante la sua carriera: fu eletto miglior giocatore “man of the match” in occasione della finale di Champions League disputata nel 2007, nella quale segnò le due reti dell'incontro su assist di Pirlo prima e su assist di Kakà dopo. Vinse il Premio Nazionale carriera esemplare “Gaetano Scirea” edizione 2007. Poi anche il Premio alla carriera “Globe soccer Awards 2014”.
Il suo palmares in maglia rossonera vanta 126 goal in 300 presenze, collezionando i titoli seguenti:
3 Scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe Italiane, 2 Champions League, 2 Supercoppe Uefa, e
1 Coppa del Mondo per Club.

KAKA' Riccardo Izecson Dos Santos Leite
Credo che l'arrivo al Milan di Kakà sia equivalso a un autentico “colpo di fulmine”. Chi di noi non si innamorò di quel giovane elegante e educato giocatore dal viso di adolescente? Chi non ammirò le sue prodezze, i suoi tocchi felpati, la sua classe e la sua danza veloce in campo? Da anni ci si aspettava che arrivasse un fenomeno nel nostro campionato, perchè da quando all'Inter terminò di giocare Ronaldo, i fenomeni scomparvero e non se ne videro più altri. Dopo aver vinto nel 2002 il mondiale con la Nazionale brasiliana, nell'estate del 2003 giunse a Milano quel ragazzo dagli occhi di cerbiatto che incantò le platee in Italia e nel mondo. Quella giornata calda e molto luminosa mi fece capire una cosa: laddove splende il sole c'è sempre un rossonero che brilla!
Alla sua prima partita si capì subito che Kakà sarebbe stata la stella illuminante di un Milan già forte, fu il valore aggiunto per una squadra che non faticò a vincere lo scudetto a fine campionato e con la prospettiva di affrontare le stagioni future sapendo ormai di possedere una superiorità consolidata. Il rendimento di Riky nella squadra rossonera risultò sempre ad alto livello, egli si rivelò per i suoi compagni un ottimo suggeritore e le sue progressioni accompagnate dai raffinati dribbling fecero la differenza in campo. La sua più bella stagione fu certamente quella del 2006/2007 conquistando la Champions League, la Supercoppa Europea e la Coppa del mondo per club. Fu praticamente scontato assegnargli il pallone d'oro. Kakà si aggiudicò anche il Fifa World Player. In quell'edizione della Champions, Kakà giocò ad altissimo livello tutte le partite, ma a Manchester nella semifinale di andata compì un autentico capolavoro, dando prova della sua classe indiscussa nell'azione che strappò l'applauso a scena aperta al pubblico inglese dotato di tanta sportività. Il brasiliano, con un'irresistibile progressione superò in velocità 2 difensori dello United, incuneandosi in uno stretto corridoio e segnando con un gran tiro uno dei due goal realizzati in quella magica sera. Kakà poi realizzò il primo dei tre goal inflitti dai rossoneri agli inglesi nella partita di ritorno a San Siro volando in finale contro il Liverpool.
Riky Kakà vinse la classifica dei cannonieri del torneo con 10 goal e conquistò quella Champions fornendo a Inzaghi l'assist decisivo per il 2 – 0 finale.
All'inizio dell'anno 2009 il Manchester City presentò un'offerta di 120 milioni al Milan per l'acquisto di Kakà che il il club rossonero accettò scatenando le proteste e l'ira dei tifosi milanisti. Ci furono parecchie polemiche, ma quando tutto sembrò definito, Riky annunciò a sorpresa di rifiutare il trasferimento per restare ancora in rossonero. Non è dato sapere se rifiutò per sua volontà o per assecondare le mire del padre Bosco Leite, il quale curava direttamente gli interessi economici del figlio. Sta di fatto che 4 mesi dopo venne annunciato il trasferimento di Kakà al Real Madrid a una cifra per le casse del Milan inferiore della metà rispetto a quella che era stata offerta pochi mesi prima dal Manchester City.
Dunque, Riky si trasferì in Spagna e firmò un contratto di 6 anni lasciando i tifosi rossoneri nello scoramento e nella delusione. L'anno successivo il destino si accanì contro Kakà, un infortunio al menisco lo obbligò a sottoporsi a un intervento al ginocchio, la qual cosa lo tenne lontano per parecchi mesi dai campi di gioco. Quando rientrò ci volle un po' di tempo per rimettersi in forma, giocò sempre in modo alterno e nel 2013 il Milan pensò di riacquistarlo trovando un accordo soddisfacente con il club spagnolo, ma soprattutto con lo stesso giocatore. Kakà firmò un contratto biennale fino a giugno del 2015 riprendendo la maglia n° 22 alla quale si sentì tanto affezionato. Nel mese di settembre successivo la sfortuna bussò ancora una volta alla porta del brasiliano, Riky al termine dell'incontro di campionato contro il Torino accusò una brutta lesione all'adduttore sinistro. L'infortunio lo tenne lontano dal terreno di gioco per un tempo relativamente lungo, tanto da intraprendere l'iniziativa di rinunciare volontariamente allo stipendio, almeno fino a quando egli non avrebbe ripreso l'attività agonistica in campo. Riprese a giocare dopo un lasso di tempo tale da non incidere sulle sue condizioni di integrità fisico-atletica. Il fuoriclasse brasiliano segnò ancora altri bei goal concludendo la sua carriera rossonera nel mese di giugno del 2014 e segnando 9 reti in 37 presenze. Pertanto Kakà raggiunse in totale 307 presenze e 104 goal nella sua avventura Milanista. Il suo palmares raggiunto in maglia rossonera: 1 Scudetto, 1 Supercoppa Italiana, 1 Champions League, 2 Supercoppe UEFA, 1 Coppa del mondo per club.
Quel che amore tracciò in silenzio, accoglilo, che udir con gli occhi è finezza d'amore
(William Shakespeare)

