Buongiorno!

Buongiorno signora! Allora, mi dica, cosa la porta qua da me? Mi racconti un po’ di lei.
Mi presento. Ho 121 anni. 122 tra un mese, per essere precisi. Accipicchia, li porta benissimo. Gliene avrei dati 60, 65 al massimo. Grazie dottore. Troppo buono. Ecco vede, ho una lunga storia alle spalle. Sono nata nel 1897 in una fredda giornata di Novembre. Lo vedo, indossa una maglia a colori bianconera. Rispecchia pienamente il periodo. Mi scusi era una battuta, non si è sentita offesa vero? No no, si figuri. I miei genitori erano persone molto colte e molto giovani, pensi che non erano ancora maggiorenni. All’epoca fece molto scandalo. Il mio nome non è stato scelto a caso, poiché si è ispirato a “gioventù”.
Nei primi anni di vita ho sempre indossato una maglietta rosa, piaceva a tutti. Poi, con il passare degli anni, quel colore mi dava un’aria troppo da bambina. Cosi hanno deciso di passarmi a tutt’altro stile. Mi hanno regalato una maglia a righe bianconera. All’inizio mi vergognavo un po’, non lo nego. Non mi donava. Per niente. Invece poi con il tempo mi ci sono affezionata.
Devo dire che ero attraente. Quando ero molto giovane stavo con un uomo svizzero facoltoso, più grande di me, si chiamava Alfredo Dick. Poi tra noi ci sono stati degli screzi e lui se ne andato sbattendo la porta. Non ne voleva più sapere di me.
Si è messo insieme ad una mia grande rivale, sempre vestita di granata, colore che io odio.
Per me sono stati anni difficili. Non venivo corteggiata, non mi sentivo bella, nonostante fossi nel fiore degli anni. Verso i trent’anni però, conobbi un distinto signore, si chiamava Edoardo Agnelli. Si innamorò perdutamente di me. Siamo stati insieme solo dodici anni anni però. Ha litigato anche con lui? No no, Edoardo era una persona gentile, premurosa. Mi accontentava sempre. Pensi che per 5 anni consecutivi mi ha regalato sempre lo stesso gioiello procurando l’invidia di tutte le altre signore d’Italia. E’ stato un periodo fantastico. Venivo addirittura chiamata la “fidanzata d’Italia”, perché piacevo e tutti volevano stare con me.
Purtroppo una calda domenica di luglio del 1935, due mesi dopo che mi aveva fatto quel regalo, ha avuto un terribile incidente con l’idrovolante e lo persi per sempre.
Per una decina d’anni ritornai nell’oblìo. Ci fu anche la guerra Mondiale di mezzo. Nessuno si interessava più a me. Poi il destino ha voluto che Gianni, il figlio di Edoardo, decise di prendersi cura di me.
All’inizio ero un po’ titubante. Era più giovane di me. Non sapevo se sarebbe stata una storia seria o se voleva soltanto “divertirsi”. Invece ci sapeva fare il ragazzo. Era divertente, scherzava sempre, tutti lo chiamavano “Avvocato”, anche se, detta tra noi, non ha mai varcato un’aula di tribunale. Ma a lui faceva piacere essere riconosciuto così.
Il folle innamoramento che c’era tra noi all’inizio, con gli anni è diventato più di amicizia, tant’è che lo vedevo più distaccato nei miei confronti. Mi voleva bene, non mi faceva mancar nulla, ma non eravamo come prima.
Nel frattempo, suo fratello Umberto, più giovane di lui, si interessava sempre più frequentemente a me. Gianni e Umberto si parlarono, Umberto mi volle tutta per sé. E cosi, in maniera indolore, mi fidanzai con quest’ultimo.
Era una persona più riservata e meno esuberante di Gianni, ma sapeva come farmi felice.
Nel 1958, quando avevo 61 anni, mi regalò una stella d’oro. Un oggetto talmente prezioso che nessun altro poteva permettersi. Ormai ero diventata per tutti la Signora. Forse ci sentivamo appagati così, sta di fatto che nei successivi dieci anni non abbiamo dato tutto noi stessi al nostro rapporto.
C’era un giovane che nel frattempo si appassionò a me, si chiamava Giampiero Boniperti. Abbiamo flirtato per parecchio tempo, fino a quando lui è maturato definitivamente e decise di sposarmi nel luglio del 1971. E Umberto come la prese? Aveva capito anche lui che ormai la passione era svanita, ma ha continuato a volermi bene comunque. Con Giampiero rifiorì. Non ero più una ragazzina, ma sapeva amarmi e incantarmi. Mi faceva stare bene. E io sapevo renderlo orgoglioso di me.
Abbiamo vissuto anni magnifici. Tutta Italia mi ammirava. E mi odiava al contempo. Quando passavo non sa quanti insulti di invidia ho cominciato a sentire nei miei confronti. Pensi che in tutti quegli anni che siamo stati insieme, ben 19 per l’esattezza, mi regalò per ben nove volte lo stesso gioiello che a suo tempo mi regalava Edoardo, quello che le avevo detto prima, si ricorda? Si, certo. Ha provato un paio di anni a regalarmene uno ancora più prezioso, che in Italia non si trovava, ma solo in Europa. Solo che qualcun altro, un signore olandese prima e un tedesco poi, gliel’hanno soffiato prima di lui.
Ma Giampiero non si arrese, eh no. Al terzo tentativo ci riuscì, anche se in modo un po’ triste a dire il vero. Voleva mostrare al mondo la gioia di averlo finalmente per sé, ma purtroppo tanta gente non ha potuto assisterlo appieno questo momento perché, per vedermi, tante persone sono morte in modo tragico.
Ormai il gioiello l’aveva preso e me lo regalò comunque. Ma io non ero felice. Non lo volevo in questo modo.
Questa cosa mi ha segnato profondamente. Avrei preferito riceverlo in un’altro contesto.

