Un pirotecnico mercoledì di Champions League interrompe solo per un momento la grande rincorsa dell'Inter verso lo Scudetto, obbiettivo mai nascosto della stagione nerazzurra. Di quanto potesse essere imprevedibile la giornata si era già intuito durante gli anticipi delle 18:45, quando un mai domo Galatasaray cancellava quasi ogni speranza di passaggio del turno del Manchester United (ora costretto a vincere contro il Bayern Monaco) grazie alle folate di Ziyech e la complicità di un Onana in grave difficoltà. Mentre a Istanbul una pazza partita si chiudeva sul 3-3, il Psv completava una rimonta folle all'Estadio Sanchez-Pizjuan: quando al 66' Ocampos lascia ingenuamente in 10 il Siviglia sul doppio vantaggio di 2-0, gli olandesi vedono uno spiraglio in cui infilarsi per riaprire la partita e colpiscono immediatamente con Saibari (68'). Nel finale, gli ospiti equalizzano il risultato con l'autogol di Gudelj e addirittura al 92' ribaltano definitivamente l'esito con il gol di Pepi, classe 2003 statunitense di cui si dice un gran bene e che sta provando a dimostrare il suo valore nei ranghi della squadra di Peter Bosz. Il programma serale non è certamente stato da meno, con il tennistico 6-0 che l'Arsenal ha impartito al malcapitato Lens ed il grande ritorno nelle notti europee di Walter Mazzarri, che con il suo Napoli tenta la razzìa al "Santiago Bernabeu" ma si deve accontentare del secondo posto nel girone, sebbene sia ancora possibile un passaggio del turno del Braga in caso di vittoria al San Paolo nell'ultimo turno dei gironi.  L'indifferenza che accompagnava l'arrivo della partita dell'Inter, squadra già qualificata ai round ad eliminazione diretta, al "Da Luz" di Lisbona venne parzialmente sostituita da una vivida curiosità per le strategie manageriali e per il comportamento che avrebbero tenuto le ipotetiche seconde linee, chiamate a sostituire al fronte i titolari in una gara da dentro-fuori per i lusitani. 
L'azzardo di Inzaghi, previsto per motivi ben specifici, è senza dubbio stato il vero argomento di discussione di un match che più di tanto non potesse dare, vedendo la situazione precaria dei portoghesi e il pass acquisito dall'Inter. Il mister nerazzurro utilizza una rotazione scientifica dei suoi interpreti, cercando di far giocare tutti gli effettivi della rosa un minutaggio consono al proprio apporto alla causa e soprattutto cercando di evitare di logorare ( o peggio, infortunare) gli elementi fondamentali del roster, in un sistema di titolari e co-titolari molto preciso nei ruoli e nelle alternanze. Proprio per quest'ultimo motivo, ieri c'è stato grande spazio per gli elementi meno utilizzati sinora, che hanno visto aprirsi dinanzi a loro la possibilità di titolarità in una notte europea in un ambiente rovente dalla frenesia e la disperazione. 
Chiariamo meglio: l'obbiettivo della stagione dell'Inter, come già detto, è lo Scudetto, sempre sfuggito a Inzaghi durante la permanenza sulla panchina del Biscione e per questo motivo di cruccio per tutti, società e allenatore in primis. Al ritorno dalla sosta Nazionali, il Derby d'Italia è stato un punto di tensione psico-fisico altissimo, estremamente dispendioso come ti aspetti da una partita che sicuramente non è come le altre, specie se in ballo, come spesso è capitato, vi è il primo posto. Con il giusto pareggio dello Juventus Stadium, i discorsi tra le prime della classe sono stati rimandati ma già in questo fine settimana i bianconeri hanno la possibilità di riaprirli, approfittando di un passo falso dell'Inter, che sarà attesa dalla complicatissima trasferta di Napoli. Con due partite cruciali in ottica campionato ed estremamente dispendiose, tanti giocatori ritornati affaticati dalle Nazionali e la possibilità di giocarsi il primo posto nel girone in tutti i casi a San Siro con la Real Sociedad il 12 Dicembre, Inzaghi ha optato per un turnover quanto più ampio possibile per preservare i titolarissimi in vista della visita al San Paolo di Domenica. Durante il pre-partita, nel collegamento Sky, Fabio Capello ha sottolineato come l'Inter sia l'unica rosa in Serie A a poter disporre di 25 giocatori forti, intercambiabili che possano sempre colmare le lacune date dalle assenze, come di Bastoni e Pavard nel reparto difensivo. E allora spazio ad Audero in mezzo ai pali, al giovane colosso Bisseck nel ruolo di braccetto destro ( di fianco DeVrij e Acerbi sono le uniche soluzioni a disposizione), non riposa Darmian, che prende il posto in fascia dell'affaticato e per questo non convocato Dumfries, e si posiziona al fianco di una mediana totalmente inedita. Le qualità in cabina di regia di Asslani, in cui ora il coach piacentino sembra riporre totale fiducia, sono state affiancate dall'esperienza di Klaasen e il dinamismo di Frattesi, mentre si occupa Carlos Augusto di far rifiatare Dimarco, posizionandosi sull'out di sinistra. Un piacere masochistico pervade il tifoso interista quando in attacco vede Sanchez e Arnautovic, ruote di scorte dell'inseparabile e irrinunciabile ThuLa, che raramente, quando chiamati in causa, si sono dimostrati all'altezza del compito.
