Lo sport è da sempre, giustamente, considerato il più importante tra gli strumenti di aggregazione sociale. Pensare quindi che qualsivoglia manifestazione sociale (e quindi politica) non influenzi lo sport, oltre che essere utopico, è anche controproducente; concentriamoci sul calcio (lo sport più popolare in Italia), ed in particolare le curve dove si riunisce il tifo più sfegatato delle rispettive squadre. Per i tifosi, il calcio in particolare ma tutto lo sport in generale è ritenuto come un'importante valvola di sfogo delle tensioni sociali, un qualcosa in cui, talvolta, cercare riparo dalla realtà opprimente. Come in tutte le cose però, deve necessariamente esserci un limite da non oltrepassare in nessun caso, purtroppo però così non è. 
Trovo vergognoso l’episodio di cui è stato vittima Elseid Hysaj. Il terzino albanese, dopo aver passato 5 stagioni con il Napoli, ha deciso di spostarsi un po’ più a Nord della nostra penisola, nella capitale. Sarà allenato da Maurizio Sarri. I due si conoscono dai tempi dell’Empoli e sono mossi da un sentimento di inevitabile stima reciproca. Hysaj fu uno dei protagonisti delle celebre cavalcata dell’Empoli, che seguì successivamente il tecnico nella sua avventura a Napoli. La Lazio si trova in ritiro ad Auronzo di Cadore, per il quattordicesimo anno consecutivo. La squadra di Sarri si sta preparando per l’inizio, ormai imminente, della prossima stagione. Sono anni ormai che vige un vero e proprio rito di iniziazione per i nuovi arrivati. Non solo la Lazio, ma molte altre squadre (anche la Nazionale per esempio) attuano questa speciale “cerimonia”. Ogni nuovo giocatore si deve sottoporre al momento della “canzone sulla sedia”: dopo la cena, deve salire in piedi sulla sedia e cantare, a cappella, una canzone a piacimento. Hysaj ha ovviamente dovuto rispettare questo rito. Il ragazzo Albanese ha deciso di cantare “Bella Ciao”, il motto simbolo della resistenza partigiana e di liberazione dal Fascismo. Il video, che lo ritrae intento a cantare la canzone sulla sedia, è stato postato sui social (e reso quindi di dominio pubblico) da Luis Alberto, che dopo giorni di attrito, con l’incognita della non-risposta alla convocazione, sembra aver ricucito lo strappo (non il primo) con la società. Già la sera stessa, alcuni tifosi esigevano delle spiegazioni. È dovuta intervenire la Digos e grazie anche alla mediazione di Tare, si sono placati gli animi.  
Ma il mondo social è crudele, Tare e la Digos non hanno potuto fare nulla. Come quasi sempre succede, si è degenerato: “Devi romperti il crociato subito”. “Come sei venuto, te ne puoi anche andare”. Ho scelto quelli più edulcorati e proponibili. Qualche notte fa è spuntato uno striscione presso il ponte di Corso Francia a Roma, il quale recita così: HYSAJ VERMA, LA LAZIO È FASCISTA. Con tanto di fascio littorio stilizzato. Si tratta della frangia più estrema dei sostenitori, riconducibili al “Mare Nero” della destra capitolina. Immediata la replica del club che, tramite un comunicato, difende il giocatore e condanna questo attacco, che con il calcio non ha assolutamente niente a che fare. Anche perché secondo alcune spiegazioni trapelate in seguito sul web, DA PRENDERE QUINDI CON LE PINZE E CON I GUANTI, la scelta della canzone è stata dettata dalla sua passione per la nota serie tv LA CASA DI CARTA, in onda su Netflix. Che la Lazio sia una tifoseria storicamente e marcatamente di destra si sa, ma quest’atteggiamento è deplorevole e non ha alcuna possibilità di essere difeso, va solo ferocemente condannato. La reazione di questa parte di tifoseria, potrebbe però destabilizzare l’ambiente, soprattutto Maurizio Sarri, uomo dichiaratamente di sinistra e che non gradisce, lui come qualsiasi altro allenatore, certe reazioni dei tifosi verso i propri calciatori. Il binomio Lazio-Destra però non va giù ad alcuni tifosi laziali che anzi vorrebbero cancellare questa rappresentazione concreta che si ha del club in Italia e all’estero. 

Cambiando totalmente scena e contenuto, andiamo ad analizzare ciò che è accaduto agli Europei.
Italia-Galles, terza partita del girone del campionato Europeo appena terminato. Prima del calcio d’inizio i giocatori gallesi si inginocchiano tutti, gli Italiani a farlo sono stati in 5. È bufera. La colpa dei restanti 6? Non essersi inginocchiati.
Partiamo dal principio: da un anno a questa parte gli sportivi di mezzo continente si inginocchiano, per mostrare solidarietà alla lotta contro il razzismo che, nel maggio 2020, ha ripreso purtroppo vigore in maniera estremamente crudele, dopo gli omicidi di George Floyd, Breonna Taylor e di altri afroamericani che hanno perso la vita per via di un uso sproporzionato della forza, da parte della polizia americana. Il gesto di inginocchiarsi, nasce dalla modalità barbarica con il quale è stato assassinato George, 46enne texano, il 25 maggio 2020, da parte dell’agente Derek Chauvin. Il movimento Black Lives Matter (le vite ‘nere’ contano) nasce in America nel 2013 in seguito all’assoluzione di George Zimmerman, il quale sparò al diciassettenne Trayvon Martin, uccidendolo. Il movimento preso nuovamente vigore in seguito all’assassinio appena citato, ed hanno reso il movimento oggetto dell’attenzione dei media mondiali. Inginocchiarsi diventa quindi un simbolo, un gesto di solidarietà nei confronti del movimento e delle vittime di razzismo. L’Italia decise di non inginocchiarsi perché non vi è stata una richiesta esplicita dalla UEFA, è si trattava quindi una libera scelta. Trovo offensive ed estremamente errate le critiche mosse, nei giorni successivi all’accaduto, ai giocatori Italiani. Critiche arrivate anche da parte di esponenti politici importanti e rilevanti del nostro Paese, Enrico Letta su tutti. Il segretario del Partito Democratico oltre che criticare il comportamento degli Azzurri, affermò, anzi, impose che gli Azzurri si inginocchiassero tutti. A mio avviso, un gesto che racchiude un messaggio così importante (la lotta contro il razzismo, una battaglia di vitale importanza) fatto sotto imposizione, perde tutto il proprio preziosissimo significato. Le critiche spinsero gli Azzurri ad inginocchiarsi nelle successive partite, dando quindi poco valore e rispetto al gesto. Unico errore degli Azzurri a questo Europeo, anche se è stato palesemente indotto.

La lotta al razzismo è importantissima e va attuata ogni giorno.
Lo Sport, con e senza la Politica, ha lo scopo di unire, non dividere. La politica che accompagna lo Sport, deve essere mossa da solidarietà e rispetto. Una solidarietà vera, però, non imposta da terzi. Questi esempi sopraelencati non fanno bene e rischiano di generalizzare problemi che vanno affrontati e combattuti.
Viva lo Sport quello sano, Viva la Politica quella solidale e corretta.