Sono della generazione ’84, ma questo lo si capisce dal mio non pseudonimo, e da sempre tifoso laziale. Come non esserlo viste le origini radicate nel mio sangue. Mio padre, lui generazione ’57, vide la nascita dei primi veri gruppi ultras della squadra capitolina, e fece parte di quei gloriosi Commandos Monteverde Lazio che poi si trasformarono in Eagles’ Supporters. Mio padre era sugli spalti quando i tifosi laziali inneggiavano al loro bomber,

Giorgio, Chinaglia... è il grido di battaglia!

Già lo so che cosa siete pronti a dire, ah questi laziali, sempre i soliti fascisti. Già perché quel coro nacque da chiare origini politiche, perché la politica nello sport non deve entrare, ma in realtà c’è sempre stata. Emanuele icché tu stai dicendo? Ehi aspetta un attimo, perché è uscito fuori il toscano? Sto parlando di Lazio, mica della Fiesole. Comunque hai ragione, sto uscendo fuori dal seminato, e sia mai che la redazione mi giudichi per un pezzo fuori tema. Quindi torniamo all’inizio. L’anno in cui sono nato, la Lazio era tornata in serie A, dopo aver affrontato 3 stagione nella serie cadetta. Il Presidente, guarda caso, era proprio il figliol prodigo Giorgio Chinaglia, di ritorno dagli States.
Ovviamente quel periodo calcistico non me lo posso ricordare, le prime reminiscenze risalgono ai primi anni ’90. Anzi, esattamente era 14 gennaio 1990. La Lazio, causa restyling Stadio Olimpico in vista dei mondiali Italia 90, giocava presso lo Stadio Flaminio. In campo andava in scena Lazio Milan. Ovviamente non rammento la partita, percepivo solo un gran freddo, si perché allo stadio, il freddo, si sente due volte più intenso, soprattutto quando la tua squadra perde 1-3. Risultato triste a parte, posso però dire che ho avuto la fortuna di vedere giocare dal vivo gente del calibro di Van Basten e Rijkaard.

Tralasciando questo momento amarcord, ovviamente la mia fede calcistica con l’aumentare degli anni si evolse e iniziai a seguire più assiduamente la mia amata Lazio anche allo Stadio. Erano gli anni in cui le partite venivano disputate tutte alla medesima ora di domenica, e per vedere le azioni salienti, si doveva aspettare il bisteccone Galeazzi con il suo 90° minuto. Era stupendo andare allo stadio, ricordo i panini preparati in anticipo, ricordo le corse sotto l’obelisco direzione la sfera per andare ad acquistare i biglietti. Già, perché a suo tempo, i biglietti, si compravano direttamente allo stadio sotto il settore di competenza, benché già un chilometro prima vedevi i bagarini, che tra un caffè borghetti e dei bruscolini, spacciavano i loro biglietti sottobanco. Vivevo intensamente quelle domeniche, ma ancor più intensamente vivevo la settimana in trepidante attesa. Erano domeniche felici, erano anno felici. Mia nonna era ancora viva, dio se potessi tornare indietro, quelle merendine dal gusto all’albicocca che tanto odiavo e che lei tirava fuori insieme alle immancabili Rossana quando, insieme a mio nonno, mi veniva a prendere a scuola nella sua Seat Ibiza bianca. Mio padre era ancora padre e figlio. Già perché quando ti viene a mancare una mamma, va via anche quella parte di figlio che non torna più indietro, e mio padre l’ha persa troppo presto. Con lui, l’ho persa anche io quella parte, nel 1993.
Le domeniche, io e mio padre, le trascorrevamo allo stadio, con il panino con la frittata, oppure con la cotoletta. Dentro lo stadio lo vedevo inviperirsi, fischiare in direzione dell’arbitro alla pecorara. Ci ho messo anni ad imparare quel fischio, e gelosamente quasi ne custodisco il senso.
Calcisticamente parlando mi posso ritenere fortunato, a differenza di mio padre non ho vissuto gli anni bui della serie cadetta, anzi i miei ricordi più vivi, come dicevo qualche riga sopra, si riferiscono all’epoca in cui la Lazio arrivò il ricco Sergio Cragnotti, ossia gli anni ’90. Il presidente si presentò subito alla grande, con una campagna acquisti al dir poco faraonica per il periodo. Alla Lazio approdarono giocatori del calibro di Paul Gascoigne, Aaron Winter, Giuseppe Favalli e un certo Giuseppe Signori.
Aaaaah ragazzi, Beppe Signori…
 
E segna sempre lui,
e segna sempre lui,
si chiama Beppe Signori, si chiama Beppe Signori
 