KALADZE Kakhaber
Nato in Georgia nel 1978, Kaladze giunse al Milan nel 2001 proveniente dalla Dinamo di Kiev. Sia nel campionato ucraino e sia nel campionato georgiano, dove iniziò la sua carriera di calciatore presso la Dinamo di Tbilisi, il massiccio difensore vinse parecchi titoli nazionali presentandosi al Milan come un difensore di sicuro affidamento. Forte nelle marcature strette a uomo, sicuro e autoritario nel colpire di testa, il georgiano fu capace di inserirsi nel tessuto della difesa rossonera sia come difensore centrale e sia anche come terzino sul lato sinistro dello schieramento. Quell'anno il Milan partì allenato da Zaccheroni il quale fu esonerato presto lasciando la panchina al traghettatore Cesare Maldini in attesa dell'arrivo nel mese di Novembre di Carlo Ancelotti. Con il nuovo tecnico la squadra rossonera iniziò un nuovo ciclo di vittorie conquistando scudetto, coppe nazionali e coppe europee. Il georgiano si distinse come un punto fermo nella difesa centrale facendo coppia spesso sia con Nesta e sia con Costacurta. Nel 2010 Kaladze si trasferì al Genoa dove giocò solo per 2 stagioni prima di concludere la sua carriera calcistica, iniziando in Georgia quella politica e riscuotendo altrettanto grande successo. Vinse le elezioni e fu nominato Ministro dell'Energia e delle risorse naturali.
Il suo palmares al Milan registrò 284 presenze e 13 goal distribuiti in 9 stagioni.
Egli vinse: 1 Scudetto, 1 Coppa Italia, 1 Supercoppa Italiana, 2 Champions League, 2 Supercoppe UEFA, 1 Coppa del mondo per club.

