La figura del condottiero, dall’antichità sino ad oggi, è stata quella maggiormente esaltata ed acclamata. Il condottiero è colui che guida un gruppo, un esercito alla conquista. Può vincere o perdere, può riuscire o fallire, ma il vero condottiero mette tutto se stesso al servizio dei seguaci, sempre. Il condottiero è colui che si eleva al di sopra della massa, forte del proprio coraggio, della propria ambizione e della propria determinazione, lotta per conseguire i suoi obiettivi. La conquista dei nemici, la salvezza del proprio popolo o semplicemente lasciare un degno ricordo di se stesso ai propri posteri.

Nell’Iliade ogni condottiero acheo veniva a sua volta denominato ANAX. Parola che designava un personaggio che, contemporaneamente, ricopriva diverse cariche: politiche, militari e religiose.  A lui erano dovuti sacrifici ed offerte. Nell’antica Grecia deteneva un ruolo decisamente influente nel popolo, era pervaso da senso del dovere e lealtà. Basti pensare a Leonida, il quale decise di sacrificarsi con 300 uomini per rallentare (perché fermare era pressoché impossibile) la feroce avanzata nemica, guidata dal re persiano Serse. L’esercito contro cui si scagliarono i famosi 300, nella famosissima battaglia delle Termopili in Grecia iniziata nel 480 a.C., era composto da 100.000 spartani.  Non posso esimermi dal citare Alessandro Magno: il quale dopo aver represso la ribellione di Tebe, mirava alla conquista della Persia, conseguentemente all’Unione tra la Macedonia e la Grecia. In età Romana posso senz’altro citare Publio Cornelio Scipione, risalente al terzo secolo a.C. Fu il condottiero dell’esercito romano contro i Cartaginesi, nella fase risolutiva della seconda guerra punica. Giulio Cesare vissuto nel primo secolo a.C. Dimostro le sue strabilianti doti di condottiero durante la sua più famosa e complessa campagna di guerra, quella della conquista della Gallia dal 58 al 51 a.C.  Tuttavia, da allora sono cambiati i tempi. Per nostra fortuna, le guerre oggi non sono all’ordine del giorno, anche se purtroppo in alcune zone del nostro continente sono ancora in forza, e costringono alla paura (scenario “migliore”) o alla morte migliaia di persone.

Oggi è più facile assistere ad una partita di pallone, piuttosto che ad una guerra. Di conseguenza anche la figura del condottiero è stata, a causa dei tempi, ridimensionata e, probabilmente, non le si attribuisce lo stesso valore.  Anche perché gli scenari in cui il "condottiero" è protagonista non sono gli stessi da me precedentemente citati. Voglio quindi trattare di un "condottiero" dei nostri tempi, un uomo che sa il fatto suo. Che sa come guidare la propria squadra: Max Allegri. L’allenatore livornese si appresta a cominciare la sua seconda avventura alla Juventus, a distanza di due anni dal termine della prima. Dopo aver conquistato cinque scudetti, due Supercoppe italiane e quattro Coppe Italia, fu esonerato. Fu preferita la ricerca del bel gioco al suo sano pragmatismo.   In questi due anni di riposo il "condottiero" toscano è stato cercato, corteggiato, contattato da mezza Europa, invano. Il condottiero durante il suo riposo ha assunto un atteggiamento invisibile, non si è letteralmente visto e sentito (se non in una piacevole serata primaverile di Marzo, in cui partecipó ad una puntata del club su Sky Sport.) il 28 maggio scorso è stato ufficializzato il suo ritorno alla Juventus, con un contratto sino al 2025. Il primo arrivo alla Continassa fu orribile, da dimenticare. Accolto da uno scetticismo generale che sfociò in maleducazione e violenza, tanto che arrivarono addirittura a colpire la macchina con cui Max si accingeva a fare il suo primo ingresso, nel centro sportivo della vecchia signora. Niente a che vedere con il secondo arrivo, accolto da un’ondata di giubilo e da una folla acclamante il suo nome. Accoglienza degna di un "condottiero" degno. Dato il personaggio: sincero, puntiglioso ed estremamente abile nella comunicazione (e non solo), tutti attendevano con ansia la sua prima (bis) conferenza da allenatore bianconero.   A questa conferenza allegri si siede da Re, ha vinto sotto tutti i punti di vista possibile ed immaginabili:   i nefasti esperimenti della società bianconera non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. Parliamoci chiaro, per una società come la Juve, vincere uno scudetto, una Coppa Italia ed una Supercoppa italiana in due anni non è un bel risultato. È stato a lui preferito il bel gioco, grazie a cui è possibile vincere in Europa. Finali di Champions della Juve post MAX: 0. Finali di Champions della Juve di Max: 2, in tre anni. Ogni commento risulta superfluo. Come ho detto prima, in questi due anni è stato cercato da mezza Europa, ed in particolare dalle Merengues. Esatto, Massimiliano Allegri si presenta alla conferenza dopo aver rifilato due no al Real Madrid. Si presenta alla conferenza dopo aver declinato il corteggiamento di Florentino Perez.

