Quello che si sta avviando alla conclusione è il primo europeo itinerante della storia, una rete tra città europee che neanche una pandemia globale è riuscita a spezzare. Formula scelta dalla UEFA per celebrare i sessant’anni di storia di questa competizione. Gli stadi che hanno ospitato i match di questa edizione sono stati ben undici: l’Olimpico di Roma, l’Olimpiya Stadionu di Baku, la Johan Cruijff Arena di Amsterdam, il Football Arena Munchen di Monaco (nome cambiato a causa di questioni legate allo sponsor), l’Arena Nationala di Bucarest, il Ferenc Puskàs di Budapest, l’Hampden park di Glasgow, l’Estadio La Cartuja Sevilla di Siviglia, il Parken Stadium di Copenhagen, il Saint Petersburg Stadium di San Pietroburgo ed infine lo Wembley Stadium di Londra. Fatta eccezione dell’ultimo citato e dello stadio di San Pietroburgo, i precedenti nove hanno ospitato quattro partite ciascuno: tre della fase a gironi ed una della fase ad eliminazione diretta. Lo stadio inglese, infatti, ha visto disputare anche due ottavi, ed ospiterà le semifinali e l’ambita finale del torneo; quello russo ha invece visto disputare ben sei partite della fase a gironi ed un quarto di finale (quello tra Svizzera e Spagna). Dall’11 giugno all’11 luglio in 11 sedi, ecco il numero magico di questo meraviglioso europeo. Ah, quasi dimenticavo, 11 come i goal segnati fin qui dalla nostra Nazionale, che sia di buon auspicio… 

È stato un europeo itinerante sia dal punto di vista prettamente pratico ma anche dal punto di vista emotivo: partito con lo spavento Eriksen, continuato con il “miracolo” Svizzera (che ha eliminato agli ottavi i campioni del mondo in carica) e con la favola danese che, onorando il loro fantasista, sono arrivati a giocarsi la semifinale contro i “padroni di casa”. È stato (e speriamo continuerà ad essere per queste ultime tre partite) un europeo davvero entusiasmante, dove di certo non sono mancate le sorprese, le giocate degne di questo nome e soprattutto importanti riscatti: basti pensare a Patrik Schick, che stava attraversando una fase negativa della sua giovane carriera e che ora (insieme a CR7) è il miglior marcatore della competizione con cinque reti all’attivo. Potrà esserlo anche l’11 luglio, Immobile, Insigne, Morata, Dolberg, Kane e Sterling permettendo. E se realmente il viaggio detiene un ruolo da protagonista in questo europeo, concentriamoci su quello percorso dall’Italia, che ci sta rendendo sempre più orgogliosi.
Il viaggio azzurro parte dalla disfatta gialla avvenuta in quel di San Siro il 13/11/2017, quando la Svezia strappò il pass qualificazione per i Mondiali del 2018 ai danni dell’Italia. Via Ventura e dentro mister Mancini. Un inizio in sordina accompagnato dal malcontento generale per via della disfatta appena avvenuta. Sin da subito Mancini sembra aver attuato, ed impresso alla squadra, la regola delle S:  -Silenzio, mai una parola fuori posto (anche se ovviamente le premesse non è che lo permettessero più di tanto) e tanto lavoro.  -Sudore e Sacrificio, che vanno di pari passo per quanto riguarda la realizzazione di una squadra vincente. Lo spirito di gruppo ed il senso di appartenenza sono infatti i veri top player di questa Nazionale. L’atteggiamento dell’Italia è la concretizzazione del concetto del panismo di D’Annunzio dove il soggetto si identifica con ciò che lo circonda. Soddisfazione, il sentimento che deriva dagli splendidi risultati ottenuti fin’ora e che POTREBBE concretizzarsi magnificamente con la v…oria di questa competizione. Quello centrato nei quarti di finale con il Belgio è il 32° risultato utile consecutivo. Oggi, martedì 6 luglio gli Azzurri affronteranno la Spagna in semifinale. Quella tra Italia e Spagna sembra essere una costante degli ultimi Europei. Per ricordare i precedenti non bisogna tornare troppo indietro nel tempo: nell’europeo del 2012 affrontammo due volte le furie rosse; pareggiammo ai gironi e, dopo uno splendido europeo, perdemmo in finale. Nel 2016 la Nazionale vinse per 2-0 con la squadra che in quei quattro anni fu la padrona d’Europa e del mondo (Campioni d’Europa nel 2008 e nel 2012- Campioni del mondo nel 2010). Sarebbe meglio per l’Italia che la partita terminasse nei 90 minuti o al massimo nei 120, dato che contro di loro i rigori ci hanno sempre condannati (euro 2008 e Confederations Cup 2013). Agli europei il bilancio sorride agli azzurri, 2 vittorie a 1 e 3 pareggi tra le due compagini.  Questo europeo ha risollevato la nostra Nazionale, il nostro essere protagonisti ha fatto ricredere tutta Europa, hanno capito che siamo tornati.   Ci siamo presi Roma (a chi tocca’nse ngrugna…) giocando 3 partite con altrettante vittorie, con sette reti segnate ed appena 0 subite. Abbiamo assaporato la magia di Wembley, superando l’Austria agli ottavi, promettendo a noi stessi che ci saremmo ritornati (promessa mantenuta).

Abbiamo tinto con il tricolore l’Allianz Arena di Monaco, superando ai quarti la squadra che occupa il primo posto nel ranking mondiale. La partita di oggi apre le porte alla finale, non poniamoci limiti. 
Abbiamo una voglia tremenda di vivere altre Notti Magiche con il tricolore nel cuore e diciamocelo chiaramente, ce lo strameritiamo!