Non ha più avuto modo di farselo regalare nella maniera che lei avrebbe desiderato?
Con Giampi no. Ha continuato a farmi tanti altri regali preziosi è vero, ma non quello. Il nostro rapporto finì quando io avevo 97 anni e lui 65. Ormai ero diventata per tutti la “Vecchia Signora”. D’altronde all’età non si comanda. Mi prese con sé un altro avvocato di Torino, si chiamava Vittorio Chiusano. Si vede che attiro la “legge”. Lo conoscevo già anni prima, ma non cè mai stato niente. Con lui non mi sono divertita molto i primi anni. In Italia nessuno mi considerava più di tanto. Ma io non volevo finire i miei anni da annoiata e frustrata. Volevo ritornare a vivere.
Flirtai con un bellissimo uomo, abbronzato, veniva dal mare. Appena lo notai lo volevo con me. Vittorio mi capì al volo e decise di accontentarmi, pur di vedermi felice. Si chiamava Marcello Lippi. Ci avevo visto giusto. Con lui la passione sbocciò subito. Come i migliori amanti, mi riempiva di qualsiasi cosa io desiderassi. Il solito gioiello a forma di triangolo con i tre colori italiani e altri oggetti preziosi.
Ma avevo sempre quella ossessione del più ricercato gioiello europeo. Pregai Marcello di comprarmelo a tutti i costi. Dopo un lungo tira e molla con un acquirente olandese mi accontentò.
Ero felice, ma non mi sentivo appagata.

In che senso, si spieghi.
L’ho ricevuto, è vero, ma avrei preferito riceverlo a mo' di sorpresa, come fosse una proposta di matrimonio. Non so se mi spiego.

