Un tempo, relativamente lontano, per riconoscere qualcuno si indicava il Mestiere esercitato, nel caso ci si rivolgesse alla prole, invece, l'espressione poteva essere "il figlio del fabbro" e poi di seguito ne derivò la genesi dei cognomi stessi. Ma anche i mestieri si evolvono, mutano, spariscono o ne nascono di nuovi, così oggi è difficile trovare il fabbro cercando il signor Smith, così come, ad esempio, utilizzare "Community Manager" come cognome.

Mutano in fretta gli equilibri nel Mondo contemporaneo, e quindi mi chiedo, per essere vincente, potendo scegliere una sola opzione, conta di più l'approccio o l'esperienza?
Poggiare su solide basi è nella gran parte dei casi un valore inestimabile. Possiamo però aggiungere, nei lavori che richiedono la gestione di un team numeroso e un bilancio imponente, che alcuni dogmi possono rivelarsi controproducenti. 

Come da titolo penso alla figura dell'allenatore, che addirittura muta profondamente in base alla portata del contesto, oltre che al tempo. E' sicuramente Allenatore chi insegna i fondamentali ai bambini, così come chi gradualmente scala le varie serie professionistiche o non, ma per certi aspetti potrebbe sviluppare un approccio che mal si adatta a contesti dove alleni Campioni che sono (e costano) un capitale, un valore da fare esprimere al meglio, non solo per ottenere risultati sportivi, ma per evitarne un'involuzione da tradurre in minusvalenza. Il risultato sportivo è cuore dell'economia di Società definite Top Club e costringe, chi ne è attore principale, ad essere anche un ottimo sceneggiatore e regista.

Quanto si può programmare una stagione e il suo disegno tattico, cominciandola con giocatori che partiranno dopo le prime partite, altri che arriveranno dopo qualche altra e, gli irrinunciabili, a cui magari la logica di Bilancio, toglie lo status stesso di perno del progetto? O peggio ancora basando l'idea di gioco, su precise caratteristiche tecniche e fisiche e finire per non riuscire a raggiungere quel giocatore.

A mio avviso, spero di non banalizzare troppo, nella massima serie, chi gioca conosce bene i principi del Calcio, probabilmente CR7 segnerebbe comunque più punizioni di Benitez (nonostante alla Juve ci sia riuscito solo una volta finora). La difficoltà dell'imporre un'idea di gioco verte su altri fattori: la coesione del gruppo, la capacità di esaltare il singolo nel collettivo, gli stimoli che l'ambiente riesce a trasmetterti, una Società solida, dove, comunicazione e gestione delle dinamiche fondamentali, vertano su meccanismi funzionali. 

Per come sta costruendo la sua Juve, per la situazione che ha trovato, Andrea Pirlo sembra davvero orientato a diventare un'ottima dispensa per l'allenatore e la gestione del CalcioMercato (o meglio quello che il CalcioMercato lo subisce per logiche economiche, ma riesce comunque ad indirizzarlo, nonostante l'obbligo di vincere) perchè il concetto della flessibilità, sembra indispensabile: per far rendere il mio gruppo al meglio, devo creare le condizioni migliori, da un punto di vista tattico, ma sopratutto mentale. Bisogna aver avuto modo di osservare alcune dinamiche da vicino, aver subito pressioni che a quei livelli influiscono sulla resa dei giocatori ben più del vestito tattico, saper esaltare le qualità, evitare di minimizzare le alternative, sia nella scelta degli acquisti che in quella delle cessioni. "Si può anche giocare senza centravanti" dichiarazione funzionale al mercato, ovvio che non ribadisse il concetto nelle conversazioni con i Dirigenti, e poco dopo è arrivato Morata, altro elemento che, alla voce entusiasmo/coesione, sembra portare una bella iniezione, ma "possiamo giocare anche senza centravanti" allo stesso tempo è una dichiarazione alla Squadra stessa, perchè si traduce in: "abbiamo tante soluzioni, esiste una collocazione per tutti quelli che resteranno, il gioco non prescinde da giocatori con caratteristiche irrinunciabili, quindi io non aspetto nessuno in particolare". Verrebbe da aggiungere "vale per tutti" anche per le Società con cui stiamo trattando giocatori.

Se sarà capace di coniugare questa visione ad una leadership carismatica, con regole condivise e rispettate... sulla impostazione del gioco, cosa dovremmo aggiungere: non puoi essere stato il Maestro senza aver niente da insegnare.