Amala, pazza Inter amala! L’inno dell’Inter descrive perfettamente l'andamento della società nerazzurra di questi ultimi anni. Da quando la società ha cambiato proprietario, passando dalla gestione italiana della famiglia Moratti alla gestione, prima Tailandese di Erik Thohir, e poi a quella cinese della famiglia Zhang, nonostante i grandi capitali esteri spesi, i risultati sono stati deficitari, alternando fasi di campionato ad alto livello, a periodi in cui tanto il gioco quanto le prestazioni hanno lasciato molto a desiderare. Ciò che ha destato maggiore preoccupazione, è stata l’instabilità della guida tecnica che ha visto la alternanza di diversi allenatori sulla panchina, e l’incertezza del mercato dovuto soprattutto alle frizioni interne tra tecnici e direttori sportivi. Ciò nonostante, l’Inter è stata sempre accreditata da stampa e tv come la società che maggiormente ad inizio campionato aveva la possibilità di  competere con la Juventus per il titolo, o almeno avere la certezza di un posto in Champions League, questo almeno negli ultimi anni.
Il calo è iniziato subito dopo il triplete. Forse, il grande traguardo storico raggiunto dalla compagine di Mourinho aveva scaricato mentalmente tanto l'allenatore, quanto la squadra stessa, e così, dopo l'addio del tecnico portoghese, e il passaggio di proprietà, è iniziato un lungo via vai di mister. Da Benitez a Gasperini, da Mancini a Mazzarri. Passando per Frank De Boer fino ad arrivare a Pioli. Se la prima gestione straniera targata Thohir ha lasciato molto amaro in bocca ai tifosi, la famiglia Zhang ha invece dato una struttura e una solidità differente. Come ho avuto modo di dire all'inizio, sebbene i risultati non sono arrivati, l'Inter ha goduto di molto credito negli ultimi anni. Questo sicuramente grazie al lavoro fatto dagli ultimi due tecnici, Luciano Spalletti e Antonio Conte. Sotto la guida del tecnico toscano, si è potuta ammirare una squadra a tratti solida e travolgente, capace di risultati importanti grazie a giocatori di una certa caratura. Handanovic, Perisic e Icardi, più i nuovi acquisti di Skriniar e Cancelo, spingono la squadra fino al quarto posto. Risultato bissato anche l'anno seguente grazie agli acquisti importanti di de Vrij e Nainggolan, e all’arrivo in società del nuovo da Giuseppe Marotta, portatore di rivoluzione in casa nerazzurra. Purtroppo, però, l'Inter è una squadra pazza, e durante la stagione 2018/2019 alcune dinamiche portano ad escludere dalla rosa il capitano. Icardi, finito al margine del progetto, verrà poi ceduto durante la finestra di mercato, anche a causa di continue vicissitudini contrattuali tra la sua moglie/agente e il nuovo ds. La stagione successiva, Marotta impone cambiamenti che Zhang accetta, il primo su tutti è il cambio tecnico, e così dopo un lungo corteggiamento, arriva Antonio Conte. La cosa di fatto assurda, è che la dirigenza cinese si affida a quelle persone che pochi anni prima avevano portato successi in casa bianconera, di fatto i nemici giurati dell'Inter, ancor più del Milan. Si sa, i due sono una sorta di sceriffi cattivi, e mettono presto alla porta i bad boys. Fuori Nainggolan, Icardi, e Perisic, dentro Lukaku, Sensi e Barella. Benché molti tifosi si lamentino dei pochi investimenti, la famiglia Zhang decide di fare all in, e accontenta quasi tutti i capricci del neo tecnico pugliese. Il mercato non finisce lì e al primo anno di Conte, la formazione viene continuamente puntellata con innesti di qualità. Dentro anche Young, Moses, Sanchez, Eriksen e Biraghi. Squadra competitiva, che però non convince pienamente, soprattutto il mister. Alla fine della stagione, l'Inter si piazza al secondo posto in classifica, anche se ci sarebbe molto da dire sulle dinamiche del campionato condizionato pesantemente dalle vicende Covid.  Se c'è da dire una cosa certa di Antonio Conte, è che sicuramente, con lui, le emozioni non mancano, nel bene o nel male. Di fatto, durante tutta la stagione, ha più volte attacco la dirigenza, rea di non aver fatto la sua parte per portare al successo la squadra. Più volte sono andati allo scontro, e il povero Marotta, nelle vesti di vigile del fuoco, andava di volta in volta a gettare acqua sulle esternazioni molto colorite del tecnico. In estate si è addirittura arrivati allo scontro totale, dov'è il tecnico pugliese ha paventato più volte l'ipotesi di lasciare il club. Il 25 agosto dopo l’incontro tra società e tecnico la situazione è rientrata anche grazie le garanzie tecniche ricevute dal direttore sportivo e dal presidente. Le trattative intavolate durante l’anno per portare alla Pinetina Kumbulla e Tonali, vengono abbandonate, e su indicazione di Conte, la società punta forte su Vidal e Kolarov.
