Firenze, Stadio Artemio Franchi, 6 Giugno 1993.
Ultima giornata del campionato di Serie A. La partita in programma è Fiorentina-Foggia. Sugli spalti si respira un’atmosfera tesa, pesante. I volti dei tifosi toscani sono un cocktail di trepidazione, rassegnazione, ansia, paura e speranza.
Come mai, a Firenze, c’è questo clima in quella calda domenica di giugno?
Lasciamo un attimo lo stadio Franchi. Ci torneremo dopo. Rewind.
Torniamo ad 11 mesi prima.

Andalo, Luglio 1992. La nuova Fiorentina si presenta ai tifosi viola, desiderosi di salutare i beniamini per cui dovranno osannarli per il campionato che verrà. Ci sono volti già noti come il portiere Mareggini, il difensore Pioli, il centrocampista tutto fare Beppe Iachini e il giovane bomber argentino che si sta sempre più “fiorentinizzando” Gabriel Omar Batistuta. I nuovi volti che campeggiano nel ritiro trentino sono due stranieri e quattro italiani. Dal Bayern Monaco arrivano il tedesco purosangue Stefan Effenberg e il danese fresco campione d’Europa Brian Laudrup, fratello del già più noto Michael. Entrambi centrocampisti, con Laudrup che ha licenza di svolgere anche il ruolo di attaccante quando c’è la necessità. Il quartetto italiano che approda in maglia viola è composto dai difensori Luppi (dalla odiata Juventus) e Carnasciali (dal neopromosso Brescia), dal centrocampista Di Mauro (dalla Roma) e dall’attaccante napoletano Baiano, proveniente da Zemanlandia, alias il Foggia dei miracoli. Totale della spesa: 28 miliardi di Lire.
La novità è rappresentata anche dallo sponsor: sulle maglie l’italianissima “Giocheria” viene rimpiazzata dalla bevanda americana “7UP”. Confermatissimo invece l’allenatore Gigi Radice, il sergente di ferro che prese la squadra in mano dopo la sesta giornata della precedente stagione conducendola ad una tranquilla salvezza. Ora gli obiettivi del presidente Mario Cecchi Gori sono altri. Nonostante le partenze di Mazinho, Maiellaro, Branca, Borgonovo e soprattutto di capitan Dunga, la società può contare su una rosa che punta ad ambire una posizione di prestigio in campionato.
Ma sarà dura. Le concorrenti, d’altro canto, si sono rafforzate. Su tutte spicca la Juventus, che cala l’asso sul tavolo del calciomercato acquistando a suon di miliardi Gianluca Vialli dalla Sampdoria, il centrocampista inglese David Platt e il tedesco Andy Moeller.
L’Inter, dopo un’annata assai deludente, cerca l’immediato riscatto con gli acquisti di De Agostini, Sammer, Shalimov, Pancev e Schillaci. I tifosi sperano che il nuovo allenatore Osvaldo Bagnoli possa ripetere il miracolo fatto con il Verona nell’85.
Anche Lazio e Roma non sono rimaste a guardare. I biancocelesti possono contare sull’inglese Gascoigne e soprattutto sull’altro bomber di Zemanlandia, Beppe Signori; i giallorossi guidati dal nuovo allenatore Boskov si sono rinforzati con il serbo Mihajlovic e l’argentino Caniggia, che sostituisce il partente Rudi Voeller.
Tutte sperano di sgambettare l’invincibile Milan di Capello, reduce da un’annata straordinaria con 0 sconfitte e scudetto cucito sul petto. I rossoneri, nonostante una rosa di altissima qualità, si sono rinforzati ulteriormente con gli arrivi di Eranio, Boban, Lentini, Savicevic e Papin. Insomma, un campionato italiano che si prospetta a dir poco scoppiettante. Per la compagine viola c’è bisogno di pedalare forte da subito. Già dal ritiro di Andalo.
