RITORNO AL CALCIO ATTUALE
 
...Mario Rui imposta, cerca di lanciare Fabian Ruiz ma sbaglia la misura del passaggio, intercetta Escalante che di prima la passa ad Immobile. Si gira, vede la porta, ma sulla sua sinistra si inserisce Luis Alberto che viene servito sulla corsa. Apre il piatto destro, e con un magnifico tiro a giro la piazza sul secondo palo alle spalle di un incolpevole Ospina.
 
Questa azione ha portato il due a zero in casa Lazio. Un gol di pregevole fattura che chiude, di fatto, una partita quasi a senso unico. Il primo, neanche a dirlo, sempre di Ciro Immobile, servito da un preciso cross di mancino da parte di Marusic (incredibile ma vero). Ma ci tengo immediatamente a dire una cosa: la Lazio non è risorta. Ha disputato un’ottima partita contro un Napoli malconcio, e privo di giocatori fondamentali per il suo gioco, il lungodegente Osimhen, lo squalificato Insigne, e il nuovo infortunato Mertens. Anche la Lazio, dalla sua però, non ha potuto contare sull’apporto di tre giocatori essenziali: Leiva, Acerbi e Correa. Se del primo già era nota l'assenza, mentre del secondo le probabilità di vederlo in campo erano appese ad un filo sottilissimo, del terzo, invece, la defezione è stata dell'ultimo secondo. Una cosa è certa, le riserve della Lazio hanno funzionato meglio di quelle del Napoli.
 
A prescindere dalla partita in questione, noi poveri tifosi laziali ci ritroviamo ancora una volta con l'amaro in bocca. La vittoria è sicuramente un toccasana per la classifica, per l'umore della banda di Inzaghi, e per noi tifosi, ma c'è un però. Nel giro di poche settimane abbiamo lasciato per strada una serie di punti preziosi, anzi a ben vedere, fondamentali. Il pareggio esterno con il Benevento e le due sconfitte casalinghe contro Udinese e Verona hanno dato il via a nuove critiche, e aperto, secondo gli addetti ai lavori, delle crepe all'interno dello spogliatoio. Per la verità, questi risultati hanno solo amplificato dei malumori già presenti da diverso tempo, che quest'anno hanno avuto un riscontro nei comportamenti di Luis Alberto, in campo e fuori. La diatriba ha visto coinvolto anche Angelo Peruzzi, inizialmente schieratosi a favore della società, successivamente, ritenendo lo sfogo del giocatore iberico solo uno scivolone dettato dalla ingenuità, ha preso le parti dell'andaluso, cosa che a Lotito non è andata a genio, tanto da arrivare quasi all'immediato divorzio, fortunatamente scongiurato dalla mediazione di Tare ed Inzaghi. D'altronde, che la situazione non fosse più idilliaca come a marzo scorso, lo si poteva facilmente intuire dalla ripresa del precedente campionato, ma procediamo per tappe, e analizziamo insieme cosa è successo in questi mesi.
 
FATTORE C
 
Oggi è routine mettere a paragone il Cammino di una squadra in Campionato relazionandola con la sé stessa dell’anno precedente. Andando a vedere alcuni numeri, possiamo notare come la Lazio, dopo 13 giornate, rispetto un anno fa, abbia totalizzato sei punti in meno. A pensarci bene non sono poi tanti si potrebbe pensare, ed invece sì. Nella stagione 2019/2020 la squadra di Inzaghi aveva 27 punti, con il seguente ruolino di marcia: 8 vittorie, 3 pareggi e 2 sole sconfitte, mettendo a segno 30 gol e subendone solo 14. Ma i numeri vanno approfonditi. Fuori Casa, i biancoazzurri, avevano totalizzato 13 punti, con 4 vittorie, 1 pareggio e una sconfitta, 12 gol fatti e 8 subiti. All’interno delle mura amiche dell’Olimpico, e spinta dal tifo, la Lazio aveva totalizzato 4 vittorie, 2 pareggi e 0 sconfitte con 18 gol all’attivo e solo 6 al passivo, di cui 3 contro l’Atalanta. Nella stagione corrente, Immobile & Co, hanno totalizzato 21 punti, per un totale di: 6 vittorie, 3 pareggi e 4 sconfitte, le marcature sono state 20, così come le reti subite. Entrando nello specifico, possiamo vedere come i risultati lontano dall’Olimpico pressoché si eguagliano: 4 vittorie, 1 pareggio e 1 sconfitta, con 11 gol fatti e 8 subiti. Il fattore Casalingo, che normalmente dovrebbe essere il punto forte di una squadra, quest’anno sta risultando il vero tallone d’Achille, 2 vittore, 2 pareggi e 3 sconfitte, 9 gol fatti e 12 subiti. Non credo servano calcolatrici, né tantomeno l'uso di qualche algoritmo per notare le differenze lapalissiane tra le due stagioni, il difetto è nel rendimento Casalingo. La metà dei gol fatti, e il doppio dei gol subiti, rispetto all’anno precedente sono un abisso per una squadra che vuole puntare anche solo all’accesso diretto in Champions League, ed è proprio da questi numeri che passa la crisi della Lazio. Numeri impietosi che, di fatto, posizionano la squadra all’ottavo posto a ben 10 lunghezze dalla capolista Milan, prossima avversaria. La situazione peggiora se poi si vanno a valutare anche gli avversari contro i quali è arrivata la sconfitta: Udinese, Sampdoria, Verona e Atalanta. Certo, la squadra bergamasca è un osso duro per tutti, chiedere alla Roma, così come il Verona è una compagine temibile, ma Udinese e Sampdoria? In queste quattro partite, la Lazio ha subito 12 gol e ne ha fatti solamente 3, condendo tutto con prestazioni indecorose, senza mai riuscire a dare segni di vera intensità al gioco in campo.

