Il teatro del mio paese è stracolmo come non mai. Non ci sono rappresentazioni teatrali di compagnie famose o spettacoli di fine anno scolastico dell’asilo. E’ stato eccezionalmente aperto in questa afosa serata estiva di Luglio per far si che tutti potessero tifare insieme l’Italia.
Già, gli azzurri sono in finale dell’Europeo 2000. Avversario migliore non poteva esserci: la Francia! Partita perfetta per vendicare la beffa atroce di due anni prima ai Mondiali, quando tutti noi abbiamo ancora in testa lo “sdeng” della traversa colpita da Di Biagio nel rigore decisivo che ci ha condannati all’eliminazione nei quarti di finale.
E’ la seconda finale degli azzurri cui assisto.
Nel 1994 avevo 9 anni, e il teatro era il divano di casa mia, con mio padre a fianco che guardavamo Italia-Brasile. Ho ancora negli occhi la testa chinata del mio idolo Roby Baggio dopo l’ultimo rigore.
Sei anni dopo sono in mezzo a quasi 100 persone. Nel nuovo millennio gli anni sono diventati 15. Di fianco a me ci sono gli amici più cari. Qualche seggiolino in là ci sono anche le mie ex compagne di classe delle medie. Non sarebbe male vincere e poi festeggiare con un bel gelato tutti insieme in piazza. Magari ci scappa anche un bacio, chissà. Iniziano gli inni nazionali. L’emozione comincia a salire. Tutto il teatro canta a squarciagola in piedi. Roba da brividi. Sembra di essere proprio lì, al Feijenoord Stadion di Rotterdam. La telecamera inquadra i volti dei giocatori. Quanto vorrei essere uno di loro adesso. Sono degli eroi quei giocatori dopo la fantastica partita in semifinale contro l’Olanda. Quel match è stato pazzesco. Ad Amsterdam, in uno stadio murato di arancione, l’Italia dopo mezz’ora è già con un uomo in meno, gli olandesi sbagliano due penalty nei 90 minuti e alla lotteria finale dei rigori gli azzurri trionfano con il celebre cucchiaio di Totti e Toldo che para tutto e tutti. Per un quindicenne sono quei ricordi indelebili che il tempo non potrà mai cancellare. Impossibile non essere i favoriti dopo una prova del genere. Anche i francesi sono usciti per il rotto della cuffia nella semifinale contro il Portogallo. Ci ha pensato il suo giocatore più rappresentativo, Zidane, con un rigore a due minuti dalla fine dei supplementari. Seconda finale consecutiva tra Mondiale ed Europeo. Sono uno squadrone, niente da dire. Cinque undicesimi dei titolari giocano nel nostro appetibilissimo campionato. Ma anche noi non siamo da meno, con super Toldo in porta e con i due centrali di difesa più individuati del mondo, ovvero Nesta e Cannavaro. Ecco che inizia. “I-ta-lia!” “I-ta-lia!” “I-ta-lia!”.
L’adrenalina di inizio partita è puntualissima in ogni match che si rispetti. I francesi partono più decisi, noi tentiamo qualche occasione nei pressi dell’area nemica, ma non abbastanza da far scattare in piedi gli spettatori dalla poltroncina. Con gli amici cominciamo a discutere che i nostri potrebbero far di più o che magari si tengono le forze nel secondo tempo. Il primo finisce a reti bianche. Ora è il momento di una bella Coca-Cola e popcorn. In fila alla cassa ci sono anche le ragazze, ma non vado al di là di un semplice “Ehilà, allora, vi piace la partita?”. Che domanda banale. Trovo anche dei miei ex compagni, quasi tutti al liceo. Dalla quantità di compiti delle vacanze che si sono appioppati, non sembrano molto felici della scelta fatta. “Ed ecco che le squadre ritornano in campo per il secondo tempo”. Ehi, questa è l’inconfondibile voce di Bruno Pizzul. Tutti ritornano ai propri posti. Luci spente e via. Inizia la ripresa. “Forza ragazziiiiii! Facciamogli il c*** a sti francesi de m****”. Qualcuno in fondo alla sala ha deciso di scaldare un po’ la platea. Si vede che le birre stanno facendo effetto. Al minuto 55, mentre sto finendo di sorseggiare la Coca, Totti passa la palla con il tacco a Pessotto, cross in mezzo, Delvecchio di piatto e GOOOOOOOL!!!!! Scatto in piedi, la bevanda va a farsi benedire, i popcorn saltano ovunque e mi abbraccio con quelli a fianco, con quelli dietro e con quelli davanti. Uno di loro non mi stava neanche tanto simpatico. Macchisenefrega. Siamo in vantaggio. Stiamo vincendo! Zoff non esulta. Quando mai l’hai fatto? La profezia del ragazzo in fondo alla sala si stava avverando. Il teatro è una bolgia! Se all’inizio c’erano 20 gradi ora saremo a 27/28°C. Fanno rivedere continuamente le immagini dell’azione. Totti è da pallone d’oro. Cucchiaio decisivo in semifinale e assist di tacco in finale. Le ragazze sono tutte contente, forse sarà più facile domandare se si possono fermare dopo. “Evvai entra anche Alex” esclamo. Ma non tutti sono euforici come me vedo.