Sveglia presto, un’abbondante colazione e poi su e giù per i boschi a sgobbare a piedi e in bicicletta. L’aria è fresca, pulita, sana, e faticare può far solo che bene. Il campo di allenamento per ultimo. La vita del ritiro, per due settimane, non è una pacchia. Alla sera, ci vorrebbe qualcosa per rilassare la mente, per svagarsi. Questo pensano i giocatori viola nell’albergo. Qualcuno riesce a metterlo in pratica. Gira una voce. Un calciatore, con la compiacenza del direttore dell’hotel dove alloggiava la squadra, si fa accompagnare nella discoteca più rinomata della zona. Per svagarsi, appunto. Qualcuno della squadra lo sa, altri no. I dirigenti fanno spallucce. E’ biondo e ha l’accento tedesco. Esatto, è proprio lui, il nuovo arrivato Stefan Effenberg. Anche ai tifosi qualche voce è arrivata, ma siamo all’inizio pensano, vediamo come va il campionato e poi faremo i conti in caso. Ma nel ritiro trentino, oltre a mangiare deliziosi manicaretti preparati dal personale dell’hotel, i giocatori non si fanno mancare lo “spuntino di mezzanotte” a base di pizze recapitate furtivamente nelle loro stanze da porte secondarie per non dare nell’occhio. Chissà se Gigi Radice magari ne percepiva il profumo nei corridoi…
Le settimane passano, si fa incetta di amichevoli e si arriva così alla prima gara ufficiale.

Il 26 Agosto la Fiorentina affronta nel Secondo Turno di Coppa Italia il Perugia, militante in serie C. Nonostante la serata calda, le gambe pesanti e meccanismi ancora da oliare, i toscani riescono non senza faticare a battere gli umbri con una rete di Ciccio Baiano ad un quarto d’ora dal termine.
Una settimana dopo, al Renato Curi, Batistuta con una doppietta e il primo gol fiorentino di Laudrup permettono ai viola di imporsi 1-3 e ottenere il pass per gli Ottavi di Finale. Due vittorie in due partite ufficiali, seppur contro un modesto avversario, infondono fiducia. Quattro giorni dopo però si fa sul serio e iniziano a contare i punti. Inizia la 91esima edizione del Campionato di Serie A.
Il 6 Settembre la Fiorentina affronta il Genoa, protagonista nella scorsa annata di un’indimenticabile cavalcata in Coppa Uefa, con la storica vittoria ad Anfield Road nei Quarti ed eliminata solamente in semifinale per merito dell’Ajax. Il Franchi risponde con entusiasmo al debutto casalingo. Quasi 40.000 spettatori prendono posto allo stadio nonostante una temperatura che invogli a far i bagagli e partire per una bella giornata sulle dorate spiagge della Versilia.
Nel primo tempo i ragazzi di Radice corrono, creano, ma mancano il bersaglio. Poi al 52’ il piatto forte del tedesco “discotecaro” Effenberg: punizione potente da fuori area e palla che si infila nel primo palo alle spalle del veterano Tacconi. L’entusiasmo sugli spalti è alle stelle. Batistuta potrebbe chiudere i conti poco dopo ma spreca malamente una chiara occasione da gol davanti al portiere avversario. Chi invece non fallisce è il nuovo acquisto genoano Van’t Schip, forte ala destra olandese e caro amico di Marco Van Basten, che in diagonale infila il gol del pareggio. Purtroppo non è giornata per Batistuta, che poco dopo si divora un altro gol di testa, più difficile da sbagliare che da realizzare. La partita finisce così. Il primo ciak, in termini CecchiGoriani è stato fatto, non si può propriamente dire “buona la Prima”, ma il tifoso di casa può ritenersi abbastanza soddisfatto dello spettacolo offerto, anche se avrebbe certamente preferito vedersi in classifica con un punto in più.
Il bomber argentino dalla folta chioma ha comunque modo di rifarsi una settimana più tardi, quando in casa della Lazio prima porta in vantaggio i suoi e poi riesce a pareggiare i conti, acciuffando il 2-2 con un delizioso pallonetto alle spalle di Marchegiani. Alla terza giornata arriva la neopromossa Ancona, alla sua prima apparizione nella massima serie. I tifosi marchigiani, carichi di entusiasmo e speranza, partono di buon’ora dal punto di ritrovo, il piazzale dello stadio Dorico, in piazza IV Novembre.
Da Ancona a Firenze ci sono circa tre ore e mezza di viaggio. Sul pullman si canta, si fanno cori e previsioni ottimistiche nonostante la loro squadra del cuore nelle prime due giornate abbia subìto sette reti in totale. Alla prima, il 4-1 contro il Torino può essere giustificato come il classico “ballo delle debuttanti”, mentre alla seconda, in casa contro la Sampdoria del nuovo allenatore Eriksson, era andata in leggero miglioramento, con i dorici in vantaggio per ben due volte e sconfitti solo ad una decina di minuti dal termine per colpa di uno sfortunato autogol. Le premesse per fare un’ottima partita contro la Fiorentina ci sono tutte. L’ungherese Lajos Detari, il volto nuovo dell’attacco anconetano, ha già fatto breccia nei tifosi siglando due gol nelle prime due partite. E visto che non c’è due senza tre, il sosia (anzi, la brutta copia) di Ivan Drago sigla il vantaggio iniziale degli ospiti al minuto 15 su punizione, con buona colpa del portiere Mannini. La giornata si preannuncia ricca di soddisfazioni…e di gol. Già, ma per la Fiorentina.
