Ciao Cara Inter come stai?
Sai, sono giorni che penso a te, anche perché sto cercando le parole giuste per descrivere i tuoi anni '90. Ogni volta che preparavo un inizio, ci pensavo, e trovavo qualcosa che non andava. A volte troppo descrittivo, altre, invece, troppo narrativo. Pensa, ho provato anche ad inscenare un dialogo tra me e il mio amico Indaco, ma nulla da fare, mi sembrava tutto così sciapo e asettico, allora sai cosa farò? Ti scrivo una lettera, perché vorrei ricordaTi cosa sei stata in quel decennio così ricco di stravolgimenti della tua storia.
 
Anni '90 parte I - Ernesto Pellegrini
Negli anni ’90 sei stata una squadra incredibile, e quando uso questo aggettivo, intendo proprio dire che sei stata: impossibile o molto difficile a credere, inaccettabile sul piano dell’intelletto e del giudizio, assurda, inconcepibile, inverosimile. Ma anche: grandissima, enorme, straordinaria.
No, non sto esagerando, e sai perché? Ti rammenti di come avevi finito gli anni '80? Quel fantastico scudetto dei record del 1989 fu in un qualche modo un po’ il campanellino di ciò che sarebbe potuto accadere negli anni. Scudetto, Supercoppa Italiana e tante belle speranze per il decennio che stava per iniziare. L’acquisto di Lothar Matthaus e di Jurgen Klinsmann furono regali graditi, fatti dall’allora Presidente Ernesto Pellegrini, per contrastare il dominio olandese del Milan Berlusconiano. Sembrava addirittura che si potesse aprire una sfida tutta lombarda per le corse al titolo e non solo. Eppure…
Che strana la città di Milano, era divenuta all’improvviso una sfida Olanda-Germania, e al tempo stesso, la sfida tra bandiere fiere dei propri colori. Franco Baresi contro Giuseppe Baresi, un giovane Paolo Maldini contro il veterano Beppe Bergomi, Aldo Serena contro la fantasia orange. Tutto faceva presagire per te un decennio glorioso; chiusi alla grande gli anni '80, nella prima stagione della nuova decade avevi lasciato il segno in Europa con il trionfo della Tua prima coppa Uefa, ma nulla avevi potuto in campionato. Già perché te la sei dovuta vedere contro il Milan, ma soprattutto contro quella Sampdoria che fece un campionato sopra le aspettative portando a casa il suo primo e unico scudetto della storia.
Ma torniamo bene al Tuo modo di essere, cosa ha condizionato la crescita naturale che stavi improntando grazie al Trap? Il Milan di Berlusconi ti ha fatto molto male. Avere una rivale così forte nella tua stessa città ha reso il tuo cammino incerto. Già perché se ricordi bene, in campionato, ti sei proprio bloccata. Qualche piazzamento d’onore, ma pochi, e soprattutto dei crolli inaspettati. Sei salita e sei scesa in classifica come se stessi tracciando l’elettrocardiogramma dei tuoi tifosi. Prima terza, e poi ottava, prima seconda e poi tredicesima. Forse, gli addii troppo repentini e tutti in una volta di chi stava plasmando la tua ossatura ti hanno condizionato, non sei riuscita a reggere il colpo quando in una stagione hai perso prima il tuo mister, e poi la stagione seguente la tua vena teutonica. Il colpo è stato duro, almeno in campionato è stato durissimo, tredicesima in campionato.
Ma cosa ti ha detto la testa è? Ah, ma tu mi dirai, “Emanuele, però abbiamo vinto la Coppa Uefa una seconda volta”, ed io ti darei pure ragione, figurati, la prima l’avevi vinta contro la mia acerrima nemica AS Roma, e la seconda contro un Salisburgo che di recente, a me laziale, ha recato sofferenza. Però sii sincera con me, non vorrai mica passare per grande squadra solo per via di questa coppa. Prestigiosa sì, ma guardiamo chi ti eri messa in squadra: Darko Pancev? Davide Fontolan? Shalimov? A parte Zenga, in netta difficoltà, e Beppe Bergomi ormai ultimo baluardo, la tua difesa era più fragile di quella della Cremonese del tuo futuro mister Gigi Simoni. Avevi pure preso un giovane dalle belle speranze, un talento così cristallino da far invidia ai milanisti, te lo ricordi? Dennis Berkamp, eppure non hai avuto la pazienza di aspettarlo, eppure ti aveva dato prova di quello che avrebbe saputo fare, nonostante tutto, sicuramente è stato il tuo miglior giocatore nel biennio 93-94 e 94-95, è soprattutto grazie a lui che sei riuscita nel secondo trionfo europeo in pochi anni.
Nelle tue epiche speranze, incarnavi lo spirito di quel ragazzo al quale Roberto (Vecchioni) cantava di sognare:
 
