Russia 2018 e Qatar 2022. Per noi calciofili italiani significano fallimento. Fallimento per aver mancato la qualificazione a due Mondiali consecutivi. Un colpo, anzi due colpi bassissimi, per una nazione che vive di pane e calcio. Campione del Mondo per quattro volte e che fino al 2018 aveva mancato di qualificarsi solamente nel 1958. Sessant’anni prima. Invece, ora, non compariamo più nel tabellone della fase finale da ben 8 anni.

Se però pensiamo di essere gli unici ad aver fatto una figura del genere, possiamo essere tranquillamente smentiti. C'è chi ha vissuto i suoi inferni calcistici per due Mondiali consecutivi mancati. Sono perfino nostri “cugini”. Esatto, sto parlando della Francia.
In entrambe le annate, i transalpini arrivarono terzi a un punto dalla seconda classificata. Se per le qualificazioni a Italia ’90 dovettero cedere il passo alla formidabile Jugoslavia e alla più modesta Scozia, nelle qualificazioni a Usa ’94 la delusione fu ancora più cocente. A due giornate dal termine, i Blues erano primi nel loro girone e alla penultima partita erano già pronti a stappare bottiglie di Champagne, certi della vittoria contro il fanalino di coda Israele. Invece, il 13 Ottobre 1993, gli israeliani fanno il colpo tanto grosso quanto inaspettato, espugnando Parigi.
La Francia si fa rimontare dagli avversari a 7 minuti dalla fine quando era in vantaggio 2-1. Finisce 2-3. Ombre minacciose si stagliano all’orizzonte.