Dal fattore C di casa al fattore C di cu… scusate, di fortuna, il passo è breve. Solitamente si dice che Audentes Fortuna iuvat (utilizzando il latino tanto amato dal Presidente laziale Lotito), ossia "la fortuna aiuta gli audaci", e in effetti Inzaghi lo scorso anno fu molto audace, e la Dea Bendata ricambiò con dovizia. Schierare contemporaneamente quattro giocatori molto propensi ad offendere più due di spinta non è da tutti. Milinkovic-Savic, Luis Alberto, Correa, Immobile, supportati sulle fasce da Lazzari e Lulic, lo scorso hanno sono stati fondamentali per quanto riguarda il gioco voluto dal mister di Piacenza. Inoltre, l'ecuadoregno Caicedo ha permesso un’alternanza tanto inaspettata quanto fatale per buona parte del campionato, dimostrandosi un cecchino infallibile soprattutto in quella famosa zona Cesarini, che da quest’anno è stata ribattezzata zona Caicedo. Fortuna? Sicuramente, ma anche tanta audacia. Si, perché sicuramente la Lazio ha fatto suo il coro proveniente dalla Curva Nord "Non Mollare Mai", credendoci sempre, fino all'ultimo secondo, cercando la vittoria in ogni situazione, chiedere a Fiorentina, Cagliari e Brescia per chiarimenti. Le poche volte che la Lazio è riuscita a ribaltare il risultato quest’anno o almeno a rimontarlo, è accaduto quando in campo sono tornati con gli attributi della precedente stagione. Non ho ancora visto, però, quello spirito combattivo dello scorso anno, lo scarso coraggio sta sicuramente influendo sulla sorte non più benevola.
 
