L’Atalanta Bergamasca Calcio venne fondata il 17 ottobre del 1907 da cinque studenti locali col nome di Società Bergamasca di Ginnastica e Sports Atletici Atalanta. Appassionati di studi classici e mitologici, essi scelsero questo nome mitologico Atalanta poiché la Società sportiva si prefisse lo scopo di eccellere nelle discipline di atletica leggera e in particolare nelle gare di corsa su pista in omaggio alla Dea Atalanta, imbattibile nelle gare di corsa. Nel 1914 la società fu riconosciuta e affiliata dalla FIGC come società di calcio col nome di Atalanta. Da allora la società bergamasca si fece onore nei campionati nazionali percorrendo parecchia strada della sua storia, fino ad arrivare oggi alla mitica impresa di qualificazione ai quarti di finale di Champions League.

Atalanta è una figura della mitologia greca. Il suo nome deriva dal greco Atalante che significa “in equilibrio”. Secondo la mitologia che narra la storia di questa figura, Atalanta fu partorita da Climene, ma il padre Iasio avrebbe voluto un maschio. Così la bimba fu abbandonata, come da tradizione, sul monte Pelio. Ma Artemide, vedendo la scena, decise di mandare un’orsa che si prese cura della piccola, allevandola. Non solo, qualche tempo più tardi Atalanta venne ritrovata da alcuni cacciatori che decisero di proteggerla e allevarla. Così, dopo qualche anno, Atalanta divenne ben presto una vera e propria cacciatrice provetta, partecipò anche alla caccia del cinghiale calidonio, temuto da tutti per la sua ferocia, e lei fu la prima a colpirlo a morte. Infine, dopo qualche tempo, tanto fu il clamore attorno alla sua figura che il padre Iasio volle incontrarla forzandola a sposarsi. Ma la donna ben consapevole che, se si fosse sposata, avrebbe perso la sua abilità nel cacciare (secondo la predizione di un oracolo) decise di trovare una soluzione per venire incontro al desiderio del padre: si sarebbe sposata solamente con chi l’avrebbe battuta durante una gara di corsa a patto che, però, il pretendente sconfitto sarebbe stato ucciso. Nessuno riuscì mai a sconfiggere la donna poiché essa fu troppo veloce battendo ogni pretendente. Un giorno Ippomene, un giovane molto innamorato di Atalanta, consapevole del rischio che avrebbe corso, decise di sfidarla in gara per batterla e quindi poterla sposare. Egli pur di vincere a tutti i costi la gara, si fece aiutare dalla dea dell’amore Afrodite, la quale gli affidò da custodire tre mele d’oro. Ippomene durante la corsa le fece cadere man mano e Atalanta, attratta dalle mele dorate, si fermò ogni volta a raccoglierle perdendo gradatamente terreno nei confronti del suo contendente e così fu sconfitta in gara senza scampo. I due quindi si sposarono.

Sorge spontaneamente accostare una similitudine tra questa vicenda e l'incontro di calcio di ieri sera tra i nerazzurri di Gasperini e la Lazio di Simone Inzaghi. Una contesa tendente a vincere la corsa verso il titolo per la Lazio e la corsa dell'Atalanta per la conferma europea. La Lazio è paragonabile a Ippomene e il pallone della partita paragonabile alle mele, con la differenza rispetto alla vicenda mitologica che il pallone (le mele) oltre che cadere a terra avrebbe dovuto essere lanciato nella rete dell'Atalanta che in fatto di corsa ha dimostrato ancora una volta di essere insuperabile tramite tutti i suoi giocatori in campo educati e addestrati da Gasperini non solo per essere veloci, ma anche per mettere in evidenza le loro ottime doti tecniche. La Lazio, come sempre, ha mostrato le sue prerogative tecniche in modo egregio. Inzaghi ha dato alla squadra quel gioco redditizio che finora ha dato sempre i suoi frutti e a rafforzare questa tesi c'è come conferma inoppugnabile la posizione di classifica occupata con il secondo posto, presentando un curriculum di tutto rispetto in virtù dei dati statistici ottenuti:
62 punti guadagnati in 26 partite (1 punto in meno rispetto alla Juventus in 26 partite)
60 goal realizzati (secondo miglior attacco prolifico dopo quello dell'Atalanta)
23 goal subiti (difesa meno perforata di tutto il campionato)
19 partite vinte, 5 pareggiate e 2 perse (entrambe le sconfitte subite in trasferta).
Un biglietto da visita da parte della Lazio che non lasciava dubbi sulla possibilità di confermare la forza espressa da tutta la squadra in questo campionato 2019/2020.