La superbia francese comincia a incrinarsi. La classifica, che prima li vedeva saldamente in testa, ora è mutata: Svezia pt 14 – Francia pt 13 – Bulgaria pt 12. Gli scandinavi, ora al comando, possono già prenotare il biglietto aereo per gli Stati Uniti. E il 17 Novembre ci sarà lo spareggio per l’assegnazione del secondo posto proprio tra francesi e bulgari.
E’ una serata fredda al Parco dei Principi di Parigi, ma i cori di incitamento dei tifosi francesi e i sonori fischi all’inno bulgaro accendono subito il clima. Al minuto 32 i galletti passano in vantaggio con sua maestà Eric Cantona, perfettamente imbeccato di testa dal milanista Jean Pierre Papin. Un sospiro di sollievo pervade lo stadio e un’aria di serenità sembra aleggiare sulla testa dei transalpini che sembrano ormai convinti (nonostante manchi ancora tanto) di aver guadagnato il pass per gli USA. Ma i bulgari, capitanati dalla stella Hristo Stoichov, non sono venuti certo a fare una gita nella capitale francesce mangiando baguette, passeggiando sugli Champs Elysee e magnificando la torre Eiffel, e dopo 5 minuti pareggiano con un imperioso colpo di testa di Kostadinov, sorprendendo sul primo palo due “giganti” del calibro di Blanc e Sauzèe.
Nella ripresa i tifosi francesi sperano che la squadra chiuda subito i conti, in modo da non poter soffrire fino alla fine soffiando cosi via le nubi minacciose che lievemente stanno aleggiando nell’atmosfera del Parco Dei Principi. I difensori Khubtchev e soprattutto il possente Trifon Ivanov riservano sin dall’inizio della partita “carezze” al bomber Papin, che al 68’ è costretto ad alzare bandiera bianca a causa dei personalissimi trattamenti riservati dai due colossi bulgari.
In campo, al suo posto, entra l’idolo di casa, il “bello e dannato” David Ginola, stella del Paris Saint German. Fisico scultoreo, occhi azzurri e capelli lunghi castano chiari: il profilo perfetto per le tifose francesi che quando lo vedono entrare in campo hanno gli occhi a forma di cuoricini. Uomo copertina anche sui rotocalchi rosa e sulle pubblicità: il precursore di David Beckham in salsa francese.
Centrocampista avanzato, calciatore di talento, che grazie ai suoi dribbling e assist vari sapeva estasiare i propri tifosi. Nel Rinascimento in Italia c’era stata la figura di Lorenzo “il Magnifico” per le sue straordinarie doti politiche ed artistiche; in Francia Ginola viene ribattezzato “David le Magnifique”, per la sua bravura calcistica e soprattutto per il suo indiscutibile fascino.
Il PSG lo ingaggia nel gennaio del 1992 e diventa uno degli idoli dei tifosi grazie alle sue giocate. Nel Giugno 1993 segna uno dei tre gol con cui la squadra parigina vince per 3-0 nella finale di Coppa di Francia contro il Nantes. Contro la Bulgaria, nel match decisivo, Ginola pensava di essere tra i titolari dopo la buona (ma sfortunata) prova contro la matricola Israele, che, nonostante il clamoroso harakiri casalingo, gli aveva fruttato un gol e ottime giocate. Se ne esce con un’intervista al vetriolo contro il CT Houllier, che per ripicca lo lascia in panchina (rischiando addirittura l’esclusione dalla Nazionale). Il suo ingresso in campo, come detto pocanzi, arriva a poco più di venti minuti dal termine. La partita sembra stagnarsi sull’1-1, che di fatto qualificherebbe la Francia.
Si giunge così al minuto 89 e 40 secondi. In zona d’attacco, sul lato destro, a ridosso della bandierina del calcio d’angolo, i Blues devono battere un calcio di punizione. Non serve riversarsi in attacco, il pari va bene, e infatti a ridosso dell’area bulgara ci sono 5 giocatori in maglia bianca con il solo Cantona, in maglia blu, a far presenza. Guerin tocca per Ginola, che deve solamente temporeggiare per qualche secondo, spostarsi di qualche metro per restare nella zona della bandierina e attendere il fischio finale dell’arbitro. Tifosi e giocatori stanno solo aspettando quel momento per poter finalmente festeggiare la tanto agognata qualificazione.
Ma David, come dicevo prima, oltre che bello è anche “dannato”. Non è un giocatore qualunque, ha il suo caratterino e i suoi lampi di genio, nel bene e nel male.
La parte razionale di Ginola, in quel preciso momento, viene sovrastata dalla parte geniale, ma in questo contesto, in senso negativo. Il fascinoso centrocampista, nonostante abbia dato un’occhiata in area, s’improvvisa un cross che attraversa tutta l’area bulgara e finisce dalla parte opposta sui piedi del terzino Kremenliev, che fa ripartire l’azione in favore dei propri compagni. Tra i tifosi presenti in tribuna e quelli che la stanno seguendo dalla tv serpeggiano sensazioni di panico.
Il cronometro segna 89:51. La palla giunge a centrocampo sui piedi di Penev, che nonostante sia braccato da tre centrocampisti francesi, effettua di sinistro una parabola perfetta che si calamita in corsa sui piedi di Kostadinov, bravissimo nel dettare il passaggio al compagno. Il numero 7 bulgaro supera in velocità Roche, entra in area e nonostante il disperato tentativo in scivolata a forbice di Blanc spara un missile che trafigge inesorabilmente il portiere Lama sotto la traversa. Ancora lui, il giustiziere di Parigi!
Il tabellone segna esattamente il novantesimo minuto. Il grido di gioia dei pochi ma speranzosi tifosi bulgari, accorsi quella sera, sovrastano l’assoluto silenzio che regna in tutto lo stadio.
Una persona si sente gli occhi di tutti addosso: David Ginola. Dagli spalti si levano commenti come “Mais qu'a-t-il fait?” “Est-il fou?” ad altri più coloriti come “va te faire f****.
La classifica finale recita impietosamente questo verdetto: Svezia pt 15 – Bulgaria pt 14 – Francia pt 13. Francia esclusa e Bulgaria qualificata.

Il popolo francese è in lacrime e allo stesso tempo sotto shock. Per la seconda volta consecutiva non hanno raggiunto la qualificazione ai Mondiali. Il tecnico francese, ancora col dente avvelenato dopo l’intervista rilasciata dal bel Ginola, si lascia andare con i giornalisti a dichiarazioni che non lasciano spazi a dubbi sul loro inquinato rapporto: “David sa giocare a calcio, peccato abbia il cervello di un bambino dell’asilo. Ha commesso un crimine contro la coesione e lo spirito di squadra. Ha sparato un missile Exocet al cuore della Francia. La nostra eliminazione è in quell’ultimo pallone che è andato dalla loro bandierina del calcio d’angolo alla rete di Bernard Lama.”

I compagni se ne stanno in silenzio e non lo difendono, i tifosi sono inferociti, la stampa lo disintegra. Per tutti in quel momento è le diable, il diavolo, colui che ha trascinato negli inferi la nazione.
Chi invece si erge a eroe per il popolo bulgaro è senza dubbio Emil Kostadinov. E pensare che non doveva esserci in quella serata di gloria perché era sprovvisto del visto necessario per entrare in Francia, ma grazie a due suoi compagni che militavano in una squadra francese era riuscito a infilarsi in macchina e passare la frontiera eludendo i controlli.
Per i francesi, quindi, oltre al danno la beffa. E come disse il cronista a fine partita quella sera: “Bog e bulgarska!”Bog e bulgarska!” – “Dio è bulgaro!” “Dio è bulgaro!”.
Come dargli torto?