Campionato concluso, Inter seconda ad un solo punto dalla Juve, con un +13 rispetto al punteggio dello scorso anno, Juve prima nonostante un -7, 21 punti il divario fra le due squadre nello scorso torneo. Ogni stagione fa storia a sè, questa in maniera particolare e quindi i confronti lasciano il tempo che trovano; cionostante, senza dubbio, nei numeri ha fatto la differenza Antonio Conte, il suo ingresso nel Mondo Inter ha portato il miglior risultato degli ultimi 10 anni, supportato dalla difesa meno battuta della Seria A. Questo però non basta, perchè "chi vince scrive la storia, gli altri la leggono" e questa è la mentalità che evidentemente ha visto mancare in casa nerazzurra. Dopo la vittoria contro l'Atalanta, senza mezze misure, il tecnico ha attaccato la società e il suo presidente, a suo dire troppo assenti! Uno sfogo evidentemente dettato da sue valutazioni, ma anche dal fatto che sfiorare un'impresa e non centrarla per un punto, per uno come lui, è sportivamente devastante. Non so se abbia ragione o meno, dinamiche del genere possono essere commentate solo se a conoscenza dei fatti, quel che emerge però è che non sembra essere il suo habitat quello nerazzurro e, del resto, è comprensibile. I risultati gli danno ragione e per la prossima stagione la strapotere della bianconero ha trovato una seria rivale. Ma qualcosa non torna.

Dall'altro lato Sarri è forse il primo allenatore del decennio Agnelli a non aver goduto di particolare supporto dalla società; non troppo velatamente Conte parla dell'importanza della solidità societaria per ridurre il gap con la Juve, lo fa però nell'unica stagione in cui la scelta del timoniere è stata tutt'altro che unanime e di conseguenza ha prodotto un sostegno diverso rispetto al passato. Sarri abituato a fare con quel che trova, Conte che se non trova quel che vuole finisce per disfare: non possono essere più diversi i due tecnici, nei due scontri diretti Sarri ha espresso bagliori di quel gioco promesso, ma non sembra difficile immaginare che scambiando le panchine ai due allenatori le due squadre non sarebbero ad un punto una dall'altra. Conte sa che oltre al lavoro sul campo per vincere bisogna curare altri aspetti, a volte invade spazi che esulano dalle sue competenze, ma cerca il progetto vincente curandone quanti più elementi possibile; lo stesso non si può chiedere a Maurizio Sarri, che ha reso vincenti molte realtà partendo da premesse del tutto differenti, imparando a muoversi con un approccio circoscritto.

Entrambi continuano a sembrare di passaggio là dove sono. Se Sarri non supera il Lione e Conte rompe con l'Inter, aspettando Andrea Pirlo, cosa può succedere? Il veto di Andrea Agnelli sarà perpetuato? E' dall'estate 2014 che l'epilogo di questa storia troncata in malo modo sembra poter essere uno solo, come in un brano musicale che ostenta una dominante senza risolverla. Troverà questa quadriade Conte-Sarri-Juve-Inter la risoluzione del tritono?