E ci risiamo, il buon Chiné ha colpito ancora. Ma stavolta sembra abbia meno voglia di accanirsi sulla società juventina, forse per stanchezza, o per rigurgito morale, magari la coscienza comincia a dargli qualche consiglio.
Oppure potrebbe essere il pragmatismo! Sì, perché fino ad oggi la Procura di errori ne ha commessi parecchi, persino superiori ai presunti reati della "Vecchia Signora", perché sarà pure vecchia, ma sempre signora è! E gli errori si stanno accumulando già nella complessa materia del giudicare e condannare senza appello, che invece appello ne ha, eccome.
Intanto la possibilità di ricorrere al collegio del Coni, non che sia una corte simpatica, anzi sembra molto pilatesca. L'ultima sentenza ha lasciato qualche malumore, sia nei giurati che nei giuristi di ogni estrazione calcistica. Perchè si può anche "odiare" la Juventus, ma ad ogni cosa c'è un limite. Soprattutto alla decenza!
Ed è indecente che un corpo giudiziario sportivo (e la parola sportivo è un eufemismo) si dipani in giri di parole ed articolazioni giuridiche nelle quali, si avrà sicuramente una condanna, ma che nero su bianco devi giustificare. E come si giustifica che tu hai condannato un soggetto non per un reato dettato da una norma, ma per simpatia del teorema proposto da qualcuno che sicuramente è manovrato da altri soggetti? Perché solo gli ingenui non pensano che dietro a questo teatrino di processi, ricorsi, di nuovo processi e scritture a dir poco fantascientifiche, non ci sia un disegno per punire un club che ha avuto il torto di vincere troppo. Ma la colpa maggiore della Juventus è stata soprattutto quella di avere fatto una lotta di libertà. Si è ribellata ad un organismo che fino ad oggi ha portato avanti un sistema(questo si!) di influenze ed irregolarità finalizzato alla gestione di un monopolio dove i costi maggiori gravano su chi subisce questo monopolio. Questo organismo è l'UEFA, ad immagine di Ceferin, ormai plenipotenziario, a tal punto che a sua scelta può cooptare soggetti nei diversi organi, compreso l'Eca, prima con presidenza Agnelli ed oggi regalato a Gravina.
Se la Juventus non ha vinto in Europa, era perché nonostante le pacche sulla schiena, il plenipotenziario Ceferin bramava alle sue spalle, e questo ad un certo punto Agnelli lo aveva capito. Ed ancora di più aveva capito che nel frattempo, oltre al danno per la Juventus, si cercava anche di sminuire e danneggiare tutto il calcio italiano. 

Agnelli, forse con presunzione eccessiva, ha avuto il coraggio di ribellarsi, insieme a tutti coloro che si erano accorti delle manovre poco chiare della presidenza Uefa, squadre inglesi, spagnole e italiane comprese. Solo che è bastato minacciare severe sanzioni, e quasi tutti si sono dileguati: bel coraggio! Da allora gli arbitraggi negativi sono aumentati, ma non bastava, bisognava colpirla di più, per darle una lezione esemplare.
L'occasione si è presentata quando la Juventus si è trovata in due situazioni inattese: l'acquisto di Ronaldo e la conseguente pandemìa, che ha distrutto le finanze di tutte le squadre, tranne quelle con proprietà di arabi e fondi sovrani. Proprio costoro sono stati i migliori amici di Ceferin per contrastare e sminuire il progetto di Agnelli, ovvero la Superlega. E non si sa come mai il Qatargate sia stato denunciato nel parlamento Europeo, mentre nel calcio, tutto tace. Forse per una volta i politici sono più seri dei vertici calcistici? Ricordiamo le continue violazioni del Fair Play finanziario da parte di queste squadre, come il Paris S.G. o il Manchester City, il Chelsea con i soldi russi e altre squadre della Premier League, che hanno a disposizione non solo contratti molto elevati di sponsorizzazione, ma la droga del denaro, fiumi di denaro, che arrivano dai paesi arabi. Per fare un esempio eclatante, si sappia che il Manchester City, in due anni, ha speso almeno due miliardi di euro. E' normale? A me non sembra, e non sembra a tante persone che pensano che nel calcio ci sia chi può fare quello che vuole e chi deve invece sottomettersi e soffrire. Altro che calcio dei poveri!