FATTORE V + FATTORE S + FATTORE €
 
Sicuramente una cosa ha condizionato il rendimento della Lazio, sia chiaro non è una giustificazione, ma se c'è una squadra che ha risentito maggiormente di questo fattore V, questa è la squadra capitolina. Il Virus ha fermato tutto nel nostro Paese, anzi nel mondo, ma non voglio intrattenermi qui nel fare una disamina socioeconomica di quello che è accaduto, mi attengo solo ai fatti calcistici. Prima dell'interruzione del campionato, la squadra di Inzaghi aveva un passo in campionato che voleva dire una sola cosa, SCUDETTO. No, non ho paura a dirlo, perché chi riesce ad inanellare ben 21 risultati utili consecutivi, di cui 17 vittorie e 4 pareggi, subendo solo 17 gol ma facendone ben 53, non solo può, ma deve ambire allo SCUDETTO. E in effetti così era. Poi è arrivato questo maledetto virus, e qualcosa si è rotto. La Lazio è entrata in un aspirale auto distruttiva dalla quale, a mio avviso, ancora non è uscita. Se c’era un avversario che non doveva essere affrontato subito a ripresa del campionato scorso, questo era l'Atalanta. La squadra che ha determinato resurrezione e morte della banda biancoazzura è proprio Lei. Il fato si è ripreso ciò che aveva concesso, esattamente un girone dopo. La squadra di Inzaghi conduceva 2-0 fuori casa, tutto sembrava presagire il trionfo, e invece, mister Gasperini imbriglia la Lazio e si vendica di quanto accaduto all'andata. Rimonta e ribalta il risultato, 3-2 e addio sogni di gloria per tutto l'ambiente laziale. Quella sconfitta a livello mentale è stata devastante, ha incrinato le certezze acquisite in sei mesi, facendo fare capolino nella mente dei giocatori di Inzaghi un dubbio, ma siamo sicuri che eravamo pronti a vincere lo scudetto? Neanche a dirlo, il campionato si è concluso nel peggiore dei modi, dopo la sconfitta con la Dea, la Lazio ha vinto due partite giocando male, e si è presentata al cospetto di un Milan rinvigorito dal rinnovo di Pioli, debole mentalmente e fisicamente. Mai in partita, squadra molle, senza carattere e senza idee, e con tanti litigi fuori dal campo. Addirittura, Acerbi accusa lo staff della propria squadra di aver sbagliato persino il piano alimentare da seguire nella fase della nuova preparazione atletica. Lo spogliatoio diventa una vera polveriera pronta ad esplodere, e ci vuole il miglior Angelo Peruzzi per scongiurare il peggio. I sogni scudetto, tanto acclamati anche durante il compleanno del bomber Ciro, in frantumi. 6 sconfitte, 1 pareggio e 5 vittorie, segnano definitivamente il cammino della Lazio, che dal primo posto, scivola al quarto con un finale quasi da thriller.

Il Virus non si è portato via solo le certezze dei giocatori biancoazzurri, bensì anche il calore del suo pubblico, vero e proprio dodicesimo uomo in campo in quella stagione. Il ritorno al calcio giocato è stato fatto senza il tifo allo STADIO. Piccola parentesi doverosa, Inzaghi non ha solo il merito di aver ridato una identità alla Lazio e averla riportata nella Champions League, ha anche il pregio di aver fatto tornare la gente all’Olimpico, infatti, al suo arrivo, la media spettatori era di appena 21mila unità, mentre lo scorso anno si è arrivati a 36mila, con il picco massimo di 65.000 paganti per Lazio-Juventus. Questa precisazione era obbligatoria per far capire quanto questo fattore S abbia realmente influenzato il rendimento casalingo della Lazio durante la stagione scorsa, e quanto manchi effettivamente quest'anno, inutile rimarcare i numeri impietosi delle partite della Lazio 20/21. A cascata, come un domino (avete presente quel gioco di origine cinese - come il Virus - dove spingi una tessera, e cadono tutte le altre?), venendo meno il pubblico allo stadio, gli incassi (€) si sono ridotti notevolmente, costringendo molte società, inclusa la Lazio, ha tagliare delle mensilità ai propri dipendenti, giocatori compresi. Questo escamotage non è stato visto di buon occhio dai giocatori biancoazzurri, anche perché le regole imposte da Lotito di non lasciare Roma, erano state seguite alla lettera da tutto l'ambiente. La crisi €conomica che ha colpito il calcio italiano, si sta logicamente prolungando alla stagione in corso, e molti presidenti si sono avvalsi di alcune deroghe speciali per il pagamento dei compensi sportivi. Altra cosa che ovviamente ha fatto saltare i nervi ad alcuni giocatori, tra cui Luis Alberto, che ha palesato il suo malumore in due occasioni.
 