Il Del Piero dell’ultima stagione non è neanche lontano parente di quello che ha fatto incantare il mondo dal 1995 al 1998, prima di rompersi il ginocchio due anni fa. Ma sono juventino e lui è il mio idolo. “Ascolta Derox ma domani a che ora...” “Zitto zitto che segniamo, vai Alex vai Alex vai NOOOOOO!!!Del Piero ha mancato un’ occasionissima solo davanti a Barthez. Totti gli ha dato una palla d’oro sul sinistro. La sala rumoreggia e cominciano le imprecazioni. Non sarà mica un segnale? I francesi attaccano, ma noi abbiamo Toldo ragazzi. E’insuperabile! Dobbiamo fare il 2-0. “Chi è che mi sta chiamando sul cel?”  “Oh Ste ecco ecco ci siamo!” Il mio amico mi spacca quasi la spalla per chiamarmi, alzo lo sguardo e Del Piero ha sui piedi la palla che si meriterebbe di segnare, stavolta ancora più facile. Tutti sono quasi in piedi pronti a urlare... NOOOOOOO Alex nooo!! Sfera scagliata addosso al portiere. Non è possibile! Me la sento. Secondo me questi pareggiano. Toldo continua a parare di tutto. Tutti qua sudano e non solo per il caldo estivo. Intorno a me è tutto un bisbiglio: “Oh ma quanto manca?” La tensione sta salendo. All’ennesima paratona del portiere della Fiorentina sul tiro di Trezeguet tutti esultano come se fosse finita. Mancano ormai pochissimi minuti ma era un chiaro segnale che non sarebbe passato nessuno quella sera. Cinque minuti di recupero. Tutti cominciano a mettersi in piedi per poter urlare  di gioia a più non posso.
Ma mentre quell’urlo sta uscendo pian pianino dal gargarozzo, tre minuti dopo viene prepotentemente spezzato. A due minuti dal novantesimo, Wiltord riceve palla dopo un batti e ribatti fortunoso e scaglia da posizione defilata un sinistro che passa prima sotto le gambe di Nesta e poi sotto il braccio di Toldo. Silenzio! La sala sembrava vuota! Un senso di sgomento e rabbia. Te lo insegnano fin dai pulcini il meme “gol sbagliato gol subito” e a questa legge non scritta nessuno si salva. Tutti si guardano e chiedono “e ora?”. Qualcuno azzarda un “Dai che nei supplementari la portiamo a casa!” Ma la convinzione tra i partecipanti non è di casa in quel momento. Non cè neanche la voglia di alzarsi a prendersi un’altra bibita o qualche sacchetto di patatine. In tv i volti degli azzurri sembrano quelli di chi è appena stato travolto da un camion, mentre quelli dei francesi sembrano che l’abbiano appena schivato.
Le squadre rientrano in campo. Un senso di angoscia pervade in modo permanente. Non cè la carica giusta per urlare e tifare. Lo si percepisce. Ma si spera almeno di andare ai rigori. E che stavolta giri per il verso giusto. Ma purtroppo anche questa speranza resta vana: a due minuti dalla fine del primo tempo supplementare, Trezeguet gonfia con una bordata di sinistro la rete alle spalle dell’incolpevolissimo Toldo! Fischio finale, è il Golden Gol. Il primo che segnava vinceva. Le telecamere impietosamente inquadrano più volte Del Piero seduto in mezzo al campo con lo sguardo perso. Facile intuire che è lui il capro espiatorio. Nessuno ha la forza di imprecare. Neanche il ragazzo in fondo alla sala. I miei compaesani hanno lo sguardo perso nel vuoto. Abbiamo perso. Ho “perso” la seconda finale cui assisto. Questa è più atroce però. Guardo se almeno le mie ex compagne ci sono. Macchè, se ne sono andate. La sala, mestamente e in rigoroso silenzio, viene svuotata. Con gli amici ci mettiamo d’accordo per il giorno dopo. “Domani a che ora in piscina?” - “Facciamo alle 11 dai.” - “I panini li prendo io allora?” - “Si, ma niente baguette mi raccomando”.