Il Re dei bomber, il nostro Ottavo Re di Roma, con tanto di incoronazione avvenuta l’11 settembre del 1994 sotto la Curva Nord, a seguito di un Lazio Torino finita 3 a 0 con doppietta proprio del folletto biondo di Alzano Lombardo. Ecco, se devo dire il nome di un giocatore che più ha segnato la mia infanzia laziale, beh certamente quello è stato proprio lui. Ma credo che questo valga per molti di noi tifosi biancoazzurri. I miei primi nitidi ricordi da tifoso ripercorrono la sua storia di calciatore, le sue esultanze insieme a Gazza Gascoigne, l’incredibile coppia formata insieme a Pierluigi Casiraghi e il croato Alen Boksic. Quella Lazio, passò dalla lotta per non retrocedere, alle prime posizioni in un anno. Certo senza i miliardi di Cragnotti tutto questo non sarebbe stato possibile, però Signori rappresentò quel passaggio dal limbo all’olimpo del calcio italiano.
Fu prelevato nell’estate del 1992 dal Foggia dei miracoli di Zeman per una cifra vicina agli 8 miliardi di lire. Il suo fiuto del gol, la sua tecnica e la sua potenza, lo portarono presto ad imporsi non solo nel palcoscenico laziale, ma anche a livello nazionale. Attualmente è ancora nella top ten della speciale classifica dei bomber di tutti i tempi della Serie A.
Sapeva fare di tutto con quel sinistro, dribblare, calciare di fino e di potenza. In molti, laziali e non, si divertivano a imitare nei parchi, o sulle spiagge, il suo peculiare modo di calciare i rigori, mezzo passo e tiro. Se non lo avete mai visto, e mi riferisco ai lettori più giovani, aprite youtube e guardate con i vostri occhi.
Appena arrivato alla Lazio, sotto la guida di Mister Zoff, si laureò capocannoniere per due anni consecutivi con 26 gol nella stagione dell’esordio, e con 23 gol la stagione successiva.
La stagione 94-95 fu una svolta per la società capitolina, sulla panchina arrivò proprio il mentore di Beppe Signori, il boemo Zdenek Zeman. Quell’anno la Lazio arrivò seconda, e il fiuto del gol non passò inosservato.
Nel giugno del 1995, mentre la squadra era in Brasile, Cragnotti cedette Signori al Parma per una cifra vicino ai 25 miliardi. La voce si sparse così velocemente che per le strade romane il malumore si percepiva in ogni dove. Soprattutto nei pressi di Piazza Barberini, dove Cragnotti aveva instaurato la sede della Sua Cragnotti & Partners. Migliaia di tifosi andarono lì per manifestare, e vistosi accerchiato, non solo per strada, ma anche nella stessa società, (Zoff – divenuto presidente e Zeman – suo mentore e allenatore della Lazio, si erano opposti anch’essi con veemenza), il Patron laziale fu costretto a fare marcia indietro, e Beppe-gol restò così alla Lazio. Neanche a dirlo, Signori ricambiò quel gesto d’amore del suo popolo. Siglò 24 gol la stagione successiva, gol che contribuirono alla conquista del terzo posto in classifica e, come traguardo personale, la conquista della classifica cannonieri insieme ad Igor Protti.
Benché la sua vita alla Lazio di lì a poco si sarebbe conclusa. Beh, proprio poco no, però dopo circa un anno e mezzo, Signori finì ai margini del progetto. Cragnotti aveva visto nella stagione 95/96 una flessione della propria squadra, come se qualcosa si stesse per rompere di lì a breve, e così fu effettivamente, tanto che il tecnico Boemo fu esonerato a metà stagione 96/97. Traghettatore di eccellenza Dino Zoff, per poi affidare la panchina per la stagione 97/98 al tecnico svedese Sven Goran Erikson. Con lui Signori non trovò mai un vero feeling, anche perché in squadra arrivò una persona dal carisma importante, Roberto Mancini.
27 settembre 1997 ultimo gol con la maglia capitolina in serie A. 19 novembre 1997 ultima partita con la maglia che tanto gli ha dato, e che tanto ha amato. A gennaio si trasferisce alla Sampdoria in comproprietà, mentre la stagione successiva viene ceduto a titolo definitivo al Bologna.
Per noi, Beppe, ha rappresentato quello che fu Giorgione Chinaglia per i ragazzi dell’epoca. Per carità, non ha vinto uno scudetto, né tantomeno ha alzato una coppa al cielo. Ma noi tifosi della Lazio, abbiamo aspettato 20 anni per osannare un altro bomber, abbiamo aspettato 20 anni per passare da quel grido di battaglia a quel coro che ha segnato una buona parte degli anni 90. Altrettanto tempo c’è voluto per vedere un bomber superare Giorgione nella classifica all time dei marcatori laziali. Signori, in quel breve arco di tempo che va dalla stagione 92-93 alla stagione 97-98, è riuscito a superare anche Chinaglia. 127 gol in maglia biancoazzurra contro i 122, ancora troppo distante però da quei 145 gol di Silvio Piola.
Dopo di lui, la Lazio cambiò, e tanto. I miliardi, o i presunti tali, piovvero sulla capitale ancora più copiosi. E alla pioggia di soldi, susseguì l’avvento della gloriosa Lazio, quella che per tanti esperti fu ritenuta la squadra più forte degli anni ’90. Squadra avvezza ai grandi giocatori, e di conseguenza, ai grandi attaccanti. Vieri, Salas, Mancini, Crespo, Claudio El Piojo Lopez, gente che ha alzato trofei e che ha vinto lo scudetto. Eppure, come Beppe, per noi laziali nessuno. Anche perché, quei nomi illustri, si intrattenevano a Roma giusto il tempo di ricevere un’offerta ancor più allettante.
 
