Per chi ha già avuto modo di vendere o comprare casa, il concetto sarà assai chiaro. Quando si compra una proprietà, la si desidera vuota, spoglia, almeno nella maggior parte dei casi. Niente mobili o arredi altrui. Stanze e locali devono essere liberi, affinché la fantasia su come sistemarla possa viaggiare, ma soprattutto per non avere cose inutili da doversi sobbarcare, rivendere o gettare

Se poi si traspone il concetto in chiave aziendale, la cosa si fa ancora più chiara. Vendere una società non è infatti mai semplice. Valutarne il reale valore è un qualcosa di complesso, che non si ferma esclusivamente alla valorizzazione delle quote o delle azioni. In una due diligence, ovvero l’analisi economico-patrimoniale di una società in attesa di vendita, si valutano infatti molte cose. Si sondano i conti degli ultimi anni, si cerca di carpire il potenziale dell’azienda, così come le sue criticità. Quanti utili è in grado di generare? I debiti sono sostenibili? Com’è messo il reparto produzione? Ha macchinari di nuova generazione, o ferri vecchi da buttare? E i dipendenti non sono in eccesso? Questo per dire semplicemente che ci si fa un sacco di domande, ci si pone un sacco di quesiti. E questo perché i soldi in ballo sono tanti. Se bisogna spenderli, l’investimento deve essere in grado di generare qualche ritorno nel breve o, come minimo, non apportare costi troppo elevati. Per tale ragione, a volte capita che nella compravendita delle aziende succeda quanto avviene in quella degli immobili. “Via la roba vecchia e in eccesso, il compratore non ne vuole sentir parlare”. Via insomma quei costi inutili, quelli che appesantiscono il bilancio senza apportare alcun valore aggiunto. Ed ecco dunque come i vecchi proprietari rottamano i macchinari oramai in disuso, chiudono le collaborazioni più onerose, licenziano (nei casi migliori, ricollocano) i dipendenti come meno esperienza o con meno produttività. Come detto prima, eliminano quei costi fissi che non hanno senso e rendono il bilancio maleodorante alle narici di chi vuole comprare. Un po’ quello che avviene quando, dopo aver svuotato la casa messa in vendita, le si da una bella ripulita e magari, già che c’è, si da anche una passata di cera, che tanto non guasta. 

Sarà forse per questo che il Milan, a mercato invernale appena aperto, ha deciso di svuotare la propria rosa? Come mai, se prima si faceva anche solo fatica a piazzare un singolo giocatore, ora fioccano offerte (scarne) come se non ci fosse un domani? Devo ammetterlo: se prima vedevo come impossibile, o almeno altamente improbabile, una cessione del Milan al gruppo Louis Vuitton di Arnault, tale mia certezza ora sta cominciando a cedere. A picconare le fondamenta del mio vecchio ragionamento, è proprio questa improvvisa trasformazione della rosa rossonera in un discount, con striscioni da “fuori tutto” appezzati per tutta la hall dell’Ata Hotel. E proprio in quella hall, ecco che subito si sono appropinquati vari personaggi con le valige in mano. Si è visto infatti Borini, beccato a giocare pesante al gioco delle tre carte. Genoa, Torino o Verona. Qual è la carta giusta, sor Borini? Poco più in là, alcuni hanno trovato Reina, intento a ripassarsi un libro di grammatica inglese. Il mai esordito Caldara ha finto un’amnesia durata un anno e mezzo, tanto che ai giornalisti che li chiedevano se le voci sul trasferimento fossero vere, ha riposto: “non so nulla, ad oggi sono e rimango un giocatore dell’Atalanta”. E infine, sebbene non proprio presente nella hall, Rodriguez è stato comunque immortalato mentre si provava fez turco. Volendo, la lista potrebbe essere ancora più lunga, concernendo Piatek, Kessié, Suso e altri ancora, ma per ora ci fermiamo qui. Sta di fatto che, se tutte le voci in uscita venissero confermate, la rosa del Milan vedrebbe ridursi nel numero. Il che avrebbe un effetto importante sul bilancio, dato che i costi della rosa (stipendi e ammortamenti) si ridurrebbero per una cifra compresa tra i 58 e gli 83 milioni. Il tutto al netto di possibili plusvalenze o minusvalenze. Ovviamente, parte di questi giocatori dovranno essere sostituiti, ma lo saranno con parametri zero o con prestiti da confermare a luglio. Lasciando dunque l’onere ai posteri di decidere sul destino degli eventuali nuovi arrivati. Ma soprattutto lasciando a questi stessi posteri un bilancio più leggero, anche se non del tutto risanato. Un valido tentativo di rendere il Milan, tra colpi di spazzola, olio di gomito e spruzzi di deodorante ambientale, appetibile per un possibile compratore. O quanto meno renderlo un investimento, nel medio-lungo periodo, non troppo oneroso. Cosa che invece è stata per il Fondo Elliott che, alla fine, pare stia per alzar bandiera bianca, rinunciando a guadagnarci e sperando piuttosto di non perderci troppo. 

C’è chi dice che questa operazione da grandi svendite sia solo il sintomo, di come la dirigenza si sia stufata degli scansafatiche e delle promesse mancate. Per carità, potrebbe esserci del vero, ma sarebbe più credibile se si ci si trovasse nel mercato estivo. Ci sono ancora sei mesi da giocare e, data la situazione, non si può fare un intero girone di ritorno con la rosa, di fatto, dimezzata. Nel mentre, strane voci su un incredibile ritorno di Allegri in panchina danno da pensare che, in un futuro prossimo, le incertezze societarie dovrebbero cessare. Detto ciò, se veramente Arnault fosse interessato al Milan, al netto delle comprensibili smentite, nessuno ora sarebbe in grado di dire il perché di una simile decisione, a tratti folle. Di certo, se ciò fosse vero, a guadagnarci ci sarebbe di sicuro il Milan, che finalmente verrebbe acquistato da una proprietà con tutti i sacri crismi, danarosa e con interessi di rischio. Niente più broker strambi o fondi di investimenti. Una società solida per un progetto, a Dio piacendo, finalmente solido. 

Tra tante incertezze dunque, unica cosa di cui si può essere sicuri è che in casa Milan è periodo di grandi manovre. Se è vero che, come diceva Agatha Christie, bastano tre indizi per fare una prova, a leggere tutti i segnali del caso, il Fondo Elliott ha cominciato a ripulire l’immobile di tutti i suoi effetti, sistemando e rappezzando ove possibile. E se così è, buon closing a tutti

Un abbraccio.

Novak.