Svegliaaa!! E’ ora di alzarsi per andare a scuolaaa!”.
La voce che non si voleva mai sentire dal lunedì al venerdì: quella di tua madre che ti incitava “soavemente” ad alzarti dal letto le mattine. Sopratutto il lunedì, appunto. Perchè sapevo già che dovevo affrontare un incubo. No, non era la verifica di Matematica. Neanche l’interrogazione di Scienze e nemmeno la poesia che non avevo imparato bene a memoria.
I peggiori incubi da affrontare il primo giorno della settimana erano le prese in giro dei compagni di classe dopo che la mia squadra del cuore aveva perso. Loro belli, vincenti e sorridenti. Io solo contro tutti.
Nei primissimi anni ‘90 una sola squadra dominava in lungo e in largo: il Milan di Fabio Capello. I miei compagni, nonostante avessero anche genitori che tifavano Juve, per qualche oscura ragione erano attratti da quella squadra con i colori rossoneri. Di interisti neanche l’ombra. Anche mio papà era/è juventino, la passione per il calcio e per la maglia bianconera me l’ha trasmessa lui e non mi era mai passato per l’anticamera del cervello di tradirlo per un altra squadra.
Ma contro di loro eravamo gli eterni secondi. Già dalla colazione il pensiero fisso era uno solo: speriamo che siano tutti ammalati, così posso passare una giornata tranquilla. Un’ultima controllatina a libri e quaderni, zaino in spalle e via. Ah, la merenda! Mele o Pere? Mmmh.. meglio le prime. Le seconde le abbiamo già prese ieri pomeriggio a San Siro. I minuti che normalmente impiegavo a piedi dalla mia abitazione a quell’edificio costruito in epoca mussoliniana di solito erano rigorosamente 8. I lunedì, soventi, si allungavano a 12-13. Pensieri, passo lento e stomaco che cominciava ad attorcigliarsi. E non era per la valanga di biscotti inzuppati nel Nesquik. Il cancello era aperto. Che sfortuna. Nessun sciopero o altro. Mi toccava entrare, non c’erano scuse. Eccoli là! Che parlottavano sorridenti tra loro. Uno del gruppo mi ha visto. Sono spacciato. Il loro sorriso sarcastico lo avevano sicuramente preparato dalla sera prima. La mia Juventus le aveva prese dal Milan, dal loro Milan, neanche 24 ore prima. Il mio fluido negativo era manna dal cielo per loro. “Forte la Juve eh!?” La prima battuta è sempre la peggiore. Mi veniva da rispondere male. Ma stavo zitto. La seconda e come una lama tagliente che ti trafigge la pelle: “Dev’essere brutto tifare Juve, vero Derox?”. Ecco, ora potevo anche tornare a casa. E invece la giornata era appena iniziata. L’odiatissimo Milan che vinceva sempre e la Juve che soffriva. Dalla prima alla terza elementare, tre scudetti rossoneri consecutivi. In quarta, un sussulto. I mesi passavano e la Juventus era saldamente in testa. I compagni avevano assunto sembianze fino ad allora sconosciute. Cupe, tristi, sembravo io allo specchio quando li dovevo affrontare. Fino all’apoteosi di domenica 21 Maggio 1995. Lo scudetto ritornava a Torino dopo 9 lunghissimi anni. Il giorno dopo mi sembrava di camminare sulle nuvole. Sveglia senza bisogno del richiamo materno, colazione in super fretta e camminata rapidissima verso la scuola. Penso di aver battuto il record quel giorno. I minuti saranno stati 5 o 6. E non perché ero in ritardo. Volevo essere io il primo ad aspettarli al varco stavolta. Ma purtroppo alcuni erano già arrivati. Poco importava. Facevano finta di non vedermi, ma la soddisfazione di un “bella giornata oggi eh amici?!” con tanto di pacca sulla spalla fu impagabile. Come dicevo, fu un sussulto. Neanche il tempo di gustarmi il “mio” primo scudetto, che quella odiatissima squadra s’è l’era già ricucito sul petto. Quarto tricolore in cinque anni. E i lunedì ripresero a tingersi di fosche tinte rossonere. Il percorso alle scuole elementari terminò così con un bilancio negativo, ma con un dolce finale, visto che assistetti alla “mia” prima vittoria (non sapendo che quella, ad oggi, rimane ancora l’unica, sigh!) della Champions League.

