Per la rubrica: la critica del martedì, oggi me la prendo con la mia Lazio, con il mio Mister e con un modulo del quale non condivido nulla.
Siamo sinceri, questa Lazio ha fatto pena. Non ho altre parole per descrivere lo spettacolo che la mia amata squadra ha messo in scena in questa giornata di campionato. Ma la colpa di chi è? Sinceramente non mi ricordo tutti questi avvii di stagione con fuochi d'artificio. Anzi, al contrario mi ricordo di partenze zoppicanti che hanno costretto la squadra più volte a rimonte durante la stagione non sempre finite come si sperava. Possiamo dunque dire che è routine? Che la squadra sotto questo aspetto non è matura? Oppure che qualcosa da quando è stato fermato il campionato si è rotto?

Di certo manca quell'entusiasmo che portavamo noi tifosi allo stadio, e al tempo stesso, manca quella verve che i ragazzi di Simone Inzaghi mettevano in campo ogni settimana. Ho paura qui lo dico e qui lo confermo. Ho paura che quel bel giochetto che si era intravisto lo scorso anno, fosse solo una pia illusione. Una bella illusione ma che come tale, spesso, svanisce al primo confronto con la realtà. Per la Lazio e per noi laziali, il post lockdown è stato un vero shock, ovvio che sembra una bestemmia se pensiamo a ciò che il paese stava, e sta vivendo tutt'ora. Però si, a livello sportivo è stato un trauma dal quale ancora non ci si è ripresi. Troppo deboli mentalmente, e troppo impreparati dal punto di vista atletico. Questo fu il brusco risveglio a giugno dello scorso anno. Però, si era lavorato bene e quei risultati ottimi fino all'interruzione del campionato, portarono all'ambito traguardo che mancava da anni. Come dicevamo a me durante il periodo scolastico, la Lazio campò di rendita!

Doveva essere fatto uno sforzo, doveva essere fatta un'altra preparazione alla stagione che ci aspettava. Con dei punti carenti già noti da tempo, si doveva correre ai ripari prima ancora di partire tutti in ritiro ed invece la squadra è rimasta sguarnita proprio nel reparto più carente, ossia la difesa. Questo tema è stato più volte affrontato, non solo dal sottoscritto, ma più in generale dagli addetti ai lavori (quanto piace utilizzare questo termine) e dal mister stesso. La difesa è un colabrodo, e non si sa per quale arcano motivo lo scorso anno invece è stata tra le migliori della serie A, di certo non grazie all'apporto di gente come Bastos che alla fine, nonostante fosse il candidato principale a lasciare la capitale, è rimasto a Roma. Non grazie a Patric che lo scorso anno è stato una sorta di amuleto benedetto, ma che ogni partita ti domandi “è possibile che lui giochi in serie A ed io no?”. Di fatto, il risultato difensivo dello scorso anno è stato fortuito. Se la si va a vedere la Lazio non aveva di certo nella difesa il suo fiore all'occhiello e tanto meno gli esterni, che tranne Lazzari e l'assente di lungo corso Lulic, si son sempre dimostrati poca cosa. Eppure, quest'anno, siamo riusciti a fare di peggio. Il motivo è noto, ritardi nel mercato, e l’assenza di un difensore dominante che potesse prendere il posto di Radu. Tra l'altro, cosa ancora più incredibile, nel giro di sole due partite la Lazio ha dovuto rinunciare a ben 5 giocatori per infortunio: Luiz Felipe non ha ancora mai visto il campo, Radu lo ha visto per 40 minuti, Bastos per circa 30, Marusic aveva cominciato bene ma poi, quando non ci si mette il suo solito problema muscolare, si procura una bella distorsione, ed infine Lazzari infortunio muscolare in Nazionale. Vogliamo poi aggiungere alla lista Escalante, Pereira e Lulic? Meglio di no. Insomma, quello che sta accadendo alla Lazio è un qualcosa di veramente assurdo. Non voglio esprimere l'ennesimo giudizio sul mercato. Non voglio continuare a fare valutazioni su Hoedt e su quanto potesse essere rischioso prendere un giocatore che già in passato è stato bocciato. Io ce l'ho sì con la società, ma anche con il tecnico che da tempo difendo a spada tratta.

