Siamo campioni d’Europa. Di più, siamo orgogliosamente campioni d’Europa. Abbiamo vinto gli Europei 53 anni dopo l’ultima volta. Si è concluso questo avvincente e meraviglioso percorso, che ha consegnato nella mani sicure di capitan Chiello la Coppa Henry Delaunay. L’Italia ha imposto il suo gioco per tutto l’arco della competizione: pressing, possesso e dominio. Caratteristiche principali di questo splendido gruppo. Ma ha dimostrato anche notevole intelligenza sapendosi adattare all’avversario, come contro la Spagna: dove è stata messa alle corde ma ha saputo resistere, soffrire e rialzarsi. La partita di ieri sera contro gli inglesi (che non erano solo undici, visti i 58mila sugli spalti) è stata perfettamente emblematica. Andare sotto al terzo minuto, con tutto lo stadio contro, avrebbe spezzato le gambe a chiunque, a chiunque tranne che a noi. L’11 di mister Mancini si è rimboccato le maniche e ha dominato i padroni di casa. Aggrappandoci ad un ispiratissimo Chiesa abbiamo cercato il pareggio, arrivati grazie a Bonucci al minuto 67. Ai rigori il piccolo-gigante Gigio è stato il vero protagonista con 2 penalty neutralizzati ed uno “soffiato” sul palo. Menzione d’onore per il capitano di questo splendido gruppo che, nonostante la carta d’identità, ha dimostrato di essere, ancora, uno dei più forti difensori centrali. Dall’Inghilterra fanno sapere che Kane lo sta ancora cercando. L’immagine più della partita si è verificata al termine della stessa: l’abbraccio in lacrime tra Mancini e Vialli, un dualismo che ha emozionato il nostro Paese prima in campo, poi in panchina. I gemelli del goal si sono presi la loro rivincita a Wembley dopo l’amara sconfitta nel maggio del ’92, quando la Sampdoria perse la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona. “Dispiace” per la nazione Inghilterra che esce sconfitta e ridimensionata sotto tutti i punti di vista. Alcuni, poco civili e totalmente irrispettosi, cittadini inglesi (perché tifosi non sono) hanno deturpato il nostro tricolore calpestandolo, mentre erano felicemente avvolti nella loro bandiera. Oltre che incivili sono anche ignoranti. Non sanno che la loro bandiera, con la Croce Rossa di San Giorgio, è una bandiera di Genova. Nel 1190 il sovrano inglese, Riccardo Cuor di Leone chiese mezzi e soldati ai genovesi, per trasportare il proprio esercito a Gerusalemme. Tanto per ricordare la storia, la tradizione e la grandezza Italiana, di cui gli Inglesi non dispongono.  Come se non bastasse alcuni dei 58mila spettatori della partita (è doveroso sottolineare ALCUNI perché non è giusto che per l’ignoranza di pochi ci rimetta un popolo intero) si sono permessi di fischiare l’inno di Mameli. Inoltre, tanto per aggiungere, i giocatori Rashford, Sancho e Saka (fautori dei tre errori inglesi dal dischetto) sono stati vittima di insulti razzisti sui social. Avete capito bene, gli inglesi del BLACK LIVES MATTER, si sono resi protagonisti di questo squallido evento. Cari Inglesi avete tanto da imparare, predicate bene e razzolate male. Mi auguro vivamente che un percorso di formazione e di rieducazione possa essere finalmente utile agli autori di questi spregevoli gesti. Fra opinionisti, ex giocatori e tifosi si sono pronunciati tutti a favore di una schiacciante vittoria. Sono stupito da questa sicurezza, spavalderia e spocchiosità per una squadra che torna in una finale di un grande torneo dopo 55 anni. Il più vasto intervallo di sempre per una nazionale del nostro continente tra europei e mondiali. C’è chi, addirittura, prima della partita si è tatuato sul corpo la coppa, contento lui. Lo slogan IT’S COMING HOME, cantato dall’inizio dell’Europeo, vi si è ritorto contro. Vedervi passare, da sconfitti, accanto alla coppa, guardandola e proseguendo oltre con addosso (anzi no, perché ve la siete tolta dal collo) la medaglia d’argento, spero vi faccia riflettere. Non è stato appagante però, perché questo sentimento l’abbiamo provato quando la Nostra Nazionale ha alzato il trofeo, tingendo di azzurro il cielo della vostra grigia capitale. Dopo i rigori NOI ci siamo abbracciati, abbiamo gioito del NOSTRO successo. L’Italia intera si è riversata nelle strade di ogni città per festeggiare. Dopo un anno e mezzo di restrizioni ci siamo sentiti nuovamente e finalmente liberi. 
Lo sport è questo: aggregazione, gioia, felicità ed unione. È stato in grado di farci dimenticare le paure, le paranoie e le preoccupazioni dell’ultimo periodo. Questa serata la porteremo dentro per tanto tempo, probabilmente per sempre, con orgoglio e felicità. Abbiamo dato lezione di umiltà, sacrificio e perché no, anche di calcio.  
È stato bellissimo. Grazie ragazzi. Grazie Azzurri. Grazie Italia.