Beati sono i ricchi Perché hanno il mondo in mano Beati i potenti e i re E beato chi è sovrano.
 
Ma il giochetto si ruppe, e quei miliardi finirono. Dopo l’era Cragnotti che portò alla Lazio 7 trofei in 10 anni, e una breve parentesi gestionale targata Ugo Longo, inizio l’era di Claudio Lotito. La Lazio tornò ad essere una sorta di squadra proletaria, e come tale, anche i giocatori che passarono per la capitale rivestivano un ruolo più umile. In questo periodo, un’altra punta entrò in punta dei piedi nei nostri cuori.
 
To-mma-so Rooocchi lalalalalalà, Tommaso Rooochi, lalalalalalà
 
Il grande Tommasino Rocchi, niente a paragone del Re dei bomber dal punto di vista tecnico, ma livello umano e come spirito di abnegazione per la squadra fu ineccepibile. Insieme a Goran Pandev, formarono una delle coppie più prolifiche della storia laziale. La sua storia d’amore con i nostri colori durò 10 anni e si incrociò anche con quella di Miroslav Klose. Insomma, come potete vedere dai nomi citati, la storia della Lazio può vantare sicuramente grandi punte.
Oh grullo, ‘e che tu ci vo’ dire allora… ecché tu stai dicendo? Il Re dei bombere, cori da stadio, Tommasino, e 20 anni qui o 20 anni lì. Io non ci sto capendo nulla. ‘ndo vo’ arrivare. Oh cavolo di nuovo tu? Mi son perso nel racconto e mi ero scordato di te toscanaccio. Mi sono smarrito nei meandri dei ricordi per parlare di un argomento, e come sai, quando inizio a parlare di Lazio, mi sale la passione e quasi non riesco a fermarmi. Per fortuna sei tornato in tempo, altrimenti sai che filippica su quanto era forte il Keiser!
 
Olé… olé olé olé … Cirooo… Cirooo
Olé… olé olé olé … Cirooo… Cirooo
 
La giornata di campionato appena trascorsa, per il popolo Laziale, e per un giocatore in particolare, ha segnato un evento storico che ricollego subito a ciò che stavo poc’anzi raccontando in merito a classifiche dei marcatori, e bomber di tutti i tempi in casa Lazio. Con il gol al Bologna, Ciro Immobile ha superato Beppe Signori nella classifica dei marcatori più prolifici della storia laziale. 183 presenze e 128 gol messi a segno in tutte le competizioni. Non è un caso che a spodestare il Re dei bomber, sia stato colui che dal tifo biancoazzurro è stato soprannominato King Ciro. Altrettanto casuale pare quel lasso di tempo che ci è voluto per vedere un nuovo volto su questa speciale classifica. Tanti anni passarono tra Giorgio Chinaglia e Giuseppe Signori, e quasi altrettanti ne sono passati tra il bomber di Alzano Lombardo e quello di Torre Annunziata. A proposito di casualità, Ciro Immobile è esploso calcisticamente, proprio grazie a quel mister che lancio anche Signori, ossia il tecnico boemo, che più di ogni altro negli anni ’90, ha modificato il modo di giocare, perché per lui non era importante quanti gol poteva subire la sua squadra, la cosa fondamentale era farne almeno uno in più. E forse, proprio questa filosofia ha permesso a due bomber come Signori e come Immobile di primeggiare con i più grandi attaccanti del mondo in termini di vena realizzativa in Serie A.
Ciro ha ancora un contratto lungo con la Lazio, e vista la sua media gol, molto probabilmente riuscirà là dove nessuno era riuscito negli ultimi 80 anni di storia del club capitolino, ossia agganciare e superare Silvio Piola, per diventare così il bomber dei bomber nella storia biancoazzurra.
Ora grullo hai capito cosa stavo cercando di dirti? La corona si tramanda di generazione in generazione, è forse un caso che ne sia passata una tra Signori e Immobile?
Personalmente, invece, quello che accadrà in futuro alla mia famiglia, sarà una nuova pagina di storia laziale, storia che cercherò di tramandare a mio figlio, così come mio padre l’ha tramandata a me.
Di padre in figlio, così come vuole la tradizione e la storia di questo club.
 
E.D.M.