Già perché a mio parere, questa volta, la maggior parte delle responsabilità le ha proprio Simone Inzaghi, e poco importa se Lotito e Tare non lo hanno soddisfatto a pieno. Poco importa se gli innesti sono arrivati a campionato già iniziato. Inzaghi ha la colpa di non essersi impuntato. Ha la colpa di aver avallato con il suo modo di fare pacato ed educato, ogni scelta della dirigenza. Conte, così come Allegri, hanno pagato caro le loro esternazioni contro la propria società. Conte addirittura lasciò la Juventus proprio a ridosso dell'inizio del campionato.

Nel precedente articolo sul mercato laziale, targato ormai inizio settembre, mi auspicavo una presa di posizione netta e decisa da parte del Mister piacentino, ma sapevo che il troppo amore che lo lega a questi colori lo avrebbe fermato, vincolato, bloccato.

Oggi Simoncino ha la grande responsabilità che negli anni ha limitato la sua visione di gioco. Ha imbrigliato la squadra nel suo pragmatico 352 con degli esterni che sanno fare più la fase difensiva che quella offensiva. Esterni che di certo non hanno quel cambio di passo che si richiede a chi deve pensare ad attaccare e a sorprendere le difese altrui. Troppo schiavo dei ruoli ricamati su Luis Alberto e su Milinkovic Savic. Troppo schiavo di un Lulic che gli ha sempre dato quelle garanzie tattiche che lui cercava. Purtroppo, però, queste garanzie sono costate fantasia e capacità offensive alla Lazio.
Su questo argomento è nata una vera e propria diatriba tra me e alcuni miei amici sul nostro gruppo di laziali. Nell’ultima partita la Lazio si è presentata con una formazione improbabile, dove 2/3 della difesa titolare era rappresentata da giocatori presenti in occasione del derby di cui all’inizio, quello finito 4-1. Gli esterni erano a dir poco improvvisati, con un Parolo che si è ritrovato a fare il 3 ruolo differente in altrettante partite, e un Djavan Anderson che puoi inserire a partita in corso e a risultato acquisito. Inoltre, Inzaghi è andato a rischiare Caicedo che nemmeno 48 ore prima aveva accusato un problema fisico che lo aveva fatto rientrare anzi tempo negli spogliatoi durante gli ultimi allenamenti. L’ulteriore cosa interessante, è che nell’ultima partita svolta come allenamento, tanto Fares quanto Muriqi, avevano dato risposte e certezze riguardo la loro condizione atletica. Il pragmatismo di Inzaghi e il suo fondamentalismo tattico, stanno penalizzando la squadra. Questa cosa non è nuova, la si trascina da tempo ed è un limite noto del mister.

In Europa, molte squadre giocano ancora con il vecchio amato 442, o comunque con la base di una difesa a 4. Inzaghi se la dovrebbe ricordare bene visto che con quello schema vinse il campionato nel 99/00 proprio con la Lazio. Sicuramente non ha gli interpreti di quella che fu una delle più forti squadre italiane, ma questo è anche a causa sua, che come detto, negli anni, ha incentrato la sua lista dei desideri in un altro senso. Via esterni di centrocampo offensivi, e dentro giocatori tutta fascia. Parola d’ordine, sacrificare il gioco offensivo per cercare un maggiore equilibrio nella fase difensiva. Candreva prima, a seguire Keità e Anderson sono state le prime vittime di questo credo. Giocatori ai quali Inzaghi ha chiesto più volte in passato di modificare la loro attitudine all’attacco ma vedendo che il risultato non era soddisfacente, ha avvallato la loro cessione in favore di uomini congeniali al proprio gioco. Eppure, se qualcuno ricorda la prima Lazio dell’era Inzaghi, poteva tranquillamente riconoscergli come merito quello di riuscire a trasformare la squadra in corsa. Riuscire a modificare durante la partita l’assetto tattico e sovvertire così le sorti di una partita già scritta. Questo accadeva anche in fase di preparazione del match, visto che più volte nei primi anni, ha fatto del trasformismo tattico la sua arma vincente. E’ ovvio però che le sue scelte sono state limitanti e penalizzanti negli anni. I miei amici oggi mi dicono “ma non puoi improvvisare un nuovo schema”, “ci vuole tempo a memorizzare certi movimenti”, si tutto vero, ma conoscendo i propri limi, qui non si parla di memorizzare o improvvisare. Il tempo per pianificare lo ha avuto. E’ il mister più longevo della serie A, e anche il più longevo della storia della Lazio. Gli allenamenti per provare ci sono, le premesse pure visto che già nel ritiro di pre-campionato si era capito benissimo che i nuovi futuri innesti sarebbero arrivati in ritardo e fuori condizione. Eppure, eccoci qui che assistiamo ad arrangiamenti di fortuna che penalizzano non solo la squadra, ma anche il suo 352.