Dopo cinque minuti i viola pareggiano e l’ultimo gol arriva al minuto 75', con il roboante punteggio di 7-1!
Firenze sogna. La squadra comincia a ingranare e nei successivi due incontri il calendario li metterà di fronte a Inter e Milan per la prova della verità.
Se, nello stadio amico, Batistuta deve ancora imprimere il proprio sigillo, in trasferta è un bomber implacabile. Un’altra sua doppietta permette ai gigliati di portare a casa un punto da San Siro contro i nerazzurri, anche se la vittoria è sfumata a tre minuti dal termine.

Domenica 4 ottobre, allo stadio Artemio Franchi va in scena il big match di giornata. Il pubblico risponde alla grande: 42.585 spettatori e record d’incasso! I ragazzi di Gigi Radice stanno facendo ottime cose e l’attacco ha siglato finora dodici gol in quattro partite. Battere l’invincibile Milan vorrebbe dire primo posto in classifica.
Ciccio Baiano dopo tredici minuti fa sognare i tifosi portando in vantaggio i suoi dopo una splendida azione in stile tiki taka. I padroni di casa, forse non abituati a gestire certi momenti della partita, inconsciamente si rilassano e i marpioni rossoneri, che hanno esperienza da vendere, sanno approfittarne. Dal 25esimo al 44esimo si prendono la briga di infilare la porta di Mannini per ben quattro volte. L’umore del pubblico di casa è un misto tra rabbia e stupore e all’intervallo un caffè nero bollente è quel che ci vuole.
Ad inizio ripresa Effenberg ridà un flebile lumicino di speranza al match, ma i minuti passano e quella fioca luce sembra spegnersi sempre più inesorabilmente. A smorzarla del tutto ci pensano Van Basten con una doppietta e Gullit, intervallati da un inutile gol di Di Mauro. Il tifoso viola non vuole guardare il tabellone dello stadio che riporta l’impietoso risultato di 3-7!
E’ una batosta tremenda, che ha ripercussioni anche tre giorni dopo quando, nell’incontro del match d’andata in Coppa Italia in casa della Roma, la Fiorentina prende 4 gol in 52 minuti, salvando leggermente l’onore con una doppietta di Effenberg a dieci minuti dal termine.

Nella successiva trasferta contro il fanalino Pescara, l’insidia potrebbe nascondersi dietro l’angolo e, con Batistuta non disponibile, l’attacco presenta l’inedita coppia composta da Baiano e dal diciottenne Daniele Beltrammi. Ed è proprio questo ragazzino, al debutto da titolare, a sbloccare il match portando in vantaggio i gigliati grazie ad un splendido assist del suo compagno di reparto. La Fiorentina non soffre più di tanto, e a sette minuti dal termine è proprio l’ex foggiano che realizza il rigore per il 2-0 finale.
Alla settima giornata, il 25 Ottobre, la pioggia imperversa su Firenze, ma il vero acquazzone si abbatte sulla Sampdoria. La squadra viola gioca la miglior partita finora disputata ed il duo Baiano-Batistuta raggiunge il suo massimo splendore: assist a vicenda e doppietta per ciascuno. I tifosi fiorentini rivivono le gioie di un’altra B2, dopo l’accoppiata Baggio-Borgonovo datata 1988-89. Firenze ritorna a sognare. Ma vengono brutalmente riportati alla realtà nella trasferta di Cagliari, quando Oliveira firma il 2-1 finale per i sardi al 91esimo minuto. L’incostanza di risultati si manifesta appieno nelle successive tre partite: vittoria in casa con la Roma, pareggio a Brescia e fragorosa sconfitta per 4-1 a Napoli.

La prima domenica di Dicembre è una giornata assolata e neanche troppo fredda. L’ideale per andare allo stadio, visto che è il giorno della partita più sentita dell’anno.
