Due stragi in due giorni. Entrambe indelebili.
La prima, purtroppo tragica, riguarda la vita. Quella vita che il giudice Giovanni Falcone, insieme a sua moglie Francesca e agli agenti della scorta, persero sull’autostrada Palermo-Capaci, a causa di un attentato mafioso, sabato 23 maggio 1992.
La seconda, più leggera, riguarda l’ambito calcistico. “Strage”... di gol il giorno dopo a Foggia. Allo stadio “Pino Zaccheria” andò in scena l’ultima giornata del campionato di serie A. Il Milan di Fabio Capello, che si era già assicurato lo scudetto n.12 due settimane prima in quel di Napoli, è a un passo dalla storia. Vuole diventare il primo club scudettato senza perdere nemmeno una partita. Tale impresa riuscì in parte al sorprendente Perugia di Ilario Castagner nel 1978-79, che con 11 vittorie e 19 pareggi, divennero di fatto la prima squadra italiana imbattuta in serie A. Purtroppo tutto ciò non bastò, perché a laurearsi Campione d’Italia fu il Milan di Gianni Rivera, che con il tricolore appena conquistato decise di appendere le scarpe al chiodo.
Il Foggia di Zdenek Zeman, diventato per tutti “Zemanlandia”, offriva ai suoi tifosi e agli amanti del bel calcio uno spettacolo da stropicciarsi gli occhi in quel campionato grazie al suo gioco fantasioso e votatissimo all’attacco. Di fronte il micidiale Milan di Capello, che con un bottino di soli 19 gol subìti ha saputo magistralmente trionfare in campionato. Entrambe, dunque, cercarono di appiopparsi la ciliegina sulla torta quella domenica. Satanelli foggiani contro Diavoli milanisti. Alle ore 15 si aprirono così le porte dell’Inferno. Lo stadio ribolliva di passione, con il tutto esaurito dei 25.000 presenti. In tribuna venne avvistato anche il c.t. della Nazionale Italiana, ovvero il grande predecessore di Capello sulla panchina milanista: Arrigo Sacchi. Che sia venuto per visionare i suoi prossimi uomini da convocare o ..per gufare sull’appetibile e alquanto vicinissimo record dell’imbattibilità dei suoi ex ragazzi? Il dubbio rimane e solo lui poteva saperlo in cuor suo. Sotto il sole della Puglia, al minuto ‘22 il ghiaccio si rompe: cross del “tulipano nero” Ruud Gullit e stacco puntuale e preciso in area, da vero bomber, di Paolo Maldini.
Poco dopo Van Basten, che in quel campionato ha fatto fuoco e fiamme, si divora un gol davanti a Mancini. Ne approfittano cosi i padroni di casa, che in due minuti, tra il ‘39 e il ‘41 ribaltano il risultato grazie alla micidiale accoppiata Signori – Baiano, due stantuffi che, insieme a Rambaudi, hanno dato vita al trio delle meraviglie in attacco. Si chiude cosi il primo tempo. Tifosi di casa che pregustano già un successo bellissimo, voluto e degno di un happy end meritato per quanto fatto vedere in quest’annata. Tutti pensano che i freschi Campioni d’Italia, infatti, abbiano già (tutto sommato giustamente) la testa in vacanza. Ma nella ripresa accade l’impensabile. Gullit dopo due minuti ristabilisce la parità con un potente destro sotto l’incrocio dei pali. Da quel momento in poi il Foggia sparisce dal campo. Fantasmi che girovagano sul terreno di gioco. I tifosi di casa sono abituati a veder subire continuamente gol da parte dei propri beniamini, non è una novità. Ma stanno cominciando a perdere pericolosamente il conto. 2-3, 2-4, 2-5, 2-6, 2-7... e al minuto 87 arriva anche l’ottavo gol! Un autorete di Matrecano, due gol di Marco Simone, due di Marco Van Basten e uno di Diego Fuser, in mezz’ora hanno realizzato la bellezza di sei gol! Il tutto tra lo stupore generale del pubblico. Il fischio finale è una liberazione per i foggiani. Milan che così si portò a 74 gol fatti e 21 subiti, di cui 25 realizzati dal “cigno di Utrecht” Marco Van Basten. Ma sopratutto il tanto agognato record delle 0 sconfitte, diventando cosi la prima squadra ad aggiudicarsi il tricolore senza aver mai avuto il muso lungo a fine gara.
E il Foggia? Per assurdo, in una squadra cosi “pazza”, il numero dei gol fatti e di quelli subiti è incredibilmente in parità: 58 volte trafiggendo le reti avversarie e 58 le volte che il compianto Franco Mancini aveva dovuto raccattar palloni in fondo al sacco. Quindi tutto finisce qua. Eh no, ci sarebbe un piccolo retroscena in realtà.
Si narra, che durante l’intervallo, il presidente del Foggia Pasquale Casillo, ritrattò il premio partita che aveva promesso ai suoi giocatori in caso avessero battuto il Milan, scatenando così la rabbia degli undici protagonisti in quella che si stava avviando ad essere una domenica trionfale. Verità o leggenda metropolitana, lo sanno solo chi ci ha giocato.