L'Atalanta opponeva un curriculum altrettanto importante e competitivo anche se leggermente meno equilibrato rispetto a quello dei laziali. Infatti gli orobici finora hanno realizzato in totale: 51 punti in 26 partite (6 punti di vantaggio rispetto alla Roma rivale per la conquista del 4° posto)
74 goal realizzati (miglior attacco più prolifico della serie A in senso assoluto)
35 goal subiti (di cui 20 in casa contro i 15 subiti in trasferta)
15 partite vinte, 6 pareggiate e 5 perse (di cui 4 perse in casa e 1 sola in trasferta)
Quest'ultimo poteva sembrare un dato negativo alla luce dell'impegno contro i bianco azzurri, ma si sa che ogni partita presenta difficoltà dovute a diversi fattori che incidono in modo imprevedibile.

L'incontro terminato con il punteggio di 3 – 2 per i bergamaschi, ha visto le due squadre scendere in campo con le seguenti formazioni:
ATALANTA (modulo 3-4-1-2)
Gollini; Toloi, Palomino, Djimsiti; Hateboer, De Roon, Freuler, Gosens; Malinovsky; Gomez e Zapata.
LAZIO (modulo 3-5-2)
Strakosha; Patric, Acerbi, Radu; Lazzari, Milinkovic-Savic, Cataldi, Luis Alberto, Jony; Correa, Immobile.

Pagelle Atalanta:
Gollini 6, Toloi 6, Palomino 7, Djmsiti 6. Comportamento della difesa tenuto con impegno e perseveranza, a volte accusando qualche distrazione di troppo ma nel complesso sufficiente.
Hateboer 6, De Roon 6, Freuler 6,5, Gosens 7. Atteggiamento prudente e timido da parte di tutto il reparto all'inizio, con la sfortunata deviazione di De Roon autore dell'inatteso autogol di apertura. L'olandese in corsa per recuperare un pallone insidioso, si produceva in un intervento infelice nella foga di intervenire in anticipo dentro la propria area. Ma poi, col passare del tempo, tutto il reparto è cresciuto producendo alla compagine il giusto rendimento positivo durante il resto della partita. L'apporto tecnico è apparso discreto per la tenuta di tutti gli elementi del reparto che si sono mossi sempre più in crescendo con il trascorrere dei minuti.
Malinovskyi 7,5. Spina nel fianco in tutta la difesa e parte del centrocampo avversario. Il giocatore ha mostrato tutto il suo valore rincorrendo sempre i suoi avversari e dialogando ottimamente con i suoi compagni di squadra. Goal superlativo degno delle migliori segnature viste in Champions.
Zapata 6, Papu Gomez 7,5. Il colombiano ha sbagliato diverse occasioni, ma ha fatto comunque un buon lavoro di sponda per i compagni. Il Papu Gomez è stato l'ispiratore e il suggeritore della manovra per i suoi compagni. Il giocatore dalla costante personalità di alto livello è da elogiare particolarmente perchè ha profuso tutte le sue energie e per aver dato armonia alla manovra.

Pagelle Lazio:
Strakosha 5,5, Patric 5, Acerbi 6, Radu 6. Prova buona della difesa nel primo tempo e quasi disastrosa nella ripresa in cui Patric è sembrato inadeguato a contenere gli avversari nella zona di sua competenza.
Lazzari 6, Cataldi 6, Milinkovic Savic 6,5, Luis Alberto 6,5, Jony5. La forza della Lazio è stata sempre quella di possedere un centrocampo organizzato, con manovre veloci e con triangolazioni da squadra dalle grandi ambizioni. Ieri è mancato in pieno a parte i primi venti minuti nei quali sono spiccate le prove di Milinkovic Savic, autore peraltro di un goal da antologia calcistica, e di un giocatore dal rendimento costante ovvero Luis Alberto che avrebbe meritato più collaborazione da parte dei suoi compagni di reparto. Sono mancati in parte Lazzari che aveva iniziato bene per la prima mezzora, ma poi si è perduto col passare dei minuti, ma soprattutto Jony apparso avulso dalla manovra e lontano dalla forma fisica idonea per un incontro importante come questo. Cataldi ha cercato di tamponare e rilanciare, riuscendovi nei primi 30 minuti ma poi afflosciandosi col passare dei minuti perdendosi nella mediocrità soprattutto nella fase centrale del secondo tempo.
Immobile 5, Correa 6. L'attacco della Lazio per i primi 20 minuti di partita sembrava che dovesse spaccare il mondo producendo e rifinendo parecchie azioni da goal, due delle quali sono andate felicemente a termine, ma altre sono state sprecate specie da Immobile il quale ha avuto 2 chiare opportunità per chiudere la partita nel primo tempo, invece ha deluso fornendo una prova insufficiente e opaca, vittima in modo evidente della lunga sosta agonistica. Le velleità di scudetto dei laziali si sono infrante proprio contro le speranze bianco azzurre deluse dalla prova inconcludente del centravanti della nazionale. Correa invece è stato più attivo del compagno dando tutto ciò che aveva nel primo tempo della partita. Anch'egli è crollato nel grigiore generale del secondo tempo.