Da quello che capisco lei vorrebbe ricevere questo gioiello in maniera galante, pulita, senza tentennamenti... è corretto? Esattamente dottore. Con Marcello non ci sono più state occasioni? Sì, eccome. Ma nonostante i suoi sforzi non me ne ha più regalato uno. Per un periodo è finita anche male con lui. Abbiamo litigato fortemente e lui se ne andato. Ah, mi son dimenticato di dirle che in quel periodo ero sempre accompagnata da tre uomini: Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Roberto Bettega. Sa, cominciavo ad avere una certa età e non mi dispiaceva avere tre accompagnatori. Sempre gentili ed eleganti, ma purtroppo anche con loro finì male.

E come mai?
Vede, loro volevano sempre che io fossi la migliore di tutte. Mi compravano le migliori vesti, parlavano sempre bene di me in qualunque contesto. Talmente bene che qualcuno si insospettì. Cominciavano a diffondersi certe voci, del tipo che io me la facevo con uomini in distinta nera. Ed era vero? Assolutamente no! Però sa com’è, in Italia alle malelingue si dà sempre molta importanza. E così, i miei tre accompagnatori mi lasciarono sola. Mi abbandonarono proprio. Non ha idea di quel che ho passato. Un inferno. Ero sempre ammirata, giravo nei migliori locali, tutti mi portavano grandissimo rispetto.
Poi all’improvviso son passata da sorseggiare champagne mangiando ostriche e caviale, a bere Barbera e mangiare piadine. Non sa quanti aggettivi mi hanno dato: ladra era quello più elegante. Ho pensato: adesso è finita. Sentivo che la mia vita era giunta al capolinea. Alla veneranda età di 109 anni era anche comprensibile. Nei mesi successivi altri uomini mi vollero al loro fianco come Giovanni Cobolli Gigli e un uomo francese, si chiamava JeanClaude Blanc.
Ma non funzionò. Io non avevo entusiasmo e loro non riuscivano a trasmettermelo. Mi stava passando tutta la vita davanti, quando per caso incontrai un baldo giovane che si chiamava Andrea.
Era giovane, giovanissimo. Ho pensato che questo volesse la mia eredità. Invece ci sapeva e ci sa fare. Non voleva rivelarmi il cognome. Poi ho insistito. E mi ha detto che faceva Agnelli.
Mi son sentita svenire.
Era il nipote di Gianni, quel Gianni, e il figlio di Umberto. Era chiaramente un segno del destino.
Mi disse: “io potrei avere tutte quelle che voglio, ma il tuo fascino resta impareggiabile”.
Mi ha rigenerato. Stavo e sto vivendo una seconda vita.

E’ ancora insieme a lei?

Altroché. E ogni anno non smette mai di regalarmi il famoso gioiello italiano. Pensi che siamo a ben otto anni consecutivi. Mi ha ridato fiducia. Sono ancora rispettata da tutti. Forse ancora più di prima. E’ incredibile come la vita ti toglie e ti dà.

Bene, sono contento per lei. Però immagino che non sia ancora soddisfatta.
Esattamente dottore. Ho sempre quel tarlo in testa. Di quel gioiello europeo.
Anche lui ci ha provato per ben due volte, ma purtroppo niente. E ogni anno mi promette che prima o poi me lo porterà. Ma ho paura che da un giorno all’altro si stufi come gli altri e se ne vada. Non avrei più l’età per reggere un simile scossone.
Come posso fare per non avere questo incubo che mi perseguita?

Non ci pensi.
Come scusi?

Non ci pensi. Vede, da come me ne parla, Andrea sembra un ragazzo in gamba. Si è preso cura di lei nel momento del bisogno e l’ha rigenerata. Sta facendo di tutto per lei. E sono convinto che il suo piano sia quello di darle quella cosa che tanto desidera. Costi quel che costi.
Ne è convinto, dottore?

Assolutamente sì. Abbia fiducia in lui.
Va bene. Grazie. A presto.

Arrivederci. E mi faccia sapere tra 7/8 mesi se ci sono stati progressi.
Senz’altro. Buona giornata.