Sogna, ragazzo sogna Non cambiare un verso della tua canzone Non lasciare un treno fermo alla stazione Non fermarti tu
Lasciali dire che al mondo Quelli come te perderanno sempre Perchè hai già vinto, lo giuro E non ti possono fare più niente  

Sogni, già, quelli infranti, quelli di voler rincorrere e ripetere quei risultati storici che caratterizzarono la Tua storia sotto la sapiente guida di Helenio Herrera, e con papà Angelo che ti diede una casa, Appiano Gentile. Quei sogni di gloria e di immortalità. Angelo, lui si che ti fece sognare, che signore, che presidente, ma che fardello lasciò a chi è venuto dopo. Forse Ernesto se ne rese conto. Forse, aveva capito che quel sogno, quei momenti epici, non sarebbe riuscito a conquistarli.
Te lo ricordi quel febbraio del 1995? Io sono convinto di sì, sono convinto che forse già sapevi che cosa stava per accadere. I tempi erano cambiati, Silvio ti stava sempre più importunando. Cavolo questo Milan come andava. E allora arrivò Lui, chi meglio del figlio di Angelo poteva ridarti la voglia e la forza di sognare? Massimo Moratti, con quel sorriso grande che scaldava il tuo cuore. Il sorriso di chi era pronto a farti nuovamente da padre. Educato e sempre pacato, degno erede di una dinastia di imprenditori gentili. Con i cambiamenti che stavano avvenendo nel pallone, c’era bisogno di capitale fresco per farti rifare il look. Certo, il suo impatto ti ha fatto vacillare, ma è pur vero che ti ha ridato persone a te care, te lo ricordi Giacinto?
 
Punto e a capo. Anni 90 parte II - Massimo Moratti
Eh sì cara Inter, punto e a capo. Con Massimo proprietario e presidente, i tuoi anni '90 sono iniziati per la seconda volta. Grandi acquisti, e grandi meteore, siamo sinceri. Allenatori di carattere, ma anche controversi, insomma, quella sferzata che ti auguravi e che speravano i tuoi tifosi, in realtà non si è vista da subito, anzi, neanche il tempo di insidiarsi che subito fu contestato per la scelta di Hodgson, al quale, i tuoi tifosi, ancora rimproverano di aver bollato come “scarso” quel fenomeno di Roberto Carlos. Ti rendi conto? Avevi il miglior terzino sinistro al mondo, eppure quel pazzo inglese gli preferì Pistone e Tarantino. Diciamoci la verità, papà Massimo di soldi ne ha spesi, ti ha dato il tuo figlio prediletto Javier, e con lui sono arrivati in due anni altri giocatori, Djorkaeff, Paul Ince, Ivan Zamorano, Aaron Winter e Marco Branca, eppure niente trofei, niente corone di allori, e non solo, alla fine della stagione 96/97, i tuoi giocatori si sono ribellati anche al mister inglese, che ti ha lasciato sola nelle ultime due giornate di campionato dopo aver perso ai rigori la finale di Coppa Uefa contro lo Schalke, ed aver sfiorato l’accesso alla Coppa dei Campioni.
Però sai che ti dico? Chi se ne frega di quell’inglese maldestro, se non fosse stato per il suo addio, sicuramente non avresti vissuto l’estate più emozionante di sempre, quella che più di ogni altra ti avrebbe potuto portare indietro nel tempo e poter cantare nuovamente la canzone del professore, te la ricordi? Da tanto non la sentivi cantare, personalmente devo dire grazie ad Aldo Giovanni e Giacomo se la conosco, te la ricordi anche tu la scena di loro tre che in macchina cambiano cassette una dopo l’altra e all’improvviso…
 
Luci a San Siro di quella sera Che c'è di strano, siamo stati tutti là, Ricordi il gioco dentro la nebbia? Tu ti nascondi e se ti trovo ti amo là Ma stai barando, tu stai gridando, Così non vale, è troppo facile così Trovarti, amarti, giocare il tempo Sull'erba morta, con il freddo che fa qui…
 
