Cari lettori e care lettrici, quest'oggi non voglio parlarvi di Calcio né di Sport. Forse, leggendo questa prima frase, qualcuno potrà affermare: ma allora che argomento vuole trattare in un blog sportivo se non di tematiche relative alle discipline agonistiche? Un pensiero legittimo, una domanda più che logica. Un quesito al quale proverò a rispondere, cercando di giustificare questa mia irrefrenabile voglia di condividere con voi una delle esperienze cinematografiche, culturali più belle che abbia mai vissuto. Ebbene si, perché il Cinema, il Teatro, la Letteratura, la Storia, sono delle passioni che ho sempre avuto, e che, con molta probabilità, hanno forgiato in me la volontà di essere anche un appassionato di carta stampata. È vero, il lavoro del giornalista ricopre l'incarico di informare le persone utilizzando un linguaggio limpido, comprensibile, professionale, ma al contempo privo di ambiguità e di volgarità. Insomma, una comunicazione in grado di offrire contenuti rivolti a tutti e di rendere partecipe la società nella sua totalità. Il mio intento, ogniqualvolta scrivo un articolo, è quello di proporvi un prodotto che vi possa far impiegare quei 5 minuti della vostra giornata, del vostro tempo libero, per riflettere insieme su tematiche perlopiù relative al Calcio.
Grazie a questa testata, noi blogger e voi lettori, abbiamo l'opportunità di scambiarci opinioni, pareri, punti di vista, e a volte di far vivere, e quindi condividere, attraverso la scrittura, le stesse emozioni che ci hanno pervaso per tutti i novanta minuti di una partita, oppure riflessioni ed emozioni scaturite da una notizia che hanno in qualche modo smosso e stimolato la nostra capacità critica e analitica.  
Come già anticipato, la mia volontà è quella di parlarvi di un'esperienza che mi ha lasciato davvero senza parole, mi riferisco alla visione dell'ultima pellicola cinematografica del regista, produttore e sceneggiatore britannico Christopher Nolan: Oppenheimer.   

Oppenheimer, come afferma il titolo stesso, è un film basato sulla storia del grande fisico statunitense Robert Oppenheimer, o anche conosciuto con il nome di dad of atomic bomb, il padre della bomba atomica. Grazie a questo lavoro, Nolan è riuscito letteralmente a far resuscitare questo personaggio storico, attraverso la pellicola, sui grandi schermi. Vedere questo film è come avere la macchina del tempo, si viene catapultati all'interno dell'epoca storica in cui avvengono eventi che hanno permesso di definire il Novecento un secolo breve: cento anni ricchi di invenzioni, capovolgimenti e sconvolgimenti sociali dovuti ai due conflitti mondiali e una guerra, divenuta fredda, per merito proprio di Robert Oppenheimer. Potrebbe sembrare uno di quei lungometraggi come tanti, basati esclusivamente su eventi storici, tanto da poter sostituire il film con il libro. L'essenza della pellicola di Nolan risiede proprio in questo,  poiché egli porta agli occhi dello spettatore non solo i fatti storici per dare un senso di base, una corporatura alla trama, ma effettua, tramite la cinepresa, un viaggio pschico all'interno della mente dello scienziato americano. Ci viene mostrato come un uomo (perché parliamo pur sempre di un essere umano) ha dovuto sfruttare il suo potenziale per creare un qualcosa di letale, ma per evitare un destino pressoché funesto: la fine del mondo. A primo impatto si potrebbe parlare di Oppenheimer come uno scienziato pazzo, un sadico, un uomo che ha permesso di parlare di estinzione del pianeta terra. Forse è vero, questa invenzione sarebbe stato meglio se non fosse mai stata fatta. Una considerazione quest'ultima con delle pecche logiche se ci si pensa, perché questa creazione è stata portata a compimento con una corsa contro il tempo, dato che la Germania nazista di Hitler ci stava già lavorando. Proviamo ad immaginare se i nazisti fossero arrivati alla conclusione del progetto. È molto probabile che non avrei mai potuto scrivere questo articolo. Perché? La terra sarebbe già esplosa da oltre 70 anni...