Secondo il mio modesto parere, questa squadra potrebbe cambiare ancora una volta identità, passare ad una difesa a 4 e mettere come filtro di centrocampo Leiva. Savic e Luis Alberto come centrocampisti di qualità pronti a supportare e a dare il via alle azioni d’attacco. Correa e Pereira dietro Immobile. La chiave potrebbe anche essere un’altra, utilizzare un solo trequartista e due punte. Davanti la coperta non è così corta, e l’inserimento last minute di Pereira nella rosa della Lazio, potrebbe dare quella freschezza e quel cambio di passo che da un po’ di tempo manca alla rosa. Io sono abbastanza convinto che nella mente di Inzaghi qualche modifica tattica ci stava, anche perché l’eventuale arrivo di un David Silva avrebbe per forza di cose cambiato l’assetto tattico della squadra. Di certo non avrebbe potuto chiedere certi sacrifici al giocatore spagnolo, e quindi avrebbe plasmato il suo gioco attorno ad una modifica tattica obbligatoria per poter schierare contemporaneamente i suoi gioielli. Inoltre, sicuramente contava su qualche inserimento di qualità in difesa che potesse permettergli quello sbilanciamento in avanti.

Stasera, dopo ben 13 anni, la Lazio torna nel calcio europeo che conta, e affronterà una delle compagini più temibili. Il Borussia Dortmund è una squadra rocciosa ma che al tempo stesso esprime un calcio divertente e fluido. Gli piace far correre la palla, e punta molto sulla velocità di Sancho e il peso offensivo di Haaland. Questa estate ha perso Hakimi, ma non per questo la risulta meno forte dello scorso anno. La vedo dura, e molto!
La Lazio, invece, anche oggi dovrà stringere i denti. L’unica novità rispetto allo scorso nella formazione titolare sarà rappresentata da Fares, giocatore discreto, ma non quello che noi tifosi ci aspettavamo per fare il nostro esordio nella competizione per club più affascinate del mondo. Sono felice per i ragazzi che la hanno meritata sul campo, ma sinceramente non credo che saremo all’altezza del compito che ci aspetta. Siamo sognatori, ma siamo anche realisti e al momento siamo molto lontani da poterci permettere voli pindarici e fantasie sulla stagione che stiamo per affrontare. Ma non solo in questa nuova avventura, anche in campionato siamo dietro, e di molto, rispetto ad alcune formazioni ben più attrezzate di noi.

Ora, è proprio questa competizione che mi lascia davanti ad un dilemma quasi incomprensibile. Se si vanno a studiare le 28 partecipanti europee a questa competizione, e quindi si escludono le italiane, si può notare facilmente come ben 26 squadre su 28 utilizzano la difesa a 4. Lipsia, Borussia Dortmund sono le uniche che si presentano con la linea difensiva a 3. Per l’Italia invece abbiamo un 4 su 4 tondo tondo. L’ultima volta che una squadra italiana ha alzato un trofeo europeo, aveva la difesa a 4. Tra l’altro, da che ho memoria, non mi risultano squadre che hanno alzato il trofeo utilizzando la difesa a 3. Casualità? Sarà forse un caso che il 442 era definito il calcio totale? Le squadre più vincenti e più forti d’Europa e non solo, hanno sempre trionfato con questo modulo, quindi non riesco veramente a capire questa forma di integralismo e di credo assoluto nel 352, dove gli esterni (perché sono esterni e non più terzini) sono costretti a sacrificare tanto la fase difensiva quanto quella offensiva per un equilibrio di squadra. Non molto tempo fa è nata una questione sul mercato della Roma nella quale sono stato “bullizzato” per aver utilizzato il termine esterno di fascia anziché terzino. Il ragazzo in questione si è creduto un dio nel rimproverarmi, eppure il ruolo di terzino lo si può riscontrare nel 442. Nel 352 della Roma, dell’Inter, della Lazio o dell’Atalanta, questo ruolo non esiste più. Mettiamoci l’anima in pace e iniziamo a razionalizzare che giocatori come Gosens, come Spinazzola, come Hakimi o Cuadrado, fanno parte di quella evoluzione di ruolo che ha portato, a mio parere, all’utilizzo compulsivo di questa formula tattica che poco mi convince, e soprattutto, che poco trionfa a livello europeo.
Insomma, parafrasando una celebre frase di Paolo Villaggio ne "Il secondo tragico Fantozzi", il 352 è una cagata pazzesca!

EDM