Credo che questo tergiversare del ministro Spadafora; mi verrebbe quasi da dire, questo allungare il brodo, in merito alla  ripresa  del campionato che continua ad essere posticipata, potrebbe rivelarsi alla lunga un “vantaggio” per il futuro più immediato del nostro calcio. Cerco di spiegarne il motivo.
Nei giorni scorsi Giampaolo Pozzo presidente dell’Udinese ha rilasciato in proposito  una intervista significativa: “Non sono d’accordo sulla data del 13 giugno, è un insulto all’intelligenza. Ma non è vero che noi non vogliamo riprendere, siamo pronti a ragionare con tutti. C’è un problema di fondo che è quello della condizione dei giocatori, qualsiasi preparatore atletico direbbe che è impossibile riprendere così presto dopo due mesi e mezzo di inattività. E ha proseguito dicendo: Serve almeno un mese di allenamento agonistico. Per me, per coerenza, si dovrebbe riprendere a fine giugno. Siamo disposti a ricominciare il campionato, in sicurezza, ma bisognerà farlo usando il cervello”.

A mio avviso il presidente Pozzo ha messo il dito sulla piaga. Nel senso che ha toccato uno degli argomenti più attuali che riguarda la condizione atletica dei giocatori e più in generale la loro salute. Infatti dopo una inattività così lunga, il rischio infortuni è dietro l’angolo. E se ne sono già viste le prime avvisaglie con i semplici allenamenti individuali (basta vedere in casa Napoli con Manolas e Fabian Ruiz già in infermeria). Figuriamoci quello che potrà succedere con la ripresa degli allenamenti collettivi, autorizzati dal Governo proprio in queste ore. Senza considerare che con la ripartenza vera e propria delle partite, al ritmo programmato di una ogni tre giorni, la situazione non può che peggiorare.
Ma quando si parla di salute non ci si può fermare solo all’aspetto atletico, e soprattutto nel nostro caso va considerata anche la componente psicologica dei giocatori. Che hanno vissuto la stessa esperienza “drammatica” di tutti noi, e che non può che ripercuotersi sul loro equilibrio psicologico. Senza esagerare certo; ma non sarà facile nemmeno per loro, che come lavoro praticano “un gioco”, tornare a giocare. Soprattutto non gli sarà facile farlo dall’oggi al domani, come se niente fosse successo.
Per cui credo che inevitabilmente avranno bisogno di un tempo più lungo per potersi adattare a questa nuova realtà determinata dal Covid 19. E allora, i ritardi del Governo, e questo dilatare dei tempi,  potrebbe rivelarsi un loro grande alleato. Anche alla luce del calendario ipotizzato dalla Federcalcio che per il completamento del campionato, prevede di far giocare le restanti 124 partite in appena 60 giorni. Comunque sul calendario bisogna dire che è stato predisposto per cercare di rientrare sui paletti messi dall’Uefa che aveva indicato in precedenza una sorta di data limite, quella del 2 agosto, entro la quale si sarebbero dovuti ultimare tutti i campionati.

Ma negli ultimi giorni è arrivata a puntino una precisazione del presidente dell’UEFA Alexander Ceferin che in una lettera inviata al patron del Lione (avversario della Juve in Champions) Jean Michel Aulas ha dichiarato: “la data del 3 agosto per il termine dei campionati è solo una raccomandazione". Ceferin ha poi spiegato che: "la data del 3 agosto è stata indicata durante la serie di incontri con i segretari e i presidenti delle 55 federazioni membri dell'UEFA in occasione dell'incontro dello scorso 21 di aprile, nonché da una serie di altri vertici con l'ECA e l'Unione delle leghe europee". Il presidente dell'UEFA quindi ha chiarito che queste date "sono solo raccomandazioni, provvisorie e non ufficiali".

Pertanto anche la precisazione dell’UEFA va nella stessa direzione, vale a dire verso una ripresa e una conclusione dei campionati nazionali meno compressa in termini di calendario. E quindi da realizzare in periodi di tempo più lunghi rispetto a quanto si è fatto intendere in passato. L’UEFA, anche se a partire dal 3 agosto farà riprendere le partite di Champions ed Europa League, e ha già fissato le finali per il 27 e 29 dello stesso mese, non ha posto e non pone limiti alla durata dei campionati nazionali. E alla fin fine, alla Federazione Europea, non gliene importa niente, purché gli eventuali ritardi non pregiudichino lo svolgimento delle coppe europee. O quantomeno non gli arrechino dei danni.
Come ad esempio sta facendo il governo inglese, che nelle ultime ore ha deciso l’isolamento obbligatorio per chiunque arrivi nel Regno Unito. Una decisione che mette a rischio Champions ed Europa League. E in pratica crea  un altro problema al cammino che porta alla ripartenza del calcio. Tra l’altro la decisione delle autorità britanniche comporta di sottoporre a isolamento obbligatorio chiunque arrivi dall’estero. Sia che si tratti di stranieri ma anche di britannici di ritorno, che dovranno osservare una quarantena obbligatoria di 14 giorni. Per cui se la situazione dovesse rimanere questa le avversarie  delle squadre inglesi(Chelsea, ManchesterCity, Manchester Unidet , Wolverhampton e Rangers Glasgow), una volta arrivate sul suolo britannico potrebbero giocare  solo dopo aver osservato la quarantena..Di conseguenza , questo fatto metterebbe a rischio anche lo stesso svolgimento delle coppe europee. Per cui si spera che il Governo Inglese torni presto sulla sua decisione, che naturalmente è legata all’andamento della pandemia da Covid 19. E che verrà  riconsiderata tra circa 3 settimane.

E allora, viste le difficoltà oggettive che stanno incontrando anche le altre federazioni, che lasciano presagire con molta probabilità che saranno diversi i campionati nazionali che non potranno essere ultimati secondo le scadenze canoniche. E che finiranno per andare ad accavallarsi con l’inizio dei campionati della prossima stagione. C’è da chiedersi, ritornando alla realtà italiana: perché tutto questo? Perché questa corsa? Qual è il motivo che impedisce di cambiare la data di inzio del prossimo campionato? E perché non si vuole prendere in considerazione l’idea di disputare il prossimo campionato tutto nell’anno solare (2021)? Con inizio, magari a gennaio e conclusione a ridosso del Natale?

Sono tutti interrogativi che a questo punto meritano una risposta. Certo ci sono in mezzo gli europei di calcio (che si chiameranno sempre Euro 2020). E’ vero, ma non ci sarebbero problemi di sorta, perché in 12 mesi c’è abbastanza tempo per giocare il campionato, per disputare l’Europeo e per andare in vacanza. Poi volendo si potrà tornare alle date canoniche (di inizio e fine campionato) nel giro di un paio d’anni. Così, eventualmente, si potrà consolare anche il partito dei nostalgici.
Forse oggi più che mai questa idea, formulata in tempi non sospetti dalle nostre pagine di Calciomercato.com, meriterebbe di essere presa in considerazione.
Staremo a vedere, se il tempo ci darà ragione. E soprattutto se ci riserverà la giusta considerazione.