Ciò che si può affermare è che in questi frangenti nessuno è uscito con le mani immacolate, Oppenheimer su tutti, in particolar modo dopo il primo utilizzo su Hiroshima e Nagasaki, che di fatto portò alla fine della seconda guerra mondiale e gli USA alla vittoria. Anche qui il lavoro fatto dal regista è di grande rilevanza. Nolan riesce a portare sullo schermo il vortice di emozioni contrastanti che pervadono lo scienziato: mentre viene acclamato dalla folla americana come un supereroe, dentro di se prova il senso di colpa per aver provocato la morte di migliaia di persone innocenti. Sono impressionanti gli effetti utilizzati, le immagini che raffigurano lo sconvolgimento psicologico, una sorta di pensiero, una persecuzione del Prometoe americano, che vede in uno stato di stordimento e di shock (originatosi fin dai primi esperimenti nel cuore del deserto della Jornada del Muerto in New Mexico, quando un fungo atomico squarciò il cielo e ruppe il silenzio in quella mattina del 16 luglio 1945) i volti sfigurati e il dolore provocato alla popolazione nipponica. 

La grande collaborazione di un cast stellare, tra tutti Cillian Murphy nei panni del fisico newyorkese, Nolan ha creato un prodotto cinematografico, un Colossal che farà parlare di se per decenni.  

Ma è mai possibile parlare di un film in questo modo quasi come fosse una scoperta di un qualcosa di cui non sapevamo l'esistenza?

Il Cinema è nato oltre un secolo fa, nel vecchio continente, ha visto la sua prima luce in territorio francese e fin dalle origini ha sempre avuto degli obiettivi ben chiari e precisi: far vivere un'esperienza unica; far emozionare; coinvolgere; essere un'opera artistica e avere di conseguenza tutti quei tratti peculiari, quelle componenti che impattano con la sfera emozionale dello spettatore. Non a caso viene definita la settimana arte. Bene, possiamo senz'ombra di dubbio affermare che Oppenheimer è una vera e propria opera d'arte! Il regista della trilogia del Cavaliere Oscuro questa volta non solo riesce a soddisfare i requisiti di una pellicola cinematografica elencati in precedenza, ma aggiunge un tocco di raffinatezza magistrale: oltre ad essere il regista e produttore, Nolan, si è immerso nella sceneggiatura scrivendo ogni scena in maniera molto accurata, quasi maniacale. Anche qui si può parlare di univocità, poiché nel film sono presenti scene in bianco e nero e a colori. In un primo momento, questi sbalzi tra scene colorate e non, destano qualche sospetto sulla geometria della pellicola, ma quando si comprende il senso (che non è quello secondo cui il bianco e nero simboleggia il flashback) si rimane a bocca aperta! Nolan ha spiegato il significato: le scene a colori sono viste da un punto di vista soggettivo, in cui lo spettatore può dare un minimo di personale interpretazione, mentre il bianco e nero simboleggia l'oggettività di ciò si vede, un richiamo alla storia, al documentario, ad un qualcosa di unico e inalterabile dalla soggettività. Il tutto è stato condito da una colonna sonora composta da Ludwig Göransson, una musicalità che da un tono, un effetto alle immagini da pelle d'oca!    

Oltre a tutti questi aspetti di fondamentale importanza, vi è la risoluzione utilizzata per girare le scene: un film interamente girato con videocamere IMAX. Il regista britannico è tra i pochi ad utilizzare questa tecnologia per via degli alti costi di produzione, ma la differenza con gli altri film è abissale. La cromaticità, la nitidezza che non subisce sgranature dovute alla grandezza delle immagini, rende l'esperienza cinematografica ancora più realistica: è come se non ci si trovasse davanti un grande schermo, in una sala, è come se ciò che si vede avvenisse in quell'istante. Non vi è barriera tra lo schermo e gli spettatori. Inoltre, Christopher Nolan è tra i pochi a prediligere la pellicola al digitale. Questo è uno dei motivi per cui viene definito il regista che più si avvicina ad uno dei archetipi dell'universo cinematografico: Stanley Kubrick.   

Sono passate poche ore, ma ho ancora addosso l'ebbrezza, l'emozione, la nostalgia di un film che avrei voluto non finisse mai. Spesso mi sono chiesto se fosse realmente possibile che un'opera teatrale, un'opera d'arte potesse metaforicamente rapirci, lasciarci un segno indelebile nel nostro immaginario. Ho sempre sostenuto che ciò fosse solo un qualcosa di propaganda pubblicitaria, a scopo di lucro. Dopo aver visto questo prodotto di eccelsa qualità cinematografica mi son dovuto ricredere.

 

Oppenehiemer di Nolan? Un film che pervade l'anima!