Con l’approdo alle scuole medie, la musica cambiò. Nei primi due anni, ai miei risultati scolastici abbastanza deludenti, fecero da contraltare dei lunedi mattina esilaranti. Sul piano sportivo s’intende. Il primo anno, 1996-97, la Juventus, sempre capitanata da Lippi, travolse tutto e tutti, vincendo lo scudetto n.24 un Venerdi sera di Maggio a Bergamo contro l’Atalanta. I primi giorni settimanali di quell’anno erano diventati miracolosamente gioiosi e il mio sorriso costante a trentadue denti ne era la prova. Dopo anni di tribolazioni, il destino aveva cominciato a far quadrare i conti a tutti gli juventini che negli anni precedenti assaporavano costantemente il sapore dei lunedì mattina come un caffè amaro senza zucchero. Al primo anno di medie lo zucchero non mancava mai. Roba da diabetici. Anche perché i bianconeri fecero incetta di trofei: Supercoppa Europea, Coppa Intercontinentale e Scudetto. Ma il lunedì mattina del 7 Aprile 1997 divenne l’emblema dei lunedì trionfanti. Poche ore prima, nel posticipo serale, “noi” della Juve avevamo fatto piazza pulita in quel di San Siro: 1-6 al Milan! Partita che tra l’altro avevo visto a casa di uno degli amici rossoneri. Rimasero impietriti davanti alla tv. Io non sapevo più dove esultare. Alla faccia del rispetto! Alla mattina mi sembrava di partecipare al gioco del silenzio. Non volava una mosca. Ero riuscito a trattenermi dall’esultare. Avevo già dato abbastanza la sera prima. Non era il caso di infierire. Mancava la ciliegina sulla torta chiamata Champions, per suggellare un’annata indimenticabile. Mercoledì 28 Maggio, le lezioni terminarono regolarmente alle ore 13 e salutai i compagni/amici con un bel sorrisone stampato, cosi che potessero già tenerlo a mente per la mattina dopo, quando sarei arrivato bello trionfante per assistere alle loro facce da funerale dopo che avrebbero visto la Juve alzare la Coppa dalle grandi orecchie contro il Borussia Dortmund. Potevo fare il regista. Mi ero già fatto il mio film. Purtroppo accadde che la pellicola si rovinò e il finale cambiò drasticamente. Sconfitta pesantissima e inimmaginabile per 3-1! Uno shock! Al fischio finale cominciai a rivedere i fantasmi dei lunedì elementareschi. La notte fu tutto un “che mi diranno domani? Ma nò, non gliene fregherà niente..E se non mi lasciano in pace? Ma chissene..Abbiamo vinto tutto quest’anno, non hanno motivo per rompere i c…...”. Al mattino, il mix di pensieri continuava ad attraversarmi nel tragitto a piedi da casa a scuola. Appena arrivai sentii “eccolooo”. Adios. Il giovedì si era trasformato nel lunedì degli anni precedenti. Mi tributarono sorrisoni e un lungo applauso, di quelli che si riservano alle star di Hollywood. Avevano vinto loro. Testa bassa, bocca cucita e via a parlare con quei compagni che di calcio non ne sapevano niente. Secondo anno di medie: stesso copione.
La mia squadra del cuore, avente in attacco l’esile ma alquanto devastante coppia Inzaghi-Del Piero, conquistò lo scudetto alla penultima giornata dopo un duello senza esclusione di colpi con l’Inter del Fenomeno Ronaldo. I lunedì erano sempre raggianti anche in quel campionato. Doppiamente raggianti oserei dire, visto che i cari amici milanisti videro domenica dopo domenica la loro squadra stagnarsi in un deludente 10° posto, migliorando l’11a posizione dell’anno precedente. La ciliegina Champions, che non era arrivata l’anno scorso, ci spettava di diritto quest’anno. Invece il ritorno a scuola di Giovedì mattina 21 Maggio 1998 fu la triste fotocopia dell’anno prima. Anzi, quella mattina si erano anche organizzati meglio. In sette/otto avevano preparato dei bei fogli A4 con scritto in pennerello nero indelebile: “Real Madrid 1-0! Forza Juve”. Commenti e risate di sottofondo, io che procedevo a testa bassa e passo lento verso il solito gruppetto di anti-calciofili che mi attendeva per far due chiacchiere. La terza media, invece, si concluse per me come lo scudetto del Milan in quell’anno: vittoria per il rotto della cuffia all’ultima giornata. Durante l’anno i lunedì, che inizialmente erano anche positivi, si trasformarono in un calvario che portarono la mia squadra ad un anonimo 7° posto. I milanisti avevano ripreso il sorriso che li aveva contraddistinti negli anni della Primaria e così conclusero in bellezza anche le Medie.

Recentemente una cena tra vecchi compagni di classe ci ha fatto rivivere quei momenti, tra risate e battute continue. Perchè il calcio è anche e sopratutto questo.