Allora si torna al concetto iniziale. I processi alla Juventus! Il tutto parte da una iniziativa di un Pm Napoletano che vive a Torino e che dichiara candidamente di odiare la Juventus. Perbacco, ci sarebbero i presupposti per un'indagine del Consiglio Superiore della Magistratura. L'iniziativa parte per una lettera della Consob, la quale, come fa per tutte le società quotate in Borsa, chiede spiegazioni in merito a pratiche di plusvalenze, secondo loro non ben argomentate, ma che dal punto di vista legale non sono reato, a meno che non si provi il dolo e la truffa. Per ottenere questo, si parte con le intercettazioni telefoniche, nelle quali si pensa di potere trovare ammissione di reati. 
Ma le intercettazioni, un caposaldo di Calciopoli, devono essere un metodo di indagine, non una prova di colpa. La colpa si deve trovare sul campo e nell'accertamento che il reato si sia realmente consumato. La telefonata, spesso lacunosa e incompleta, non costituisce prova o colpa, se non è suffragata da prove reali!  Ma tanto basta per aiutare il procuratore Chinè a riaprire un procedimento già chuso a suo tempo, con un'assoluzione. E cosa fa? Acquisisce materiale investigativo dalla procura della Repubblica di Torino (consegnato con molto gusto) e riparte per la crociata anti Juventina. 

Il resto è ormai cronaca conosciuta.
Ma io mi vorrei soffermare su alcuni presupposti di carattere giuridico e sostanziale. Nel diritto sportivo, vige la clausola compromissoria, tramite la quale le questioni di carattere sportivo e rilevanti sul carattere agonistico calcistico, possono essere solo di competenza del tribunale sportivo, tramite suoi organi appositi. La trasgressione di tale principio, ovvero la ricerca di una sentenza da parte di una corte sicuramente superiore, come ad esempio il TAR o un qualsiasi tribunale ordinario, porterebbe alla possibile radiazione della società ricorrente. E questo mi sembra un retaggio di carattere feudale, persino anteriore alla Magna Charta, contemplando meno garanzia del trattato medievale, siglato a Runnymede dai nobili inglesi nel 1200. Quando fu redatto questo regolamento o codice, che dir si voglia, si era negli anni settanta, quando le squadre avevano altre strutture, altri mercati, non si contemplavano sponsor, e soprattutto l'attività dei calciatori non era considerata una professione. La sentenza Bosman, cambiò molte cose, riformando la categoria dei calciatori e soprattutto indicando la nuova strada da percorrere per le società calcistiche, una diversa contabilizzazione dei suoi assets, dovendo rinunciare alla proprietà esclusiva dei giocatori, dovendone invece assumere altri costi, e relativi ammortamenti. Ora, se la clausola compromissoria deve valere per la Juventus, non si capisce perché la Procura Federale l'abbia invece violata impunemente. Il fattaccio è dato dalla collaborazione messa in atto con un tribunale ordinario, per la ricerca investigativa.
La legge dovrebbe invece imporre che le indagini dovrebbero essere svolte da ispettori della procura sportiva, con mezzi propri, senza l'ausilio di soggetti esterni, violando il principio di difesa dell'imputato. Se voleva fare delle intercettazioni, doveva assumere iniziative personali, e richiedere con propria immissione di mezzi le intercettazioni, sempre ammesso che siano un dato realmente valido giuridicamente. Dal momento che la Juventus si trova accerchiata da Procura Federale, e Tribunale Ordinario, come può adeguatamente difendersi senza potere usare tutti i mezzi che la legge definisce idonei ad una giusta difesa?
Ma il dato sconcertante è un altro!
Oggi, una società sportiva che svolge un'attività professionalmente organizzata, e quindi a rigor di codice un'attività di impresa, quotata in Borsa, con centinaia di dipendenti e fatturazioni miiardarie, può essere condannata ad una perdita di risorse finanziarie, depauperamento di risorse tecniche e probabile licenziamento di dipendenti, mediante un procedimento di un tribunale corporativo che nacque solo per l'esclusiva regolamentazione di fatti sportivi, e avvenimenti calcistici di carattere puramente sanzionabile nell'ambito di un preciso contesto e non con ampliamento di poteri giudicanti secondo l'inclinazione di uno o più soggetti, e non per leggi esistenti e con chiare sanzioni collegate, come recita il diritto?
Si ricorda il detto "nullum pena sine crimen", ovvero senza sanzione non c'è legge, contemplata in un codice e chiara per tutti. Ed è per questo che ritengo insano ricorrere ad un patteggiamento, se non ad un accordo, ma senza ammissione di colpa. Ammettere la colpa è quello che salva questa corte di "accoliti", e ne preserva il futuro da eventuali ricorsi e richieste di danni.
No, non ci dovrà essere pietà! Si spingano più avanti che si può, come la corda con la quale ci si impicca da soli. Non è come quando sei innocente e siccome nessuno ti crede, l'avvocato ti dice di patteggiare, confessando un crimine che non hai mai commesso.
E poi ti accorgi che la pena è peggiore, che non puoi fare ricorso e che ti hanno fregato, ritenendo la confessione come un successo investigativo e non una scappatoia per chi è disperato in quel momento.
Cara Juventus, i disperati sono loro, non noi!