E’ un turno di campionato forse decisivo per la storia di questo campionato. Non solo perché si è ripreso a giocare dopo il lungo stop dovuto al Covid 19, ma soprattutto per i risultati maturati, nettamente a favore della Juve. Tanto che se ci trovassimo di fronte alla Juve di Allegri, si potrebbe dire che il contemporaneo passo falso della Lazio e dell’Inter hanno consegnato un pezzo di scudetto nelle mani della squadra bianconera. Ma con la Juve allenata da Maurizio Sarri, tutto è ancora in gioco. Anche se è fuori di dubbio che la Lazio scivolata a quattro punti di distanza e l’Inter a otto, rappresentano una sorta di lasciapassare verso la conquista del tricolore. Come a dire: dai Juve, che nonostante tutti i tuoi problemi, puoi vincere lo scudetto anche quest’anno.

A dire il vero non ci si aspettava tanto rumore. Nel senso che la sconfitta della Lazio a Bergamo contro l’Atalanta non era affatto nelle previsioni generali della vigilia. Anzi, molti addetti ai lavori, a ragione, avevano pronosticato la vittoria della squadra di Inzaghi. Ma forse a fare più rumore è il pareggio interno dell’Inter con il Sassuolo, che in pratica nessuno aveva ipotizzato in sede di pronostico.
Infatti la battuta d’arresto della Lazio, che arriva dopo un ciclo positivo di 22 partite (18 vittorie e 4 pari), non deve e non può sorprendere più di tanto. Soprattutto perché contro l’Atalanta di questo periodo, probabilmente perderebbero tutti, Juve compresa. Per cui alla formazione biancoceleste non si può muovere nessuna critica. Anche perché la prestazione fornita è stata di buonissimo livello; soprattutto nel primo tempo (2-1 in suo favore), nel corso del quale con maggiore cattiveria agonistica avrebbe potuto mettere al sicuro il risultato.
Ma contro la squadra di Gasperini, forse, non sarebbe bastato nemmeno un vantaggio più rotondo, perché il  secondo tempo della Dea è stato semplicemente irresistibile. Una sorta di rullo compressore in azione composto da dieci maratoneti, capaci di giocare in ogni ruolo e in ogni settore del campo. Una squadra che gioca a fisarmonica, uno per tutti e tutti per uno. Avanti e indietro per il campo. Forse, ad essere pignoli, l’unico specialista del suo ruolo (oltre a Gollini) è il solo Zapata, che non ha la stessa duttilità tattica dei suoi compagni. Per il resto e  quasi impossibile dire in quale ruolo gioca ad esempio Il Papu Gomez, oppure Gosenz, e tutti gli altri suoi compagni.
In questo momento nessuno può reggere il ritmo di gara che è in grado di esprimere l’Atalanta. Lo si è era già  visto contro il Sassuolo che era stato letteralmente strapazzato (4-1). Tanto che da più parti si era pensato che la facile vittoria fosse un po’ figlia della scarsa condizione mostrata dalla squadra di De Zerbi. Invece il campo ha dimostrato esattamente il contrario. Vale a dire che la squadra di Gasperini al momento è in grado di “asfaltare” qualsiasi avversario. Al ritmo di quasi 3 reti a partita (2,8). Basta pensare che ha realizzato 77  goal. E che è l’attacco di gran lunga più forte del nostro campionato, e tra i più forti di tutti i campionati europei. Per dare un’idea della forza offensiva dell’Atalanta è sufficiente dire che l’attacco della Lazio, che è il secondo del campionato ha realizzato 62 reti. Ben 15 in meno.
E probabilmente è stata proprio la pesante sconfitta subita a Bergamo a far credere ad Antonio Conte che si sarebbe trovato di fronte un Sassuolo in condizioni di forma precarie. E quindi facilmente battibile. Infatti non si può spiegare altrimenti “il perché” il tecnico nerazzurro abbia messo in campo un'Inter completamente rivoluzionata (cinque cambi), rispetto a quella che ha vinto con la Sampdoria. Non solo, ma con tutti i reparti modificati e soprattutto con un centrocampo letteralmente scombiccherato. Perché non si può pretendere che Borija Valero possa fare la mezzala a tutto campo e in particolare non si può credere che Eriksen possa fare il centrocampista. L’Inter si è trovata con soli due uomini a centrocampo (il citato Valero e Gagliardini), che è stato per quasi tutta la gara in inferiorità numerica rispetto a quello del Sassuolo. E il risultato è stato semplice. Tre goal subiti, pareggio, e forse definitivamente addio ai sogni di gloria e di scudetto.