Ovviamente stiamo parlando di Fiorentina-Juventus. Il record d’incasso raggiunto contro il Milan due mesi fa non viene infranto per una differenza di 164 spettatori. Assente di lusso il grande ex Roberto Baggio. I tifosi viola cantano a squarciagola l’inno della Fiorentina, tutto il pubblico inneggia i propri beniamini come non mai. L’adrenalina è a mille. Partenza a razzo come contro il Milan e all’ottavo minuto il gioiellino Laudrup, imbeccato ottimamente da Effenberg, infiamma il Franchi realizzando il gol del vantaggio. Nei tifosi di casa, oltre alla grande gioia, si fa strada l’incubo che possano rivivere la stessa situazione come contro i Campioni d’Italia.
Ma questa Juventus non è il Milan. Non ha la ferocia dei rossoneri.
A pochi minuti dalla fine del primo tempo rimane addirittura in 10 per l’espulsione di Kohler. Ad inizio ripresa, il giovane difensore juventino Sartor, nel tentativo di anticipare Batistuta, infila involontariamente il pallone alle spalle di Peruzzi, decretando di fatto la fine dei giochi. Firenze è in festa come non mai.
Alla sera, nei locali intorno a Piazza della Signoria, il Chianti è il protagonista indiscusso. Il 1992 si chiude una settimana dopo quando, nella nebbia di Parma, il difensore belga Grun pareggia la rete di Ciccio Baiano.
La classifica recita al momento questo verdetto: Milan primo posto con 23 pt, Fiorentina, Inter e Torino seconde a pari merito con 15 pt. Il campionato è lungo, mancano ancora quattro giornate al termine del girone d’andata, ma la fiducia attorno all’ambiente viola non manca. A Capodanno si festeggia molto, e i tifosi fiorentini con fiumi di champagne in corpo salutano il nuovo anno coltivando sogni europei.

Si riprende il 3 Gennaio 1993. E’ una giornata fredda e grigia. Ne risente l’incasso dello stadio Franchi, che ospitando il match tra Fiorentina e Atalanta fa registrare finora la minor affluenza di pubblico a questo punto del campionato. I tifosi viola presenti, dal canto loro, sorreggono e incitano la squadra come sempre. Primo tempo a reti inviolate.
Poi al minuto 53 accade qualcosa che cambierà per sempre le sorti della Fiorentina. L’Atalanta passa in vantaggio con Perrone e quello che può sembrare un normalissimo gol, si rivelerà il crocevia della stagione.
L’incontro finisce con questo risultato, i tifosi viola sono delusi, arrivano fischi ai giocatori, ma in cuor loro sanno che la squadra è viva e si riprenderà subito. Certo, fa effetto vedere nel tabellino che è la prima partita in cui Batistuta e compagni non vanno a segno da inizio campionato.
Negli spogliatoi irrompe dalle tribune Vittorio Cecchi Gori, il figlio di patron Mario, che contesta ferocemente l’allenatore per il modo in cui ha mal gestito la partita. Davanti ai microfoni dei giornalisti lo condanna praticamente all’esonero. I giocatori sono allibiti. La squadra è con il tecnico, visto che comunque i risultati non erano deludenti. Ma ormai Cecchi Gori Junior ha preso la sua decisione, avallata (anche se non pienamente convinta) dal padre Mario. Circola la voce che questa clamorosa scelta sia covata da tempo nella mente di Vittorio, non solo per motivi tecnici o tattici sul gioco del mister, ma che sia legata anche ad un motivo extracalcistico, in quanto sembra che il figlio di Radice abbia un flirt con la moglie di Cecchi Gori, Rita Rusic. A farne le spese diventa così il padre, il sergente di ferro, che sta portando la squadra viola ad un campionato di tutto rispetto.

La scelta del nuovo allenatore ricade su Aldo Agroppi, toscanaccio di Piombino. Nel 1986 aveva già guidato la Fiorentina, conducendola ad un ottimo quarto posto, ma non si era lasciato bene con gli ultras viola per via di alcune decisioni prese nei confronti della “leggenda” Antognoni. L’ultima panchina di Agroppi risale al 1990, alla guida dell’Ascoli che retrocesse in serie B. Due anni di inattività ed eccolo qui, a prendere per mano una squadra che sta ben figurando ma che a livello mentale ha appena ricevuto uno scossone tremendo.
In città, tra i tifosi fiorentini, si percepisce una leggera preoccupazione.