Malgrado la partenza sprint della Lazio che ha imposto il suo gioco fluido e perforante nel primo tempo, in cui i bianco azzurri laziali sembrava che avessero chiuso la partita con un fulminante 2 – 0 da far tremare le vene, L'Atalanta per l'ennesima volta in questo campionato è stata capace di rimontare il punteggio imponendosi alla fine con un 3 – 2 finale che non ammette repliche. Ci si attendeva da più parti questo evento per misurare le condizioni di salute di una Lazio che pur priva di 6 giocatori importanti ha deluso le aspettative, fallendo quella che avrebbe potuto essere l'occasione più importante per dare più vitalità al duello instaurato contro i bianconeri juventini e così, nonostante le non felici condizioni della Juventus e il clamoroso atteggiamento negativo dell'Inter, le sorti di questo campionato sono ormai decise consegnando inevitabilmente il nono scudetto consecutivo all'ombra della mole di Torino.
E dire che la Lazio con un pressing alto e scatti con passaggi di prima sin dai primi minuti preannunciava un incontro dai contorni già ben definiti in cui l'Atalanta di Gasperini (relegato in tribuna per la squalifica) sembrava annichilita, quasi rassegnata incassando una sconfitta inevitabile e altrettanto imprevista, ma col passare dei minuti dopo il 2-0 fulminante, la pressione dei laziali diminuiva gradatamente. La partita assumeva i toni di una gara più abbordabile per i nerazzurri orobici graziati peraltro da un errore imperdonabile di Immobile il quale spediva fuori di poco il pallone del possibile 3-0 e poi ancora colpendo il palo esterno a seguito di un'azione rapida e ben congegnata (che forse avrebbe chiuso la partita), ma non avrebbe comunque impedito all'Atalanta di macinare il loro gioco fatto di scambi veloci e ragionati e volto alla ricerca continua del goal. Probabilmente il mancato colpo del ko suscitava nei bergamaschi la necessaria reazione per rimontare lo svantaggio e così si poteva assistere a una partita che, nel primo tempo ha mostrato tutta la forza d'urto della squadra di Inzaghi, mentre nel secondo tempo ha registrato la fragilità di una compagine che ha accusato la sosta forzata del campionato.
L'Atalanta nel secondo tempo reagiva con un gioco ben organizzato e i bergamaschi, con un graduale crescendo che partiva dal goal realizzato da Gosens con un colpo di testa violento e angolato (Strakosha battuto in modo imparabile), iniziavano a produrre una strepitosa rimonta. La progressiva caparbietà della squadra di Gasperini, facilitata dall'affievolimento graduale dei laziali, era premiata dal pareggio che giungeva al 65° minuto con un eurogoal realizzato da Malinovskyi, il quale colpiva al volo in corsa scaricando con violenza un tiro imparabile nella porta dell'incolpevole portiere Strakosha. La rimonta si concretizzava più tardi all'ottantesimo minuto conquistando un'imprevedibile vittoria che si concretizzava a seguito di un calcio d'angolo battuto dai nerazzurri della Dea verso l'area di rigore dei laziali. Strakosha stavolta usciva male lasciando sguarnita la sua porta e il pallone veniva raccolto da Palomino che anticipando l'intervento di Caicedo, depositava facilmente in rete. La gara si trascinava fino al 95' per effetto dei 5 minuti di recupero concessi dall'arbitro Orsato, senza più concedere ulteriori emozioni, ma decretando la sconfitta di un Lazio che ha palesava un crollo principalmente di tenuta atletica, ma anche e soprattutto di approccio psicologico mal gestito durante la partita. In effetti la strategia tattica adottata, sia pure in modo efficace non è stata sufficientemente supportata da un atteggiamento di costante continuità in campo.
La partita finiva con i bergamaschi esultanti per una vittoria voluta e con la squadra laziale esausta e delusa che non ha avuto la stessa caparbietà mostrata in campo dai suoi avversari. Sarebbe bastata per contenere il risultato evitando una sconfitta che ora peserà non poco sul morale di tutta la truppa bianco azzurra sottoposta inevitabilmente agli effetti devastanti e imprevedibili della lunga sosta, a mio modo di vedere, determinante in maniera negativa sul loro rendimento!

Dunque tornando alla nostra storia mitologica, in questa occasione Atalanta non si è lasciata ingannare dalle tre mele d'oro lasciate cadere da Ippomene (la Lazio), infatti non ha raccolto le prime due, ma ha pensato bene di lanciare a sua volta tre strali indirizzati verso il suo avversario e andati a segno con successo.
La Dea Atalanta ha vinto ancora una volta!

Nostalgico rossonero