Stamani mi sono alzato presto come sempre, un breve giretto in terrazzo per ammirare il progredire dei miei fiori, anch'essi come gli uomini sono vite che nascono e poi muoiono, una routine normale, uno scandire del tempo a ricordarci che nulla è eterno. Poi, come spesso mi è solito fare, ho acceso il televisore per conoscere le ultime notizie riguardo la politica, la cronaca di tutti i giorni e il calcio. Tra le news mi ha colpito un titolo lasciandomi inebetito: “E' morto Pierino Prati”. Sono rimasto immobile e incredulo per qualche minuto, poi ho riletto ancora la ferale notizia che mi ha lasciato sgomento, avvertendo dentro di me come un senso di ribellione.
Non è giusto mi sono detto: prima Corso ora Pierino, la morte è crudele, insensibile e si accanisce senza pietà senza discernere chi e quando deve prendere, senza rispetto per nessuno e senza tregua. A noi umani non è dato sapere quando arriva il momento per consegnarci a questa inevitabile falce che miete anime ogni giorno, ogni istante. La morte si comporta come un killer professionista senza scrupoli, non si guarda indietro e prosegue imperterrita il suo lavoro da completare nel tempo puntualmente, con lo stesso rito da secoli, da millenni e per altrettanti ancora da consegnare a chi di dovere.

Anche Pierino dunque ha lasciato questo mondo e chissà perchè i nostri ricordi custoditi nel cassetto della memoria si aprono improvvisamente in queste circostanze. Come in un film si presentano ai nostri occhi immagini sopite mostrandoci i momenti più belli della nostra vita. Per Pierino i momenti più belli sono stati tanti, iniziati a 16 anni quando venne prelevato dal suo club dilettantistico di Cinisello Balsamo per far parte della famiglia rossonera. La sua vocazione era quella di fare il goleador già da ragazzo, implacabile nelle conclusioni a rete tanto da passare presto dalle giovanili alla prima squadra in modo repentino e inevitabile.
In maglia rossonera Prati compì grandi imprese assieme a Rivera, Sormani, Hamrin, Lodetti e il pacchetto della difesa migliore del mondo in quegli anni. Ritornano in mente le immagini nitide delle grandi conquiste, gli scudetti, le Coppe dei Campioni, la Coppa Intercontinentale, con il suo viso sorridente e accattivante a gioire ogni volta che depositò in rete i palloni di tanti suoi goal decisivi. Prati fu soprannominato affettuosamente dalla tifoseria “Pierino la peste”, perché come attaccante era sempre pronto ad approfittare delle situazioni favorevoli che si presentarono in area di rigore avversaria. Non perdonò mai le incertezze palesate dagli avversari, raccogliendo palloni vaganti da scagliare in rete con il suo tiro pronto, forte e deciso.
Attaccante di razza, Pierino rappresentò per il Milan il finalizzatore ideale sfruttando i lanci e le intuizioni del grande Rivera, il quale lo mise sempre in condizione di realizzare goal tramite il suo tiro potente e i suoi assestati colpi di testa.
Più di una volta Pierino mi veniva a trovare in ufficio prima di recarsi a Milanello per gli allenamenti. Ricordo quella volta quando andammo assieme e per colpa mia si presentò in leggero ritardo, solo pochi minuti rispetto all'orario previsto e Rocco gli disse paternamente: “Dai Pierino svelto, fa' no il mona, c'è tanto da lavorare oggi”. Eh sì, lavorarono tanto a Milanello e i risultati non tardarono mai ad arrivare. Con i goal di Prati il Milan conquistò lo scudetto, due volte la Coppa Italia, due Coppe delle Coppe, la Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale. Li ricordo quasi tutti i goal di Pierino il suo tiro potente non diede scampo a tanti portieri, nel '68 vinse la Coppa delle Coppe, ma ricordo in particolare quella tripletta rifilata all'Ajax da grande bomber quale egli fu portando in trionfo i suoi compagni e conquistando la seconda coppa dei Campioni vinta nel 1969. Nello stesso anno il Milan conquistò pure la Coppa Intercontinentale e lui, Pierino, completò quelle due magiche stagioni segnando in totale 43 reti in 78 partite. Peccato che in Nazionale non ebbe la fortuna che avrebbe meritato per la concorrenza nel suo ruolo del grande Gigi Riva. Ma scrisse comunque delle belle pagine in azzurro segnando 7 goal in 14 partite disputate, conquistando il titolo Europeo nel 1968 e diventando vice campione del mondo nel 1970 in Messico. Nel Milan Prati disputò 6 stagioni giocando dal 1967 fino al 1973. Da quella stagione in poi si trasferì alla Roma, dove in 4 stagioni realizzò 41 reti in 110 presenze. Prati terminò la sua carriera giocando un anno a Firenze e poi 3 stagioni al Savona, chiudendo la carriera del calcio giocato nel 1981. Poi intraprese la strada di allenatore dedicandosi alla guida di società in varie categorie minori.

Devo dire con tutta sincerità che questa notizia mi ha toccato profondamente come non mai, poiché mi ha fatto sentire vecchio più di quanto non lo sia già. Prati aveva 73 anni, uomo dedicato allo sport come egli fu, avrebbe potuto vivere ancora più a lungo, in questo momento mi sento più piccolo e ammetto che solo in questi momenti ci ricordiamo delle cose più importanti vissute nella nostra vita, quelle che ci hanno fatto sognare, ma sono anche quelle vicende che ci ricordano la nostra giovinezza dissolta con il trascorrere del tempo.

Voglio ricordati sempre caro Pierino come eri allora, con i tuoi capelli a caschetto e la tua frangia davanti ai tuoi occhi chiari. Anche tu ci hai lasciato così improvvisamente come il succedere delle cose nella vita di tutti i giorni. Da qualche parte, dove andrai, ti attenderanno alcuni tuoi compagni di squadra con i quali hai condiviso le tue gioie che sono state anche le nostre. Ad attenderti ci saranno Angelo Anquilletti, Roberto Rosato e il paron Nereo Rocco, il quale già immagino che ti verrà incontro dicendoti con la sua paterna affabilità: “Dai Pierino, fa' no il mona!”.
Addio Pierino Prati ti ricorderò sempre con grande affetto.

nostalgico rossonero