Rivedete Milan-Cagliari di domenica sera e spezzatelo in due tronconi, uno precedente e l'altro successivo al  gol di Paquetà. Inizialmente, il ragazzo venuto dal Brasile, è stato inesistente, al punto che si faceva fatica a ipotizzare che fosse in campo. Nella seconda fase, galvanizzato dal gol, è stato presente in una caterva di azioni, anche se poi, tradito dalla foga, ha sbagliato in quasi tutti i casi la misura del passaggio. In mezzo a queste due fasi c'è la perla ovvero il gol.
Rivedete l'azione con la consapevolezza di chi sa come sono andate a finire le cose e vedrete che, nel momento in cui Calabria inizia ad aggiustarsi la palla, Paquetà è ancora fuori area di rigore nella zona del vertice sinistro. In quel momento decide di entrare in area con passo tranquillo, ma quando Calabria guarda in area, il brasiliano decide di andare sul secondo palo per firmare un gol impeccabile dal punto di vista tecnico e delizioso dal punto di vista puramente estetico.

Questo movimento articolato in 2 fasi non è affatto casuale, ma è consapevole, in quanto la prima fase gli permette di raggiungere una posizione che lascia aperte tutte le opzioni, pur tenendolo al sicuro dal fuorigioco.
La seconda nasce dall'osservazione di ciò che fa Calabria, cosa che porta Paquetà a concludere che il cross andrà verso il secondo legno della porta sarda. Questo significa che il calcio di Paquetà è "spazio dunque tempo", come disse il professor Scoglio, cioè capacità di aggredire lo spazio giusto nel momento giusto, muovendosi in armonia con i movimenti dei compagni e in antagonismo con quelli degli avversari.
Avevo molta paura su questo ragazzo, pensando ad alcuni bluff giunti nel recente passato dal Brasile, come al distinto e signorile André Silva, i cui movimenti erano sempre in antagonismo... con quelli dei compagni e in armonia... con quelli degli avversari. La dinamica del gol segnato domenica, mi fa invace pensare che Paquetà sia dotato di tecnica, come la intendeva Liedholm ovvero capacità di fare bene nel vivo dell'evento agonistico e non come abilità nel fare numeri da circo quando non serve a nulla.

In tal senso, anche se è evidente che Paquetà è un mancino alla Savicevic, da sfruttare sul piano della qualità più che della quantità, capisco Gattuso che lo ha inquadrato alla Falcao cioè come mediano che fa muro, qiando ci si difende, ma come centrocampista offensivo, quando si attacca. Dico questo, perché Paquetà fa intuire potenzialità ancora tutte da scoprire.

Il ritorno di Biglia, un frangiflutti più che un regista, non escluderà Bakayoko, essenziale ai fini del possesso, palla, né Kessie, data la necessità di coprire Donnarumma sui tiri dal limite. Permetterà comunque di liberare Paquetà da molte incombenze di copertura, proiettandolo a ridosso di Piatek o Cutrone e in aiuto di Suso. Ne farà le spese Chala, che domenica mi è piaciuto, anche se è stato tradito dalla voglia di segnare per zittire San Siro.

Rinnovo, tuttavia, il mio consiglio: non gonfiamo troppo il pupo Paquetà e lasciamo che giochi in tranquillità senza caricarlo di responsabilità eccessive. Sembra, infatti, solo agli inizi di un luminoso percorso.