Insomma, si presenta a questa conferenza come un vero e proprio "condottiero". Massimiliano allegri incarna perfettamente Il DNA bianconero. Il gruppo che diventa squadra, il risultato ottenuto tramite il sacrificio, le qualità del singolo messe a disposizione del collettivo. Emblema dello stile sia comunicativo che prettamente concettuale di Max è, senz’altro, la famosa “spiegazione scientifica” del corto muso: “sei intenditore di ippica? Nelle corse dei cavalli basta mettere il musetto davanti, non c’è bisogno di vincere di 100, musetto davanti. Fotografia, corto muso, semplice. Quello che perde di corto muso arriva secondo, quello che vince di corto muso è primo. Poi non scrivono ho vinto di trenta, primo. Corto muso.” Metafora per sottolineare che l’importante è vincere, non importa il distacco dall’avversario, l’importante è la vittoria, ciò che poi sarà tramandato.  Inizia la conferenza, inizia la RI-presentazione di Max Allegri, inizia lo show. “Ci sono tanti giovani, e di valore. Hanno possibilità e devono aver la voglia di migliorare. Insieme a loro ci sono anche giocatori più anziani, in primis CR7, Bonucci e Chiellini, che sono un valore aggiunto. Portano esperienza e devono essere di esempio. Stiamo iniziando un nuovo ciclo di lavoro". Per sottolineare ancora una volta che il gruppo e ciò che conta davvero. I leader, attraverso i loro giusti comportamenti, devono essere un esempio per i giovani ed accompagnarli nel loro percorso di formazione.
"Mi inorgoglisce l'affetto dei tifosi. Se ci sarà riapertura saranno molto importanti per noi. Da ora serve solo pensare a lavorare. Il dna della Juve è ben preciso, le vittorie arrivano tramite sacrifici e lavoro. Trovo una squadra che negli ultimi due anni ha vinto un campionato con Sarri e due trofei con Pirlo. Mi è stato lasciato un buon lavoro con dei buoni giocatori". Sicuramente allegri non soffre della Sindrome di Procuste: patologia che colpisce chi, mossi dall’invidia, sminuisce i successi altrui.

Ovviamente Max non può provare invidia ed, al contrario, celebra il successo altrui. Riconosce il valore degli allenatori che lo hanno sostituito, ma sa che adesso è nuovamente il suo momento, e dovranno saperlo tutti…Per stabilire le gerarchie: "Il capitano (Chiellini) ed il vice capitano (Dybala) vengono decisi in base agli anni di presenza nella Juventus. Chiellini è il più vecchio, Bonucci se n'è andato ed allora il conteggio si è azzerato. Se vuole la fascia la compri e vada a giocare in piazza con quella, ma Leo lo sa, è passato in fondo, ma adesso sta recuperando".  Parole forti di un uomo altrettanto forte, che senz’altro può permettersele. Poi continua… "Avversarie? Ci sono tanti allenatori importanti in A. Spalletti, Mourinho, Sarri, Inzaghi, Pioli. C'è una sfida anche tra di noi. L'Inter è la favorita, chi vince lo è. Noi dobbiamo essere bravi a costruire un percorso che ci porterà a maggio davanti. Champions? E' un desiderio da parte di tutti, ma andiamo con calma. Primo obiettivo è passare i gironi. Quindi facciamo un passo alla volta.” I successi si costruiscono sul campo attraverso i risultati, non tramite i proclami.  Conclude: "No al Real Madrid due volte?" Allegri ride: "Diciamo di sì, soprattutto quest'anno. Infatti devo ringraziare Real e presidente per l'opportunità che mi avevano dato, ma dopo le mie riflessioni ho scelto la Juve. E' stato anche un gesto d'amore. Credo molto della squadra. Una squadra divertente da allenare, ma poi bisogna vincere. Che è la cosa più importante". Non credo ci sia bisogno di didascalie o spiegazioni, risulterebbero superflue ed a tratti offensive. Che dire? Sono innamorato di questo allenatore. Del suo stile, delle sue qualità e della sua abilità comunicativa superiore alla media.  Vediamo se il "condottiero" Max riuscirà ad ottenere i risultati sperati, ma sicuramente ci ricorderemo di lui per parecchio tempo. Il suo sano pragmatismo verrà celebrato e ricordato come è giusto che sia.