Pazza Champions. Maledetto lockdown. Maledetto virus che ha sconvolto il pianeta calcio. E non solo. Non si capisce più niente. Tutte le certezze che avevamo prima della pandemia, non esistono più. Sono diventate tutte carta straccia. Lo stiamo vedendo a Lisbona, dove è in corso l'atto finale di una Champions che ricorderemo a lungo, non solo per il nuovo format della gara secca, e non tanto per i risultati che stanno maturando. Ma soprattutto per l'una e per gli altri, che insieme, hanno cancellato un calcio che conoscevamo a memoria, e ne hanno inventato un altro. Con squadre nuove e con nuovi valori. E allora, solo nell'ottica di questo calcio post lockdown, può diventare normale che il Lione possa prima far fuori la Juve; e poi vada a rifilare una tripletta al Manchester City di Pep Guardiola. Proprio la principale favorita per la vittoria finale del trofeo dalle grandi orecchie.

Poi bisognerebbe parlare dello storico rovescio (8-2) subito dal Barcellona al cospetto del Bayern Monaco. Un match dove la squadra di un certo Leo Messi è stata letteralmente ridicolizzata, tanto che alla fine sia il Barça che la Pulce potevano essere riconosciuti solo per il colore della maglia blaugrana. Infine ci si potrebbe occupare anche del Lipsia, che al primo approccio nella Champions che conta ha fatto fuori l'Atletico del Cholo Simeone. Altra grande del panorama europeo. Ma qui, il discorso potrebbe essere diverso. Perché questa nuova squadra forgiata dal baby trainer Nagelsmann (33 anni), per le novità tattiche che ha messo in mostra, potrebbe essere a tutti gli effetti il nuovo che avanza.

Quindi nel ritornare al calcio post-quarantena, sono almeno due gli argomenti che meritano una riflessione e che possono in qualche modo spiegare questa nuova realtà  in cui è entrato lo sport più bello del mondo. Il primo riguarda l’attività agonistica delle squadre che sono arrivate alla fase finale della Champions. Un’attività che è stata molto diversificata e che ha finito per incidere pesantemente sullo stato di forma delle varie formazioni. Basta pensare al Lione, che è la sorpresa più grande di questa Champions, che si è presentato sin dal match di ritorno con la Juve in condizioni smaglianti. E che aveva alle spalle un solo match ufficiale, quello perso ai rigori  col PSG per la Coppa di Lega francese. Quindi la squadra di Rudi Garcia ha raggiunto la forma ottimale grazie soprattutto agli allenamenti che ha sostenuto per conto proprio. Lo stesso discorso si può fare  per il Bayern Monaco che si è presentato a Lisbona in condizioni di forma stratosferiche. Un autentico uragano di corsa e resistenza, che ne hanno impreziosito ed esaltato la già grande caratura tecnica. E che ha finito per spazzare via come un fuscello il malcapitato Barcellona. Tanto che Messi, da molti definito, a sproposito, il miglior calciatore di tutti i tempi, al termine della gara è sembrato un uccellino smarrito.

Insomma si potrebbe continuare con altri esempi, ma la verità vera è che non è vero, come si sosteneva da più parti, che le squadre che avevano giocato tante partite sarebbero state favorite rispetto a quelle che avevano disputato un’attività agonistica più limitata. Non solo il Lione ne è un esempio più che concreto. Ma ne è un esempio anche lo stesso Bayern, che ha potuto usufruire di un periodo di tempo più lungo rispetto alle altre, per potersi allenare e per rigenerarsi psicologicamente, dato che la Bundesliga è stata la prima a riprendere a giocare e anche la prima a terminare, rispetto agli altri campionati (vedi quello italiano). La morale di tutto il discorso è che si può raggiungere la condizione psico-fisica ottimale attraverso l’allenamento. E soprattutto lontano dalla pressioni e dalle scorie psicologiche che un'intensa attività agonistica produce e finisce per lasciare nella mente e nei muscoli dei calciatori.

L'altro elemento che ha finito per incidere su questo Champions riguarda la gara secca. Questo nuovo format, dovuto come sappiamo alla pandemia del Covid 19, ha aumentato in modo esponenziale la sorpresa e ha finito per ingigantire la proverbiale imprevedibilità della manifestazione. La gara secca, per sua natura, esula da ogni tipo di pronostico. E finisce per appiattire i valori tecnici delle due squadre in gioco e spesso, quasi sempre, finisce per penalizzare le squadre più forti. Per cui se da una parte la competizione, a livello di interesse, può essere ravvivata dalle possibili sorprese, dall'altro corre il rischio di far scendere il livello tecnico della manifestazione. Basta pensare ad esempio all'eventuale eliminazione del PSG , dove giocano Mbappé e Neymar, che sono due tra i migliori cinque giocatori al mondo. Naturalmente se l'Atalanta avesse eliminato il PSG saremmo stati tutti molto contenti ed avremmo esultato insieme agli uomini di Gasperini. Ma questo è un altro discorso. Resta il fatto che l'UEFA si è già espressa sulla gara secca e si è affrettata a dire che l'attuale format non verrà più riproposto.

Comunque al di la del momento contingente che il calcio europeo sta vivendo in compagnia del Covid 19, credo che sia arrivato il momento di rivedere anche il format abituale della Champions. Che non sembra più, o forse non lo è stata mai, una manifestazione in grado di premiare ogni anno la squadra più forte del continente. Infatti a volte il trofeo dalle grandi orecchie è stato vinto da squadre anche di secondo piano, che hanno potuto usufruire della serata fortunata e della formula del torneo, che non è premiante. Proprio per il meccanismo della finale su gara secca. Ma anche l'attuale gara doppia di andata e ritorno con la quale si svolge la fase che va dagli ottavi alle semifinali, non appare in grado di premiare appieno le squadre più forti.

Credo che per garantire il valore tecnico delle squadre sarebbe opportuno utilizzare i gironi anche per la seconda fase della manifestazione. Vale a dire che le sedici squadre che escono dai gironi eliminatori, potrebbero essere suddivise in ulteriori quattro gironi da quattro squadre ciascuno. E le quattro vincenti, potrebbero dare vita sia alle semifinali che alla finale, su gara doppia con andata e ritorno. In questo modo, sicuramente, la manifestazione sarebbe in grado di garantire maggiormente le differenze tecniche delle squadre impegnate. E soprattutto, con la doppia gara anche per la finale, abbasserebbe il fattore sorpresa (del 50%) e finirebbe per conferire un maggiore interesse a tutta la competizione. Staremo a vedere. Ma è chiaro che oltre alla volontà dell’UEFA, servirà in primo luogo la benevolenza del Covid 19, che si spera, possa tornare quanto prima al suo paesello.