Come As You Are
Molto probabilmente, se ci si dovesse soffermare sul gruppo musicale che ha maggiormente influenzato gli anni ’90, non potremmo esimerci dal nominare i Nirvana. Gruppo americano che ha completamente rivoluzionato lo stile Punk Rock, ed ha portato alla ribalta lo stile Grunge, per molti anni noto soprattutto nei sobborghi di Seattle.
La loro storia è stata una vera e propria evoluzione partita dal basso. Nati dall’incontro tra Kurt Cobain e Krist Novoselic nelle periferie di Aberdeen, i Nirvana hanno segnato un'intera generazione, e per molti versi hanno anche decretato la morte del loro genere musicale. Se non fosse per il profondo segno che hanno lasciato nella musica, qui potremmo parlare di una meteora così luminosa che è bruciata troppo presto, per poi spegnersi con la morte del mito. Una musica cattiva, e graffiante. Uno stile sporco, questo voleva dire grunge nello slang di Seattle, ma al tempo stesso, uno stile dolcemente malinconico. Nessuno forse meglio di Kurb Cobain poteva rappresentare questo stile. Un poeta maledetto come pochi altri nella storia della musica. Già perché da un certo punto di vista, il frontman dei Nirvana è stato il successore maledetto di Jim Morrison.
Nascono ufficialmente nel 1986 con un altro nome, The Stiff Woodies, per poi diventare Nirvana solo un anno più tardi, ma la loro vera maturità artistica la ottengono solo con l’approdo nella band del batterista Dave Grohl nel 1990. Ciò che accade dopo è storia. Dopo soli sei mesi di lavoro esce l’album icona, Nevermind. Tracce come Smells like teen spirit, Come as you are, In Bloom, Lithium, Breed, hanno segnato il mercato musicale, e allo stesso tempo, hanno raccontato il disagio di migliaia di giovani nel mondo.
Kurt invece era quel “bello dannato”, quel viso d’angelo che dentro però aveva un demonio che lo stava divorando pian piano. Demonio che prese il sopravvento quando capì definitivamente che il successo aveva preso il via in modo irrefrenabile nel 1994.
Lui non era questo, Kurt era l’antidivo, era quella persona che non curava il suo aspetto o il suo modo di vestire, portava maglioni lunghi, i capelli erano quasi sempre spettinati. Litigava con tutti, anche con chi esprimeva tutta la propria ammirazione per il lavoro che stava facendo con la sua band. Provava un certo ribrezzo per il successo e la fama, queste erano definizioni a lui scomode. Sicuramente, se fosse stato ancora in vita, avrebbe rifiutato quei riconoscimenti postumi che riviste come Rolling Stone gli hanno attribuito. Era diventato uomo MTV sebbene, con l’esibizione durante gli MTV Awards 1992, diede di sé, e del gruppo, l’immagine dei ribelli contro l’omologazione. Da quella immagine si ripulì circa un anno dopo, quando si esibì nella famosa MTV Unplugged. Non c’era più cattiveria, ma tanta malinconia. Una voce struggente, chiudendo gli occhi si poteva sentire una sofferenza innata, una voglia di guarire che va oltre le proprie dipendenze. Si, perché Kurt Cobain era dipendenza allo stato puro. Forse non ci provò veramente, già sapeva della sua fine, e forse, nel suo malessere, non ha mai voluto deludere i suoi fan neanche in questo. Credo che tutti a suo tempo, sapevano e sospettavano che la fine che lo attendeva era quella. Restare immortale a causa di una morte tragica avvenuta 1994.
 
Come as you are, as you were As I want you to be As a friend, as a friend As an old enemy
Take your time, hurry up Choice is yours, don't be late Take a rest as a friend As an old
Memoria, memoria Memoria, memoria
Come doused in mud, soaked in bleach As I want you to be As a trend, as a friend As an old
Memoria, memoria Memoria, memoria
And I swear that I don't have a gun No, I don't have a gun No, I don't have a gun
Memoria, memoria Memoria, memoria (No I don't have a gun)
And I swear that I don't have a gun No I don't have a gun No I don't have a gun No I don't have a gun No I don't have a gun
 
La favola ducale
È il 1987 e il Parma del Presidente Ernesto Ceresini affronta la prima stagione in serie B dopo la promozione avvenuta l’anno precedente. Dal 1987 inizia un lungo processo di crescita che vede la sua consacrazione solo nel 1989 quando sulla panchina ducale arriva Nevio Scala.
Il 27 maggio del 1990 è una di quelle date che per tante persone non ricopre un significato particolare, eppure, per le migliaia di persone che affollavano gli spalti dello stadio Ennio Tardini di Parma, fu una giornata indimenticabile che segnò l’inizio di un incredibile sogno.
Il Parma conquista per la prima volta nella sua storia la promozione nella massima serie. Una promozione fortemente voluta dalla dirigenza, rimasta purtroppo orfana, durante la stagione, della guida del carismatico Presidente Ernesto Ceresini.
Da qui però la svolta.
Calisto Tanzi, attraverso la sua azienda Parmalat, rileva le azioni della famiglia Ceresini, e diventa così nuovo proprietario del club ducale nominando Presidente il dirigente voluto dalla precedente proprietà, Giorgio Pedraneschi. In panchina viene confermato il tecnico veneto, scelta che si conferma subito lungimirante. La squadra non viene rivoluzionata, l’ossatura costituita da Luigi Apolloni, Lorenzo Minotti e Alessandro Melli viene migliorata con l’acquisto di due giocatori del calibro di Tomas Brolin e Claudio Taffarel, che garantiscono alla squadra un campionato ben al di sopra delle aspettative per una neopromossa. Il Parma si classifica quinto in campionato, posizione che gli garantisce la qualificazione all’ambita Coppa Uefa.
Erano anni particolari, anni in cui il motto squadra che vince non si cambia aveva un fondamento anche pratico, e così, per la stagione seguente, il proprietario confermò in blocco la precedente rosa, acquistando il solo Antonio Benarrivo dal Padova, e il secondo portiere Marco Ballotta. Ed anche questa volta, le scelte portarono i frutti sperati. Nonostante un settimo posto in classifica, il Parma alza il primo trofeo della sua storia. La stagione 1991-1992 la vede arrivare in finale di Coppa Italia, e ribaltare il risultato contro una Juventus a dir poco stellare. Grazie alla conquista del trofeo nazionale, la squadra si guadagna il biglietto di accesso per la terza coppa continentale, la Coppa delle Coppe.
 