LIEDHOLM Nils
Nel dopoguerra dal 1949 al 1961 fu giocatore del Milan. Quindi dal 1961 al 1966, dal 1977 al 1979 e dal 1984 al 1987 si affermò come allenatore. Nils Liedholm fu un grande interprete della filosofia calcistica rossonera. Egli diede un'impostazione e un carattere particolare al gioco del Milan non solo nel modo di giocare, ma anche nei comportamenti in campo e fuori dal campo. Il suo stile e la sua eleganza impressero una marchio nella storia rossonera e proprio per questo fu denominato “il Barone” e fu visto sempre con rispetto e ammirazione da parte di tutti.
Liedholm vinse il torneo Olimpico nel 1948 nella sua Nazionale svedese e l'anno successivo giunse al Milan dove iniziò una carriera straordinaria. Si dice che in procinto di partire per Milano ingaggiato dal Milan, Nils disse al padre di stare tranquillo che sarebbe tornato presto. Invece lo svedese tornò a casa solo per il periodo delle vacanze, il resto della sua vita lo trascorse in Italia.
Fu un giocatore molto dotato tecnicamente, compassato ma efficace nel ruolo di centrocampo, capace di difendere come di impostare la manovra tramite un gioco intelligente e attento. Trattò il pallone con molta finezza e precisione nei passaggi ai compagni e non tardò molto a diventare un leader della compagine rossonera. Fu il capitano per tanti anni e in maglia rossonera collezionò 394 presenze segnando 89 goal.
Il suo palmares da giocatore: 4 Scudetti, 2 Coppe Latine.
Il Palmares da allenatore rossonero: 1 scudetto.
Ai mondiali del '58 in Svezia fu protagonista assieme a Green, Hamrin e Skoglund.
A fine carriera si dedicò ad allenare riscuotendo parecchi consensi. Iniziò a 39 anni nel Milan dal '61 al '66 poi dal '66 al '68 andò a Verona ottenendo una promozione dalla serie B alla serie A. Fu anche il primo allenatore ad applicare il gioco a zona nel nostro campionato. Allenò pure le squadre del Monza, Varese, Fiorentina e Roma per tornare ad allenare il Milan dal '77 al '79 conquistando lo scudetto della stella. Successivamente tornò ad allenare la Roma fino al 1984, anno in cui i giallorossi disputarono la finale di Coppa Campioni perdendo ai rigori contro il Liverpool. Ritornò ancora a Milano allenando i rossoneri fino al 1987. Alternandosi tra Verona e Roma chiuse la carriera di allenatore nel 1997 dedicandosi completamente alla sua azienda vinicola nel Monferrato che lui stesso creò nel 1973. Liedholm fu raffigurato sulla copertina del primo album calciatori della Panini. Morì a 85 anni nella sua residenza del Monferrato. Di lui è rimasto un grande ricordo nel mondo dello sport che gli ha dedicato parecchi riconoscimenti postumi.
Il figlio Carlo con l'appoggio di molti estimatori ha fondato l'associazione Nils Liedholm con l'intento di istituire un premio annuale alla memoria, con la collaborazione di Alberto Cerruti, insigne firma della Gazzetta dello Sport.
Classe, dignità, eleganza e signorilità non moriranno mai e tengono vivo il ricordo dei grandi

LODETTI Giovanni Carlo
Giovanni Lodetti (classe '42) soprannominato affettuosamente dai tifosi “basletta” per via del mento pronunciato, fu notato da un osservatore del Milan, il quale lo portò dal Lodigiano a Milano per fargli fare un provino davanti al critico giudizio di Malatesta (allenatore delle giovanili rossonere). Giovanni superò l'esame ed entrò a far parte delle formazioni giovanili del Milan. Il suo ruolo era quello del mediano centrocampista, eppure anche se non fu un virtuoso del pallone, entrò lo stesso a far parte della prima squadra nel 1961 sia pure nel ruolo di riserva. Il titolare nel ruolo di mezzala fu riservato a Jmmy Greaves, estroso quanto bizzoso giocatore inglese i cui comportamenti anarchici non piacquero ai tecnici rossoneri. Lodetti sedette in panchina ma quando fu chiamato per rimpiazzare l'inglese si fece trovare pronto e piacque a tutti per il suo modo di giocare semplice e redditizio. Col passare dei mesi, Lodetti si affermò sempre di più conquistando il ruolo di titolare e diventando la spalla giusta per Rivera. E' il caso di affermare che in quegli anni Lodetti e Rivera furono il classico esempio del braccio e la mente. “Il basletta” correva per due, inseguiva gli avversari recuperando sempre parecchi palloni che poi consegnava a Rivera per uno sviluppo risolutivo dell'azione. Lodetti giocò pure in Nazionale. Nel 1970 si trasferì alla Sampdoria per disputare 4 campionati, poi passò al Foggia per 2 stagioni e terminò la sua carriera al Novara. Giovanni Lodetti giocando sempre con straordinaria regolarità, si espresse in rossonero nelle 286 partite, segnando 26 goal in 9 stagioni.
Il suo palmares in maglia rossonera è il seguente: 2 Scudetti, 1 Coppa Italia, 2 Coppe dei Campioni, 1 Coppa Intercontinentale, 1 Coppa delle Coppe.

