"Ci sono solo due tipi di allenatore: chi è stato licenziato e chi aspetta di esserlo".
In questa citazione di John Kirwan, storico giocatore e allenatore di Rugby, si riassume l'essenza itinerante di un mestiere rischioso e carico di responsabilità.
La corrente stagione, definita da molti come la più anomala di sempre, è stata caratterizzata fin qui da un'improvviso vento di cambiamento che soffia allegro tra gli spiragli lasciati dalle squadre predominanti nel recente passato. Molti allenatori riconosciuti come vere e proprie istituzioni stanno fallendo gradualmente gli obiettivi nazionali prefissati con le rispettive società a inizio campionato, non conseguendo un percorso all'altezza del proprio blasone nella lega di competenza.
La Premier League, all'unanimità il torneo migliore del mondo, negli scorsi anni è stata dominata in lungo e in largo dal duetto Pep Guardiola-Jurgen Klopp, capaci insieme di aggiudicarsi le ultime 5 edizioni (4 per lo spagnolo, 1 per il tecnico ex-Borussia Dortmund) e con il solo Chelsea guidato da Thomas Tuchel a ricoprire il ruolo di outsider nella corsa al titolo.
Dei tre tecnici nominati, i due di origine teutonica sono stati in grado di alzare la Champions League (impresa non riuscita agli Sky Blues di Guardiola che persero in finale proprio con la squadra nativa dell'Ovest di Londra) marchiando il proprio nome a fuoco nella storia dei rispettivi club. Con l'avvento della nuova proprietà alla guida del Chelsea si ha avuto la chiara impressione dell'inizio di un nuovo ciclo, dentro e fuori dal rettangolo verde, che ha portato a un deciso restyling del gruppo squadra: tanti senatori in scadenza di contratto sono stati messi in discussione o accompagnati alla porta per poi rituffarsi nel mercato a caccia di giovani promettenti.
L'impegno profuso dal patron americano Todd Boehly, in particolare in ambito economico, è stato fin qua oltremodo elogiabile, sebbene l'inesperienza con il mondo europeo del pallone abbia portato l'imprenditore statunitense a non avere un filo conduttore del proprio progetto, accecato dalla voglia e dalla fretta di far bene subito. Il risultato è stato una rosa sovrabbondante, che ha avuto e continua ad avere bisogno di uno sfoltimento in alcuni ruoli mentre deficita clamorosamente in altri, lo zero assoluto alla voce prima punta è un chiaro sintomo di questa mal gestione.
Così dopo un inizio difficoltoso e un rapporto mai sbocciato, Tuchel, vincitore di Champions League, Supercoppa Europea e Mondiale per Club con i Blues, viene esonerato e sostituito da Graham Potter, allenatore inglese in forza al Brighton alla prima esperienza sulla panchina di una big.
La stagione di Potter prosegue sulla falsa riga tracciata dal predecessore tedesco e nonostante i quarti conquistati in Champions League, il decimo posto a fronte della campagna acquisti faraonica anche nella sessione invernale di calciomercato non può lasciar dormire sonni tranquilli. 

Spostandosi nel Nord della capitale anglosassone, il Comandante Antonio Conte ha vissuto la sosta nazionali da separato in casa dopo essersi inimicato piazza, squadra e proprietà, con le consuete dichiarazioni velenose in conferenza stampa, in cui ha eletto la tradizione da non-vincente degli Spurs come scusante dei continui fallimenti sportivi. Approfittando della pausa, il Presidente Spurs Daniel Levy si è deciso a levarsi definitivamente la spina, giungendo a una rescissione consensuale figlia di un rapporto decisamente incrinato e risultati non all'altezza della nomea e dello stipendio dell'ex-capitano bianconero. 
Arrivati a marzo, il Tottenham è stato eliminato da tutte le competizioni domestiche, è uscito agli ottavi di Champions League con il Milan senza mai dare l'impressione di poter passare e in campionato affronterà una lotta senza esclusione di colpi con Liverpool, Newcastle e Brighton con in palio l'ultimo pass per l'Europa che conta.
Il tecnico leccese si è detto desideroso di tornare in Italia per poter stare vicino alla famiglia in seguito ai problemi di salute recentemente accusati e le ferite emotive causate dalla perdita dello storico collabratore Ventrone e l'ex compagno Gianluca Vialli: la Serie A sembra sia pronta a riabbracciare uno dei manager più vincenti della recente storia del nostro campionato. 
A proposito di Newcastle e Brighton, sovracitati, la situazione è decisamente differente, ma nemmeno loro sono sicuri di mantenere la guida tecnica invariata per la prossima stagione: il grande lavoro di Edward Howe alla guida delle Magpies non sta passando inosservato e davanti alla chiamata di una big (magari sempre inglese) sarebbe difficile rifiutare, sebbene economicamente il Newcastle non sia secondo a nessuno.

Capitolo Roberto De Zerbi: l'allenatore italiano sta letteralmente incantando in Terra d'Albione alla guida delle Seagulls, fin qui capaci di conquistare la semifinale di FA Cup e con il titolo di underdog partecipare alla lotta Champions insieme a giganti del calibro di Tottenham e Liverpool. Il percorso tecnico sembra essere appena iniziato ma l'eco delle gesta del De Zerbi-ball e la clausola rescissoria inserita nel contratto dell'ex-Sassuolo lasciano la porta aperta a cambiamenti, specie dopo la conferma ad alti livelli dell'allenatore italiano, indimenticato in madre patria e costantemente accostato alle grandi società del Belpaese.