La dimensione europea
La rincorsa verso la storia prosegue velocemente e nel giro di tre anni, il Parma si afferma a livello europeo solo come le grandi riescono a fare. Arrivano giocatori importanti negli anni d’oro, Asprilla, Zola, Cannavaro, Thuram, Veron, giocatori che porteranno al Parma, in rapida successione, ben 3 trofei europei. Alla prima partecipazione nella sua storia, il Parma alza al cielo la Coppa delle Coppe nella stagione 1992-1993 vincendo in finale contro l’Anversa. L’anno seguente 1993, grazie al successo europeo, disputa la finale, ancora con doppio confronto andata/ritorno, di Supercoppa Europea contro il Milan vincitore la stagione precedente della Coppa dei Campioni. Il Parma perde l’andata per 1-0, ma la partita di ritorno si impone per due reti a zero, portandosi così a casa il secondo trofeo europeo in tre anni. Raggiunge nuovamente la finale di Coppa delle Coppe, ma questa volta non riesce a superare l’Arsenal.
Di sicuro, le finali tutte italiane in ambito europeo, stimolavano in particolar modo la società ducale, visto che l’anno seguente ancora, stagione 1994-1995, il Parma riuscì di nuovo nell’impresa. Questa volta la sfida di andata e ritorno riguardava la Coppa Uefa. Protagonista dei due match Baggio, ma non il Divin Codino della squadra bianconera, bensì Dino che con la sua doppia rete regalò l’ennesimo trofeo alla compagine emiliana.
Il Parma trova così la sua dimensione europea, ma non solo, anche in Italia i piazzamenti d’onore si susseguono. Diventa in pianta stabile una società capace di giocarsi ogni anno lo scudetto, e di piazzarsi con continuità nelle zone alte della classifica che gli garantiscono l’accesso alle competizioni più importanti. Questo grazie sicuramente al lavoro svolto negli anni dal tecnico Nevio Scala, ma sicuramente anche grazie a chi successivamente si è seduto sulla panchina ducale. Già, perché prima Carlo Ancelotti e poi Alberto Malesani, furono artefici di grandi campionati. Al primo si deve sicuramente la perspicacia di puntare su un portiere giovanissimo, che sarebbe poi divenuto perno della Juventus e della Nazionale, Gigi Buffon. Al secondo, invece, si deve sicuramente il merito di aver portato al trionfo in Europa il Parma per l’ultima volta. Già, perché la stagione 1998-1999 vede la squadra trionfare in Coppa Uefa, vincendo per 3-0 la finale contro l’Olympique Marsiglia. Lo stesso anno Malesani porta a casa anche la seconda Coppa Italia, battendo in finale la Fiorentina.
La stagione 99-00, a mio avviso, resta l’ultima nella quale si possa annoverare il Parma nel club delle sette sorelle. La stagione vede un nuovo trionfo, quello della prima Supercoppa Italiana del club ai danni del Milan.
Purtroppo, però, il tempo stava cambiando. In Italia stava scoppiando un nuovo scandalo economico 10 anni dopo Mani Pulite, e ad essere coinvolto fu il calcio.
 
Instabilità societaria e fine di un ciclo
Gli anni a seguire furono un tormento per il Parma. Qualcosa in società si era rotto, e i successivi due anni video alternarsi sulla panchina, ben otto allenatori. Gli altarini si scoprirono alla fine del 2003, quando vennero a galla i problemi legati alla società del Presidente Tanzi.
Il fallimento della Parmalat colpì durante il club, e segnò rapidamente le sorti del club che senza i miliardi del vecchio presidente, passò in amministrazione controllata.
Per sua fortuna, almeno sul momento, non subì le sorti che toccarono ad un’altra nobile decaduta, la Fiorentina di Vittorio Cecchi Gori.
 
Una meteora che mai brillò ma che ebbe una fine rovinosa
Anch’essa fece parte di quel vip club che segnò il calcio italiano negli anni ’90, benché in maniera molto modesta e senza trofei europei a caratterizzare il suo percorso. Dal 1993, anno in cui la famiglia Cecchi Gori rilevò il club, la squadra visse stagioni altalenati, fatta di vere e proprie fiammate entusiasmanti durante le stagioni, che però non portarono mai il club nell’élite del calcio che conta. Nei 10 anni di presidenza della famiglia toscana, la viola alzò tre trofei, due Coppa Italia e una Supercoppa Italiana, grazie giocatori importanti come Toldo, Di Livio, Rui Costa e Batistuta, mentre a livello europeo raggiunse massimo la semifinale di Coppa delle Coppe nella stagione 1996-1997.
Purtroppo, come sottolineato poche righe sopra, ciò che accomunò realmente la società ducale e quella fiorentina fu soprattutto la fine poco gloriosa che gli riservarono i propri presidenti. La Fiorentina, addirittura, fu condannata alla Serie C2 in seguito alla dichiarazione di fallimento sopraggiunta alla fine della stagione 2001-2002.
 
E.D.M.