Domenica 10 Gennaio, è Sant’Aldo. Sembra essere di buon auspicio per la nuova avventura di Agroppi. E lo sperano anche i tifosi. Ma ad Udine si manifesta invece san Marco Branca. Il grande ex dal dente avvelenato affonda con una sua tripletta 11 giocatori irriconoscibili. Il primo dei tre gol arriva addirittura dopo solo 9 secondi! Abel Balbo realizza l’ultimo al novantesimo.
Un 4-0 senza appelli. Il compito del nuovo allenatore si prospetta più difficile del previsto.
Sembra incredibile, ma la prima vittoria della gestione Agroppi arriverà ben dopo nove turni, alla 23esima giornata, il 14 Marzo, due mesi dopo il suo approdo! Nel mezzo quattro sconfitte (Foggia, Lazio, Ancona e Milan) e tre pareggi (Torino, Inter e Genoa). Vittima sacrificale della prima vittoria firmata Agroppi il fanalino di coda Pescara, che cade sotto i colpi di Effenberg e Batistuta. Ma ai viola piace star sull’altalena e il dondolìo continua la settimana successiva quando a Genova vengono sconfitti per due reti a zero dalla Sampdoria grazie ai gol di Baiano e Pioli.
No, non è un errore, sono proprio loro i marcatori... nella propria porta. Flebili segnali di ripresa avvengono nelle successive quattro partite con la vittoria sul Cagliari e tre pareggi consecutivi contro Roma, Brescia e Napoli.
Il 25 aprile, ventinovesima giornata, in Italia e soprattutto a Torino già dalla mattina piove in maniera incessante. La Fiorentina va a far visita alla Juventus. E’ il momento di dare una svolta al campionato.
La svolta avviene... ma in negativo! Al Delle Alpi, Marocchi, Ravanelli e soprattutto il grande ex Roby Baggio (su rigore) mettono la parola fine all’avventura di Agroppi sulla panchina viola.

La situazione in casa dei gigliati diventa cosi ancora più incandescente.
Mancano 5 giornate, la zona retrocessione è un incubo che si sta materializzando sempre di più nel cuore e nella mente di giocatori e sopratutto tifosi. Questi ultimi, infuriati per la sonora sconfitta contro l’acerrima nemica di sempre, criticano apertamente Cecchi Gori e rivangano gli episodi di leggerezza avvenuti nel ritiro estivo cui sono stati protagonisti i giocatori e soprattutto Effenberg, che dopo una prima parte di campionato da protagonista e prendendosi il ruolo di capitano, sta rendendo meno di quel dovrebbe. Per riportare la calma tra i supporters viola, la società chiama in panchina un duo di vecchie glorie amato dal pubblico fiorentino: Luciano Chiarugi e Giancarlo Antognoni, già nei ranghi dello staff dirigenziale.
Dopo una settimana di sosta, la serie A riprende l’8 Maggio, giorno di San Vittore, detto anche “il Moro” o “Mauro”. Nel caso di questa domenica il santo interpellato risulta proprio azzeccato, perché si materializza in... Di Mauro, che grazie ad un suo colpo di testa contro il Parma, acciuffa il pareggio a tempo scaduto. La coppia Antognoni-Chiarugi poteva iniziare meglio, ma poteva andare anche peggio.
Alla giornata n.31 i viola devono affrontare quell’Atalanta che all’andata ha rappresentato lo spartiacque del loro campionato. I toscani non possono più permettersi passi falsi e l’occasione è ghiotta per vendicarsi della turbolenta sconfitta patita a Gennaio. Il destino però sembra avere altri piani.
E’ la giornata delle tre prime volte: alla mezz’ora del primo tempo il diciottenne bergamasco (e compianto) Chicco Pisani segna il suo primo gol in serie A. La Fiorentina cerca più volte il pareggio e finalmente, al minuto 85, il difensore Mario Faccenda segna il suo primo gol stagionale. Ma tre minuti dopo tocca al bomber argentino Batistuta l’onere della sua prima autorete in carriera. Questo purtroppo avviene quando ci si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. I fantasmi atalantini si sono di nuovo materializzati e un’altra settimana da incubo sembra intravedersi all’orizzonte per il clan viola.
Al Franchi arriva quell’Udinese che aveva umiliato pesantemente Aldo Agroppi alla sua prima panchina. Non sembra esserci limite al peggio e infatti dopo solo 28 minuti la Fiorentina è già sotto di due reti. Il secondo gol è opera ancora dell’ex avvelenato Marco Branca, che già all’andata aveva steso gli ex compagni con una tripletta. Antognoni e Chiarugi negli spogliatoi cercano di dare una scossa a una squadra che sembra destinata a soccombere anche questa domenica e che sta rivivendo i fantasmi dell’andata a Udine. L’orgoglio del tedesco Effenberg, che nelle scorse settimane ha dovuto mandar giù critiche pesanti, si manifesta nel rigore calciato con potenza nel primo tempo e poi con una splendida azione nella ripresa.