Traballante persino la posizione di un totem come Jurgen Klopp, il quale dopo aver vinto, scritto e riscritto la storia dei Reds, in questa stagione ha faticato non poco e oltre alle delusioni nei tornei a eliminazione diretta (attualmente il Liverpool è uscito da tutte le competizioni) annaspa alla ricerca del quarto posto in campionato che garantirebbe la qualificazione alla prossima Champions League, salvagente di una stagione oltremodo deludente di una delle squadre più iconiche dell'ultimo decennio. Sulla possibilità di un cambio non esistono reali conferme, ma in caso di mancato ingresso nella competizione iridata anche Klopp potrebbe finire sul banco degli imputati, dopo aver riportato negli ultimi anni il Liverpool stabilmente tra i migliori club europei.  

Attraversando il Canale della Manica e giungendo in Francia, il destino di Christophe Galtier sembra essere segnato: la sconfitta con l'Olympique Marsiglia per 2-1 nel Classique che portò all'eliminazione dalla Coppa di Francia non fu ben accettata da dirigenza e tifoseria ma la lezione di calcio impartita dal Bayern Monaco ha aperto crepe ben peggiori, decretando la probabile fine dell'attuale progetto tecnico. Le tre stelle più luminose del firmamento parigino sono incerte sul proprio futuro e, mentre Messi e Neymar non sarebbero visti come perdite irreparabili (incompiute le loro esperienze all'ombra della Tour Eiffel), la telenovela Mbappè sembra non passare mai di moda, nonostante il contratto faraonico che lo convinse a non accettare la corte del Real Madrid.

Anche i Blancos verosimilmente cambieranno guida in panchina: non vincere trofei dalle parti di Valdebebas viene considerato peccato capitale e le crescenti voci che accostano il buon Carlo Ancelotti alla panchina della Nazionale Brasiliana si fanno sempre più martellanti. Diventare il primo manager della Selecao non di nazionalità brasiliana sarebbe il giusto coronamento di una carriera leggendaria oltre che uno spettacolo per tutti gli appassionati del pallone.
Il gioco di Carletto, dettato da eleganza e cinismo, unito alle qualità tecniche indiscutibili della nazionale verdeoro darebbero il via a una danza mortale in grado di mietere numerose vittime, una sorta di Capoeira calcistica votata tanto allo spettacolo quanto alla vittoria finale come ricorda lo status da Re di Coppe che l'allenatore reggiano si è guadagnato negli anni.

Un'altra ex-squadra proprio di Ancelotti ha sorpreso negli ultimi giorni esonerando il proprio allenatore, nonostante un percorso in Champions League immacolato e la possibilità, ancora presente, di scrivere la storia compiendo un quadriplete. Si tratta del Bayern Monaco che, contrariamente alle sue metodiche abitudini, si è deciso ad esonerare il giovanissimo tecnico Julian Nagelsmann in seguito a un rapporto mai sbocciato veramente con la rocciosa dirigenza tedesca, in primis l'amministratore delegato Oliver Kahn. Gli screzi con il preparatore dei portieri (in seguito allontanato), le ultime dichiarazioni su una presunta talpa in spogliatoio e lo scarso feeling con parte del gruppo squadra hanno portato la società bavarese a risolvere la situazione con un movimento drastico ed immediato, sostituendo l'allenatore austriaco con il sopracitato Thomas Tuchel, libero dopo l'esperienza londinese, e ora in corsa per la seconda Coppa dalle grandi orecchie vinta da subentrante.
Per quanto riguarda Nagelsmann, il Tottenham sembra la squadra più convinta a farne il proprio condottiero, nonostante la nomina ad interim di primo allenatore al secondo di Conte, Cristian Stellini, traghettatore per i prossimi mesi. 

Giungendo infine in Italia, la situazione è un'autentica polveriera: a Milano entrambi i tecnici vivono sulla graticola, rei di aver portato avanti stagioni troppo altalenanti per garantirsi una riconferma. Ambedue le squadre meneghine sono riuscite ad accedere ai quarti di Champions League dopo anni di digiuno eppure la scarsa continuità in campionato sta mettendo in serio pericolo la permanenza sulle panchine di Pioli e Inzaghi, non centrare l'obbiettivo minimo del quarto posto porterebbe sicuramente all'esonero dei due rivali.
La Roma, anche lei in corsa per il treno Champions League, al momento vive di incertezze per il futuro di Mourinho, chiave di volta del progetto capitolino, e in caso di perdita dell'allenatore lusitano sarebbero molti i giocatori in cerca di nuovi lidi soprattutto nel caso la compagine giallorossa non si dovesse qualificare per la massima competizione continentale.
Persino Massimiliano Allegri, saldo al timone della sua Juventus, non può dichiararsi sicuro della propria posizione, in quanto i processi che attendono la Juventus possono cambiare ancora una volta tutte le carte in tavola con conseguenze per ora non profetizzabili.
Attualmente in cerca di impiego sono tanti i nomi altisonanti tra i quali spiccano Luis Enrique, probabilmente il più appetibile, Zinedine Zidane, alla ricerca di una panchina dopo il three-peat madrileno, Mauricio Pochettino, Tite e Marcelo Gallardo, artefice della rinascita del River Plate e desideroso di confrontarsi in palcoscenici europei.

Il domino degli allenatori è già cominciato, aspettando di vedere le prossime mosse dei protagonisti la sicurezza è una: le sorprese non mancheranno.