Insomma, una formazione decisamente rimaneggiata ma per nulla rinunciataria, forte della voglia di mettersi in luce dei tanti comprimari che, per un motivo o per l'altro, hanno avuto i minuti contati in stagione. Contando sulla qualità, l'intelligenza di gioco e la coscienza di quanto fosse un'occasione unica la partita da giocare, Inzaghi ha forse sottovalutato l'incognita di come sarebbe stata l'intesa tra giocatori che in campo non hanno praticamente mai giocato insieme ed il risultato è stata una Caporetto di 34' minuti, dove la Sorte, con grande ironia come sempre, ha stabilito una tripletta del quasi completamente dimenticato ex Joao Mario, rimasto nella memoria interista per il prezzo d'acquisto e poco altro.
Attenzione: il numero 10 portoghese, nonostante al tripletta, non si è affatto reso protagonista di una prestazione da annuali ma ha solamente sfruttate le gravissime amnesie tattiche e leggerezze tecniche di questa Inter-Bis, fortemente spaesata al momento di scendere in campo. Lo diranno i commentatori Caressa e Bergomi, lo ribadirà Inzaghi nel post-partita, lo confermeranno i giocatori in campo con le loro parole a fine gara: i meccanismi hanno stentato a girare proprio per la scarsa intesa tra reparti e tra singoli, mai veramente collettivo nelle precedenti uscite della stagione nerazzurra, e per un atteggiamento rinunciatario di tutti i componenti. Intervallo. A mister Inzaghi, consapevole dello scarso valore pratico della partita ma fortemente riluttante all'idea di prendere una memorabile batosta, non rimangono che due opzioni: cambiare, mettendo dentro i titolari e stravolgendo la strategia di far riposare gli uomini principali, oppure dare fiducia ai propri giocatori, incoraggiando un cambio di mentalità che quantomeno avrebbe permesso di finire dignitosamente i 90' minuti.
Dal punto di vista psicologico, la prima opzione sarebbe stata una rischiosissima scelta che avrebbe fortemente destabilizzato i protagonisti (magari anche a lungo termine, minando le prestazioni delle rotazioni necessarie), con la seconda strada si sarebbe rinforzato il legame tra allenatore e quei giocatori che raramente si prendono i riflettori. Inzaghi ha preso il cammino più complicato, quella dall'esito incerto, ma scommettendo, sicuro di farlo, sul proprio guppo, convinto di come un cambio atteggiamento avesse potuto mettere la partita su ben altri binari.
E allora si rientra in campo, dopo un intervallo più lungo del solito nello spogliatoio dell'Inter, e non passano che 6 minuti che l'Inter trova il gol che riapre la partita. marcatore: quell'Arnautovic, lungodegente negli scorsi mesi, tanto vituperato e accusato di non essere all'altezza del peso della maglia. E invece Arna, come soprannominato, dimostra il contrario; lui che ha portato una maglia nerazzurra molto più pesante di quella di oggi ed è una furia quando il gol sembra possa essere annullato per la posizione del numero 8, a sottolineare quanto ci tenga e cme avesse bisogno anche lui di questo primo gol con la Beneamata.
La lancetta dell'orologio completa 7 giri dalla prima rete nerazzurra ed ecco arrivare la seconda: cross perfetto per precisione e traiettoria di Acerbi e girata di sinistro di Frattesi per il 3-2. Anche lo stesso Frattesi, sebbene nessuno abbia mai dubitato delle sue qualità, è stato oggetto di critiche per come la sua stagione sia stata sotto tono sinora ( alla pari di quela di Arnautovic ma con divere ragioni), non all'altezza della cifra investita per lui dalla società. Esultanza liberatoria per la mezzala romana, quasi a far intendere che sia adeguatissimo al compito richiesto, ossia comprimario di quell'insostituibile giocatore che è Nicolò Barella, pedine fondamentale nelle scacchiere della finalista di Champions. Ci vogliono l'ingresso della mezala sarda e soprattutto del devastante Marcus Thuram per conquistare il rigore che varrà il 3-3 al 72', battuto ineccepibilmente da Sanchez che completa la rimonta operata dalle secondie vie, con il piccolo aiuto del numero 9 francese.
A quel punto Inzaghi prova a vincerla e mette su Dimarco e Lautaro, a riposo fino a quel momento, sapendo di come la Real Sociedad sia bloccata sullo 0-0 con il Salisburgo all'"Anoeta". Con la vittoria sarebbero 2 i risultati disponibili per conquistare il primo posto nello scontro diretto del 12 Dicembre ma il legno ferma una gran botta di Barella, calciata da dentro l'area di rigore in pieno recupero. Si conclude così allora la partita, con una rimonta che vale la convinzione nei propri mezzi delle "riserve", uscite indenni da un bollente ed esigente "Da Luz", e soprattutto la freschezza dei titolarissimi per l'osticissima trasferta di Napoli, che tante energie ha speso sul prato del "Santiago Bernabeu".

Ha deciso coraggiosamente di tenere fede alle proprie scelte e strategie Simone Inzaghi ed è stato ripagato dal carattere dei suoi uomini; ora concentrazione alta per riprendere il percorso verso l'obbiettivo principale: la seconda stella.