Ma nonostante i due gol recuperati, la vittoria ancora non arriva e mancano due giornate al termine.
Batistuta e compagni a distanza di un mese ritornano al Delle Alpi, sponda Torino questa volta. Il clima è tutt’altro che ostile, anzi il popolo granata incoraggia gli stessi viola a credere nella salvezza. Ma, come ormai puntualmente accade da quasi ogni domenica nel girone di ritorno, la Fiorentina subisce gol per prima. Il “Pato” Aguilera è lesto ad infilare nell’angolino la porta di Mareggini a pochi passi. La solita domenica dedita a rincorrere il pareggio, si materializza ancora una volta al 90° minuto. Questa volta Batistuta centra la porta giusta e tiene ancora viva la fiammella della speranza.

Ed eccoci arrivati al punto in cui c’eravamo lasciati all’inizio. Firenze, Stadio Artemio Franchi, 6 Giugno 1993.
Ultima giornata del campionato di Serie A. La partita in programma è Fiorentina – Foggia. Sugli spalti si respira un’atmosfera tesa, pesante. I volti dei tifosi toscani sono un cocktail di trepidazione, rassegnazione, ansia, paura e speranza.
La situazione in classifica, prima delle ore 15, è questa: Udinese pt 29 – Brescia pt. 28 – Fiorentina pt.28.
Ancona e Pescara non sono citate perché già retrocesse da settimane. I due posti vacanti che nessuna delle altre tre squadre vuole occupare purtroppo verranno decretati alla fine di questa domenica.
Prima del fischio d’inizio i friulani sono quelli virtualmente salvi. Il tempo delle chiacchere è scaduto. Ora parlano i campi e le radioline incollate alle orecchie dei tifosi. I giocatori viola, come mai hanno fatto nel girone di ritorno, giocano in maniera sciolta convinti che possono ancora farcela. I fatti sembrano dargli ragione e dopo 41 minuti Batistuta e Baiano, con una doppietta a testa, stanno compiendo i loro doveri di bomber.
L’Udinese nel frattempo sta perdendo contro la Roma e il Brescia sta vincendo contro la Sampdoria. Non sarebbe male se la situazione fosse cosi.
Nella ripresa, nonostante il gol di Massimo Orlando e la prima rete in Serie A del giovane Andrea Vascotto, all’Olimpico, tra il 75° e l’80° si materializza il dramma: Carnevale (attaccante giallorosso che in estate passerà proprio all’Udinese) sbaglia un gol a porta vuota e Desideri (ex romanista) sigla il gol del pareggio.
Il pubblico del Franchi, che fino a questo momento incitava all’unisono i proprio giocatori, si smorza improvvisamente. Il Foggia in due minuti realizza due reti, ma nessuno sembra praticamente accorgersene. Le radioline sono ancora accese e vengono invocati tutti i santi possibili, ma il destino sta compiendo il suo atto finale.
Al triplice fischio dell’arbitro Boggi lo shock è talmente forte che giocatori e tifosi non riescono a piangere.
La classifica finale recita beffardamente questo verdetto:
Udinese pt. 30
Brescia pt. 30
Fiorentina pt. 30.

Purtroppo il regolamento parla chiaro: chi ha la peggior classifica avulsa, retrocede. Questo significa che chi ha fatto meno punti tra le tre squadre in questione negli scontri diretti se ne va dritta in serie B e le altre due squadre dovranno affrontare lo spareggio per determinare la quarta retrocessa.
Due pareggi con il Brescia e uno con l’Udinese non sono bastati durante il campionato. I tifosi avevano già fatto questi conteggi e prendono atto della triste realtà.
Nelle interviste post-partita il patron Mario Cecchi Gori attribuisce gran parte delle colpe alla malasorte. I tifosi fuori dallo stadio sono viola... di rabbia e scaricano la loro frustrazione contro la Polizia creando disordini in città.
Dopo 54 anni Firenze rivive lo spettro della serie B.
L’incubo durerà solo 12 mesi, per poi ritornare in maniera ancora più drammatica 8 anni dopo.
Ma questa è un’altra storia.