MALDERA Aldo
Nato a Milano nel 1953, Aldo fu il terzo di altri due fratelli (tutti giocatori del Milan) ma lui fu il più bravo di tutti. Dotato di corsa veloce, dribbling e tiro potente fu un terzino che segnò un periodo del calcio italiano prolifico di giovani talenti. Forse non tutti sanno che Aldo muovendo i primi calci nel Cusano Milanino, fu compagno di squadra di Gabriele Oriali. Aldo giocò terzino sulla fascia sinistra mentre Gabriele ricoprì lo stesso ruolo a destra. Scoperto da un paio di osservatori rossoneri fu inserito fra le giovanili del Milan esordendo in prima squadra nel 1972, anno in cui a fine stagione fu dato in prestito al Bologna per fare esperienza. Tornato al Milan nella stagione successiva, contese nel ruolo della fascia sinistra l'esperto Giuseppe Sabadini fino a diventare titolare. Maldera fu considerato tra i più forti terzini del campionato in quel periodo, capace di effettuare cross di pregevole fattura e tirare in porta con precisione e forza. Memorabile fu il goal nella finale di Coppa Italia vinta contro L'Inter nel 1977. Nell'anno del decimo scudetto, Maldera segnò 9 reti contribuendo particolarmente al successo di quell'evento. La stagione successiva vide il Milan coinvolto nello scandalo delle scommesse che culminò con la retrocessione in serie B. Egli non abbandonò la squadra alla quale fu molto legato e la seguì nella serie minore per risollevarla con una pronta promozione. Giocò ancora 1 anno in rossonero poi nel 1982 svernò alla Roma richiamato da Liedholm e insieme vinsero lo scudetto disputando l'anno dopo la Coppa Campioni persa in finale ai rigori contro il Liverpool. Nella capitale, Maldera disputò 3 campionati giocando poi un biennio alla Fiorentina. Si distinse anche tra i gigliati prima di ritirarsi nel 1987.
Maldera si dedicò al settore giovanile della Roma per tanti anni fino al 2004. Allenò Totti quando il “Pupone” giocò tra i ranghi giallorossi delle giovanili. Il fuoriclasse giallorosso si addolorò quando seppe della morte prematura nel 2012 del suo antico allenatore, ricordando con affetto la figura dell'uomo e del padre di famiglia.
Il palmares di Aldo Maldera al Milan si avvale di 310 presenze e 39 goal, conquistando: 2 Scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa Mitropa.
Fedeltà: alla vita che non si può mai tradire e anche ai legami d'affetto che il tempo non può spezzare “ (Luis Sepulveda)


nostalgico rossonero

Prossimo appuntamento al V° capitolo in cui saranno descritti i profili di: Maldini Cesare, Maldini Paolo, Massaro, Mora, Nesta, Nordahl, Novellino, Papin

Memorandum. Nei capitoli precedenti sono stati descritti i profili dei seguenti giocatori:

Capitolo I°: Abbiati, Albertini, Albertosi, Altafini, Ambrosini, Ancelotti, Angelillo, Anquilletti, Baggio, Baresi

Capitolo II°: Benetti, Bierhoff, Bigon, Boban, Buriani, Cafu, Chiarugi, Combin, Costacurta, Cudicini, Desailly, Dida

Capitolo III°: Donnarumma, Donadoni, Evani, Galli Filippo, Galli Giovanni, Gattuso, Ghezzi, Green, Gullit, Hamrin