Si fa sempre riferimento allo scarso impiego dei giovani nel nostro campionato, queste osservazioni\critiche sono supportate dai fatti?
Stando ad una ricerca pubblicata dal CIES Football Observatory, in data 4\05\2020, probabilmente sì. Se, però, da un lato il nostro campionato offre una percentuale risicata di minutaggio ai calciatori under 21 (appena il 7,7%), dall’altro però la nostra percentuale, all’interno dei top campionati in Europa, non è la peggiore.
Magra consolazione. Molto alta la percentuale della Bundesliga (9,8%), seconda solo a quella della Ligue 1 (15%).  La percentuale del campionato inglese supera di poco la nostra (8,5%), mentre la Liga occupa l’ultima posizione di questa speciale classifica, con una percentuale del 7%. La domanda può sorgere spontanea, perchè è così importante puntare sui giovani? Da un punto di vista aziendale, puntare sui giovani consente (in caso di successiva vendita) la possibilità di accaparrarsi un tesoretto attraverso la plusvalenza. Chiedere al Benfica per la conferma, che dal 2007 ha incassato più di 500 milioni di euro, ricavati dalle cessioni di giocatori cresciuti nel proprio settore giovanile, o meglio nella Benfica Campus Academy. João Félix, Cancelo, Rúben Dias e Bernardo Silva sono alcuni dei giovani in questione. 
Da un punto di vista prettamente matematico-razionale, i giovani vanno fatti giocare perchè costituiscono il futuro del calcio. Da un punto di vista identitario, far giocare i giovani significa, esplicitamente, puntare sulla competenza del proprio Sistema di riferimento. Questi assunti sono giusti, ma non completi; nel calcio, come nella vita, oltre a queste definizioni fredde e distaccate, per fortuna, esistono le emozioni. Attraverso le quali si realizzano le più belle favole che, qualora dovessero avere come protagonista un giovane, acquisterebbero ancor più fascino ed ammirazione.
Concedere spazio ai giovani non deve essere un evento utilitaristico fine a se stesso, o esibizionista con il fine di riempire le prime pagine. Deve essere un processo al quale attribuire la giusta importanza che, inevitabilmente, merita. Servono investimenti importanti, riqualificazioni degli impianti sportivi, preparazione del giovane sotto tutti i punti di vista, non solo calcistico ma anche umano.
L’esempio del Benfica non è casuale: il successo del Benfica Campus, (che non consiste solo nello sfornare talenti ma nel plasmare giocatori duttili capaci di fare la differenza in qualsiasi campionato), e le tecnologie all’avanguardia utilizzate hanno permesso al club di vincere il Globe Soccer Awards per la migliore accademia dell’anno in due occasioni diverse: 2015 e 2019. 
Altro esempio planetario ed eterno è costituito dall’Ajax, che negli ultimi anni (ma in realtà da sempre) ha forgiato svariati talenti che hanno fatto comodo in patria prima, e dopo calcato (da protagonisti o non) i campi di mezza Europa: De Ligt, van de Beek, De Jong e Ziyech. La squadra olandese primeggia in lungo ed in largo circa questa particolare attitudine, ma quali sono i segreti alla base di questo primato? Le strutture all’avanguardia, ricerca capillare dei giocatori (da parte di osservatori qualificati) nelle aree limitrofe così da valorizzare al meglio talenti locali ed infine l’attenzione sulla tecnica di base. Fondamentale è il senso di appartenenza impresso, il rispetto per la storia del club, la cultura dell’identità non solo come valore astratto, ma come preciso tratto sociale. Essere membro dell’Ajax, a livello giovanile o professionistico, significa far parte del club. 

A proposito di giovani promettenti a cui è stata concessa la possibilità di esprimersi, a poche ore dall’assegnazione del Golden Boy, come miglior giovane dell’anno, non posso esimermi dal citare Pedri. Il classe 2002 spagnolo ha ottenuto il più importante riconoscimento giovanile, dopo aver disputato “appena” 73 partite nella passata stagione, in tutte le competizioni. Bisogna puntare sui giovani, farli crescere con pazienza e senza fretta: ben venga Gasperini che fa esordire Giorgio Scalvini (classe 2003), complimenti a Mourinho che, in un momento cruciale di una partita fondamentale per il proseguo della stagione, si affida a Felix Afena-Gyan (coetaneo del difensore atalantino). Il ghanese subentrato al 75’, ha siglato una doppietta, vagamente decisiva, per lo 0-2 finale. Lasciamo ai giovani la possibilità di sbagliare, non riponiamo in loro aspettative eccessivamente alte. “Questo è tutto quello di cui ha bisogno un giovane: stima, costanza, patti chiari, strigliate [...] nel nostro Paese c’è questa concezione secondo cui il giovane deve soffrire per forza”. Così Sebastiano Esposito, il 2002 attaccante ex-inter ora in forza al Basilea, sull’argomento. Consentiamo loro di esprimersi tranquillamente e di sbocciare con serenità. Gli impetuosi giovani non hanno bisogno di critiche faziose, ma di esempi da seguire; perchè si sa, “il giovane cammina più veloce, ma l’anziano conosce la strada”, e dovrebbe mettere la conoscenza al servizio dello stesso giovane.