Giavanni, in lacrime, toglie la cassetta, gli ricordi quelle sere in cui trionfavi in Coppa dei Campioni, anni lontanissimi ma che grazie all’estate appena vissuta, è certo di poter vivere di nuovo.
Tutti i tuoi tifosi ne erano convinti. Massimo apre il portafoglio, e questa volta i regali sono notevoli: Cauet, West, Recoba, ma soprattutto el Cholo Simeone e Ronaldo, il fenomeno… QUELLO VERO! Il tutto fu affidato a quell’uomo gentile, che sicuramente ti manca, Gigi Simoni.
Cara Inter, la stagione 1997-1998 è stata una delle più esaltanti, emozionanti e drammatiche che il calcio possa ricordare. Una squadra pazzesca che senza dubbio avrebbe meritato lo scudetto. Veder giocare Ronaldo, per quanto mi riguarda, è stata la cosa più bella degli anni 90, la cosa bella è che lo dico da Laziale. Per un soffio quel fenomeno non ha vestito i miei colori, e invece alla fine, mi ha dato una delle più grandi delusioni sportive di sempre. Finale di Coppa Uefa, la quarta per te in quel decennio, me la ricordo benissimo quella partita, sicuramente anche tu. Hai dominato la partita in maniera epica nel glorioso palcoscenico del Parco dei Principi. Non ricordo nemmeno un’’azione degna di nota da parte della mia squadra, mentre ricordo perfettamente i tuoi gol. La mia Lazio, annichilita in ogni parte del campo, fulminata dai gol di Zamorano e Zanetti, e finita dal colpo di grazia di Ronaldo.
 
Eppure, sono certo che se non ci fosse stato Iuliano, quella partita non sarebbe finita così. Dieci giorni prima la finale di Coppa Uefa ti avevano fatto molto male, forse con la VAR avresti avuto quel rigore, ma Ceccarini non fu in grado di vedere quel fallo su Ronaldo, e le sorti volsero in favore dei bianconeri in campionato. Incredibile, ancora una volta così vicina al traguardo ma con un finale beffardo.
Io credo che quell’episodio abbia segnato la fine degli anni 90. È vero, hai affrontato altre stagioni, ma sei uscita veramente mal ridotta da quella cocente delusione, in mille pezzi oserei dire. La stagione 98-99 l’hai vissuta in totale anonimato su tutti i fronti, dove a farla da padrone è stata la travaglia alternanza susseguitasi in panchina che ha ti ha portato fuori anche dalle competizioni europee, e la forma precaria del tuo campionissimo Ronaldo. Tu, che per anni hai sempre fatto parte dell’élite del calcio che conta, fuori da tutto. Addirittura, sul finire della stagione, e in attesa di Marcello Lippi per la stagione 99-00, Massimo aveva richiamato Hodgson, già quell’inglese che tu non hai mai digerito. Ottavo posto in classifica, un risultato peggiore solo nella stagione 93-94 quando eri allenata da Osvaldo Bagnoli prima e Gianpiero Marini poi.
 
Il tuo decennio si chiude con Marcello Lippi sulla panchina, una stagione anonima, di certo non entusiasmante, sebbene dalla Lazio avevi avuto in dote un certo Bobo Vieri, per costruire la coppia dei sogni con Ronaldo, ma a causa di infortuni vicendevoli, sei riuscito a schierare poche volte insieme. Vieri ti costò molto, soprattutto sostanza in mezzo al campo, con l’addio di Diego Pablo Simeone. Quarto posto in classifica, accesso alla Champions League per la stagione successiva, e una finale persa in Coppa Italia, ma diciamoci la verità, contro quella Lazio non potevi nulla.
 
È incredibile cara Inter, io non ci riesco a credere che a fronte di tutti quei fenomeni che hanno giocato tra le tue fila, tu non sia riuscita a cucirti addosso nemmeno uno scudetto in dieci lunghi anni. Tante belle speranze, tanti sogni. Partite epiche e partite drammatiche, ma il bottino rimane magro, certo, la gloria di quei tre trofei Europei, ma purtroppo per te, sul territorio nazionale nessuno squillo di trombe. Nessuno scudetto, nessuna Coppa Italia. Ad aggravare questo bilancio, il confronto con i tuoi cugini milanisti. No, non voglio ferirti oltremodo nel ricordati in questa mia lettera i loro trofei.
Anzi voglio fare di meglio, voglio congedarmi da te con una battuta che spero ti faccia sorridere, prendendo spunto un’altra volta dal film sopra citato “Tre Uomini e una gamba”, e sono convinto che questa citazione rappresenti a pieno la dicotomia che hai vissuto in questa decade entusiasmante:
“Giovanni: Sì, però, anche tu... ti sembra il caso di dormire con la maglietta di Sforza? Aldo: Eh, si vede quella di Ronaldo era finita!”
 
Caro Indaco, hai atteso molto per vedere il pezzo sulla tua Inter, alla fine eccolo qui. Non è un saggio di narrativa, eppure, non sai quanto mi ha messo in difficoltà provare a narrare questi 10 anni. Comunque, una cosa la voglio dire, quella della stagione 1998-1999 è stata tra le formazioni più forti del decennio con uno dei tecnici più educati che abbia mai messo piede in panchina.
 
E.D.M.