A mio avviso, come già ho avuto modo di raccontare in un precedente articolo, questo è stato l'errore maggiore di questa estate. Passi per l'acquisto di Arturo Vidal, ma rinunciare ad un prospetto di livello come Kumbulla, per andare a puntare Kolarov e adattarlo come centrale in una difesa a tre, è semplicemente follia. Come dicevo all’inizio dell’articolo, tanto l’Inter di Spalletti quanto quella di Conte hanno giduto giustamente di ottime credenziali in ottica scudetto, arrivando a disputare una prima parte di campionato di assoluto livello. Purtroppo, però, hanno dovuto fare i conti con un “provincialismo” inaspettato. La seconda parte di campionato ha portato con sé, non solo i malumori interni per questioni contrattuali, ma anche limiti caratteriali, che hanno pesato sul rendimento della squadra in modo pesante. Lo scorso anno, la formazione dell'Inter, poteva contare su una difesa di assoluto livello, tanto nello schieramento a tre quanto in quello a 4, con due dei centrali più forti in circolazione. Trovo assurdo che oggi possa essere preferito un D'Ambrosio ad uno Skriniar, così come mi sembra molto strano che la società abbia dato il proprio benestare a sostituire un difensore capace come Godin per l'adattato Kolarov. Secondo il mio modestissimo, e non richiesto parere, Antonio Conte soffre della stessa sindrome di Simone Inzaghi, ossia di integralismo tattico anti-europeista 352!
In nome di questo schema ha rivoluzionato la squadra, in cerca di un equilibrio, ma al tempo stesso di fantasia e imprevedibilità. Inizialmente ha funzionato, e ha reso la squadra una sorta di locomotiva schiacciasassi. Un rullo compressore che ha annientato fisicamente tante squadre incontrate sul proprio binario. Il problema però si ha quando la locomotiva deraglia, il più delle volte, il rumore che fa è fragoroso, assordante, e i danni sono ingenti. Fossi un interista come il mio amico blogger Indaco, sarei arrabbiato nero per questa stagione, dove se non si vince lo scudetto, si può parlare apertamente e sinceramente, di fallimento!

E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano Che l’uomo dominava con il pensiero e con la mano: ruggendo si lasciava indietro distanze che sembravano infinite, sembrava avesse dentro un potere tremendo, la stessa forza della dinamite, la stessa forza della dinamite, la stessa forza della dinamite...

Non me ne voglia Guccini se ho osato tanto, ed ho messo un suo verso per descrivere l'Inter, ma io la vedo così la compagine nerazzurra. 
Chiedo ancora scusa a Indaco e a tutti gli amici blogger Interisti per essermi spinto a tanto, e ad aver espresso un giudizio sulla loro squadra.