Indubbiamente si è trattato, da parte di Conte, di un errore anche di presunzione; o se vogliamo di eccessiva valutazione della forza dei propri giocatori. Come a dire: faccio riposare cinque titolari, tanto contro questo Sassuolo vinco come e quando voglio. Ma galeotto fu il minuto 89, quello del goal di Magnani. Credo che Conte ricorderà a lungo quel goal; che in qualche modo finirà per segnare la stagione nerazzurra. E che potrebbe anche modificare il rapporto futuro fra il tecnico e la società nerazzurra. Per carità senza esagerazione, ma i risultati continuano ad essere negativi. Inutile ricordare che l’Inter è fuori dalla Champions, ha ciccato la Coppa Italia e ha probabilmente (a meno di un miracolo, che di solito non avvengono) abbandonato ogni possibilità di vittoria dello scudetto. Certo resta l’Europa League, che se venisse conquistata potrebbe salvare in qualche modo la stagione. Ma va conquistata. E non sarà facile perché, a cominciare dalla Roma (che punta molto sul trofeo europeo), ci sono molte squadre forti e in grado di vincere. Vedi il Manchester Uunited e  lo stesso Eintracht Francoforte.

Insomma, la stagione dei nerazzurri si colora sempre più di nero, e sempre meno di azzurro. Antonio Conte, dopo la vittoria sulla Sampdoria aveva dissotterrato l’ascia di guerra. E aveva rilasciato dichiarazioni che lasciavano presagire un grande finale di campionato e una più che possibile rimonta scudetto. Tanto che fra le altre cose aveva detto che sei punti dalla vetta non erano poi tanti. E aveva detto (per fortuna una volta tanto con  prudenza), che la sua squadra avrebbe avuto un minor margine di errore rispetto a Juve e Lazio.
Ecco il punto è proprio questo. E’ il margine d’errore che è stato subito consumato. Non solo, ma da questo momento in poi, ogni passo falso finirà per metterlo sempre più sotto accusa. E l’eventuale fallimento della stagione nerazzurra  che è giunto già a buon livello, finirà per essere addossato tutto sulle sue spalle. Perché sarà facile parlare dei suoi 12 milioni di ingaggio (allenatore più pagato del campionato). E sarà altrettanto facile dire che la sua Inter non è migliore di quella di Spalletti. Quanto meno, per quanto riguarda i risultati.  

Ma come dicevo sopra, con la Juve allenata da Maurizio Sarri tutto è ancora possibile. Dico allenata, prendendo a prestito proprio le parole del tecnico bianconero, che in settimana ha dichiarato che il Dybala centravanti, non è stato deciso da lui, ma dai giocatori sul campo (ergo CR7 e company). Per cui in conclusione si può dire che lo scudetto non ha ancora preso la via di Torino. Perché l’effetto Sarri è forte, fortissimo. E da qui alla fine ci si deve aspettare di tutto. In fondo l’unico vero dubbio che rimane è proprio questo. Vale a dire se veramente la Juve è “tornata” come è sembrato di vedere nella vittoria di Bologna. E se il tecnico ex Chelsea  riuscirà veramente a rimettere in carreggiata una squadra, che al di là dei tre punti del Dall’Ara, ancora non convince affatto.
Ripeto il dubbio è soltanto questo. Perché altrimenti con i risultati che sono arrivati da Bergamo e da Milano. Lo scudetto non solo avrebbe ha già fatto la borsa, ma sarebbe già in cammino verso la Continassa.