FATTORE M + FATTORE L
 
L'approdo alla Champions League ha dato alla Lazio risorse che in passato non aveva mai avuto, e questo ci ha fatto sperare in qualcosa di grande. Purtroppo, però, la speranza è rimasta tale, i grandi acquisti auspicati dal popolo biancoceleste, e da Inzaghi, non sono arrivati. Anzi, a distanza di 3 mesi dall’inizio del campionato ci si interroga sul perché quei soldi siano stati spesi in quel modo. La responsabilità sicuramente è della società, ma parzialmente anche del tecnico. Ho già avuto modo di affrontare questo argomento in un articolo che ho scritto a settembre e del quale riporto il link: https://vivoperlei.calciomercato.com/articolo/inzaghi-batti-un-colpo
Volendo fare un riassunto veloce, tanto l'ambiente, quanto lo staff tecnico, sono rimasti delusi dall'improvviso cambio di idea del giocatore spagnolo David Silva, punta di diamante del MERCATO che doveva essere ma invece non è stato. Gli arrivi dei soli Muriqi, Fares e Hoedt non sono stati all’altezza del campionato che dovevamo affrontare, contando soprattutto la famigerata Champions League, e questo è testimoniato, soprattutto, dell’apporto fino ad oggi dato soprattutto dai primi due. Una cosa era certa dalla stagione precedente, la Lazio aveva un gran bisogno di un centrale pronto e dominante per poter far finalmente sedere in panchina il veterano Radu, ma soprattutto, un esterno mancino sano che potesse rimpiazzare l'eroe del 26 maggio LULIC. Del giocatore bosniaco si sono perse le tracce da quasi un anno, e si teme sempre più che la sua carriera ormai sia giunta al capolinea. Come è possibile aver solo pensato di rimpiazzare Lulic con un giocatore fragile come Fares? Veniva da una stagione rovinosa per il suo ginocchio, ed era scontato il suo scarso rendimento a seguito del grave infortunio patito, eppure Inzaghi lo ha voluto fortemente in quanto adattabile al suo schema. Fares non è Lulic, e non ti garantisce quella copertura di cui avevi bisogno. A risentirne maggiormente, incredibile ma vero, Luis Alberto. Esatto, l'estro del giocatore andaluso è venuto parzialmente meno, visto il lavoro difensivo al quale è obbligato per coprire le carenze del giocatore algerino. Risulta tra i giocatori della Lazio che recupera più palloni, ed è quello con la maggiore media chilometri a partita quasi. È un caso il suo rendimento di quest’anno? Due soli gol e zero assist in campionato. Il suo apporto è sempre prezioso, ma averlo allontanato così tanto dalla metà campo avversaria ha come conseguenza quei famosi 10 gol fatti in meno rispetto la stagione scorsa, e non avere un Lulic e un ricambio all'altezza per Radu pesa sui 6 gol subiti in più.
 
FATTORE E
 
E come Energie mentali, oppure, E come Europa. Strettamente connessi tra di loro sono questi fattori. Lo scorso anno, a seguito di prestazioni opache delle riserve, la Lazio aveva detto addio alla Europa League e alla Coppa Italia, certo non proprio una bella figura, rinfacciata tra l'altro da molte tv e giornalisti vari, ma di fatto, aver rinunciato a queste competizioni aveva fatto sì che tutte le energie, fisiche e mentali, fossero concentrate esclusivamente sul cammino in campionato, a parte la parentesi vittoriosa della Supercoppa Italiana. Quest'anno la musica è cambiata sotto l’aspetto europeista, e lo si è capito fin dal principio. Tutti si aspettavano un percorso ad ostacoli, che al massimo avrebbe potuto portare la Lazio ad ambire al terzo posto nel girone, invece dopo un esordio scoppiettante contro il Borussia Dortmund, la squadra di Inzaghi ha messo subito le cose in chiaro, e nonostante le defezioni dovute dal Covid, ha combattuto in ogni partita, superando il primo turno senza subire mai una sconfitta. Questo, però ha sicuramente scaricato le batterie della squadra, che ha subito un tracollo in campionato, come precedentemente illustrato nel FATTORE C.
 
FATTORE E + FATTORE A = FATTORE S bis
 
...Mario Rui imposta, cerca di lanciare Fabian Ruiz ma sbaglia la misura del passaggio, intercetta Escalante che di prima la passa ad Immobile. Si gira, vede la porta, ma sulla sua sinistra si inserisce Luis Alberto che viene servito sulla corsa. Apre il piatto destro, e con un magnifico tiro a giro la piazza sul secondo palo alle spalle di un incolpevole Ospina.
 
No, non sono pazzo, riprendo volutamente da dove ho iniziato perché a questa azione manca l'ultimo dettaglio, l'ESULTANZA. Il giocatore di San José è andato dove non andava da tempo, rincorso dai suoi compagni di squadra si è involato sulla fascia, ha percorso 60 metri tagliando il campo. Lo ha indicato, lo ha puntato, e con il sorriso di un figlio penitente, ha cercato il suo ABBRACCIO. Quella immagine ha riportato tanti tifosi indietro di 46 anni, quando Giorgio Chinaglia andò verso Maestrelli e lo abbracciò, come solo un figlio fa quando si rende conto di aver sbagliato e cerca quel calore che solo un padre sa dare. Lo stesso ha fatto Luis Alberto con Simone Inzaghi, riaccendendo di fatto in noi tifosi laziali quel FATTORE SPERANZA di cui avevamo tanto bisogno.
 
Adesso testa bassa e pedalare, tocca andare a Milano nella tana del Diavolo, tocca vendicarsi dello scorso anno.
 
E.D.M.